Atto,  Scena

 1    II,  I  |   peggiore.~Simbolo. Che cosa di mal di ciò ne può avvenire?~
 2    II,  III|       felicitá mi dá presagio di mal piú acerbo; ché amandola
 3    II,  V  |      Flaminio. Mi doglio del tuo mal preso consiglio. Ecco, andrá
 4    II,  VI | Eufranone. V'ho detto quanto sia mal agiato di far questo.~Don
 5    II,  IX |      terra!~Leccardo. Al fin, il mal bisogna sapersi ché si possa
 6   III,  I  |      bene e male? ben a' buoni e mal a' cattivi? Or mentre ho
 7   III,  II |       morir una volta che sempre mal vivere. Ho passati tanti
 8   III,  IV |          Chiaretta. Starò dunque mal appresso te, che non mi
 9   III,  VII|    artifici.~Panimbolo. (Oh come mal si conoscono i cuori!).~
10    IV,  V  |        vita; ed io, che di tanto mal son caggione, vivo e ardisco
11    IV,  V  |         a me stesso e patisco il mal che ho fatto a me medesimo.
12    IV,  V  |      autor del malvaggio e da me mal preso consiglio; ed io piú
13    IV,  V  |        Padrone, non è stato cosí mal il mio consiglio come la
14    IV,  V  |   riuscita in nostro danno, e il mal sempre è andato crescendo
15    IV,  V  |     sempre è andato crescendo di mal in peggio; né la fortuna