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Sebastiano Satta Canti IntraText CT - Lettura del testo |
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IL PRESENTEPer le nozze di Emilio Sechi
Oh se fossi un pastore! Un re pastore Come quelli di Fonni che governano Greggie di agnelle innumeri: O se pur fossi come quel chiomato Patriarca d’Orgòsolo, padrone Di cento armati servi, Che nell’ottobre chiaro, quando scende Dal suo bel Sangiovanni al Tirso e al mare, Con le sue mandre, — giovanil corona Gli fanno i maschi figli — Campeggia tutta l’Isola, E l’urlìo dei mastini E degli agnelli il tremulo belìo, Copre il sonante fremito del mare.
Se pari a questi fossi, amico mio, Ecco, direi, ai miei servi pastori, Nove carri di lana caricate, Di lana matricina, Di quella bianca e pura come il fiore Del mandorlo, e tre velli Di montone, pur essi, molli e candidi, Come d’aprile i cumuli, E andate dall’amico del mio core, E ditegli: L’amico tuo, devoto Al buon costume antico, Ti manda questa lana e questi velli.
La lana per la rocca veneranda Della tua sposa bruna; Le pelli per i cari pargoletti Che vi nascano in pace ed in fortuna. Ma, fratello! passò Vasto l’incendio sul mio dolce ovile: E del mio lieto gregge di speranze Un agnello mi resta, Che fiero nutro con la madre cara, Vindice dell’infranto mio destino!
Pure ti posso offrire Un dono più soave, Un serto agresto Di motteti d’amore: Freschi fiori natii, Che udirono gli azzurri pigolii Dei nidi a primavera, Che sentirono i canti del pastore Lieti, se torni a sera al focolare, Dove la dolce sposa sta a ninnare. |
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