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Giambattista Della Porta
Gli duoi fratelli rivali

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


abban-caric | carit-drizz | dubbi-innoc | inone-pace | pacif-rimir | rimor-tarda | tardi-zii

                                                         grassetto = Testo principale
     Atto,  Scena                                        grigio = Testo di commento
1 II, IX | impossibili far buon cuore e abbandonar l'impresa, e prender una 2 III, I | abbandonato dalla fortuna, non abbandonarmi ancor tu: fa' che se non 3 V, IV | ne volino via, e l'anima abbandonata non può soffrir il corpo, 4 III, XI | noi, ché scambievolmente abbassa l'uno e inalza l'altro.~ 5 V, IV | abbracciarvi.~Don Flaminio. Abbattuto dalla propria conscienza 6 III, XI | porterò alcuni de' suoi abbigliamenti e de' doni mandati.~Don 7 II, IX | manchi cosa alcuna, anzi sia abbondantissimo di robbe ben apparecchiate 8 V, IV | me l'avesti data. Vieni e abbraccia il tuo non occisore ma carissimo 9 V, IV | come posso morire se tengo abbracciata la vita? O cara vita mia, 10 III, IV | gustará ella quando staranno abbracciati insieme.~Chiaretta. E se 11 III, IV | Leccardo. E quando starò abbracciato con te, mi parrá di gustare 12 IV, VI | Eccomi, buttato in terra, abbraccio le tue ginocchia, ti porgo 13 III, XI | che mancò poco che non abissasse il mondo e sotterrasse lui 14 I, II | pensi. E se Leccardo, che abita in casa sua, n'avesse inteso 15 III, III | occhi vostri mirandola, l'abrusciarete.~Martebellonio. Dille ciò 16 V, II | maggiormente in amore? cosí abusate la mia amorevolezza?~Don 17 IV, II | presaggiva quanto ora m'accade, che passati quei furori 18 III, I | irreparabil danno e ne ponno accader molti disordini.~Panimbolo. 19 II, VI | mille volte prima che ciò m'accadesse. Voi altri signori ricchi 20 V, IV | minor stima aver quelle che accaggiono tra fratelli? e poi per 21 II, VI | qualche disgrazia non si accapassero, restasse la mia figliola 22 IV, VI | degnamente avevate operato di me, accecato da una nebbia di gelosia, 23 I, I | avenisse cosí di costei, si accenderebbe un odio maggiore fra noi 24 II, V | che pronto animo e con che accesa voglia volea sposarla allora 25 IV, VI | scagliò fuori faville tartaree accese nel piú basso baratro dell' 26 II, III | accettatelo come io ho accettata la sua persona.~Carizia. 27 II, I | grandissima allegrezza, accettate l'offerta; e si dice per 28 III, I | macchia nel suo onore, non m'accetterá per isposo.~Panimbolo. Gli 29 II, II | Se non che pregarla che m'accetti per sposo, pur se non sdegna 30 I, IV | disfido ad uccidersi meco: accettò l'invito, e perché avea 31 IV, III | pietra dove sei: ti vo' acciaccare i pidocchi su la testa.~ 32 IV, V | significar qualche sinistro accidente!~Leccardo. (Desia saper 33 V, IV | contrastar con gli inevitabili accidenti della fortuna? Vi prego 34 II, IX | mai.~Don Flaminio. Sto per accommodarmi la cappa sotto e sedermi 35 V, III | difficili e impossibili ad accommodarsi siano ridotti a cosí lieto 36 II, VII | tanto con le sue amiche che accommodò sé e Callidora. Or io, non 37 IV, VIII| come stanno; e volendole accomodare me l'accomodarò con le mani 38 V, II | tuo fratello, mi è paruto accomodarlo in tal modo.~Don Ignazio. 39 IV, VIII| volendole accomodare me l'accomodarò con le mani mie.~Birri. 40 IV, VIII| signor boia da me?~Birri. Accomodarti un poco la lattuchiglia 41 IV, VIII| scarpe che non stanno bene accomodate.~Leccardo. Il ringrazio 42 II, VI | dell'amore ecco la fede: accoppiamo gli animi come il parentado.~ 43 III, III | sudava sudor di morte; l'accoppiarò con costui di modo che l' 44 V, IV | degna coppia di sorelle si accoppino con degno paro di fratelli, 45 III, I | anzi il vostro zio, a por accordi fra voi. E al fin bisogna 46 II, I | farete che vostro fratello s'accorga che stiate innamorato di 47 II, IX | Venne un altro cuoco e s'accorge ch'avea buttato le testoline 48 I, II | ascoltare; e accioché non s'accorgesse di lei, il tolsi dalla sala 49 II, IX | di' su.~Leccardo.... Io mi accorgo che bugliva una gran caldaia 50 IV, V | Flaminio. (Col tardar piú m'accresce il sospetto).~Leccardo. 51 IV, VI | falsa defension di vera accusa! Te accesero fiamme amorose 52 IV, VII | che quella bocca che l'ave accusata, quella l'escusi. Usate 53 IV, V | sforzato con tanti comandi m'accusate contro ragione. Ma chi può 54 IV, VI | son quello che a torto ho accusato appo voi quella donna celeste, 55 IV, VI | mie orecchie con le tue accuse; gli occhi miei rivolgono 56 II, IX | la vita mi ferisci troppo acerbamente. Sai tu il nome del marito?~ 57 III, V | Flaminio. Perché?~Leccardo. L'aco era spuntato e avea la testa 58 V, III | restar vinto che vincere. Per acquistar una moglie perdernosi duo 59 III, I | qualsivoglia, purché rivale, per acquistarsi la donna amata: e negli 60 II, II | degno tesoro?~Simbolo. E che acquistate poi? l'amor d'una donna 61 V, II | l'affezion del mio zio e acquistato con ragioni dal padre e 62 II, II | potrá perdersi come nell'acquisto de degno tesoro?~Simbolo. 63 II, IX | il boia che venghi e gli adatti il capestro al collo; cosí 64 IV, IV | Petto mio, se ben per l'addietro sei stato bersaglio di tanti 65 III, II | Le principali gentildonne addobbano Carizia; e se negletta parea 66 I, III | Leccardo. Tu ti potresti addottorare. Ma per far maggior operazione 67 III, I | cosa.~Panimbolo. Perché addur tante téme o perigli contro 68 III, VII | Flaminio. Ma se vogliamo adeguar il fatto, bisogna che ambodoi 69 Pro | quarto atto, e se miri piú adentro, vedrai nascer peripezia 70 II, IX | con real magnificenza. Io adocchiai certe testoline di capretto, 71 III, XI | piú assai con chi l'hai tu adoperato.~Simbolo. Padrone, fate 72 III, II | ho rotta perché non mai l'adoprai.~Don Flaminio. In che cosa 73 II, II | momento gli occhi miei avidi e affamati, in cosí lungo digiuno, 74 IV, VI | piedi la cagion del tuo affanno: non chiedeperdono né 75 IV, V | speranze! Oh com'invan s'affatica chi vuol contrastar col 76 I, II | mezano del matrimonio e mi ci affatico molto per tôrmi da questo 77 II, VII | impossibile tanta manifattura: s'affaticò tanto con le sue amiche 78 I, II | Panimbolo. O Dio, non v'è stato affermato per tante bocche di persone 79 V, I | reggere e comandare a' suoi affetti lasci di reggere e comandar 80 II, VI | contentino prima, e poi affettuaremo il matrimonio.~Don Ignazio. 81 II, IV | per parlarmi e con tante affettuose parole, con tante lacrime 82 V, II | mi ho procacciato per l'affezion del mio zio e acquistato 83 IV, V | stesso? ché la coscienza afflige piú di quanti tormenti può 84 I, IV | solo l'ingozzava e potea affogarsi. O si morí di sete?~Martebellonio. 85 IV, V | morí prima della ferita. S'affoltavan i parenti per sovenirla; 86 I, I | non andava schivando gli affronti e i rivolgimenti de' tori, 87 I, II | ciò chiarirmi?~Panimbolo. Agevolissimamente: subbito che l'incontrate, 88 III, I | e per mezzo della notte agevolmente si può far veder una cosa 89 III, VII | mesi che me la godo a bell'aggio, né io son stato il primo 90 III, I | mondo oggi uomo che sia aggirato da vari pensieri come io. 91 III, I | fa creder tutta la bugia. Aggiungeremo che la povertá sia stata 92 I, II | alle pene ch'io patisco s'aggiungesse il sospetto di don Ignazio, 93 V, II | ricordo che alla vecchia tu aggiungi nuova offesa.~Don Flaminio. 94 II, VI | V'ho detto quanto sia mal agiato di far questo.~Don Ignazio. 95 V, I | giusto; e un cor turbato e agitato dall'ira non ascolta ragione.~ 96 IV, V | tu prestarmi consiglioagiuto.~Panimbolo. Voi che mi avete 97 | agl' 98 III, IV | o mio porchetto, o mia agnella, o mia capra!~Chiaretta. 99 IV, V | pietá! - Cosí morí com'un agnello, e rimase con la bocca un 100 IV, VI | fratello! Non so che nome potrá aguagliar l'opre tue, inumano, 101 III, II | Leccardo. Maggior danno fo a me aiutandovi.~Don Flaminio. Leccardo, 102 III, I | parli al parasito se vuol aiutarci.~Panimbolo. Bisogna far 103 III, III | Quando la fortuna vuol aiutare trova certe vie che non 104 II, IX | distribuire le robbe, fingendo aiutarli mi trametto e ne trabalzo 105 V, IV | figlia, ha commosso Iddio ad aiutarti: egli ne' secreti del tuo 106 III, I | Panimbolo. Il parasito potrá aiutarvi, che è portinaio della casa, 107 III, IV | faccia: triste noi se non ci aiutasse la natura!~Leccardo. Veramente 108 IV, V | Instupedí la povera figlia e aiutata dalla sua innocenza diceva: - 109 III, II | ingannerò di modo che mi aiuterá.~Don Flaminio. Lodo il consiglio: 110 III, IV | Tengo per fermo che non ti aiuteria, ché tu hai piú a caro un 111 III, IV | quello?~Leccardo. Cosí Dio m'aiuti!~Chiaretta. Tengo per fermo 112 II, III | voi come in suo proprio albergo: meriti ordinari si possono 113 II, IV | amato cosí ardentemente come Aldonzina sua figlia; ché se ben ho 114 I, IV | Leccardo. Come? gli attaccate l'ale dietro per farlo volar nel 115 IV, VI | Tesifone tenne l'esca, Aletto il focile, Megera percosse 116 V, IV | vita, per ciò non sento allargar il cappio e sono appicato 117 I, III | Oggi, perché stava un poco allegretta, lodava la sua bellezza; 118 V, III | tu pacifichi i fratelli, allegri il zio, dái dolcezza non 119 I, IV | intendi se la carne è ben allessa. Che téma ho io del sole? 120 I, IV | franzese, un petto di vitella allesso, e bevuto cosí alto alto 121 V, II | cambio rendete a chi ve ha allevati e nodriti come padre? non 122 IV, VI | indietro, non mi toccare, allontana da me le tue mani profane, 123 IV, VIII| darrò delle pugna.~Leccardo. Almanco dite a' confrati, che m' 124 V, IV | generositá d'animo, eguale all'alte sue virtú, offerendomi in 125 III, XI | montagne che cascono dagli altissimi vòlti della terra, che mancò 126 II, I | con Panimbolo, il quale altresí mi dimandò di voi; e pregandolo 127 | altrove 128 | altrui 129 III, IV | vedessi la mattina quando s'alzano da letto, diresti altrimente. 130 V, I | non, i piedi.~Eufranone. Alzatevi, signor don Flaminio, ché 131 II, II | reale animo come costei, amando, amano insino alla morte.~ 132 III, VII | come me ne rallegro io, amandoci cosí reciprocamente come 133 II, III | presagio di mal piú acerbo; ché amandola non riamato, quanto l'amarò 134 V, IV | che questi felici sposi e amanti dopo tanti travagli colgano 135 III, XI | conto che dell'erbe fetide e amare che serveno per le medicine, 136 IV, V | averlo saputo; ma va' meno amareggiarlo al possibile).~Don Flaminio. 137 I, III | vernaccia di Paula o di vin d'amarene.~Leccardo. Tu ti potresti 138 II, IV | piovere dal volto tempesta di amarissime lacrime; credete a quei 139 IV, IV | respira e scaccia da te tanta amaritudine. Or andiamo a tôr il possesso 140 V, IV | negli amori gran pene e amaritudini si soffriscono, ma quelle 141 II, IX | sforzo se posso indurla ad amarmi; e quando non mi riuscirá, 142 II, III | amandola non riamato, quanto l'amarò riamato? piú m'infiammarò 143 II, III | me stessa.~Don Ignazio. Amatemi come amo voi.~Carizia. Troppo 144 IV, VI | e che figlia! quella ch'amava piú che l'anima sua, a cui 145 V, III | vuol ragione.~Polisena. Se amavate Carizia, com'or amate Calidora?~ 146 V, III | Polisena. Io sto in mezzo ad ambidoi, e l'uno non può ferir l' 147 I, III | Leccardo. Ma che muschio, che ambra, che aromati preziosi odorano 148 II, III | allora faremo contesa chi amerá piú di noi, ed io dalla 149 I, I | fratello, ché non s'imagini che ami costei, lo fo trattar matrimonio 150 III, VII | cosí reciprocamente come ci amiamo.~Panimbolo. (Mentite per 151 V, III | è debito di ragione che amiate ancora la lor madre, la 152 II, VII | affaticò tanto con le sue amiche che accommodò sé e Callidora. 153 Pro | la sua modestia, come or amichevolmente qui vi ammonisce, fará conoscer 154 II, IX | rimovermi da bella impresa, ammazzami prima. Io non vo' andar 155 I, IV | viva ed era suo ufficio ammazzar le genti con la falce. Ritrovandomi 156 I, I | tra noi tal sdegno che ci ammazzaremmo senz'alcuna pietade.~Simbolo. 157 I, I | era che ogniuno mirava e ammirava una mai piú udita leggiadria. 158 II, VI | vita. Però lo priego ad ammogliarsi con le sue pari e lasciar 159 V, II | di don Flaminio l'avete ammogliato con l'altra sorella.~Don 160 I, III | mostrano cosí ritrose: si ammorbiderá ben . Ma abbi pazienza, 161 I, I | cavalcare e sopra tutto nell'amoreggiare, ché ogniun di noi ha fatto 162 V, IV | io mi sia: allegro dell'amorevol fratellanza, ripieno d'ineffabil 163 V, IV | data occasione di turbar un'amorevolissima fratellanza di duo valorosi 164 V, III | voi prima mi chiedesti amorevolmente la mia figliola per isposa. 165 V, IV | i primi fiori d'ogni mio amoroso pensiero.~Don Ignazio. Deh! 166 | anco 167 V, III | promettete tanto di me, ché ancorch'io volessi non potrei.~Polisena. 168 I, II | meco a casa, cenammo e ce n'andammo a letto e raggionammo d' 169 I, III | le regole della medicina. Andamo a medicar presto, ché m' 170 II, IV | forsi la casa in ordine; e andando cosí all'improviso, forsi 171 III, VI | parte ch'avesse differito l'andare a Tricarico per quel giorno.~ 172 III, I | apparenza di notte, non so come andarebbe la cosa.~Panimbolo. Perché 173 II, IV | prima, verrò a trovarvi e vi andaremo insieme.~Don Ignazio. Noi 174 II, IV | dissi ch'arebbe sfugito d'andarvi? abbiam vinto).~Don Ignazio. 175 I, IV | Leccardo. Non saria meglio che andassimo a bere due voltarelle per 176 I, IV | Leccardo. Tutta l'istoria è andata bene; ma ve sète smenticato 177 I, I | meraviglie, ch'io non solo non andava schivando gli affronti e 178 I, I | colpi de' tori alcuni ne andavano vòti d'effetto; ma quelli 179 IV, II | piena di gridi e di romore. Andiamocene, se non volete ancor rallegrar 180 II, IV | fermati i capitoli purché l'andiate a sposar per questa sera.~ 181 I, IV | si desse in terra, se ne andrebbe fin al centro del mondo.~ 182 I, I | giovanette», ché non dico due angiolette? Elle parvero un folgore 183 III, XI | Veramente la femina è un pessimo animale e da non fidarsene punto. 184 I, III | anima.~Panimbolo. Con certe animelle di vitellucce ti riporrò 185 V, I | infermo d'amore e la ragione annebbiata da furori, i loro errori 186 III, I | Eccolo, ma con una ciera annunziatrice di cattive novelle.~ ~ ~ ~ 187 IV, II | pregai io, allor che tanto ansiosamente m'era chiesta dalla vostra 188 V, I | Della Porta è famosa per antica gloria d'uomini illustri, 189 III, VIII| veggendo che la nostra casa anticamente cosí nobile e ricca per 190 Pro | e le moto, ché se gli antichi consumavano venti scene 191 Pro | quel segno dove tutta l'antichitá fece bersaglio.~Or questo 192 IV, VII | vostro servo di casa, m'aperse la porta di notte;...~Eufranone. 193 V, IV | corpo per i meati troppo aperti per lo caldo dell'allegrezza, 194 V, IV | le mie pazzie vi hanno aperto un largo campo di esercitar 195 III, XI | nasconderle ché piú non appaiano.~Don Ignazio. Veramente 196 I, IV | Leccardo. Dovete tener l'appalto con i ferrari dell'acciaio 197 II, II | splendor d'oro o di gioie le appanne gli occhi; né col mostrarvi 198 III, II | presenti sontuosissimi; or s'apparecchia un banchetto di rari che 199 IV, VII | Oh che bel letto che ti apparecchiai! l'arca e la sepultura. 200 II, IX | abbondantissimo di robbe ben apparecchiate e condite e poste a tempo 201 I, III | collazione; tratanto che sia apparecchiato, serò teco, ché vo per un 202 I, I | combattimento era nello steccato apparente e un altro invisibile nel 203 II, VI | sue pari e lasciar che noi apparentiamo fra' nostri.~Don Ignazio. 204 V, III | Don Ignazio. Di grazia appartatevi, madre, ché per téma d'offender 205 IV, VIII| tanta fretta?~Birri. Ti vol appicar caldo caldo.~Leccardo. Che 206 IV, VIII| sempre di fame; ma se volete appicarmi, fatemi mangiar prima, ché 207 V, IV | allargar il cappio e sono appicato senza essere stato appiccato. 208 III, II | sodisfazione.~Leccardo. Piú tosto m'appiccherei. Mai feci l'amor se non 209 III, I | di paura: non so a qual appigliarmi. Perché essendomi forzato 210 III, IV | innamorar di me?~Leccardo. T'apponesti. Hai certi labruzzi scarlatini 211 III, V | veggiamo a punto. Leccardo, hai appontato con la fantesca?~Leccardo. 212 IV, IV | ogni indugio mi potrebbe apportar danno.~Panimbolo. Ecco s' 213 I, IV | Martebellonio. Il ber ti apportarebbe sonno, ed io non te la ridirei 214 V, III | poiché in cambio di doti apportate a' vostri sposi scandalo 215 II, IX | Don Flaminio. E la mia ti apporterá grande utile.~Leccardo. 216 III, V | lei.~Don Flaminio. Che m'apporti?~Leccardo. Le vesti, le 217 IV, VII | Onoratissimo Eufranone, ve si appresenta innanzi il reo di tanti 218 III, I | fratello rifiuterá la sposa, vi appresentarete col prete e la sposarete.~ 219 III, II | la mano alla chiave per aprir la porta. Basta: l'ingannerò 220 III, II | che la notte che viene mi aprissi la porta di sua casa e mi 221 III, I | che schiva i pericoli, che aprono la via all'onore: temendo 222 V, III | un'altra volta Carizia, e aran pur lieto fine le mie disperate 223 III, II | di spade, di picche, di archibuggi e di artegliarie; ed io 224 I, IV | pugnali, quattro ballotte di archibuggio in cambio d'ulive, due balle 225 IV, IV | mausoleo alla fraude, un arco trionfale alla bugia, un 226 II, III | volto? Ahi, ché se prima ardea, or tutto avampo: ché per 227 I, II | di spirito cosí eccelso e ardente, ogni gran cosa vi devrebbe 228 IV, IV | Don Ignazio è di spiriti ardenti: non ará indugiato fin adesso 229 V, IV | piedi, quale, spinto da un ardentissimo amore e gelosia, con falsa 230 III, I | cavalieri onorati? Mio fratello arderá di sdegno contro di me e 231 I, I | quale ogni mio spirito dovea arderne crudelissimamente, pur non 232 V, IV | la vostra virtute. Io non ardirei cercarvi perdono se Amore 233 III, VII | fusse altro che voi, ch'ardisse dirme questo, lo mentirei 234 III, I | Don Flaminio. Se ben è ardito ma pericoloso il consiglio 235 II, IX | son caldi per natura e che arebbono fatto male al fegato.~Don 236 III, V | sarebbe piaciuta. Non solo aremo da Chiaretta quanto vogliamo; 237 I, I | fidate de me de danari, argenti e gioie, e non potete fidar 238 Pro | in vece di prologo, ché l'argomento della favola lo vedrete 239 III, V | Da cosí buona fortuna fo argumento che la cosa riuscirá assai 240 I, III | fusse stato un ballone me aría fatto balzar per l'aria, 241 III, XI | poiché nel nascer mio v'armaste di cosí funesti e miserabili 242 III, X | una compagnia d'uomini d'arme.~Don Flaminio. E tu dove 243 I, III | muschio, che ambra, che aromati preziosi odorano piú di 244 I, III | fuorché questa basta a farlo arrabbiare).~Leccardo.... È forse che 245 I, IV | tre volte per la testa e l'arrandello nel cielo. Marte, che sta 246 V, III | Eufranone. O moglie cara, tu arrechi in un tempo nuove dolcezze 247 II, VI | coloro che s'han voluto arricchire con le doti delle mogli. 248 IV, VIII| devono cercar me. Chi si arrischia a molti perigli, sempre 249 IV, V | aperta com'un porchetto che s'arroste al foco. Ancor morta par 250 III, II | picche, di archibuggi e di artegliarie; ed io per gran prezzo 251 III, IV | buon naturale e il piglia artificiale, non può parer bella. Ma 252 I, IV | cambio d'ulive, due balle d'artigliaria in pezzi con la salsa, un 253 IV, VIII| lo polmone, e quello che ascenderá su mi confortará la bocca 254 IV, VIII| cro cro, la bocca mi sta asciutta, la lingua mi si è attaccata 255 IV, V | ché or mi stanno gli occhi asciutti come un corno.~Don Flaminio. ( 256 I, I | esser tutto orecchie per ascoltarla: in somma tutti i suoi movimenti 257 IV, II | con che rabbiosa pacienza ascoltava; e con gli occhi lampeggianti 258 I, IV | va' e t'appicca.~Leccardo. Ascolterò.~Martebellonio.... Ella 259 V, III | lasciate il furor e l'armi e ascoltiate quello che son per dirvi.~ 260 III, VII | Don Flaminio. Farò che ascoltiati da molti il medesimo.~Don 261 III, XI | don Flaminio, Carizia v'aspetta agli usati piaceri, e che 262 I, I | gli altri negozi, non l'aspettai.~Don Ignazio. Perché non 263 III, XI | doni mandati.~Don Ignazio. Aspettarò sin a domani. - Che dici, 264 III, XI | Leccardo. Serratevi dentro e aspettatemi un pochetto. - Capitano, 265 III, XI | del capitano, del suo non aspettato e fattoci beneficio?~Don 266 III, I | cuore? Voi per diverse vie aspirate alle nozze di Carizia: ella 267 IV, IV | gionto a quel segno ove solo aspirava il cor mio, non sento quell' 268 V, IV | gionto a quel segno dove aspiravano tutte le vostre speranze 269 I, II | chiarissime congetture ch'egli aspiri a posseder Carizia.~Don 270 I, II | sarebbono per me troppo aspre e insopportabili.~Panimbolo. 271 I, IV | aspetto assai torbido e aspro, e con ischernevoli parole 272 IV, VIII| gustarvi? o caneva, non assaggiarò piú i tuoi vini? Prego Iddio 273 II, VI | quanto con maggior violenza assale tanto piú tosto s'intepidisce.~ 274 I, I | accioché con maggior furia m'assalissero. Di quelli, molti ne destesi 275 I, III | innanzi: - Tu ridi e gli assassinati dalla tua bellezza piangono 276 IV, VIII| e non sciagurati che ti assassinino! Adio, galli d'India, caponi, 277 III, VI | Don Ignazio. Ah traditore, assassino!~Avanzino. In che vi ho 278 IV, VI | chiedo morte ordinaria, non assegno luoco alle ferite: ferite 279 II, III | miei, in cosí lungo digiuno assetati, nel convivio della sua 280 II, III | via, ed io mi sento piú assetato che mai; anzi mi par ch' 281 II, IX | Pignatazio.... Il nome s'assomigliava al spede o pignato, e però 282 I, IV | mangiano i giganti, e che vuole assuefarsi a mangiar carne umana e 283 III, I | Io molte volte dalli tuoi astuti inganni d'invecchiata prudenzia 284 IV, IV | poco l'ha giovato la sua astuzia, ché ha trovato chi ha saputo 285 III, IV | martello.~Leccardo. Sei piú atta a riceverlo che a darlo. - 286 IV, VIII| asciutta, la lingua mi si è attaccata al palato, il collo è fatto 287 I, IV | camera.~Leccardo. Come? gli attaccate l'ale dietro per farlo volar 288 II, IX | Comincia presto, che fai? Sto attaccato alla corda, non sentii mai 289 I, IV | cielo?~Martebellonio. L'attacco le lettere al collo con 290 III, VII | accorto che la gelosia li attaccò la lingua che non possea 291 III, XI | terremoto: son stato gran pezza attendendo se tremava la terra, però 292 III, X | per questa notte: or vo ad attenderle la promessa. Ma s'apre la 293 II, II | consentimento. Fratanto che attendete la risposta, potrete trattenervi 294 I, III | pensa con le sue bravate atterrire il mondo, e stima che tutte 295 I, IV | tardato un pochetto, ché ho atteso a certi dispacci.~Leccardo. 296 III, VII | presso, non starei cosí attonito.~Don Flaminio. Da un buon 297 II, IX | portato sempre questo sospetto attraversato nell'alma: e come il condennato 298 II, VII | Polisena. Se ben i padri s'attristano al nascer delle femine, 299 III, VI | S'io vedeva che voi vi attristavate per quell'indugio, io per 300 II, VII | che seco portano cattivo augurio di certa povertá e di poco 301 Pro | pascendosi di quella aura vilissima popolare, né intende 302 II, II | tenebre dell'aria, ecco l'aurora che precede la chiarezza 303 IV, V | Flaminio. Ahi, padre troppo austero e troppo nemico del suo 304 IV, V | Ahi, Panimbolo, tu fosti autor del malvaggio e da me mal 305 Pro | voi scemerete la fama dell'autore, la qual nasce da altri 306 IV, VII | divolgatosi il fatto per autorevoli bocche, le restituiate l' 307 II, III | se prima ardea, or tutto avampo: ché per non averla tanto 308 I, I | ancor venuta; ed io, per avanzar tempo per gli altri negozi, 309 II, III | mia parte non mi lasciarò avanzare da voi. Adio.~Don Ignazio. 310 III, VII | nobilissima; ma la sua nobiltá è avanzata di gran lunga dalla sua 311 I, IV | robbe; e perché ancora m'avanzava appetito e non avea che 312 IV, V | infinito dolore! Gli occhi, che avanzavan il sol di splendore, son 313 | avean 314 | avendoli 315 | avendolo 316 II, VI | poveri gentiluomini, non avendomo altro che l'onore, lo stimiamo 317 | avendone 318 | avendoti 319 | avendovi 320 I, I | innamorata all'altro. Il che s'avenisse cosí di costei, si accenderebbe 321 II, IX | sta allegro?~Panimbolo. Averá bevuto soverchio e sta ubbriaco.~ 322 | averne 323 II, VI | amicizia e di parentado, avertendovi di nuovo che non ho dote 324 IV, II | e quanto son dolente d'averti generata!~Simbolo. Non v' 325 III, II | benefattore.~Don Flaminio. Avèrti che avendomi a fidar di 326 I, I | un terreno iddio?~Simbolo Avertite che chi si dispone tôr moglie, 327 | avessero 328 | avesti 329 I, I | tôrla per moglie.~Simbolo Avetici molto ben pensato prima?~ 330 II, VII | Polisena. Perché siamo cosí avezzi alle sciagure che, volendoci 331 II, II | breve momento gli occhi miei avidi e affamati, in cosí lungo 332 II, IX | cosí di vile animo, non avilir e spaventar l'animo mio: 333 III, V | della fantesca, ché noi ti avisaremo di passo in passo quanto 334 II, IV | Flaminio. Essendovi, andrò ad avisarlo io prima, verrò a trovarvi 335 I, IV | Marte, avendo inteso gli avisi, spedisce le provisioni 336 | avrete 337 III, II | sapresti commandarmi, e avvengane quello che si voglia: sète 338 III, II | quello che non sará per avvenir mai.~Leccardo. Anzi sempre 339 II, I | cosa di mal di ciò ne può avvenire?~Don Ignazio. Son disposto 340 II, III | comandare, che mi terrei il piú avventurato uomo che viva, se fusse 341 I, I | e signori spagnuoli per avventurieri, tra' quali fu don Rodorigo 342 V, I | gli errori che per me son avvenuti, ché i fatti dell'onore 343 V, I | ristorerete in parte del danno avvenuto; e se la vostra famiglia 344 III, I | oprar bene, il quale si avvilisce nell'impossibile. Quando 345 Pro | spirito dell'anima che l'avviva e le moto, ché se gli 346 V, I | E voi sète giudice e non avvocato che debbiate escusarlo.~ 347 III, I | alcuna poco men che onesta azione, or facendo un cosí gran 348 I, II | cortigianucce di nulla ci siamo azzuffati insieme, pensa tu che farebbomo 349 IV, III | piú alta della torre di Babilonia.~Martebellonio. Tu sai che 350 V, III | schiodar l'arca; e mentre la baciava tutta, intesi che sotto 351 II, I | Flaminio vuol dargli la baia.~Don Ignazio. O Simbolo, 352 II, IX | crucifiggere è questo! Lassa le baie: di' quel ch'importa.~Leccardo. 353 I, IV | archibuggio in cambio d'ulive, due balle d'artigliaria in pezzi con 354 I, I | gentiluomini, e un sollenne ballo nella sala di Palazzo per 355 I, IV | punte di pugnali, quattro ballotte di archibuggio in cambio 356 III, V | fra' piedi quel capitano balordo, innamorato di Calidora, 357 I, III | un ballone me aría fatto balzar per l'aria, ingiuriandomi « 358 V, IV | miserabili fatiche e discoscese balze si perviene, volendo inferir 359 III, II | alla fame darò un perpetuo bando e mi prometto dovizia di 360 IV, VI | tartaree accese nel piú basso baratro dell'inferno. O notte, che 361 I, III | vecchi in casa c'hanno la barba bianca.~Leccardo. E per 362 V, III | rabbia piú convenevole a' barbari che a' vostri pari?~Don 363 V, IV | bisogna almeno bermi un barril di greco e quattro piatti 364 II, III | ch'abbia l'occhio alla mia bassa condizione. So che lo dite 365 II, VI | ho stimato sempre d'animi bassi e vili coloro che s'han 366 I, I | ricchezze ne ho tante che bastano per me e per lei. Or non 367 III, V | Flaminio. Hai scherzato a bastanza: non piú scherzi.~Leccardo. 368 V, II | altra sorella; ché niuna bastarebbe a farmi partir dal cuore 369 V, I | amore.~Eufranone. Se l'amor bastasse ad escusar un delitto, tutti 370 II, IV | Don Ignazio. Perché non basterei a contenere me stesso in 371 II, I | non farò io, ché non mi basteria il cuor mai.~Simbolo. Sará 372 IV, II | scompiglio. L'onda, che batte ne' scogli, si fa schiuma, 373 III, I | insieme.~Panimbolo. Noi lo battezaremo piú tosto un generoso inganno 374 Pers, 0(2)| l'eccezione dell'ultima battuta della scena seconda - in 375 III, I | Panimbolo.~ ~ ~Don Flaminio. Battuto da cosí crudel tempesta 376 III, IV | vòi esser mio marito, un becco.~Leccardo. E quando starò 377 II, VII | marito mio, che tu vogli cosí beffarmi e rallegrarmi con false 378 I, IV | con ischernevoli parole mi beffeggiava. La disfido ad uccidersi 379 IV, VII | le fece ascoltare. Oh che bei doni maritali che ti portai! 380 III, VII | quattro mesi che me la godo a bell'aggio, né io son stato il 381 III, II | oro mi sforza. Oh come son belli e lampanti! par che buttino 382 III, XI | Flaminio. Se ben è alquanto bellina, io non la teneva in tanto 383 III, II | una simia e pretende esser bellissima.~Don Flaminio. Bisogna tôr 384 | benché 385 II, VII | donna; e non m'accieca la benda del soverchio amore. Mai 386 IV, V | Somma, dove nasce quella benedetta lacrima che bevendola ti 387 II, I | Ignazio. O Simbolo, che sia tu benedetto mille volte, ch'avendomi 388 III, VII | caritá fraterna: che Dio lo benedica!).~Don Ignazio. Io per diligente 389 III, II | che si voglia: sète mio benefattore.~Don Flaminio. Avèrti che 390 III, I | sono volubili: con nuovi benefici cancellaremo la vecchia 391 I, I | son altro che miserabili beni di fortuna? L'onestá e gli 392 III, XI | servito da me?~Don Flaminio. Benissimo, meglio che s'io fussi stato 393 I, IV | narrare?~Martebellonio. Il ber ti apportarebbe sonno, ed 394 V, IV | di fiato, bisogna almeno bermi un barril di greco e quattro 395 V, IV | a quel desiato segno che bersagliò da principio! Oh come ottimamente 396 I, IV | a mangiar carne umana e bersi il sangue de' suoi nemici. 397 Pro | come il mondo dal vostro bestial giudicio graduasse gli onori 398 I, IV | di sete?~Martebellonio. Bevé un canchero che ti mangia!~ 399 IV, V | quella benedetta lacrima che bevendola ti fa lacrimare, acciò bevendone 400 IV, V | bevendola ti fa lacrimare, acciò bevendone assai possa lacrimar tanto 401 IV, VIII| boia!~Leccardo. Nuova di beveraggio: che vuol il signor boia 402 II, III | della sua vista se l'han bevuta di sorte che son tutto ebro 403 III, IV | volto una bottega intiera di biacche, di solimati, di litargiri, 404 IV, VI | vo' che sopravivi al tuo biasmevole e infame atto, vo' che venghi 405 IV, VI | contrario alla voluntá, purga il biasmo di chi il commette.~Don 406 III, IV | ché tu hai piú a caro un bicchier di vino che quante donne 407 I, III | insalatuccia, una minestra de bietole come fusse bue? bel pasto 408 II, IX | Dio, e non mi tener piú in bilancia: parla.~Leccardo. Ho tanto 409 II, II | matura, sotto quel capel biondo saper canuto, sotto quel 410 I, III | per far maggior operazione bisognarebbe che i liquori fusser vecchi.~ 411 IV, V | maggior pena che la morte: bisognaria che morisse d'una morte 412 II, VIII| per lo banchetto e altri bisogni: che spendiate largamente 413 I, II | Flaminio. Ad un povero e bisognoso come io, ogni piccola cosa 414 IV, III | Martebellonio. Or mira che bizzari incontri vengon al mio fantastico 415 I, III | por innanzi alla mia fame bizzarra!...~Panimbolo. (Ogni sua 416 Pro | cosa: - Questa parola non è boccaccevole, questo si potea dir meglio 417 Pro | questo è altro che parole del Boccaccio o regole di Aristotele, 418 III, IV | come un prosciutto, una bocchina uscita in fuori com'un porchetto, 419 IV, III | non sai sbudellar se non borse.~Martebellonio. Ah, poltronaccio, 420 III, IV | tal volta sul volto una bottega intiera di biacche, di solimati, 421 V, IV | almeno che ti ponga in queste braccia. Io pur ti tocco e stringo; 422 IV, VIII| son pignate né spedi su le brage: i cuochi e guattari son 423 II, III | vostro desiderio con le piú brevi parole che potete.~Don Ignazio. 424 I, IV | m'esca dagli occhi e ti brusci vivo.~Leccardo. Tutta l' 425 I, II | invaghito e morto s'ella è brutta come una simia? né credo 426 IV, VII | macchiato di picciol neo di bruttezza. Prego la vostra bontá, 427 IV, VIII| Flaminio deve star peggio: il budello maggior mi gorgoglia cro 428 I, III | minestra de bietole come fusse bue? bel pasto da por innanzi 429 I, III | quattro pollastroni e fargli buglir ben bene, e poi colar quel 430 II, IX | Leccardo.... Io mi accorgo che bugliva una gran caldaia d'acqua 431 IV, III | alla muta, incontrandolo al buio, li darò la penitenza delle 432 III, I | esser vostro maestro, non è buono ad imparar da voi; e poi 433 II, IX | cosa ch'importa non si deve burlare.~Leccardo. Io penso che 434 II, IX | Leccardo. O nieghi o fingi per burlarmi.~Don Flaminio. In cosa ch' 435 III, VI | noi abbiamo gentilmente burlato il fratello, il quale si 436 II, IX | noia.~Leccardo. Lasciarò le burle e dirò da dovero. Don Flaminio. 437 III, IV | Ignazio.~Chiaretta. Tu mi burli.~Leccardo. Se ti burlo, 438 III, IV | mi burli.~Leccardo. Se ti burlo, facci Dio che mai gusti 439 III, XI | quel succo giovevole si buttano nel letamaro: come l'uomo 440 II, III | luogo delle vostre mani, poi buttatelo via.~Carizia. Orsú accetto 441 III, II | belli e lampanti! par che buttino fuoco: fanno bel suono e 442 II, IX | fingendo stuzzicar il fuoco, vi butto dentro le testoline....~ 443 | Ca 444 IV, III | Marte tuo padre, messer Cacamerdonio.~Martebellonio. (Questo 445 III, II | mandati da lui.~Leccardo. Cacasangue! questa è una solenne ribaldaria, 446 IV, VIII| di morti, di cavalieri, e cacasangui che venghino a quanti sono! 447 I, IV | ferrari dell'acciaio che cacate.~Martebellonio. Andrò a 448 II, IX | capponi impastati, monti di cacio parmigiano, il vino uh! 449 I, I | amore. Del toro si vedea il cadavero disteso in terra, il mio 450 Pro | stiracchiamenti e da se stessa cade in tutto il quarto atto, 451 I, III | alla faccia o al collo. Cadei in terra; mi die' colpi 452 Pro | consumavano venti scene per far caderla in una, in queste sue senza 453 II, I | fra me stesso cotal nuova: cado in pensiero che sia un fingimento 454 II, III | che in una mia pari non cadono tanti meriti; e per non 455 IV, III | montagna di Mauritania, che è caduta dal cielo, che ti manda 456 IV, V | io, che di tanto mal son caggione, vivo e ardisco spirar quest' 457 IV, I | vostre parole potrebbono cagionar qualche gran scandolo.~Don 458 IV, II | il vostro parlare arebbe cagionato qualche ruina? ch'essendo 459 III, III | con certe parole umili che cagionino disprezzo, ma con un certo 460 I, IV | suo nemico, mi mirava in cagnesco con un aspetto assai torbido 461 IV, VII | dolore insopportabile, o calamitá mondane! e perché vivo? 462 IV, III | Leccardo. Con un salto calarò giú, se la casa fusse piú 463 I, III | die' colpi allo stomaco e calci che se fusse stato un ballone 464 II, IX | erano; e dicean che son caldi per natura e che arebbono 465 IV, VIII| di dentro, e il succo che calerá giú mi confortará lo stomaco 466 I, I | piace a' medici che non calino i cattivi umori ne' luoghi 467 IV, V | liberará dall'obbrobrio della calunnia, ché questa sola ha lassato 468 II, II | l'amor d'una donna che si cambia di momento in momento.~Don 469 I, II | osservate i colori - ché ne cambierá mille in un ponto: or bianco 470 II, VI | provederò ben io: mandarò il mio cameriera ché proveda quanto fia di 471 I, I | del mio cuore in sino alla camicia che ho indosso; ma or son 472 I, I | Ignazio. In tanto tempo arei caminato tutto il mondo.~Simbolo. 473 IV, VIII| poco la lattuchiglia della camiscia intorno al collo con le 474 Pro | sempre questa vilissima canaglia? la qual per mostrar a quel 475 III, I | volubili: con nuovi benefici cancellaremo la vecchia ingiuria.~Don 476 I, IV | Martebellonio. Bevé un canchero che ti mangia!~Leccardo. 477 IV, VII | non fu mai donna di piú candido onore né mai macchiato di 478 IV, VIII| morrò io senza gustarvi? o caneva, non assaggiarò piú i tuoi 479 I, III | stufati, poi spargervi sopra cannella pista, e sará un eccellente 480 III, II | squadroni di galli d'India, le cantine piene d'eccellentissimi 481 IV, III | stoccata passarti da un canto all'altro.~Chiaretta. Non 482 V, III | Ignazio. Il mio cuore non è capace di tanta allegrezza, e s' 483 II, II | virtú matura, sotto quel capel biondo saper canuto, sotto 484 V, III | miserabile: stracciandosi i capelli si dolea della sorte che 485 IV, VI | d'umana carne, ha potuto capire sceleraggine come questa?~ 486 I, IV | orecchie, nasi e labra di capitani e colonelli, spolverizzati 487 I, IV | ho mangiato altro che un capon freddo, un pastone, una 488 II, IX | Sto per accommodarmi la cappa sotto e sedermi in terra 489 II, I | veduto. Mi fermo e veggio il cappellano: entro in ragionamento con 490 V, IV | ciò non sento allargar il cappio e sono appicato senza essere 491 III, IV | grosse e ritonde come un cappone impastato: in somma non 492 II, IX | adocchiai certe testoline di capretto, le rubai e me le mangiai 493 II, VI | subbito che gli montino i capricci in testa, si vogliono scapricciare, 494 III, III | chi piú dorme. M'è salito capriccio in testa di Calidora e vorrei 495 II, IX | Leccardo. Manda a tôr diece caraffe di vino per inumidir il 496 II, III | averla tanto tempo vista i carboni erano sopiti sotto la cenere, 497 II, II | fatiche e le durezze mi sono care; né mai le grandi imprese 498 III, II | dica? tanti presenti, tante carezze, tante promesse farebbono 499 IV, V | com'un cignale, venne su e caricando la figlia di villanie correa 500 II, VII | ordine?~Eufranone. Ecco genti cariche di robbe. Ho per fermo che


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