— Grandi sono l'astuzie e gl'inganni che oggidí usano i miseri
mortali; ma molto maggiori penso siano quelli, quando l'un compare tradisce
l'altro. Dovendo adunque con una favola dar cominciamento a' ragionamenti della
presente notte, hommi imaginato di raccontarvi l'astuzia, l'inganno e il
tradimento che fece l'un compare all'altro. E quantunque il primo ingannatore
con mirabil arte ingannasse il compare, non però con minor astuzia, né con
minor ingegno si trovò esser gabbato da lui. Il che fiavi aperto, se benigna
audienzia mi prestarete.
In Genova, cittá celebre ed antica, furon nei passati tempi
duo compari: l'uno di quai chiamavasi messer Liberale Spinola, uomo assai ricco
ma dedito a' piaceri del mondo; l'altro messer Artilao Sara, tutto dedito alla
mercatanzia. Questi molto s'amavano insieme, e tanto era l'amore tra loro, che
l'uno senza l'altro quasi non sapea vivere. E se occorreva bisogno alcuno,
senza indugio e senza rispetto l'un dell'altro si prevaleva. E perché messer
Artilao era mercatante grosso, e faceva molte facende sí sue come d'altrui,
deliberò di far un viaggio in Soría. E trovato messer Liberale, suo
cordialissimo compare, amorevolmente e con animo sincero gli disse: — Compare,
voi sapete, e giá è manifesto ad ogn'uno, quanto e qual sia l'amor tra noi, e
il conto ch'io sempre fei e ora fo di voi, sí per la lunga amicizia giá gran
tempo fra noi contratta, sí anco per lo sacramento del comparatico che è tra
noi. Laonde avendo io stabilito nell'animo mio di andar in Soría, né avendo
persona di cui maggiormente fidar mi possa che di voi, con baldezza e fiducia
sono ricorso a voi per ottener una grazia, la quale, ancor che sia con non
picciolo disconcio delle cose vostre, spero però nella bontá vostra e nella
benivolenza è tra noi, non me la negherete. — Messer Liberale, ch'era
desideroso molto di far cosa grata al compare, senza piú distendersi in parole,
disse: — Messer Artilao, compare mio, l'amore e il comparatico contratto tra
noi con sincero e reciproco amore, non richiede tante parole. Ditemi
liberamente il desiderio vostro, e comandatemi, ch'io son per far quanto voi
m'imporrete. — Io — disse messer Artilao, — volontieri vorrei che voi, mentre
starò fuori, prendeste il carico di governar la casa mia e parimenti la moglie,
sovenendole di tutto quello le fia bisogno; e quanto per lei spenderete, di
tanto sodisferovvi a pieno. — Messer Liberale, intesa la voluntá del compare,
prima lo ringraziò assai della buona openione che di lui tenea e del conto che
facea; dopo' liberamente li promise, secondo le deboli sue forze, di essequire
quanto da lui li fia imposto. Venuto il tempo di andar al viaggio, messer
Artilao caricò in nave le sue merci, e Daria sua moglie, che era gravida in tre
mesi, raccomandata al compare, ascese in nave; e date le vele al prosperevole
vento, da Genova si partí, e con buona ventura al suo viaggio se n'andò.
Partitosi adunque messer Artilao e gitosene al suo cammino,
messer Liberale se n'andò a casa di madonna Daria sua diletta comare, e
dissele: — Comare, messer Artilao, vostro marito e mio carissimo compare,
innanzi ch'egli si partisse di qua, con grandissima instanza mi pregò che le
cose sue e la persona vostra raccomandata mi fusse, sovenendovi di tutto quello
che vi fia bisogno. Io per l'amorevolezza, che fu ed è tra noi, li promisi di
far quanto mi comandava. Però io me ne sono qui ora a voi venuto, acciò che,
occorrendovi cosa alcuna, senza rispetto mi comandiate. — Madonna Daria, che
per natura era dolcissima, sommamente lo ringraziò, pregandolo che non le
mancasse nelle sue bisogna. E cosí messer Liberale le promise. Continovando
adunque messer Liberale a casa della comare, né lasciandole cosa alcuna
mancare, conobbe lei esser gravida; e fingendo di non saperlo, disse: — Comare,
come vi sentete? Vi par forse strano della partenza di messer Artilao vostro
marito? — Rispose madonna Daria: — Certo sí, messer compare, e per molti
rispetti, e maggiormente per trovarmi ne' termini che ora mi trovo. — Ed in
quai termini — disse messer Liberale, — vi trovate? — Gravida in tre mesi, —
rispose madonna Daria; — ed ho una gravidanza sí strana, ch'io non ebbi mai la
peggiore. — Il che sentendo, il compare disse: — Dunque, comare, voi siete
pregna? — Cosí fosse il compare, — rispose madonna Daria, — ed io sarei
digiuna. —
Dimorando messer Liberale in tali ragionamenti colla comare, e
vedendola bella, fresca e ritondetta, in tal maniera del suo amor s'accese, che
dí e notte non pensava ad altro salvo ch'a conseguir il disonesto suo desire;
pur l'amor del compare lo rimoveva alquanto. Ma spronato dall'ardente amore che
lo struggeva, s'accostò a lei, e disse: — Oh quanto, comare mia, m'incresce e
duole che messer Artilao sia da voi partito, e lasciatavi pregna, perciò che
per la sua presta partenza egli s'avrá di leggieri domenticato finire la
creatura che nel ventre portate. E da questo forse procede la mala gravidezza
ch'avete. — Rispose la comare: — Avete voi, o mio compare, cotesta opinione che
la creatura che io tengo nel ventre, sia di qualche membro manchevole, e ch'io
per questo patisca? — Veramente — disse messer Liberale, — io sono di questa
opinione; e tengo per certo che messer Artilao, mio compare, sia mancato farle
tutte le sue membra intiere. E di qua procede che uno nasce zoppo, l'altro
attratto, e chi in un modo, e chi in un altro. — Questo che voi dite, compare,
mi va forte per il capo, — disse la comare; — ma che rimedio sarebbe a questo,
acciò che io in tal errore non incorresse? — Ah, comare mia! — disse messer
Liberale; — state di buona voglia, né vi smarrite punto: perciò che ad ogni
cosa si trova rimedio, fuori che alla morte. — Io vi prego, — rispose la
comare, — per quell'amore che portate al compare, che mi date questo rimedio; e
quanto piú presto me lo darete, tanto piú vi sarò tenuta, né sarete causa che
la creatura nasca con diffetto. — Vedendo messer Liberale aver ridotta la
comare a buon termine, disse: — Comare, gran viltá e scortesia sarebbe che
l'amico, vedendo l'amico perire, non gli porgesse aiuto. Potendo adunque io
formar lo restante della creatura in quello che manca, vi sarei traditore e vi
farei gran torto a non sovenirvi. — Deh! caro mio compare, — disse la donna, —
piú non tardate, acciò che la creatura non rimanga impedimentata. Il che, oltra
il danno, sarebbe non picciolo peccato. — Non dubitate punto, comare, che
servirovvi a pieno. Imponete alla fante che apparecchi la mensa, che in questo
mezzo noi daremo cominciamento alla riforma nostra. — Mentre che la fante
apparecchiava il desinare, messer Liberale andò in camera con la comare; e
chiuso l'uscio, cominciò accarezzarla e basciarla, facendole le maggior carezze
che facesse mai uomo a donna. Il che vedendo, madonna Daria molto si
maravigliò; e disse: — Come, messer Liberale, fanno cosí fatte cose i compari
colle comari? Ohimè trista! egli è troppo gran peccato; e se non fosse questo,
io ve contentarei. — Rispose messer Liberale: — Qual'è maggior peccato: giacere
colla comare, o che nasca la creatura imperfetta? — Giudico esser maggiore
quando nasce imperfetta per colpa de' lor parenti, — rispose la donna. —
Adunque, — disse messer Liberale, — voi fareste gran peccato se non mi
lasciaste sopplire in quello che mancò il vostro marito. — La donna, che
desiderava che il parto nascesse perfetto, credette alle parole del compare, e
non ostante il comparatico, si recò a dover fare e suoi piaceri; e piú e piú
volte si ritrovaro insieme. Piaceva molto alla donna la riforma delle defettive
membra, e pregava il compare che non mancasse, come giá era mancato il marito.
Il compare a cui piaceva il boccone, con ogni studio dí e notte s'affaticava
alla riforma della creatura, acciò che intiera nascesse. Venuto il termine del
parto, madonna Daria parturí un bambino che in tutto rassomigliava al padre; ed
era sí ben formato, che non vi era membro che non fosse in ogni parte perfetto.
Di che la donna molto si rallegrava, ringraziando il compare che di tanto bene
era stato cagione.
Non passò molto tempo che messer Artilao ritornò a Genova; e
giunto a casa, trovò la moglie sana e bella: la quale gioiosa e festevole se
gli fe' in contro col fanciullo in braccio, e strettamente s'abbracciarono e
basciarono. Intesa messer Liberale la venuta del compare, subito se n'andò a
lui, e l'abbracciò, rallegrandosi del felice ritorno e del ben esser suo.
Avenne che trovandosi un giorno messer Artilao a mensa con la moglie, e
accarezzando il fanciullo, disse: — O Daria, oh come è bello questo bambino!
Vedesti mai tu il piú ben formato? Guarda che aspetto! mira che viso! considera
quegli occhi lucenti come stelle! — e cosí di parte in parte il comendava in
tutti gli suoi membri. Rispose madonna Daria:— Certo nulla vi manca: ma non giá
per opera vostra, marito mio; perciò che nella partenza vostra, come sapete, di
tre mesi mi lasciaste gravida, e il bambino nel mio ventre restò delle sue
membra imperfetto: di che ne portava gran sinistro nella gravidezza mia. Onde
noi avemo da ringraziare messer Liberale nostro compare; il qual sollecito e
diligente con la virtú sua sovenne all'imperfezione del bambino, sopplendo in
tutte quelle parti, nelle quali voi avete mancato. — Messer Artilao, udite e
ben intese le parole della moglie, stette sopra di sé, e quelle li furono un
coltello al core, e subito comprese messer Liberale averlo tradito, e
contaminata la donna; e da uomo prudente, fingendo di non aver intesa la cosa,
tacque, e in altri ragionamenti si mise.
Levatosi da mensa, messer Artilao
cominciò tra stesso considerare lo strano e vergognoso portamento del compare,
il qual sopra ogn'altra persona amava: pensando giorno e notte con qual modo e
con qual via della ricevuta ingiuria vendicar si potesse. Dimorando adunque il
passionato in tai pensieri, né sapendo che strada tenere, pur al fine s'imaginò
far cosa che gli riuscí secondo ch'egli voleva ed era il desiderio suo. Onde
disse alla moglie: — Daria, fa che dimane tu apparecchi da desinare piú
lautamente, perciò che io voglio che messer Liberale e madonna Properzia, sua
moglie e nostra comare, venghino a desinare con noi; ma fa, per quanto hai cara
la vita, non parli, sofferendo pazientemente ciò che veder e intender potresti.
— Il che di fare madonna Daria rispose. Partitosi di casa, andò in piazza, e
trovò messer Liberale suo compare, e l'invitò con madonna Properzia sua moglie
lo giorno seguente a desinar seco. Egli graziosamente accettò l'invito. Venuto
il giorno seguente, il compare e la comare andarono alla casa di messer
Artilao, ove furono amorevolmente veduti e accettati. Essendo tutti insieme, e
ragionando di varie cose, disse messer Artilao: — Comare mia, mentre che si
cuoceranno li cibi e apparecchierassi la mensa, voi vi farete una zuppa; — e
menatala in un camerino, le porse un bicchiere di alloppiato vino, ed ella,
fattasi una zuppa, senza timore alcuno la mangiò, e tutto 'l vino beve. Poi se
n'andorono a desinare, e lietamente mangiorono. Appena che avevano fornito di
mangiare, che a madonna Properzia venne sí fatto sonno, che non potea tenere
gli occhi aperti. Il che vedendo, messer Artilao disse: — Comare, voi ve
n'anderete un poco a riposare; forse avete la passata notte mal dormito; — e
menòlla in un camerino: dove gettatasi sopra un letto, subito s'addormentò.
Messer Artilao, temendo che la virtú della bevanda non venisse a meno, e li
mancasse il tempo di operar quello che nell'animo nascoso tenea, chiamò messer
Liberale; e dissegli: — Compare, partiamosi di qua e lasciamo la comare a suo
bell'agio dormire; che forse per esser ella levata troppo per tempo, ha di
bisogno di riposare. — Partitisi dunque ambiduo ed andatisi in piazza, messer
Artilao finse di voler ispedire certi suoi negozi; e presa licenzia dal
compare, nascosamente ritornò a casa. E chetamente entrato in camera dove la
comare giaceva, s'approssimò a lei; e veduto che dolcemente dormiva, senza che
alcuno di casa se n'avedesse, né che la comare sentisse, quanto piú destramente
che puote le levò le anella dalle dita e le perle dal collo, e di camera si
partí. La bevanda dell'alloppiato vino giá aveva persa la sua virtú, quando
madonna Properzia si destò; e volendo levarsi di letto, vidde che le perle e le
anella glie mancavano: e levata di letto, or qua or lá cercando e ogni cosa
sottosopra volgendo, nulla trovò. Onde tutta turbata uscí di camera, ed a
madonna Daria addimandò se per avventura ella avesse avute le sue perle ed
anella, e riservate. A cui rispose che no. Per il che madonna Properzia stava
molto addolorata. Dimorando la poverella in tal affanno, né sapendo che rimedio
prendere, sopragiunse messer Artilao; e vedendo la comare tutta affannosa e di
mala voglia: — Che avete, comare mia, che sí forte vi ramaricate? — La comare
narròli il tutto. Messer Artilao, fingendo nulla sapere, disse: — Cercate bene,
comare mia, e pensate se in luogo alcuno, che ora non vi soviene, poste le
avete, che forse le troverete; e non trovandole, vi prometto, da fede di buon
compare, che io farò tal provisione, che gramo sará colui che l'avrá tolte. Ma
prima che si faccia movimento alcuno, cercate diligentemente in ogni parte. —
Le comari e le fanti cercaron e ricercaron per tutta la casa, ogni cosa
rivolgendo sottosopra; e nulla trovarono. Il che vedendo, messer Artilao
cominciò far romore per casa, minacciando or questo or quello; ma tutti con
giuramento dicevano nulla sapere. Dopo', voltosi verso madonna Properzia,
disse: — Comare mia, non vi attristate, ma state allegra, ch'io son disposto
vedere il fine di questo. E sapiate, comare mia, ch'appresso me è un secreto di
tanta virtú, che, sia qual esser si voglia che tolte abbia le gioie, io lo
scoprirò. — Questo intendendo, madonna Properzia, disse: — O messer compare
mio, di grazia, vi prego, fate l'isperienza, acciò che messer Liberale non mi
avesse sospettata e pensasse di me qualche male. — Messer Artilao, vedendo
esser venuto il tempo opportuno di vendicarsi della ricevuta ingiuria, chiamò
la moglie e le fanti; e dissele che uscissero di camera: e che niuna sia di
tanto ardire, che s'approssimi alla camera, se prima non sará chiamata. Partita
la moglie con le fantesche, messer Artilao chiuse la camera, e con un carbone
fece un cerchio in terra; e fatti alcuni segni e certi caratteri a modo suo,
entrò nel cerchio, e disse a Properzia: — Comare mia, state cheta nel letto, né
vi movete, né abbiate spavento di cosa che sentir potreste, perciò che non mi
leverò di qua, che troverò le gioie vostre. — Non dubitate punto di me, — disse
la comare, — che io non mi moverò, né farò cosa alcuna senza comandamento
vostro. — Voltatosi allora messer Artilao verso la parte destra, fece alcuni
segni in terra: indi alla sinistra ne fece alcuni in aria; e fingendo di parlar
con molti, formava varie e strane voci, di maniera che madonna Properzia si
smarriva alquanto: ma messer lo compare, che di questo se n'avedeva, le dava
animo, confortandola che non si smarrisse. Essendo il compare stato nel cerchio
per spazio di mezzo quarto di ora, mandò fuori una voce che barbottava, e in
tal guisa diceva:
Quel ch'or non trovi e che cercando vai,
giace nel fondo della val pelosa,
ch'ivi la tien, chi l'ha perduta, ascosa.
Ma pesca ben, che tu la troverai.
Queste parole diedero a madonna
Properzia non minor allegrezza che maraviglia. Finito che fu l'incanto, disse
il compare: — Comare, voi avete udito il tutto: e le gioie che smarrite esser
credete, sono in voi. State allegra e di buon animo, che troveremo il tutto. Ma
fa bisogno ch'io le cerchi dove inteso avete. — La comare, che desiderava
riaver le sue gioie, allegramente rispose: — Compare mio, intesi bene il tutto;
non tardiate, ma con ogni diligenza cercate. — Messer Artilao, uscito fuori del
cerchio ed andatosene al letto, si coricò appresso la comare, la qual non si
mosse; e levatele i panni e la camiscia, cominciò pescare nella val pelosa; e
trattosi, non avedendosi lei, nella prima tratta che egli fece, un anello di
seno, gli lo porse, dicendo: — Vedete, comare mia, com'io ho ben pescato, che
alla prima tratta presi il diamante! — La comare, veduto il diamante, molto
s'allegrò; e disse: — O dolce mio compare, pescate ancora, che forse troverete
l'altre gioie. — Il compare, seguendo virilmente la pescagione, ora trovava una
gioia, ora l'altra, e finalmente col suo anzino trovò tutte le smarrite cose.
Di che la comare molto paga e contenta rimase. Riavute tutte le sue care gioie,
disse la comare: — O dolce mio compare, voi mi avete ricuperate tante cose;
vedete per vostra fe' se per aventura pescando poteste ritrovare un
secchielletto molto bello, che alli passati giorni mi fu rubato, ed erami molto
caro. — Rispose messer Artilao: — Molto volontieri. — E gettato da capo lo
stromento nella val pelosa, tanto s'operò, che toccò il secchiello: ma non ebbe
tanta forza di traerlo fuori; e vedendo affaticarsi in darno, disse: — Comare
mia, ho trovato il secchiello, ed hollo veramente tocco; ma perciò che è volto
col fondo in su, lo stromento non si ha potuto attaccare, e per questo non lo
posso traer fuori. — Madonna Properzia, che desiderava averlo, e che 'l giuoco
molto le piaceva, gli persuadeva che pescasse ancora. Ma il compare a cui
mancava l'oglio della lucerna, sí che piú non ardeva, disse: — Comare, sapiate
che lo stromento con cui fin ora abbiamo pescato, ha rotta la punta e non può
piú operare; però per ora arrete pacienzia. Dimane manderò lo stromento al fabbro,
che li fará la punta; doppo a bell'agio pescheremo il secchielletto. — Ella
s'accontentò, e tolta licenzia dal compare e dalla comare, allegra e contenta
ritornò a casa sua.
Giacendo madonna Properzia una notte in letto col marito, e
stando in piacevoli ragionamenti, pescando tuttavia ancor lui nella valle
pelosa, disse: — O marito, per vostra fe' guardate se pescando potreste mai per
aventura trovare il secchielletto che ne' passati giorni perdessimo; perciò che
l'altrieri, avendo io perse le mie gioie, messer Artilao nostro compare,
pescando in questa valle, trovolle tutte. Onde avendolo io pregato che pescasse
anche il secchielletto perso, disse averlo tocco, ma non averlo potuto
pigliare, perciò che era col fondo in su, e lo stromento suo per lo tanto pescare
aveva rotta la punta. Però isperimentate ancor voi, se ritrovar lo poteste. —
Messer Liberale, avedutosi del rimando fattogli dal compare, s'ammutí e
pazientemente il scorno s'offerse. La mattina seguente ambiduo i compari si
trovaro in piazza, e l'un guardava l'altro; non però né l'uno né l'altro osava
scoprirsi, ma tacendo l'una parte e l'altra, né facendo alle mogli motto,
finalmente le fecero communi, e davasi l'uno all'altro luogo di poter con
l'altrui moglie prender trastullo. —
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