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Sebastiano Satta
Canti

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      • I MORTI DI BUGGERRU
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I MORTI DI BUGGERRU

 

Novembre, non agli orti

Tuoi chiederemo i fiori

Per ghirlandare questi nostri morti.

 

Noi coglieremo fiori di bufera

Lungo il sonante mare.

Li copriremo d’elce,

Li cingeremo di selvaggio ulivo,

E con fiori di sole, o Primavera!

 

Ché non son morti. Nell’ignava fossa

Non posan essi verdi azzurri stanchi

Cadaveri… Ma vanno

Oltre letée fiumane, sul profondo

Cuor della terra, e scavano

Ancora. Van tra il rombo di altre mine

Per altre vie. Su loro

È il festoso scrosciar delle acque e il coro

Delle selve, divino. Ardon le lampane

Pari ad astri non mai prima veduti.

 

E a loro innanzi fuggono gli impuri

Spiriti della tenebra, gli oscuri

Spiriti della terra: Avanti, neri

Compagni mal sepolti! Oltre il sepolcro,

Giù! oltre la radice aspra dei monti,

Oltre l’alvo sereno delle fonti,

Oltre ogni umana mole,

Oltre ogni sogno infranto,

Oltre la terra che matura al sole

La sua messe di pianto

 

Sardegna! dolce madre taciturna,

Non mai sangue più puro

E innocente di questo ti bruciò

Il core — E tanto ne stillò dall’urna

Della morte! — Pastore,

Re del silenzio, — sul tuo sogno immobile

Passan le rosse nuvole,

Passano i venti sul tuo chiuso cuore

Ascolti? Il tuo silenzio

Vinto è dai colpi dei vendicatori:

E già sulla collina

Bela e svaria la mandra,

E canta la calandra

Ché l’aurora è vicina.

Uomo, che pieghi i tralci

Per la vendemmia altrui,

Al fuoco che sotterra arde, dai grappoli

Gemerà vino d’allegrezza eterna!

 

Uomo, che segni sotto i cieli vasti

Piccolo i brevi solchi,

Ed è pur grande quella tua fatica!

Altri vomeri squarciano l’antica

Terra e l’aran, non visti, altri bifolchi.

Le piccozze son vomeri ben forti,

Ogni zolla è già gravida di un’alta

Promessa, e fiorirà

Una messe di gioia e di bontà.

 

L’allodola già canta sull’altura:

Preparate le falci,

E dite il canto della mietitura!




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