Novembre, non agli orti
Tuoi chiederemo i fiori
Per ghirlandare questi nostri morti.
Noi coglieremo fiori di bufera
Lungo il sonante mare.
Li copriremo d’elce,
Li cingeremo di selvaggio ulivo,
E con fiori di sole, o Primavera!
Ché non son morti. Nell’ignava fossa
Non posan essi verdi azzurri stanchi
Cadaveri… Ma vanno
Oltre letée fiumane, sul profondo
Cuor della terra, e scavano
Ancora. Van tra il rombo di altre mine
Per altre vie. Su loro
È il festoso scrosciar delle acque e il coro
Delle selve, divino. Ardon le lampane
Pari ad astri non mai prima veduti.
E a loro innanzi fuggono gli impuri
Spiriti della tenebra, gli oscuri
Spiriti della terra: Avanti, neri
Compagni mal sepolti! Oltre il sepolcro,
Giù! oltre la radice aspra dei monti,
Oltre l’alvo sereno delle fonti,
Oltre ogni umana mole,
Oltre ogni sogno infranto,
Oltre la terra che matura al sole
La sua messe di pianto…
Sardegna! dolce madre taciturna,
Non mai sangue più puro
E innocente di questo ti bruciò
Il core — E tanto ne stillò dall’urna
Della morte! — Pastore,
Re del silenzio, — sul tuo sogno immobile
Passan le rosse nuvole,
Passano i venti sul tuo chiuso cuore —
Ascolti? Il tuo silenzio
Vinto è dai colpi dei vendicatori:
E già sulla collina
Bela e svaria la mandra,
E canta la calandra
Ché l’aurora è vicina.
Uomo, che pieghi i tralci
Per la vendemmia altrui,
Al fuoco che sotterra arde, dai grappoli
Gemerà vino d’allegrezza eterna!
Uomo, che segni sotto i cieli vasti
Piccolo i brevi solchi,
Ed è pur grande quella tua fatica!
Altri vomeri squarciano l’antica
Terra e l’aran, non visti, altri bifolchi.
Le piccozze son vomeri ben forti,
Ogni zolla è già gravida di un’alta
Promessa, e fiorirà
Una messe di gioia e di bontà.
L’allodola già canta sull’altura:
Preparate le falci,
E dite il canto della mietitura!
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