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Sebastiano Satta Canti IntraText CT - Lettura del testo |
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IL NATALE DI LAZZARO
I
Vedi è Natale: scende dai pertugi Del soffitto la luna e imperla un velo Sull’insonne occhio tuo. Negli stambugi, Se c’è la luna, vi si addoppia il gelo.
Odi? rombano, cantan con anelo Empito le campane, e tu trangugi Fiele, ed i tuoi pensier, neri segugi Arrandellati, abbaian contro il cielo.
Oh! D’april, quando è Pasqua, nel profondo Ciel v’arde fuoco, e sono pie le fonti, E vi ha di molta erbuccia e radichelle…
Ma a Natale hanno aguzzi rai le stelle; Son chiusi i cuori e son fredde le fronti, E muto e nero e senza sole è il mondo.
II
Tu ascolti e vedi in sogno. Ecco il fiorito Desco e, tra molto acciottolìo sonoro E canti, ecco il majal, di sacro alloro, Come un cesareo vate, redimito.
Borghesi e filistei parlan fra loro Di Gesù nato e sognano il convito Celeste… e mangian lenti, con decoro, Ché il cibo è assai, più assai che l’appetito.
Ma tu balzi fantasma, alto, ed ascolti Giù dall’abisso della via salire L’ululo estremo di cognati cuori….
Sovra le turbe passano bagliori Di nembo e tuoni, di corrucci e d’ire! Guardan dall’ombra disperati volti.
Dicembre 1903 Mattino |
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