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Giovanni Francesco Straparola
Le piacevoli notti

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  • LIBRO SECONDO
    • NOTTE DECIMATERZA
      • FAVOLA VI.   Lucietta, madre di Lucilio figliuolo disutile e da poco, il manda per ritrovar il buon dí; ed egli il trova, e con la quarta parte di un tesoro a casa ritorna.
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FAVOLA VI.

 

Lucietta, madre di Lucilio figliuolo disutile e da poco, il manda per ritrovar il buon ; ed egli il trova, e con la quarta parte di un tesoro a casa ritorna.

 

[LA SIGNORA CHIARA:]

 

— Ho inteso, gentilissime donne, dagli savi del mondo che la fortuna aiuta i vigilanti e scaccia quelli che sono timidi e paurosi; e che questo sia il vero, dimostrerollo con una breve favola, la qual vi fia di diletto e contento.

In Cesena, nobil città della Romagna, presso la quale corre il fiume detto Savio, trovavasi una vedovella povera ma da bene; e Lucietta si chiamava. Costei aveva un figliuolo il più disutile, il più sonnacchioso che mai la natura creasse. Il quale, poi che era andato a dormire, non si levava di letto fino a mezzo giorno, e levandosi sbadagliava e stropicciavasi gli occhi distendendo le braccia e i piedi per lo letto come vil poltrone. Di che la madre ne sentiva grandissima passione, perché sperava che egli dovesse esser il bastone della sua vecchiezza. Onde, per farlo sollecito, vigilante e accorto, lo ammaestrava ogni giorno, dicendogli: — Figliuol mio, l'uomo diligente e aveduto che vuole aver il buon , dee svegliarsi a buon'ora nel far del giorno, perché la fortuna porge aiuto a' vigilanti e non a quelli che dormono. Onde se prenderai, figliuolo mio, il mio consiglio, tu troverai il buon e ne rimarrai contento. — Lucilio,—che cosí era il nome del figliuolo,—ignorante più che l'ignoranzia, non intendeva la madre; ma risguardando alla scorza e non alla mente delle parole, eccitato dall'alto e profondo sonno, si partí e andò fuori d'una porta della città, e si pose a dormire a traverso la strada all'aria, dove impediva questi e quelli che veniano nella cittá e parimenti che andavano fuori.

Avenne per aventura che quella notte tre cittadini cesenni erano andati fuori della città per cavare un certo tesoro che trovato avevano e portarselo a casa. Poi che l'ebbero cavato, volendolo portar nella città, si scontrarono in Lucilio che sopra la strada giaceva; non però allora dormiva, ma stavasi vigilante per trovar il buon , come ammaestrato l'aveva la madre. A cui il primo delli tre cittadini indi passando disse: — Amico mio, ti sia il buon giorno; — ed ei rispose: — Ne ho uno, — de' giorni intendendo. Il giovane cittadino, conscio del tesoro, interpretando altrimenti le parole di quello che erano dette, pensò che dicesse di sé. Il che non è maraviglia, perciò che è scritto che quelli che sono colpevoli, pensano sempre che in tutte le cose si parli di sé. Passando il secondo, simelmente salutollo, e diégli il buon giorno. Lucilio allora replicando disse averne duoi, intendendo di buoni giorni. L'ultimo, passando, anco egli porse medesimamente il buon giorno a costui. Allora Lucilio, tutto allegro, levatosi in piedi: — Gli ho tutti tre, — disse, — ed emmi successo prosperamente il mio disegno; — volendo dire ch'egli aveva tre buoni . I cittadini, temendo forte che 'l giovane andasse al rettore a manifestarli, chiamatolo a sé, e raccontatogli il caso, lo fecero compagno nel tesoro, dandogli la quarta parte di quello. Il giovane, allegramente tolta la parte sua, n'andò a casa, e diella alla madre sua, dicendole: — Madre, la grazia di Dio è stata con esso meco; perciò che, essequendo i vostri comandamenti, trovai il buon . Togliete questi danari, e servateli per lo viver vostro. — La madre, lieta per gli avuti danari, confortò il figliuolo a star vigilante, acciò che gli avenisseno degli altri buoni giorni simili a questo. —




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