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Sebastiano Satta
Canti

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  • CANTI BARBARICINI
    • ICNUSIE
      • L’ALTERNOS
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ICNUSIE

L’ALTERNOS

Sui campi di Tiesi, in un’alba del Giugno 1796

 

All’alba — il carro d’oro per la via

Lattea scendeva, e un’aquila garria

Fu visto — o fato! — Don Giovan Maria,

Il ribelle Alternos, qui cavalcare.

 

L’alto suo sogno, grave di avvenire,

L’impeto fatto di speranze e d’ire,

La forza di chi sorse a maledire

Egli vide dal sommo ruinare.

 

Errava triste e solo. Per il piano

Fuggiangli l’occhio e l’anima lontano:

Ché ancor vedeva quel suo sogno, invano,

Sui boschi, dietro i monti, balenare.

 

I monti della patria! Come veli

Di ninfe si svolgevano nei cieli

Le nubi antelucane: gli asfodeli

Svettavano al chiaror crepuscolare.

 

Or nella gloria di sue rosse aurore,

Cinto di lampi si levava il cuore,

Anelando. Or non più, dentro il fragore

Dell’armi, l’inno, soffio aquilonare!

 

Non dal pulpito più prete Muroni

Legato ha il suo ronzino agli arpïoni,

E polveroso è ancora, e con gli sproni

Rugge sui vili, ché non sa pregare.

 

Non più nel solco del mattino d’oro

Le urgenti turbe! O verde Logudoro,

Di che fiamme avvolgesti il nobil coro,

In ogni ovile e in ogni casolare!

 

Non più veglie animose fra le gole

Dei salti, e vaste fronti aperte al sole,

Non nei consigli più sensi e parole

Ardenti come fiamma sull’altare.

 

Ma non questo ribelle alla tempesta,

Se pur stride nel cielo la funesta

Ora dei vinti, la pensosa testa

Sconsacrata saprà, vinto, piegare.

 

Solo a te, Sarda Terra, come a madre

Egli piega! Le sue vindici squadre

Egli seppe per te scioglier dalle adre

Glebe, e agitarle come nembo il mare.

 

Tutto fu vano! Oh voci dell’avita

Casa deserta! Oh fiori della vita

Deserta, o figlie! Oh compagnia romita

Dei padri sardi intorno al focolare!

 

Or l’anima solinga sotto i grigi

Cieli vede l’esilio di Parigi;

Prone le turbe vede, e sui fastigi

Dei monti scender l’ombra secolare.




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