Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giovanni Francesco Straparola Le piacevoli notti IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
FAVOLA II.Castorio, desideroso di venir grasso, si fa cavare tutti duo i testicolia Sandro; ed essendo quasi morto, vien dalla moglie di Sandrocon una piacevolezza placato.[Arianna:]— La favola da Alteria non men graziosamente che prudentemente recitata, mi riduce a memoria una facezia non men ridicolosa che la sua, la quale mi fu da una nobil donna poco tempo fa brevemente narrata. E se io non ve la conterò con quella grazia, con quella leggiadria che mi fu raccontata da lei, mi arrete per iscusa, perché la natura mi ha denegato quello che a lei copiosamente concesse. Sotto Fano, cittá nella Marca, posta al lito del mare Adriatico, trovasi una villa chiamata Carignano, copiosa di bei giovanazzi e di belle femine. Quivi tra gli altri abitava un contadino chiamato Sandro, il piú faceto ed il piú piacevol uomo che mai la natura creasse. E perché egli non si metteva pensiero di cosa alcuna, andasse male o bene che si volesse, era venuto sí robicondo e grasso, che le sue carni non altrimenti parevano ch'un lardo vergelato di porco. Costui, sendo giá pervenuto all'etá di quarant'anni, prese per moglie una feminazza non men piacevole né men grassa di lui, ed era in grandezza ed in grossezza simile a lui; e non sarebbe passata una settimana, ch'egli non si avesse fatto radere la barba, acciò che piú bello e piú giocondo paresse. Avenne che Castorio, gentil uomo di Fano, giovane ricco, ma poco savio, comperò nella villa di Carignano un podere con una casa non troppo grande; ed ivi con duo serventi ed una femina per suo diporto la maggior parte della state dimorava. Castorio, andando un dí doppo vespro per la campagna, come spesso far si suole, vide Sandro che col curvo aratro la terra volgeva; e vedendolo bello, grasso e robicondo, con viso allegro disse: — Fratello, non so la causa ch'io sono sí macilente e macro, come tu vedi, e tu sei robicondo e grasso. Io d'ogni tempo mangio dilicati cibi, beo preciosi vini, giaccio in letto quanto mi piace: nulla mi manca; e desidero piú che ogn'altro uomo divenir grasso, e quanto piú mi sforzo di ingrassarmi, tanto piú mi smagrisco. Ma tu mangi lo verno i cibi grossi, bevi l'acquatico vino, lievi su la notte a lavorare, né mai la state hai di riposo un'ora; e nondimeno sei sí robicondo e grasso, che è un diletto a vederti. Onde, desideroso di tal grassezza, ti prego, quanto so e posso, che di tal cosa mi facci partecipe, dimostrandomi il modo che tenuto hai in divenir sí grasso; e oltre i cinquanta fiorini d'oro che ora dar ti voglio, promettoti di guidardonarti di tal maniera, che di me per tutto il tempo della vita tua ti potrai lodare e chiamar contento. — Sandro, che aveva dell'astuto e del giotto ed era di rosso pelo, ricusava insegnarli il modo. Ma pur astretto dalle lunghe preghiere di Castorio e dal desiderio di avere i cinquanta fiorini, accontentò d'insegnargli la via. E lasciato di arare la terra, si pose con lui a sedere; e disse: — Signor Castorio, voi vi maravigliate della grassezza mia e della magrezza vostra, e credete i cibi esser quelli che smagriscono ed ingrassano; ma voi siete in grande errore, perciò che si veggono molti mangiatori e bevitori che non mangiano ma diluviano; nondimeno son sí macri, che paiono lucertole. Ma se voi farete quel che feci io, presto verrete grasso. — E che fatto hai tu? — disse Castorio. — Rispose Sandro: — Io giá un anno mi fei cavare i testicoli; e d'allora in qua io sono, in questa maniera che vedete, grasso. — Soggiunse Castorio: — Mi maraviglio che non moresti. — Come morire? — disse Sandro. — Anzi il maestro che me li cavò, me gli trasse con tanta agevolezza e desteritá, che quasi non sentii noia alcuna; e d'allora in qua sono fatte le mie carni come quelle d'un fanciullo, né mai mi trovai tanto lieto e contento, quanto ora mi trovo. — E chi fu colui che con tanta destrezza, senza che tu sentesti noia, ti trasse i testicoli? — Rispose Sandro: — Egli è morto. — Ma come si fará, — disse Castorio, — se egli è morto? — Rispose Sandro: — Quell'uomo da bene innanzi che morisse m'insegnò quest'arte, e d'allora in qua ho cavato i testicoli a molti vitelli, poliedri e altri animali, i quali sono venuti a maraviglia grassi; e se volete lasciare il carico a me, farò sí che vi partirete contento. — Ma dubito di morte, — disse Castorio. — Come di morte? — rispose Sandro. — I vitelli, i poliedri e gli altri animali, a' quai trassi i testicoli, non sono per questo giá morti. — Castorio, che era piú che ogni altro uomo desideroso di venir grasso, si lasciò consigliare. Sandro, vedendo il voler di Castorio fermo e saldo, ordinò che sopra la fresca erba subito si stendesse ed aprisse le gambe. Il che fatto, tolse un coltellino che come rasoio tagliava, e presa la cassa de' testicoli in mano e con oglio commune ben mollificata, destramente diede un taglio; e messe due dita nel luoco inciso, con tanta arte e con tanta destrezza gli cavò ambi i testicoli, che quasi non sentí dolore. E fattogli certo empiastro mollificativo con oglio e sugo d'erbe, il fece levar in piedi. Castorio, giá fatto cappone anzi eunuco, mise mano alla borsa, e cinquanta fiorini li donò; e tolta licenza da lui, a casa fece ritorno. Non era ancor passata un'ora, che Castorio, fatto eunuco, incominciò sentire il maggiore dolore e la maggior passione che mai uomo sentisse; né poteva trovar riposo, perciò che di dí in dí aumentava il dolore, e la piaga s'ammarciva, e rendeva un fetore, che chi s'approssimava a lui, sofferire non lo poteva. Il che venuto all'orecchi di Sandro, fortemente temette, e si pentí aver tal errore commesso, dubitando di morte. Castorio, vedendosi giunto a mal partito, oltre il dolore che avea, salí in tanto sdegno e furore, che voleva al tutto Sandro per uomo morto. E meglio che ei puote, accompagnato da duoi suoi servi, il trovò che cenava; e gli disse: — Sandro, tu hai fatta una gentil opera a farmi morire: ma innanzi ch'io moia, farotti sentire la pena del commesso fallo. — La causa, — disse Sandro, — fu vostra, e non mia; perciò che i preghi vostri m'indussero a farlo. Ma acciò che non paia manchevole nell'opera mia, né ingrato del beneficio ricevuto, né sia causa della vostra morte, domattina verrete per tempo alla campagna: ed ivi porgerovvi aiuto, né dubitate punto di morte. — Partitosi Castorio, Sandro si mise in amaro pianto, e voleva al tutto fuggire, e andarsene in alieni paesi, pensando tuttavia aver gli sbirri alle spalle che strettamente lo legasseno. La moglie, vedendo il marito dolersi né sapendo la causa del suo dolore, il domandò per che causa sí dirottamente piagnesse. Ed egli di punto in punto le raccontò la cosa. La moglie, intesa la causa del suo affanno, e considerata la sciocchezza di Castorio e il pericolo di morte, stette alquanto sopra di sé; indi, fatta una riprension al marito del pericolo grande in che era incorso, dolcemente il confortò, e pregollo che stesse di buon animo, ch'ella provederebbe sí fattamente, che non li sarebbe pericolo di morte. Venuta l'ora del giorno sequente, la moglie prese i panni di Sandro suo marito, e se li mise indosso, e un cappello in capo; ed andatasene alla campagna con i buoi e con l'aratro, si mise a coltivare il terreno, aspettando che Castorio ivi venisse. Non stette molto che giunse Castorio; e credendo che la moglie di Sandro fosse esso Sandro che arasse la terra, disse: — Sandro, io mi sento morire se non m'aiuti. Il taglio che tu mi facesti, non è ancora saldato, anzi è putrefatto, e rende tanto puzzo, che dubito assai de' fatti miei; e se non mi porgi soccorso, presto vedrai il fine della vita mia. — La moglie, che Sandro parea, disse: — Lasciami un poco veder il taglio, che poi provederemo. — Castorio, alciata su la camiscia, mostrò la piaga che giá putiva. Il che vedendo, la moglie sorrise; e disse: — Castorio, voi temete di morte, e pensate il caso esser irreparabile; certo v'ingannate, perciò che il taglio che mi fu fatto, è maggiore del vostro, e ancora non è saldato, e putisce molto piú che la piaga vostra: e nientedimeno mi vedete robicondo, grasso e fresco come giglio; ed acciò che voi crediate quello ch'io vi dico, vi voglio dimostrar la piaga non ancor saldata. — E tenendo una gamba in terra e l'altra sopra l'aratro, alciossi i panni di dietro; e tratta una rocchetta secreta, inchinò il capo e gli mostrò la piaga. Castorio, vedendo il taglio di Sandro esser maggiore del suo, né in tanto tempo rinsaldato ancora, e sentendo il gran fetore che gli veniva al naso, e mirando che egli aveva inciso il membro virile, si rallegrò molto, e pacientemente sofferse ogni dolore e puzzo; né stette gran tempo che il meschinello si riebbe, e venne grasso, sí come egli desiderava. — |
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |