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Lorenzo Magalotti Lettere odorose IntraText CT - Lettura del testo |
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CANZONETTE ANACREONTICHE SUI BUCCHERI
TABACCO CON CONCIA DI BUCCHERO D’INDIE
Gentil mia Niside, Se vuoi delizie De’ Numi eterei Quaggiù provar, In questa scatola D’oro finissimo Fa un suol di polvere Da starnutar.
Non della zotica, Ond’ebbe Etruria Nel morto secolo Grido immortal, Ma della nobile, Dell’impalpabile, Ond’or la Betica Sì ne preval.
Ma ve’, distendila Sol quanto un tollero È grosso: e spianala Leggier leggier; Ché, a troppo batterla, Cotanto serrasi Che in van saettala Odore arcier.
Del bianco Bucchero, Che ’n sì bei calici Tornisce in Messico Fabro gentil: O del finissimo, Vermiglio e lucido, Onde regalaci Barbaro il Cil:
O del nerissimo, Se meglio aggradati, Odorosissimo Di Panamà, Che ’l così candido Cinese Bucchero Sì al naso insipido Arrossir fa.
Da dieci o dodici Fra grandi e piccoli Rottami inutili Posavi su, Satolli e madidi D’acqua freschissima, Naturalissima Qual ne vien giù.
Poi versa prodiga Da gentil càlato Caro diluvio Di gelsomin. Ma di quel povero, Ma di quell’umile, Di quel selvatico Piccin piccin.
Poi chiudi, e lasciali Senza rimoverli Sino al crepuscolo, Che in ciel chiarì. Allora mutali, Rinzuppa i Buccheri: L’istessa istoria Fa per due dì.
Assaggia, Niside, E dir poi sappimi Se cosa simile Fu mai quaggiù. Non senti serpere Per ogni arteria Un’aura gelida Nel tirar su?
Un’aura gelida, Che ti rattempera Entro ogni tunica L’acceso umor: Un’aura florida, Un’aura vivida, Che corre e penetra In mezzo al cor?
E quel che gèmevi Bollente e fervido Sangue diabolico, Che in fiamma va, Dalla canicola, Che al sol sposatasi, Con sordi fulmini I fuochi or fa,
Dall’arso concavo Di quel ventricolo Sì fresco e placido Fa zampillar, Che i vivi mantici, Che se ne gonfiano, In lieti cantici Fa risonar.
E in quel che circola, E verso il celabro Di mille valvole Scala si fa, Tosto ch’ei giùgnevi, Oh come irroralo, Come profumalo Di qua, di là!
Oh di che amabili Sogni fecondalo! Quai specie dèstavi Nel cupo orror! Tanto che l’anima, Che dorme e vigila, Vede spettacoli D’alto stupor.
Cervetti e daini Baciarsi, e pascere, E spesso correre, E saltellar. Verdi canarie, Lattate tortori Cantare, e gemere, svolazzar.
Polle freddissime, Che d’alto spiombansi, E rotte in polvere Velando il sol, Del temerario Ardire il premio E di bell’iride Fregiarsi a vol.
In regie camere Su ricche tavole Superbi Buccheri Di raro odor; E vasi, e statue, E scarabattoli, Adorni e gravidi Di gran tesor.
Donne d’Iberia Su stuoie nobili In giro assisesi Sorbir gran giel: E di brittanniche, Che si trastullano Tra latti e zuccheri, Un bel drappel.
Donzelle belgiche, Che d’amor tepide, Di fior sospirano Ornarsi il crin: E agli occhi languidi Fan degna vittima, D’ogni garofano, Anche ’l più fin.
Ninfe sul Lazio, Che d’ambra un alito A bei deliqui Spesso ordinò: Di Senna amazoni, Ch’amino o fingano, In gonna domano, Chi altrui domò.
Che dici, Niside? Or non dilèttati Foggia sì comoda Di vïaggiar? Costumi e popoli Con così facile E nuova pratica Notomizar?
Com’è possibile, Che ’l tuo bel genio Non ti solleciti La bella man? Niside, credimi, Della bell’opera Il breve tedio Non sarà in van.
Ma se godertela Vuoi nel suo florido, Fa’ che rinnovila Ogni tre dì. Fragranza efimera, Di secco e d’umido, Senz’altro glutine, Presto svanì. |
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