Gonari, il monte, avea la benda oscura,
E Lia fuggì col suo nato innocente.
L’accompagnò la rabbia di sua madre,
La maledizione di suo padre,
Il riso e la bestemmia della gente:
Ma Lia si strinse al cuor la creatura,
E andò col suo peccato. Gli aratori
Aravano sereni al piano e al monte;
Incitavano i buoi: Boe montadì!
Dal piano rispondean: Boe porporì!
E nella rosea sera l’orizzonte
Palpitava di mugghi e di clamori.
— Uomini santi, la pietà d’un pane,
Ché non ha latte il cuoricino mio:
Pietà, uomini santi! — Ahi! che i bottoli
L’azzannaro, i fanciulli pe’ viottoli
La rincorsero, e gli uomini: Che Dio
Ti salvi! mormoraron, le lontane
Figlie pensando, e aperta la bisaccia
Presso il fuoco, con l’olio dell’olivo
Tinsero i pani d’orzo per la cena.
Ed ella se ne andò con la sua pena,
Riscaldando quel suo redo mal vivo
Col pianto che rigavale la faccia.
E cammina cammina, ecco le mandre,
Ecco i pastori vestiti di pelli
E fiamma, coi fucili e il manto nero:
E tanche inseminate e nel mistero
Del salto, stazzi fumidi ed agnelli,
E cani e greggi e voli di calandre.
Lia pregò: Miei pastori, sono sola
Su questa terra: mi è fuggito il latte
Pel patimento, e questo pegno fido
È come implume caduto dal nido,
Né so nutrirlo, ché ho le membra sfatte
Dal pianto. Son la cenere che vola.
Oh datemi ristoro, cristiani,
D’un po’ di latte, un sorso appena, un sorso
Per imboccare questo piccolino.
E se ciò non potete, ah! che il piccino
Succhi almen dalla pecora che il dorso
Ha spelato, ed è bolsa, o mandriani. —
Bofonchiaron gli anziani, i principali:
— Costei è figlia del demonio, e ci ha
Il malocchio che fa intristire i branchi:
Andiamo! — E dietro ai greggi neri e bianchi
Sparvero nella luminosità
Del mattino, coi lunghi pastorali.
E cammina cammina, ecco il villaggio,
Un abituro un uscio il focolare:
Presso la mola una giumenta sciolta
E redata, e una vecchia. — Se Dio molta
Pace vi dia, pregò dal limitare
La mesta, cui brillava in cuore un raggio,
Fate ch’io possa munger la giumenta
Per allattare questa malfatata
Creatura del mio seno. — Oh via, peccato
Mortale! — Ardea per tutto il vicinato
L’allegria del vin novo, e un’aura grata
Salia dei sanguinacci con la menta.
Andò per la montagna. Era la sera.
Il monte di Gonari avea il cappotto
Bigio. Tremava nel silenzio il bosco
Delle quercie, aspettando dal ciel fosco
La neve: intorno altre montagne e sotto,
Coi lentischi e col fiume, la brughiera.
Tornavano i pastori sui ronzini
Con gli agnelli all’arcione; i fanciulletti,
Passeri stormeggianti, dalle siepi
Cogliean le bacche rosse pe’ presepi;
Tornavan gli aratori, e nei boschetti
Accendevano i fuochi gli scorzini.
La neve venne a notte: cielo e terra
Si confuser fra loro, e forre e selve
Miagolaron al vento, al rude vento
Che corre tutta l’Isola, lamento,
Pianto di mari d’uomini di belve.
E Lia, la madre, sola, fra la guerra
Della terra e del cielo, aveva il ploro:
Un singulto di allodola ferita.
Cercò il dirupo — o mamma o mamma o mamma! —
Pur riscaldando con l’ultima fiamma
Di quella anima sua, della sua vita,
Il suo nato innocente, il suo tesoro.
Ma ecco giù dalla valle, tra gli aneli
Sospiri della macchia, alto uno scoppio
Salì di gioja: un volo di colombe
Sui risonanti vanni, e suoni e rombe
E squilli vivi di campane, il doppio
Di Natale, un immenso osanna ai cieli.
Ancora supplicò: — Vergine, giglio
Del cielo, in questa notte senza pene,
Voi allattaste il bambino Gesù;
Pietà, nostra Signora, io non ho più
Una goccia di sangue nelle vene
Per allattare l’innocente figlio
Del mio peccato! — Simili a viole
Rifiorironle i seni, e caldo e pieno
Il latte le salì. Con l’arancino
Manto, dal mare si levò il mattino,
E rise il sole: e dall’amato seno
Rise a sua madre il bambinello e al sole.
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