Lonchio,
5 settembre 1695.
All’ordinario di Genova ho fatto consegnare in una
cassettina diretta a V. S. Illustriss. alcune poesie, che in lode de’ Buccheri
neri e d’altri dell’Indie m’è riuscito di cavare da diversi amici, impegnati
dalle mie premure parte a favorirmi di propri componimenti, e parte a
procurarmene da altri amici loro. Tutti questi serviranno a deciferare alla
sig. Marchesa mia signora quella replica che supplicai V. S. Illustriss. a
farle per mia parte l’anno passato; che mi sarei ingegnato d’obbedirla meglio
che ella non m’avea saputo comandare; il che pretendo d’aver fatto con
l’istessa mia disobbedienza, surrogando al debito e all’onore di servirla, per
uno che non averebbe saputo tentarlo altrimenti che con biasimo, molti che se
ne saranno disimpegnati con lode.
Oltre alla copia, che viene alla testa di questa piccola
raccolta, d’una canzona del sig. Abate Regnier des Marais, sono in obbligo di
far pervenire alle mani della sig. Marchesa anche l’originale di sua mano,
impegnatomi di promettere all’autore questa per la maggiore di tutte le
mercedi. E devo dire a V. S. Illustriss. essermegli di più esteso a fargli
sperare che la giustizia della sig. Marchesa non lascerebbe di distinguerlo con
fargli ricambiare dalla più favorita delle sue damigelle una cartera d’ambra
per assegnargli poi in quartiere perpetuo il più perfetto de’ suoi barri neri.
Io non so quello che possa parere a V. S. Illustriss. di questo arbitrio del
mediatore. Se le pare temerario in se stesso, la supplico a considerarne il
motivo per d’altra natura, come fondato su la riconosciuta generosità di chi
averà sempre l’arbitrio di disapprovarlo; e reverisco V. S. Illustriss.
devotissimamente...
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