— Vedesi il piú delle volte, amorose donne, che nell’amore è
grandissima disavaglianza; perciò che, se l’uomo ama la donna, la donna disama
lui, e, pel contrario, se la donna ama l’uomo, l’uomo sommamente ha in odio
lei. Quinci nasce la rabbia della subita gelosia, fugatrice d’ogni nostro bene
e insidiatrice d’ogni onesto vivere; quinci nascono i disonori ed ignominiose
morti, non senza grandissima vergogna e vituperio di noi altre donne. Taccio i
strabocchevoli pericoli, taccio gl’innumerevoli mali ne’ quali gli uomini e le
donne disavedutamente incorreno per cagion di questa malvagia gelosia. I quali
se io ad uno ad uno raccontare volessi, io vi sarei piú tosto di noia che di
diletto. Ma acciò che io dia fine in questa sera a’ nostri piacevoli
ragionamenti, io intendo di raccontarvi una favola di Gramotiveggio, per lo
adietro non piú udita; per la quale io penso che voi ne prenderete non men
piacere che ammaestramento.
Vinegia, cittá per l’ordine delli suoi magistrati nobilissima
ed abbondevole di varie maniere di genti e felicissima per le sue sante leggi,
siede nell’estremo seno del mare Adriatico, ed è chiamata reina di tutte le
altre cittá, refugio de’ miseri, ricettaculo degli oppressi; ed ha il mare per
mura ed il cielo per tetto. E quantunque cosa alcuna non vi nasca, nondimeno è
copiosissima di ciò che ad una cittá si conviene. In questa adunque nobile e
generosa cittá trovavasi ai passati tempi un mercatante bazzariotto, Dimitrio
per nome chiamato, uomo leale e di buona e di santa vita, ma di picciola
condizione. Costui, desideroso di aver figliuoli, prese per moglie una vaga e
leggiadra giovane, nominata Polissena, la quale era sí caldamente amata da lui,
che non fu mai uomo che tanto amasse donna, quanto egli amava lei. Ella vestiva
sí pomposamente, che non vi era alcuna, fuori le nobili, che di vestimenta, di
gioie e di grossissime perle l’avanzasse. Appresso questo, aveva abondanza de
cibi delicatissimi, i quali, oltre che alla bassa sua condizione non
convenivano, la facevano piú morbida e piú delicata di quello che stata
sarebbe.
Avenne che Dimitrio, che per lo adietro fatto aveva molti
viaggi per mare, deliberò di andarsene con le sue merci in Cipro; e apparecchiata
e pienamente fornita la casa di vettovaglia e di ciò che ad una casa
s’appartiene, lasciò Polissena sua diletta moglie con la fante giovane e
ritondetta: e partitosi da Vinegia, andossene al suo viaggio. Polissena, che
lautamente viveva ed alle delicatezze si dava, sentendosi della persona aitante
e non potendo piú sofferire gli acuti dardi d’amore, adocchiò un prete della
sua parrocchia, e di quello caldamente s’accese. Il quale, essendo giovane e
non men leggiadro che bello, un giorno s’avide che Polissena con la coda
dell’occhio lo balestrava. E veggendola vaga di aspetto, leggiadra della
persona ed avere tutte quelle qualitá di bellezza che ad una bella donna si
convengono, la cominciò con molta sollecitudine celatamente vagheggiare. Ed i
loro animi sí fidi e sí divoti d’un reciproco amore divennero, che non passò
molto tempo che Polissena, senza essere da alcuno veduta, condusse il prete in
casa a fare i suoi piaceri. E cosí molti mesi furtivamente continuarono il loro
amore, e piú volte gli stretti abbracciamenti e dolci basi iterarono, lasciando
il sciocco marito a’ pericoli del gonfiato mare.
Dimitro, essendo stato per alcun tempo in Cipro ed avendo
delle sue mercatanzie assai ragionevolmente guadagnato, a Vinegia ritornò; e
smontato giú di nave ed andatosene a casa, ritrovò la sua cara moglie che
dirottamente piangeva. E addimandatale la causa che sí fortemente piangesse,
rispose: — Sí per le cattive nove udite, sí anco per la soverchia allegrezza
ch’io sento della venuta vostra. Imperciò che, avendo io udito ragionare da
molti le cipriane navi esser nel mare sommerse, temeva sommamente che alcuno
sinistro caso non vi fusse avenuto. Ma ora, per la Iddio mercé, vedendovi salvo
e sano a casa ritornato, per la soprabondante letizia non posso dalle lagrime
astenermi. — Il cattivello, che di Cipro a Vinegia era ritornato per ristaurare
il tempo che per la sua lunga assenza la moglie aveva perduto, pensava che le
lagrime e le parole di Polissena procedessino da caldo e ben fondato amore che
ella li portasse; ma non considerava il miserello che ella tra sé medesima
diceva: — Oh volesse Iddio che egli nelle minacciose onde affocato fosse!
perciò che io piú securamente e con maggior contento mi darei piacere e diletto
col mio amante, che cotanto mi ama. —
Non passò il mese che Dimitrio al suo viaggio fece ritorno;
del che Polissena ne ebbe quella allegrezza che avere si potesse la maggiore,
né stette gran pezza in farlo intendere allo amante suo, il quale non meno che
ella vigilante stava; e venuta l’ora convenevole e determinata, a lei
secretamente se n’andò. Ma lo andare del prete non puote esser sí occulto, che
da Manusso, che abitava al derimpetto alla casa di Dimitrio, suo compare, non
fusse veduto. Il perché Manusso, che molto amava Dimitrio, per esser uomo
conversevole e servigiale, avendo non picciolo sospetto della comare, piú e piú
volte le pose mente. Veduto adunque chiaramente che al prete, a certo segno ed
a certa ora, era aperto l’uscio, ed egli entrava in casa e, men cautamente che
non si conveniva, con la comare scherzava, deliberò di star cheto, acciò che il
fatto, che era nascosto, non si appalesasse e ne seguisse scandalo; ma volse
aspettare Dimitrio che ritornasse dal suo viaggio, acciò che egli piú
maturamente provedesse a’ casi suoi.
Venuto il tempo di rimpatriare, Dimitrio ascese in nave, e con
prosperevole vento a Vinegia ritornò; e smontato di nave, a casa se ne gí, e
picchiato all’uscio, la fante andò alla finestra a vedere, e conosciutolo,
corse giú, e quasi piangendo per l’allegrezza, li aperse. Polissena, intesa la
venuta del marito, discese giú per la scala, e con le braccia aperte
abbracciollo e basciollo, facendoli le maggior carezze del mondo. E perché egli
era stanchetto e tutto rotto dal mare, senza altra cena se n’andò a dormire, e
sí fiso s’addormentò, che, senza l’ultime dilettazioni d’amore conoscere, venne
giorno. Pasciata adunque la buia notte e ritornato il chiaro giorno, Dimitrio
si destò, e levatosi di letto senza di un sol bascio compiacerle, andò ad una
cassettina, della quale trasse fuori certe cosette di non picciolo valore; e
ritornato al letto, le appresentò alla moglie, la quale, perciò che altro aveva
in capo, de tai doni nulla o poco stima si fece.
Avenne l’occasione a Dimitrio di navigare in Puglia per oglio
ed altre cose; e raccontatolo alla moglie, si mise in ordine per partirsi. Ma
l’astuta moglie, fingendo della sua partenza aver dolore, il carezzava,
pregandolo che egli volesse alcuno giorno stare con esso lei; ma nel cuore un
giorno le pareva mille che s’allontanasse da gli occhi, acciò che nelle braccia
del suo amatore piú sicuramente metter si potesse. A Manusso, che veduto aveva
il prete piú volte vagheggiare la comare e anche far cose che dir non si
conviene, parve far ingiuria al compare se non li scopriva quello che aveva
veduto far alla moglie. Laonde deliberò, avenga che si voglia, di raccontargli
il tutto. E invitatolo un giorno con lui a desinare, e postisi a mensa, disse
Manusso a Dimitrio: — Compare mio, voi sapete, se non m’inganno, ch’io sempre
vi amai ed amerò fin che lo spirito reggerá queste ossa: né è cosa, quantunque
ella difficile fusse, che per vostro amore io non facessi; e quando non vi
fusse in dispiacere, io vi racconterei cose, che vi sarebbono piú tosto di noia
che di diletto: ma non ardisco dirle, acciò che non contamini la vostra ben
disposta mente. Ma se voi sarete, come io penso, saggio e prudente,
raffrenarete il furore, che non lascia l’uomo in maniera alcuna conoscer il
vero. — Disse Dimitrio: — Non sapete voi che potete meco comunicar il tutto?
Avete voi per sorte ucciso alcuno? ditelo, e non dubitate. — Io — disse
Manusso, — non ho ucciso alcuno; ma ben vidi io altrui uccidere l’onore e la
fama vostra. — Parlatemi chiaro, — disse Dimitrio, — e non mi tenete a bada con
cotesto ragionare oscuro. — Volete che io vel dica palesamente? — disse
Manusso; — ascoltate, e portate in pace quello che ora vi dirò. Polissena, che
voi cotanto amate e cara tenete, mentre che voi siete altrove, ogni notte giace
con un prete e con esso lui dassi piacere e buon tempo. — Deh, come è possibil
questo? — disse Dimitrio; — conciosiacosaché ella teneramente mi ama, né mai
quinci mi parto, che ella non empí il seno di lagrime e l’aria di sospiri; e se
io lo vedessi con gli occhi, appena lo crederei. — Se voi sarete — disse
Manusso, — uomo, come io penso, di ragione, e se non chiuderete gli occhi, come
sogliono molti sciocchi fare, farovvi con gli occhi il tutto vedere e con le
mani toccare. — Io sono contento — disse Dimitrio, — di far tanto quanto voi mi
comandarete, pur che mi facciate veder quello che promesso mi avete. — Disse
allora Manusso: — Se voi farete quello che io vi dirò, del tutto vi
certificarete. Ma fate che voi siate secreto, mostrandole allegra ciera e
benigno viso: altrimenti si guasterebbe la coda al fasiano. Dopo, nel giorno
che voi vi vorrete partire, fingerete di ascender in nave, e piú celatamente
che potrete, verrete a casa mia, che senza dubbio vi farò il tutto vedere. —
Venuto adunque il giorno che Dimitrio si doveva partire, egli
fece grandissime carezze alla moglie, e raccomandatole la casa e presa licenza,
finse di andare in nave, ma nascosamente a casa di Manusso si ridusse. Volse la
sorte che non passarono due ore che si levò un nembo con tanta pioggia, che
parea volesse roinare il cielo: né mai quella notte refinò di piovere. Il
prete, che giá intesa aveva la partita di Dimitrio, non temendo né pioggia né
vento, aspettò l’ora solita di andare al suo caro bene; e dato il segno, subito
li fu aperto l’uscio, ed entratovi dentro, le diede un dolce e saporoso bascio.
Il che vedendo Dimitrio, che ad un pertugio nascoso si stava, e non potendo
contradire a quello che ’l compare gli aveva detto, stette tutto attonito, e
poscia per lo giusto dolore diede gli occhi al pianto. Disse allora il compare
a Dimitrio: — Or che vi pare? avete mo veduto quello che voi mai non pensavate?
Ma state cheto e non vi sgomentate, perciò che, se voi mi ascoltarete, facendo
ciò ch’io vi dirò, vederete di meglio. Andate e ponete giú cotesti vestimenti,
e prendete gli stracci d’un povero uomo e mettetevegli indosso, ed
impiastracciatevi di fango le mani ed il viso, e contrafatta la voce andatevene
a casa, e fingete di essere un mendico che dimandi per quella sera albergo. La
fante forse, veggendo il crudo tempo, si moverá a pietá e daravvi
alloggiamento; e cosí agevolmente potrete vedere ciò che voi non vorreste
vedere. — Dimitrio, come intese la cosa, si spogliò de’ suoi panni e si vestí
de’ stracci d’un mendico che era allora entrato in casa per alloggiare; e tuttavia
fortemente piovendo, se ne andò all’uscio della sua casa, e tre volte picchiò
alla porta, fieramente gemendo e sospirando. La fante, fattasi alla finestra,
disse: — Chi picchia lá giú? — Ed egli con voce interrotta le rispose: — Io
sono un povero vecchio mendico dalla pioggia quasi annegato, e dimando per
questa notte albergo. — La fante, ch’era non men compassionevole a’ poveri che
la patrona al prete, corse alla madonna, e dimandolle di grazia che ella
contentasse, un povero mendico tutto dalla pioggia molle e bagnato albergar in
casa fin a tanto che egli si riscaldasse e rasciugasse. — Il potrá portar su
l’acqua, menar lo schidone e far fuoco, acciò che i polli piú tosto si
arrostissano. Ed io in questo mezzo porrò al fuoco la pentola ed apparecchiarò
le scodelle e farò gli altri servigi di cucina. — La patrona accontentò, e la
fante, aperto l’uscio e chiamatolo dentro, lo fece sedere presso al fuoco: e
mentre il povero menava lo schidone, il prete e la patrona in camera si
solacciavano. Avenne che amenduo, tenendosi la mano, andorono in cucina, e il
povero salutorono, e vedendolo sí impiastracciato, lo berteggiavano. Ed
accostatasi la patrona a lui, lo dimandò, che era il nome suo. A cui rispose: —
Gramotiveggio, madonna, mi chiamo. — Il che udendo, la patrona cominciò a
ridersi, che se le averebbe potuto cavare i denti. E abbracciato il prete,
disse: — Deh, anima mia dolce, lasciatimi basciare; — e vedendo tuttavia il
mendico, strettamente lo abbracciava e basciava. Lasciovi pensare di che animo
si trovava il marito, veggendo la moglie esser abbracciata e basciata dal
prete. Venuta l’ora di cena, la fante puose gli amanti a mensa, e ritornata in
cucina, s’accostò al vecchiarello, e disseli: — Parizzuolo mio, la mia patrona
ha marito e cosí uomo da bene quanto un altro che in questa terra si possa
trovare, né le lascia mancare cosa veruna; e Iddio lo sa dove il miserello con
questo malvagio tempo ora si trova; ed ella, ingrata, non avendo pensiero di
lui, e meno del suo onore, si ha lasciata cecare dal lascivo amore,
accarezzando l’amante suo e chiudendo ad ogni altro l’uscio, fuori che a lui.
Ma, di grazia, andiancene chetamente a l’uscio della camera, e vediamo quello
che fanno, e come mangino. — Andatisene adunque a l’uscio, videro che l’uno e
l’altro s’imboccava, dimorando in amorosi ragionamenti. Venuta l’ora di posare,
ambeduo andorono al letto, e scherzando insieme e solazzando, cominciorono
macinare a ricolta; e cosí forte soffiavano e menavano le calcole, che il
mendico, che nell’altra camera vicina alla sua giaceva, agevolmente il tutto
poteva comprendere.
Il misero poverello non chiuse mai gli occhi quella notte; ma
fatto giorno, subito si levò di letto, e ringraziata la fante della buona
compagnia che ella fatta gli aveva, si partí, e senza essere da alcuno veduto,
se ne andò a casa di Manusso suo compare. Il quale sorridendo disse: — Compare,
come va l’arte? avete voi per caso trovato quello che non volevate trovare? —
Sí per certo, — disse Dimitrio; — e non l’arrei mai creduto, se con i propi occhi
non lo avessi veduto. Ma pazienza! cosí vuole la mia dura sorte. — Manusso, che
aveva alquanto del giotto, disse: — Compare, io voglio che voi fate quello che
io vi dirò. Lavatevi molto bene, e prendete i vostri panni, e ponetevegli in
dosso; e senza perdere giozzo di tempo, andatevene a casa, fingendo di non
avervi potuto partire per la gran fortuna, e state attento che il prete non
fugga; perciò che, essendo voi in casa, egli si nasconderá in qualche luogo, e
indi non si partirá sino a tanto che ’l non abbia agio di partirsi: e voi in
questo mezzo manderete per li parenti della moglie, che vengano a desinare con
esso voi: e trovato il prete in casa, farete quello che voi vorrete. —
Piacque molto a Dimitrio il consiglio di Manusso suo compare;
e spogliatosi de’ drappi e vestitosi de’ propi vestimenti, se ne andò alla sua
casa, picchiando a l’uscio. La fante, veggendo che era il messere, subito corse
alla camera della patrona, che ancora col prete in letto giaceva, dissele: —
Madonna, messere è ritornato. — Il che intendendo, la donna tutta si smarrí; e
levatasi di letto, quanto piú tosto la puote, nascose il prete, che era in
camiscia, in una cassa, dove le sue piú pompose vestimenta teneva. E corsa giú
con la pelliccia in collo, scalza, li aperse, e dissegli: — O marito mio, siate
lo ben venuto; io per amor vostro non ho mai chiusi gli occhi, pensando sempre
a questa gran fortuna; ma lodato sia Iddio che sete ritornato a salvamento. —
Entrato adunque Dimitrio in camera, disse alla moglie: — Polissena, io in
questa notte per la malvagitá del tempo non ho mai dormito; io volentieri
vorrei alquanto riposare; ma di quanto riposerò, la fante se n’anderá da’ tuoi
fratelli, e per nome nostro gl’inviterá che voglino stamane venir a desinare
con esso noi. — A cui Polissena disse: — Non oggi, ma un altro giorno li
potrete invitare; perciò che ora il piove, e la fante è occupata in lisciare le
nostre camiscie, le linciuola e gli altri panni di lino. — Di mane forse sará
miglior tempo, — disse Dimitrio, — e mi converrò partire. — Disse Polissena: —
Voi vi potreste andare; e non volendovi andare per essere stanco, chiamate
Manusso, nostro compare, qui vicino, che vi fará questo servigio. — Tu dici
bene, — disse Dimitrio. — Manusso, chiamato, venne, e fece quanto commesso li
fu.
Vennero adunque li fratelli di Polissena a Dimitrio, e
allegramente desinarono insieme. Levata la mensa, disse Dimitrio: — Cognati
miei, io non vi ho mai mostrata la casa, né anche le vestimenta ch’io fei a
Polissena, vostra sorella e nostra moglie; e però sarete contenti di vedere
come da me è ben trattata. Levati su, Polissena, da sedere, e dimostriamo un
poco la casa a’ tuoi frateli. — E levatasi, Dimitrio li dimostrava i magazzini
pieni di legna, di formento e d’oglio e di mercatanzie; e appresso questo le
botti piene di malvagia, di greco e di altri preziosi e trabocchevoli vini.
Indi disse alla moglie: — Mostrali il tuo pendente e le grossissime perle e di
molta bianchezza. Cava fuori di quella cassettina i smeraldi, i diamanti e le
altre preziose gioie. Or che vi pare, cognati? non è ben trattata la sorella
vostra? — A cui risposero tutti: — Noi lo sapevamo, e noi, se non avessimo
intesa la buona vita e condizion vostra, non vi averessimo data nostra sorella
in moglie. — E non contento di questo, le comandò che le casse aprir dovesse e
li mostrasse le sue belle vestimenta di piú sorte. Ma Polissena. quasi tutta
tremante, disse: — Che fa bisogno di aprir casse e dimostrarli le vestimenta
mie? Non sanno che voi mi avete orrevolmente vestita, e vie piú di ciò richiede
la condizione nostra? — Ma Dimitrio, quasi adirato, disse: — Apri questa cassa,
apri quest’altra; — e mostravali le vestimenta. Ora restava una sola cassa che
fusse aperta, e di essa non si trovava la chiave; perciò che vi era il prete
nascoso dentro. Laonde Dimitrio, vedendo che non si poteva avere la chiave,
tolse un martello, e tanto martellò, che ruppe la serratura e aperse la cassa.
Il prete tutto di paura tremava, né si seppe si occultare, che non fusse da
tutti conosciuto. I fratelli di Polissena, questo veggendo, fieramente si
turborono; e tanto d’ira e furore si accesero, che poco mancò che ivi con le
coltella, che a lato avevano, amendue non uccidessero. Ma Dimitrio non volse
che uccisi fussero, perciò che vilissima cosa estimava l’uccidere uno che fusse
in camiscia, quantunque uomo robusto fusse. Ma voltatosi verso i cognati,
disse: — Che vi pare di questa malvagia femina, in cui ogni mia speranza avea
giá posta? Merito io da lei cotal onore? Ahi misera ed infelice te, che mi
tiene ch’io non ti sieghi le vene? — La meschina, non potendosi altrimenti
iscusare, taceva; perciò che il marito in faccia le diceva ciò che egli aveva
fatto e veduto la precedente notte, intanto che ella denegar non lo poteva. E
voltatosi al prete che stava col capo chino, disse: — Prendi i panni tuoi, e
levati tosto di qua, e vattene in tal malora, che mai piú non ti vegga; perciò
che per una rea femmina nel sacro sangue le mani imbruttare non intendo. Levati
tosto; che stai tu a fare? — Il prete senz’aprir la bocca si partí, pensando
tuttavia d’avere Dimitrio ed i cognati con le coltella alle spalle. Dopo,
voltatosi Dimitrio a’ cognati, disse: — Menate la sorella vostra ovunque vi
piace, perciò che io non voglio che piú mi stia dinanzi agli occhi. — I fratelli,
pieni di furore, non andarono prima a casa che la uccisero. Il che inteso da
Dimitrio, e considerata la sua fante che era bellissima, e ricordatosi della
compassione da lei verso dimostrata, in moglie diletta la prese. E fattole un
dono de tutte le vestimenta e gioie che erano della prima moglie, in lieta e
gioconda pace con lei lungo tempo visse. —
Era giá l’ultima fatica del favoleggiare della presente notte
giunta al fine, quando la signora impose a ciascuno che se n’andasse alle lor case
a riposare: ritornando però nella seguente sera a ridotto, sotto pena della
disgrazia sua. Laonde, accesi i torchi che neve parevano, i signori fino alla
riva furono accompagnati.
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