La Mozzoni pubblicò
questo «Appello» per una campagna di aiuti ai profughi russi antizaristi, tra i
quali si trovavano i marxisti Plekhanov e Vera Zassulitch, costretti ad
emigrare in seguito ad un'ondata di repressione antiliberale in Russia. La Mozzoni, attivissima in
questa campagna, invitò il Carducci ad aderirvi, come scriveva il Turati al
Colajanni nello stesso periodo. La solidarietà con le rivoluzionarie russe era
tradizionale fra le collaboratrici di «La donna», sulle cui colonne già E.
Napollon aveva commemorato la populista Jesse Hellfmann, condannata a morte
dallo zar.
Donne italiane! Vi ricordate di
30 anni fa? Quando il sospetto circolava per le vie e nelle case e quando una
picchiata di notte alla vostra porta vi faceva basire nel letto per paura della
polizia? Quando vi sussurravate l'una all'altra all'orecchio, l'arresto di
amici e parenti? E quando giungevano alle cantonate, con la faccia smorta e il
cuore gelato, le sentenze di morte, d'esilio e di deportazione, e vi trovavate
i nomi dei vostri cari?
Vi ricordate le ansie mortali
che provavate pei mariti, pei figli, per gli amici quando risapevate che
avevano varcato il confine?
Voi tiravate allora un gran
fiato, ma il vostro povero cuore non s'era ancora del tutto aperto, che
tornavate a sbigottire sotto nuovi e non meno tristi pensieri.
Quei fuggitivi non avevano
nulla, erano esposti alla fame, alla sete, al freddo, al caldo, essi avvezzi
bene, delicati - vinti, sconfitti, scorati, bisognosi di tutto, ignoti a tutti,
sospetti alle polizie, circondati da spie, considerati dagli sciocchi come
malfattori, dagli egoisti come persone da schivare per non compromettersi, dai
gaudenti come gente turbolenta, che amava pescare nel torbido, essi quegli
eletti che non si rassegnavano al male perché avevano un ideale nella mente e
il fuoco sacro nel cuore!
E intanto - pensavate - come
vivranno? Invano cercheranno lavoro, invano si rivolgeranno alla pietà -
costretti a diffidare di tutti, a vigilare gli atti e le parole che possono
nuocere ai fratelli rimasti in patria, affamati, laceri, smunti, sospettati ed
infelici, rimpiangeranno forse quei ferri che avrebbero diviso con altri eroi,
e quel patibolo sul quale avrebbero portato, fra le mortali ritrosie della
natura, il divino entusiasmo della grande idea per cui erano martiri. E in quei
tormentosi pensieri, martiri voi pure, attingevate una energia ed un odio per
la prepotenza, che nessuna moina di principe o d'arciduca poté domare mai.
Donne italiane! V'è un immenso
paese piú infelice ancora che non fosse l'Italia, dove il dispotismo è
barbaresco, dove la vita umana non conta, e dove l'eroismo della rivolta è pari
alla efferatezza della reazione.
Là si flagella, si tortura, si
uccide senza carità di sesso e di età. Là vecchi cadenti, giovani generosi,
fanciulle eroiche portano nella mente il divino ideale di una civiltà
umanitaria, e simili ai primi cristiani spregiatori di ogni bene che gioconda
la vita abbandonano gli agi, le ricchezze, la pace, il tepido ambiente della
famiglia e vivono fuor della legge, spirano sui patiboli, marciscono nelle
fortezze, sfilano ammanettati fra i ghiacci della Siberia, sono sepolti vivi
nelle miniere.
Molti riescono a porre il piede
in terra libera; ma come cervi inseguiti dai segugi, non possono posare il capo
mai. Sospettati dai governi, vessati dalle polizie, calunniati dagli ignoranti
e dai furbi, scansati paurosamente dai pusillanimi, odiati dai felici, quei
miseri perseguitati, affamati e bisognosi languono in un martirio non meno
crudele di quello al quale sono sfuggiti.
Il soccorso fraterno ha ormai
disseccato le vene - i bisogni enormi della lotta titanica esauriscono i mezzi
della rivoluzione e gli sconfitti, usciti dalle file dei combattenti, gemono
scorati e impotenti nella miseria, si uccidono per la disperazione, e taluno si
costituisce perfino alla polizia russa preferendo il violento e glorioso
martirio per mano del despota alla lenta agonia che li uccide nel corpo e
nell'anima in mezzo a liberi fratelli.
E intanto le loro madri, spose
ed amiche, impotenti ad aiutarli, tremanti della loro disperazione, si divorano
d'affanno e vi stendono le braccia implorando soccorso.
Donne italiane! Voi che
conosceste quei dolori - voi tremaste cosí pei vostri cari proscritti - voi
simpatizzerete con quelle nobili sventure - voi adotterete per vostri figli
quegli eroi infelici – voi penserete per essi - e le donne russe che piangono
presso i freddi focolari sui loro cari proscritti, sapranno che le sorelle
d'Italia raccolgono la loro pietosa eredità ed aprono loro la borsa ed il cuore
con la generosa simpatia che ispira la sventura e con l'omaggio riverente che è
dovuto al martirio.
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