No, tu non hai paura
Della loro galera.
Essi vanno nell’ombra della sera
Tra larve e mostri, e tu guardi all’aurora.
Coronata di rose la tua prora
Varca con te, non vinto, alla promessa
Isola di Fortuna.
Chi darà vita al nostro sogno, grande
Come il cielo? Chi ai pallidi profeti
Ombreggerà la fronte di ghirlande?
Ah! non Tartufo giudice, e non Ponzio
Pilato in tocco, e non Perrin Dandin
O sua Eccellenza Càifas daranno
Fiori ai fatali araldi.
O anime tementi, onesti gufi
Appollajati fra le crepe e i tufi
Della Legge, voi quando in cittadine
Rabbie latrò la fame e negli spazzi
E per le vie rombò negra la piena
Del dolore, e gocciò su li arsi sassi
Il sangue, ben voi dietro le cortine
Con le mani agli orecchi, scialbi e pazzi
Di terrore, agognaste questa bianca
Ora della vendetta.
Sì, quest’ora.
Ecco dite: — O benedetta
Pace tornata al desco cristïano.
Madama or potrà accedere all’argentea
Sea sicura, e i figlioli dalle suore
Avran bocche di dama e gelsomini;
E dormiremo placidi, nei letti
Presidïati dalle zanzariere
E dalla legge. Or morda la canea
Il ferro delle gabbie.
Ai rosei pesciaioli e ai macellari
Nitidi, oggi è dovuto questo omaggio;
E in dolce vassallaggio
A Sua Eccellenza gialla
Questo dono è dovuto.
Uomo che mai non ridi
Padre di tutti noi,
Noi gonzi, figli tuoi,
Ti offriam questo canestro
Di frutta settembrine:
Son pigne porporine
Tinte di sangue nero,
Anni di tristi pene
E mesi di silenzio,
Intrecciati con poma aspre di assenzio,
Groppi di corda e serti di catene. —
O fratelli, evoé! Fratelli, gloria!
È redenta la terra
Che fu trista nei secoli:
E degli onesti gufi è la vittoria!
E raca a te che al vino
Nostro mescesti il fiele,
O figlio di Caino.
O come dolce trilla e dolce squilla
Dalla lontana Nurra
Alla Barbagia azzurra,
Dalla Trexenta all’alida Marmilla,
Il nuovo idillio! E pace, o minatori
Di Buggerru, e voi, gobbi mietitori
Del Campidano; e pace, o voi pastori
Delle rupi! Venite alle fontane:
Lasciatevi cadere
Dagli artigli le pietre.
Eccovi il vino e il pane:
I cantori e le cetre
Preludiano alla danza.
O sogni, o primavera
Di serenanti giorni,
Se mai non torni, se più mai non torni
Ad assillarci questo
Avanzo di galera.
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