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Lorenzo Magalotti Lettere odorose IntraText CT - Lettura del testo |
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BUCCHERI NERI
Buccheretti rilucenti, Di rugiade tutti armati, Che nascosi in questo cocco, Da’ suoi fori per balocco Saettate i dì più ardenti Di be’ dardi profumati.
Voi con forme ingiuriose Fango vil chiaman gli sciocchi, Che sol quello che riluce Chiaman gemma, perché ha luce Che li abbaglia, e delle cose Il valor pesan con gli occhi.
Se v’è ignoto l’esser vostro, Date mente alle mie rime, Or che ferve alto pensiero Nell’onor del vostro nero Di dar luce a questo inchiostro, Perché Italia un dì l’estime.
Presso al balzo d’Occidente Già la Notte s’appressava, Quando addietro il guardo gira, Ed attonita rimira Lei, che latta il sol nascente, Che in bel pianto si stemprava.
Alle stille dolci e chiare Sonnacchiosa ogni conchiglia Si riscuote, e ardita, e franca Vien a galla, e si spalanca Sopra l’acque di quel mare, Che la spiaggia ha più vermiglia.
Né sì tosto il ricco pianto Vien lambito e poi sepolto Nel lor seno rilucente, Che in brev’ora, o di repente, Qual se fosse per incanto, Di liquore in perla è volto.
Ecco all’aura che risuona Alte prore impennar l’ali, E guerrieri e gran regnanti Trarre in folla, e de’ bei pianti Gareggiare in far corona Alle tempie trionfali.
«Vanerella (dice allora Sorridendo in sé la Diva) E più vani quei che tanto Si fan belli del tuo pianto; Quasi al pianto dell’aurora L’esser lieto omai s’ascriva».
Detto appena, le mammelle Colle dita ebano vero Del più bruno e più lucente, Così un poco gentilmente Si comprime, e sì da quelle Spiccia un latte nero nero.
E però ch’assaporato Un liquore in gielo stretto Poco dianzi avea la Dea, Che di sete tutta ardea, Era il latte profumato, Che d’ambrosia era il sorbetto.
Preso appunto avea ’l pendìo Il bel carro azzurro e oro, Ver le rive di Panama, Ove spesso avida brama Tragge altrui dal suol natìo, O per gloria o per tesoro.
Sopra ’l suolo avventurato, Dall’aurette mattutine, Che lasciavano il riposo, Cade il latte tenebroso Dibattuto e sparpagliato Qual rugiada fine fine.
Già la spiaggia, che fu arena, È nerissima vernice Rilucente, odorosetta; Ogni fiore è mammoletta: L’aria intorno è d’odor piena, Saluberrima e felice.
Lieta allor la Notte e altera Grida all’Alba, che in quel punto Sopra parto si morìa: «Oh qual gloria un giorno fia Di quest’ombra fosca e nera, Che i tuoi chiari ha già raggiunto!
Di tue perle s’incorona, Chi più s’erge e più combatte: La mia terra sarà pregio D’umiltà di spirto egregio: Vedrà ’l mondo al paragone Le tue lacrime e ’l mio latte». |
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