Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Lorenzo Magalotti Lettere odorose IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
Firenze, 25 luglio 1702.
La vostra lettera de’ 22 luglio resta già registrata nel mio archivio, e disteso un chirografo al mio erede, nel quale gli ordino di farla intagliare de verbo ad verbum a lettere d’oro nel mio epitaffio senza altra aggiunta che il mio nome da principio e il vostro da ultimo, e chi insino al giorno del Giudizio sarà stato più minchionato, suo danno. In una selvaccia, che avevo fatto di luoghi d’autori e di poeti stiracchiabili a dritto o a traverso a i Buccheri, non ci avevo in fe’ buona questi due bellissimi, che mi mandate, di Giovenale e di Strabone, de’ quali vi ringrazio cordialissimamente. La ragione perché non mi valsi di quella farraginosa supellettile, fu quella che io dico con tutta ingenuità nella seconda Lettera, che è quella dove pretesi di far fare un po’ di comparsa all’erudizione per servire al genio del secolo, senza pregiudicare al costume di scrivere a una dama da cavaliere, e non da letterato; che però professai di ristrignermi a quel luogo di Plinio, che ne ha in corpo un altro di Cicerone, che mi dà campo, se ben mi ricordo, d’appiccicarvi quello di Teognide, e poco altro, in pura qualità d’erudizione come erudizione: il Tempio della Dea di Siria, e i luoghi della Genesi, entrandoci per la porta del soccorso, e indirettamente, come per servire a un altro intento. Nell’istesso modo mi sovverrebbe adesso di cacciarci questi vostri luoghi senza mostrare di voler far gala di quell’erudizione, che io in verità non ho in capitale, almeno a quel segno che bisognerebbe in oggi per fare spicco, e che se l’avessi, quanto averei stimato opportuno lo sciorinarla con esso voi, altrettanto averei creduto conveniente il rimandarmela giù per la gola, una volta che avevo preso a trattar con una dama. Lasciatemici un poco pensare, e se mi sovviene qualche ripiego, o per dir meglio il luogo dov’incastrarlo, già che il ripiego, così dettando dettando, mi è bello e sovvenuto, ve lo comunicherò, e se vi anderà a fagiuolo, ne imbratterete qualcheduno di que’ tanti fogli bianchi, che aspettano sitibondi la nera rugiada del mio industre calamaro, iuxta illud del Ciampoli:
D’industre calamaro in seno oscuro Noi pescherem le perle.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |