abban-caric | carit-drizz | dubbi-innoc | inone-pace | pacif-rimir | rimor-tarda | tardi-zii
grassetto = Testo principale
Atto, Scena grigio = Testo di commento
501 III, VII | Panimbolo. (L'ammonisce per caritá fraterna: che Dio lo benedica!).~
502 I, I | sotto il suo governo, il carnescial passato ordinò giochi di
503 III, IV | vesti. Bisogna aver buone carni, sode, grasse e lisce, come
504 I, III | ho ingiottito piú de una carrafa. La medicina n'ha reinfrescato
505 III, XI | pietre e le montagne che cascono dagli altissimi vòlti della
506 III, IV | Leccardo. Alle due, in questa casetta terrena.~Chiaretta. Perché
507 III, II | tien le chiavi delle sue casse. È gran tempo ch'ella cerca
508 III, X | quella donna è tenuta piú casta che con piú secretezza fa
509 IV, III | tutto ardo per non poter castigar un matto!~Martebellonio.
510 II, IX | Ascoltate? e le vorrei castigare....~Don Flaminio. Tu castighi
511 II, IX | castigare....~Don Flaminio. Tu castighi or me, ché i tuoi trattenimenti
512 IV, VII | moltiplicato supplicio lo castighiate. Io essendo ardentemente
513 III, X | liberamente poi che onore e castitá non si trova in femina;
514 III, III | costui a proposito! dalla cattiva via m'ha posto nella buona.
515 V, I | mancar ad una giustissima causa, incrudelir nel mio sangue?
516 I, I | di lettere, di scrima, di cavalcare e sopra tutto nell'amoreggiare,
517 III, VI | Se ne rallegrò molto; e cavalcato se n'andò alla via di Palazzo
518 III, VI | perché se gli era sferrato il cavallo di tre piedi, s'era fermato
519 V, III | uomo.~Don Ignazio. O madre, cavami fuor delle porte della morte,
520 IV, III | Dio, se non temessi che, cavando la spada fuori, la furia
521 V, III | sola saria il rimedio, ché cavandomi dal mondo, il spirito mio
522 I, II | isfuggir o prolungar le nozze, cavatemi gli occhi.~Don Flaminio.
523 II, IV | Angiola. (Oh che vi siano cavati quei cuori pieni d'inganni!
524 III, XI | letamaro: come l'uomo si ha cavato quel poco di diletto che
525 III, XI | serveno per le medicine, che cavatone quel succo giovevole si
526 I, I | secreti?~Don Ignazio. Ho celato il desiderio del mio cuore
527 IV, VI | accusato appo voi quella donna celeste, il cui corpo fu tanto bello
528 II, III | persona. O alta possanza di celesti bellezze!~Simbolo. Se vi
529 II, VI | insalata, non va a letto senza cena»).~Don Ignazio. Eufranone
530 I, II | gioco venne meco a casa, cenammo e ce n'andammo a letto e
531 III, X | quanto desideriamo: dovevamo cenar prima.~Don Ignazio. A me
532 I, III | settimana si facesse qualche cenarella per rifocillar i spiriti!...~
533 II, III | carboni erano sopiti sotto la cenere, or per la sua vista han
534 III, VIII| tante facende? andrò su, cenerò subito e andrò in letto,
535 I, II | credo che la torrebbe per centomila; ed essendo egli di feroce
536 I, IV | terra, se ne andrebbe fin al centro del mondo.~Leccardo. Che
537 I, IV | ho io del sole? con una cèra torta lo fo nascondere coperto
538 IV, V | guancie piú vermiglie di vin cerasolo, quei labrucci piú cremesin
539 III, IV | risentir tutto: ti vorrei cercare un piacere.~Chiaretta. Che
540 II, IX | bisogno di te non abbiamo a cercarti. Va' e vieni.~Leccardo.
541 V, IV | virtute. Io non ardirei cercarvi perdono se Amore e la disgrazia
542 IV, VII | pentimento e la vendetta che cercate da me? mi restituirá forsi
543 IV, VIII| legni).~Birri. Prendetelo e cercatelo bene.... Ha molti scudi;
544 V, III | uccider l'altro fratello! Cercáti una vittoria nella quale
545 V, III | mezzo, accioché, mentre cerchiamo offenderci l'un l'altro,
546 II, VI | Ignazio. Usate meco troppe cerimonie.~Eufranone. Perché mi sète
547 | certamente
548 III, II | a tavola mia con maestá cesarea e ti saranno posti innanzi
549 IV, VI | Ignazio. O estremo dolor, cessa alquanto fin ch'intenda
550 IV, III | e che ti soglio fare, né cesserò di far finché non t'abbi
551 V, III | lo dite accioché fra noi cessino l'ire e li sdegni; ma con
552 I, II | del mio potere.~Panimbolo. Chetatevi e abbiate pazienza.~Don
553 IV, II | vostro contento mi sarei chetato, senza svergognarmi in tal
554 III, I | E al fin bisogna che si cheti: ché se ben v'uccidesse,
555 II, IX | Dio dia a te e alle tue chiacchiare!~Leccardo. Se non lasciate
556 Pro | ignorantoni, con queste vostre chiacchiere far parere un'opera di manco
557 III, I | stratagemmi militari» si chiamano. E quando si combatte per
558 V, II | fatto per amore, si ha da chiamar «tradimento», diffiniamolo
559 I, III | Don Flaminio. (Lo vo' chiamare).~Panimbolo. (Non l'interrompete,
560 II, II | giorno - che non so si debba chiamarlo felice o infelice per me -
561 II, VI | Eufranone. Potevate mandar a chiamarmi, ché serei venuto volando.~
562 IV, VI | non ha nome con che possa chiamarti.~Don Flaminio. Supplice
563 V, I | avete un'altra figliuola chiamata Callidora, non men bella
564 Pers, 0(2)| Questo personaggio è chiamato "Don Roderigo" nell'elenco
565 IV, II | ché quel che vidi, molto chiaramente il viddi, e per non averlo
566 V, I | casa di Mendozza delle piú chiare d'Ispagna; e a lui poi per
567 II, II | l'aurora che precede la chiarezza del mio bel sole, giá spuntano
568 V, III | che fratelli poi! a' piú chiari e valorosi che vivono a'
569 I, II | ingannarvi; e vi mostrarei per chiarissime congetture ch'egli aspiri
570 III, II | fingerò por la mano alla chiave per aprir la porta. Basta:
571 III, II | Chiaretta, ch'ella tien le chiavi delle sue casse. È gran
572 III, IX | che prostrati in terra mi chiedeno la vita in dono, che a quelle
573 II, VI | voglia, allor me la potrete chiedere: ed io vi do la mia fede
574 V, III | don Ignazio: voi prima mi chiedesti amorevolmente la mia figliola
575 II, II | Angiola. Se ben quel che mi chiedete non abbi molto dell'onesto,
576 II, I | pregandolo mi dicesse che cosa chiedeva da voi, disse in secreto
577 II, VI | degno di maggior cosa: io vi chieggio la vostra figliola con molta
578 II, VII | gentiluomo poverello che ce la chiese l'altro giorno? E che val
579 II, VII | resistere a tanti prieghi, chiesi licenza a voi e ve la condussi.
580 III, XI | orrende comete colle sanguigne chiome! O maledetto giorno ch'io
581 III, II | vini che ho in casa? Ti chiuderò ivi dentro e non ti farò
582 V, IV | appiccato che la gola si è chiusa da se stessa senza capestro,
583 III, VII | lei; e un certo capitano ciarlone, che suol pratticar in casa,
584 | ciascuno
585 I, II | Flaminio. La pacienza è cibo o de santi o d'animi vili.~
586 IV, VII | l'onore e si toglia tanto cicalamento dal volgo.~Don Flaminio.
587 IV, VI | O notte, che fosti tanto cieca che non scernesti l'inganno,
588 III, X | piace Calidora per esser di ciglio piú rigido e piú severo.
589 IV, V | schiuma in bocca com'un cignale, venne su e caricando la
590 V, IV | perché da quelli è stato cimentato l'onore e la mia vita. Questo
591 IV, III | Cala qua giú e pigliati cinquanta scudi.~Leccardo. Sali qua
592 II, IX | nuvola di malinconia m'ha circondato l'anima, giá la gelosia
593 I, I | ei, volendo rallegrare la citta di Salerno sotto il suo
594 II, IV | voluto giungervi quella clausula, perché l'era stato riferito
595 I, IV | che la mattina non ti fai coglier fuori di casa digiuno.~Leccardo.
596 II, I | trovasse prima di me e vi cogliesse all'improviso, corro di
597 III, VII | che si trovi, sará vostro cognato; e ci son altre cose da
598 I, III | fargli buglir ben bene, e poi colar quel brodo grasso in un
599 IV, VIII| disperata. Tutti stanno colerichi: intrighi di amori, di morti,
600 V, IV | amanti dopo tanti travagli colgano il desiato frutto degli
601 | coll'
602 II, VIII| camere; in questa scatola son collane, maniglie d'oro, perle,
603 I, III | saprai dimandare, e fa' collazione; tratanto che sia apparecchiato,
604 | colle
605 III, VI | Taci e non parlar piú in collera. Ecco vostro fratello.~ ~ ~ ~
606 I, IV | nasi e labra di capitani e colonelli, spolverizzati sopra di
607 I, I | fingendomi stracco e altre colorite cagioni, ritrassi don Flaminio
608 IV, IV | trionfale alla bugia, un colosso alla falsitá, poiché per
609 V, III | Polisena. Non fate vostre le colpe che son della fortuna. Questa
610 I, I | quelli degli occhi suoi tutti colpivano a segno. Pregava Amore che
611 I, I | servito prima che me lo comandaste; e se a voi non rincrescerá
612 II, II | eccomi pronta ad ogni vostro comando.~Don Ignazio. Sappiate,
613 III, I | si chiamano. E quando si combatte per vincere, non si fa mostra
614 II, VII | viceré della provincia, che combatté quel giorno con i tori?~
615 IV, III | bisognava altrimenti, avendo a combatter con can debole di schiena.~
616 I, IV | intieri; qui ci tuffammo a combattere con i denti. Prima ch'ella
617 III, XI | tua vece veggansi orrende comete colle sanguigne chiome!
618 III, XI | fussero finite le pene e cominciar la felicitá, allor ne son
619 III, I | state sicuro.~Don Flaminio. Comincio a respirare.~Panimbolo.
620 III, II | volentieri che non sapresti commandarmi, e avvengane quello che
621 V, II | la vergogna degli errori commessi, quando vi si trapone autoritá
622 I, I | o Simbolo, ch'avendoti commesso che fussi tornato e ben
623 IV, VI | purga il biasmo di chi il commette.~Don Ignazio. O falsa defension
624 III, III | Ma venghiamo all'ora piú commoda a lei.~Leccardo. Quando
625 I, II | mi ha promesso alla prima commoditá darle una mia lettera.~Panimbolo.
626 II, II | Angiola. Eccomi al vostro commodo: ben la priego a non trattarmi
627 V, IV | tua bontá, o figlia, ha commosso Iddio ad aiutarti: egli
628 V, I | suoi meriti, le mie facultá communi a tutto il parentado.~Eufranone.
629 II, VI | ventura è questa! Desidero communicar una mia tanta allegrezza
630 III, VII | casa, se la tiene a' suoi comodi. Or questo, che è il peggior
631 III, II | e provature; non sai le compagnie di polli, gli esserciti
632 II, VII | solito allegro). Gentil compagno mio, che ci è di nuovo?~
633 II, III | mercante a cosí gran fiera compaia per comprarla: e veramente
634 II, VII | vesti e abbegliamenti da comparir tra tante gentildonne sue
635 IV, VI | figlia, non ho piú animo di comparirgli innanzi.~ ~ ~ ~
636 III, I | tradimento, con che faccia comparirò piú mai fra cavalieri onorati?
637 III, VI | Ignazio. Fa' che mai tu comparischi ove io mi sia; se non, che
638 Pro | in publico e in privato comparse sono. Vien qua, dottor della
639 IV, VII | padre infelice: con teco compartiva gli affanni della mia povertá
640 III, VII | che nella festa de' tori comparve fra quelle gentildonne con
641 V, II | fusse vostra moglie, per compiacergli glie l'avessi concessa.~
642 III, XI | desiderio.~Leccardo. Mai mi son compiaciuto di me stesso come ora, tanto
643 II, IV | che non si faccino alcuni complimenti fra loro.~Don Ignazio. Mi
644 III, I | legitimamente chiesta per isposa e complito con molti presenti, come
645 II, IX | possederla per sempre, non mi comportarebbe l'animo di soffrirlo. E
646 V, II | Ella è mia moglie; e non comporterò mi sia tolto quello con
647 V, I | da innamorati e l'amor si comprarebbe a denari contanti.~Don Rodorigo.
648 II, III | cosí gran fiera compaia per comprarla: e veramente meritarei quel
649 V, III | merito che le lor nozze siano comprate col prezzo del sangue di
650 IV, VI | del tradimento mi avesse comprato le sue nozze; ma il mio
651 IV, VII | della mia povertá e come un comun peso la sopportavamo insieme;
652 V, IV | tempo della tua vita, e comune sará la tavola, le robbe,
653 III, II | brevitá del tempo non me ne concede piú. Mi par soverchio ricordarti
654 V, I | figliuolo.~Don Flaminio. Concedetemi che vi baci la mano se ne
655 V, II | compiacergli glie l'avessi concessa.~Don Ignazio. Il voler tôr
656 V, III | cerca tôr a me Calidora concessami dal padre e dal mio zio,
657 IV, II | vostra ostinazione ve la concessi? Ché il cuor mi presaggiva
658 III, II | in erba e in spica le giá concette e mature speranze.~Leccardo.
659 Pro | fanciullezza. Or tacete, bocche di conche e di sepolcri de morti:
660 III, VI | Come vostro fratello avea concluso il matrimonio per questa
661 III, VIII| cavaliero con tanta grandezza e concorso di nobili, e gionta a quell'
662 II, III | non potendo donarvi dono condegno - ché nol consente la mia
663 V, I | Don Rodorigo. Non si deve condennar a morte chi sommamente desia
664 II, III | l'occhio alla mia bassa condizione. So che lo dite per prendervi
665 II, VII | giorno, pregandomi che vi la conducessi; e ributtandola io che non
666 IV, V | di mano di coloro che lo conducono al macello, cercava scappar
667 III, I | naufragio, questa istessa vi condurrá in porto.~Don Flaminio.
668 Pro | sei tratti di corda non confessaresti una legge, che non sapendo
669 V, I | menato dinanzi al giudice, ha confessato che il tutto sia successo
670 IV, VIII| portino seco scatole di confezioni e vernaccia fina che mi
671 V, III | ricevuto da lei, la fece conficcare in un'arca, volea farla
672 IV, I | Don Ignazio. Piú mi ci son confirmato.~Simbolo. Frenate tanto
673 II, I | accioché piú l'inganniate e confirmiate nel suo proposito, mostrate
674 III, I | spirito nel cuore che mi conforta e spinge ad esseguirlo.
675 IV, VIII| e vernaccia fina che mi confortino di passo in passo.~Birri.
676 IV, VIII| Leccardo. Almanco dite a' confrati, che m'hanno a ricordar
677 I, II | mostrarei per chiarissime congetture ch'egli aspiri a posseder
678 V, I | perché costoro sieno a voi congionti di sangue e di amore.~Don
679 V, IV | l'abbi fatti nascere per congiungerli insieme. E come il mio sangue
680 III, III | quando venite di notte ché vi conosca?~Martebellonio. Quando sentirai
681 III, XI | conosci?~Leccardo. Non vi conoscea, perché me diceste che venendo
682 II, VII | tôrre in presto dalle sue conoscenti, da chi una cosa e da chi
683 III, I | guiderdone che riceverai da me, conoscerai che so conoscere e guiderdonare
684 III, V | saper chi fussi, e tu senza conoscerla ti sei incontrato con lei.~
685 III, XI | Li conosco e mi rincresce conoscerli.~Don Flaminio. Vi lascio
686 III, X | molto bene; ma dove voi conosceste lei o sua sorella Carizia?~
687 V, I | saputo desiderare. Io ben conosceva che la mia morte non toglieva
688 III, I | rammemorargli e ringraziarti, acciò conoschi con che memoria gli serbo
689 III, X | a scoprir paese). Noi la conosciamo molto bene; ma dove voi
690 III, VII | Panimbolo. (Oh come mal si conoscono i cuori!).~Don Flaminio.
691 IV, IV | Carizia. Mi destava per non conportargli, e pur dormendo sognava
692 IV, III | fuori, la furia dell'aria conquassata movesse qualche tempesta,
693 I, I | fratelli; e dopo la felice conquista di questo regno, noi e nostro
694 I, I | Ferrante di Corduba nel conquisto del regno di Napoli, venner
695 II, III | dal giorno che la viddi la consacrai alla vostra cara bellezza, -
696 V, II | pregiudizio dell'onor mio; e ti conseglio che lasci tal impresa, perché
697 II, VI | prego a darlami con vostro consenso, ché non mi fate far qualche
698 II, III | dono condegno - ché nol consente la mia povertá, - vi dono
699 II, II | animo non so che di tacito consentimento. Fratanto che attendete
700 IV, V | della modestia, soffrir e conservar voi stesso a piú liete speranze.~
701 V, IV | saremo perpetue serve e conservatrici della vostra salute.~Eufranone.
702 V, IV | lunga e felicissima vita vi conservi.~Don Ignazio. Caro mio don
703 II, I | non avesse cerco. Fratanto considerava fra me stesso cotal nuova:
704 III, II | consiglio secreto. - Leccardo, consiglia un poco te stesso: sei in
705 III, II | Leccardo. Panimbolo, che mi consigliaresti per non esser appiccato?~
706 IV, I | pensieri avendovi meglio consigliato, foste mutato di parere.~
707 III, II | ne viene, e il beneficio consiste in questo momento di occasione.
708 IV, V | sola ha lassato Iddio per consolazion degl'innocenti! - Queste
709 V, III | le fu rigido e inumano, e consoli tutta questa cittá.~Don
710 V, III | opere vostre, questa sola ha conspirato ne' vostri danni: l'un fratello
711 I, IV | della mia dorindana. -... Constituimmo per lo steccato tutto il
712 I, I | gentildonne. Venne il giorno constituito, venner e canne e tori in
713 I, IV | Martebellonio. Andrò a consultar un duello e tornando mangiaremo:
714 Pro | moto, ché se gli antichi consumavano venti scene per far caderla
715 IV, VI | han ucciso la sposa? Non contaminar le mie orecchie con le tue
716 V, I | si comprarebbe a denari contanti.~Don Rodorigo. Perché le
717 II, IV | Ignazio. Perché non basterei a contenere me stesso in tanto desiderio
718 II, VI | debito d'amore. A pena posso contenermi ne' termini dell'onestá:
719 I, I | se vostro fratello se ne contenta, o vostro zio che vi vol
720 IV, II | ch'eravate pentito, ché io contentandomi d'ogni vostro contento mi
721 II, VI | effetto, ché forsi, non contentandosi del matrimonio, inventassero
722 V, I | onor mio, e volentieri mi contenterei spender una parte del mio
723 III, VI | Flaminio e che io ne sia contentissimo, effettuará il negozio.~
724 II, III | siamo nostri, allora faremo contesa chi amerá piú di noi, ed
725 II, I | rompi tutti i disegni e conturbi quanto avea proposto di
726 Pro | se ha l'altre sue parti convenevoli, ché questa è l'anima della
727 V, II | cui la rimasta sorella si convenia per piú legittime ragioni.~
728 V, IV | acciò un publico dolore si converti in una publica allegrezza.
729 II, VI | farvi ingiuria, ché non conviene ad un mio pari né voi la
730 II, VIII| ho detto, ché io andrò a convitar per domani tutti i parenti
731 II, VI | facci festa bandita, si conviti tutta la nobiltá di Salerno,
732 II, III | ebro d'amore. Anzi questo convito mi è paruto la mensa di
733 II, III | lungo digiuno assetati, nel convivio della sua vista se l'han
734 I, IV | cèra torta lo fo nascondere coperto d'una nube. Poi «uccidente»
735 III, VII | voi ch'ella col far di sé copia ad altri dá da viver alla
736 V, IV | disordini, accioché cosí degna coppia di sorelle si accoppino
737 I, III | tutta la virtú, bisogna coprir ché venghino ben stufati,
738 IV, VI | ingrossasti di folte tenebre, ti copristi di scuro manto per occultar
739 II, VI | servigio che far mi possiate. Copritevi.~Eufranone. È mio debito
740 III, II | che or le cornacchie e corbi vivi se avessero a mangiare
741 I, I | gran capitano Ferrante di Corduba nel conquisto del regno
742 III, II | cotti in mia vita, che or le cornacchie e corbi vivi se avessero
743 IV, V | gli occhi asciutti come un corno.~Don Flaminio. (Col tardar
744 I, IV | alcuna volta mi fa far certe corpacciate stravaganti in casa sua,
745 IV, V | caricando la figlia di villanie correa col pugnale in mano per
746 III, I | senza periglio. Ma perché corremo per perduti e per me è morta
747 IV, III | cervello, ché pensando far correre un poco il mio cane dietro
748 III, VII | veritá? Perciò non vorrei che correste con tanta furia in cosa
749 II, IX | Cerca me).~Leccardo. (Corri, volta, trotta, galoppa
750 IV, VII | estinse l'affetto paterno e ti corsi col pugnale adosso. Tu pur
751 V, IV | banchetto reale per le nozze e corte bandita per dieci giorni
752 III, III | ciò che tu vuoi, ché le cortesi parole d'un mio pari minacciano
753 III, II | soverchio ricordarti le cortesie che ti ho fatte; e il volerti
754 I, II | ciò sia! ché se per altre cortigianucce di nulla ci siamo azzuffati
755 IV, V | nasconda a me stesso? ché la coscienza afflige piú di quanti tormenti
756 III, II | mangiato in casa vostra, mi costino come il cascio a' topi quando
757 II, II | se non voglio morire, son costretto toglierla per moglie?~Angiola.
758 II, II | Angiola. Poiché le vostre costumate parole, degne veramente
759 V, IV | la fortuna secondo il suo costume tutt'oggi ha scherzato con
760 V, I | ché la vostra soverchia creanza non facci me malcreato:
761 V, III | allegrezza è segno che nol crede. Non sapete che l'innamorati
762 V, III | che l'innamorati appena credeno agli occhi loro? ma se è
763 III, VII | lo credo a voi, meno lo crederò agli altri.~Panimbolo. (
764 III, VII | Don Flaminio. Anzi vo' che crediate al fatto istesso non a me.~
765 IV, II | Quelle che non arei mai credute.~Eufranone. Nelle cose degne
766 IV, V | cerasolo, quei labrucci piú cremesin d'un presciutto, quella...,
767 IV, III | Leccardo. (Io ho avuto a crepar della risa della battaglia
768 Pro | Or gracchiate tanto che crepiate, ché il nome vostro non
769 IV, V | e il mal sempre è andato crescendo di mal in peggio; né la
770 I, I | segno. Pregava Amore che crescesse la rabbia a' tori, ma temperasse
771 I, II | sospira, s'affligge e si crucia tutto.~Don Flaminio. Io
772 II, IX | Flaminio. O Dio, che sorte di crucifiggere è questo! Lassa le baie:
773 II, IX | dunque volea mangiarmele crude? bisognava che fussero prima
774 I, III | stai malconcio: chi fu quel crudelaccio?~Leccardo. La tua Carizia
775 III, XI | ben posso io chiamarvi crudeli, poiché nel nascer mio v'
776 IV, II | se stessa, si gonfia e fa crudelissima tempesta. Dal ferro delle
777 I, I | mio spirito dovea arderne crudelissimamente, pur non potea tenermi di
778 V, III | non siamo piú fratelli ma crudelissimi nemici. Sono rotte le leggi
779 V, IV | or mi mangerò voi vivo e crudo.~Don Flaminio. Or non si
780 III, XI | oscura il tuo splendore e cuopra il tuo volto ecclisse orribile
781 III, I | che col nome di «prudenza» cuoprono il natural timore, non fanno
782 IV, VI | spirito uscito dalle piú cupe parti dell'inferno, vestito
783 III, V | audacia.~Panimbolo. Abbi cura spiar se don Ignazio prepara
784 I, II | magnanimo spirito, poco si curarebbe di diecimila ducati, ché
785 I, I | cosa, fin alla vita. Che mi curo io di robba? son altro che
786 II, III | inviolabilmente nella mia povertá custodisco.~Don Ignazio. Troppo suntuosa
787 II, IX | ben sapete che le donne la custodiscono insino a quel punto: poi
788 I, I | un secreto sí grande sia custodito da te sotto sincera fede
789 II, IX | volta, trotta, galoppa e dágli cosí felice novella).~Don
790 III, I | Flaminio. Io molte volte dalli tuoi astuti inganni d'invecchiata
791 | dallo
792 II, IX | sento morire.~Don Flaminio. Dammi la nuova prima e mori quando
793 IV, V | porti scolpiti nel fronte mi dán segno d'infelice novella:
794 V, III | ha conspirato ne' vostri danni: l'un fratello vuol uccider
795 V, IV | amore: e se agli altri si dánno per usanza, vo' donarli
796 IV, VII | onorata: o nocente bellezza! o dannoso e mortale dono di natura,
797 II, IV | all'improviso, forsi li daremo qualche disgusto e forsi
798 III, III | la notte. Ma che segni mi darete quando venite di notte ché
799 II, VI | Eufranone, mio padre, vi prego a darlami con vostro consenso, ché
800 III, IV | piú atta a riceverlo che a darlo. - Oh come par bella Carizia
801 I, II | sposaralla; ma egli non vol darne piú che trentamila.~Panimbolo.
802 IV, VIII| Se non camini presto, ti darrò delle pugna.~Leccardo. Almanco
803 III, IV | non mi mangi. Ma arei caro darti martello.~Leccardo. Sei
804 IV, V | Leccardo. E mi dispiace darvela: e non vorrei sentiste da
805 I, II | ambasciata.~Panimbolo. Ascoltate: dateli la nuova con gran allegrezza
806 III, VI | ché me l'ho guadagnata davero.~Don Ignazio. E di che cosa?~
807 I, III | bene! ho per fermo che tu debbi essere figlio di qualche
808 V, I | giudice e non avvocato che debbiate escusarlo.~Don Rodorigo.
809 IV, VI | commette.~Don Ignazio. O falsa defension di vera accusa! Te accesero
810 | degl'
811 | dei
812 III, II | Leccardo. Del modo non posso deliberare se non parlo prima con Chiaretta,
813 I, I | cosí deliberato; e le cose deliberate si denno subbito esseguire.~
814 V, I | amor bastasse ad escusar un delitto, tutti gli errori si direbbono
815 II, II | contra di me - da' quali depende il maggior contento ch'abbi
816 II, II | quel fonte donde sol può derivar la mia salute.~Angiola.
817 V, IV | nelle lor fronti una lunga descendenza di figliuoli e nepoti che
818 III, I | pericoli, si guastano i desegni.~Don Flaminio. Chi non teme
819 V, I | premio, non castigo. Egli desiando la vostra figliuola per
820 IV, V | finisse. Ma prima che morisse, desiderarei restituir l'onor che l'ho
821 II, IV | carissimo don Flaminio, ché piú desiderata novella non aresti potuto
822 I, I | perché se la miravi aresti desiderato esser tutto occhi per mirarla,
823 IV, IV | conseguito il sommo de' desidèri.~Don Flaminio. Petto mio,
824 III, X | mandar ad effetto quanto desideriamo: dovevamo cenar prima.~Don
825 II, VI | Dio, che ventura è questa! Desidero communicar una mia tanta
826 I, I | parte di ereditá ch'avea designato lasciarvi: perché gli errori
827 I, III | da certi amici ad un buon desinare, ma vo' ingannargli per
828 V, IV | Iddio ha essauditi i nostri desiri. Rallegrati, ché la poco
829 | desse
830 | desso
831 IV, V | del vostro sangue dovrebbe destar in voi l'ardire e farvi
832 IV, IV | travagli di Carizia. Mi destava per non conportargli, e
833 I, I | assalissero. Di quelli, molti ne destesi in terra e n'uccisi; ma
834 III, I | don Ignazio è d'ingegno destro e vigilante: se non si previene
835 I, II | ecco la peste de' polli, la destruzione de' galli d'India e la ruina
836 III, VII | figlia de grandi d'Ispagna, dev'esser oltremodo bella e onorata.~
837 II, III | tanto, pur per un marito si deveno rompere tutti i rispetti.
838 V, I | rispettevoli che a voi si devon per ogni ragione.~Don Rodorigo.
839 II, VII | ti piace favorir i tuoi devoti! Tu sai, marito mio, che
840 I, II | ardente, ogni gran cosa vi devrebbe parer poca.~Don Flaminio.
841 IV, IV | sento quell'allegrezza che devrei; né ho passata notte piú
842 I, III | Leccardo. Veramente da te si devriano tôrre le regole della medicina.
843 II, III | ecco un anello nel cui diamante sono scolpite due fedi:
844 I, IV | Martebellonio.... Ella dicea aver vinto il gioco, perché
845 II, IX | Dico che non vi erano; e dicean che son caldi per natura
846 II, I | di voi; e pregandolo mi dicesse che cosa chiedeva da voi,
847 III, XI | Non vi conoscea, perché me diceste che venendo la vostra persona
848 III, XI | quelle gentildonne, e mi dicesti di no?~Don Flaminio. Era
849 II, IX | possa rimediar a tempo. E dicevano che le nozze si facevano
850 V, I | ché non gionge ancora a diciotto anni.~Eufranone. E voi con
851 III, V | desiderare.~Don Flaminio. Perché dicivi di no?~Leccardo. Per farvi
852 I, II | spirito, poco si curarebbe di diecimila ducati, ché se li gioca
853 V, II | leggi del matrimonio, ma difendo le mie ragioni con un'altra
854 IV, VII | compagnia non mi faceva sentir i difetti del tempo e mi faceva cara
855 III, VI | da vostra parte ch'avesse differito l'andare a Tricarico per
856 V, III | nel cielo che i fatti cosí difficili e impossibili ad accommodarsi
857 I, IV | ferro?~Martebellonio. Lo digerisco, e diventa acciaio.~Leccardo.
858 I, IV | Leccardo. Che sète struzzo che digerite quel ferro?~Martebellonio.
859 I, IV | Leccardo. Quelle cose son digeste giá e fatto sangue nelle
860 III, II | uscir se non arai divorato e digesto il tutto; sederai sempre
861 I, III | mangiare).~Leccardo.... Digiunar senza voto? forse che almeno
862 V, IV | bellezza e pregio delle dignissime vostre qualitadi, degne
863 IV, III | bisogna l'uomo serbar la sua dignitá! che onor posso guadagnar
864 II, IV | finto che da vero, e mi son dilettato sempre dar la burla or a
865 V, I | di amore verso la vostra dilettissima figlia. Il viceré non vuol
866 III, VII | benedica!).~Don Ignazio. Io per diligente informazione, che per molti
867 I, II | chi fusse, usai la maggior diligenza del mondo ché non se ne
868 III, V | mostrate non sapere nulla. Dilli che sia disonesta. Tu, Leccardo,
869 II, IX | parmigiano, il vino uh! a diluvio....~Don Flaminio. Vorrei
870 I, III | tutto quello che saprai dimandare, e fa' collazione; tratanto
871 III, VI | prometto quanto saprai tu dimandarmi.~Avanzino. Quando voi mi
872 III, XI | Don Ignazio. Non vi ho io dimandato piú volte se in quel giorno
873 II, I | veggio né cuochi né guattari. Dimando di don Flaminio, e mi rispondono
874 II, I | Panimbolo, il quale altresí mi dimandò di voi; e pregandolo mi
875 III, II | pregar con tanta instanza diminuisce l'obligo che mi tieni. Vorrei
876 I, III | tue infirmitá.~Leccardo. Dimmele, per amor de Dio!~Panimbolo.
877 IV, VIII| paese: oh quanto poco avete dimorato meco!).~Birri. Camina camina!~
878 II, VI | si lasci adietro cosa per dimostrar l'interno contento dell'
879 II, III | signora, la quale quanto piú dimostrate sprezzarla piú l'ingrandite;
880 IV, VIII| son nostri.~Leccardo. (O dinari rubati, ve ne tornate al
881 V, III | che veggia colei da cui dipende la vita mia.~Polisena. Va'
882 III, VII | visuccio inbellettato e dipinto, sotto i panni è la piú
883 III, VI | andrá il conte al mio zio, dirá che l'ha trattato don Flaminio
884 V, I | delitto, tutti gli errori si direbbono esser fatti da innamorati
885 III, I | sospetto scompiglia il tutto. Diremo che molto tempo prima voi
886 IV, V | come saprá quanto sia per dirgli).~Don Flaminio. Leccardo
887 V, IV | Flaminio. È tanta che non basto dirla. Panimbolo, la fortuna secondo
888 V, II | raggioni, che se volessi dirle tutte non si verrebbe mai
889 II, I | rispose che non voleva dirlo se non a voi solo. Mi lascia,
890 III, VII | altro che voi, ch'ardisse dirme questo, lo mentirei per
891 III, IV | Chiaretta. Se ti vergogni dirmelo di giorno e in piazza, dimmelo
892 III, VII | fratello come vi son io bisogna dirsi la veritá, poi in cose d'
893 V, III | ascoltiate quello che son per dirvi.~Don Ignazio. Io non lasciarò
894 V, II | vituperevoli frodi, a me tocca disacerbarmi il dolore con le nozze dell'
895 V, IV | costoro che son stati a disaggio ascoltando le nostre istorie,
896 III, XI | Flaminio, Carizia vi prega a disagiarvi un poco, perché sta ragionando
897 II, III | signore, io ben conosco la disaguaglianza de' nostri stati e la mia
898 II, VI | un medesimo tempo amano e disamano una cosa medesima. Non vorrei
899 I, III | oltre che mi pasco del suo disamare: di' liberamente.~Leccardo.
900 I, II | il suo odio, godo del suo disamore. Ché s'alle pene ch'io patisco
901 III, II | due.~Don Flaminio. Troppo disamorevole risposta.~Leccardo. Troppo
902 V, III | far tradimenti, veggendomi disarmato, che non mi tradisca di
903 V, IV | Iddio che ha fatto che le disaventure diventino venture e le pene
904 V, IV | travagli non mi son stati punto discari, perché da quelli è stato
905 I, I | fune, talché non sapeva discernere qual fusse maggiore o la
906 V, III | Ecco che l'aria comincia a dischiararsi da' raggi de' suoi begli
907 III, XI | offerta costei con mio poco discomodo, me ce inchinai.~Leccardo.
908 II, IX | veggio allegro, mi sento un discontento nel core; e se ben ho voglia
909 III, II | una solenne ribaldaria, e discoprendosi io sarei il primo a patire
910 V, IV | per miserabili fatiche e discoscese balze si perviene, volendo
911 V, IV | Caro mio don Flaminio, se è disdicevole a tutti tener memoria dell'
912 III, I | saputo fare, voi saperete disfare.~Don Flaminio. Io molte
913 IV, III | finché non t'abbi fatto e disfatto a mio modo.~Leccardo. Non
914 I, IV | ella che non le spade. Ci disfidammo insieme: lo steccato fu
915 III, III | in qualche stalla si sará disfidato con la paglia a chi piú
916 I, IV | parole mi beffeggiava. La disfido ad uccidersi meco: accettò
917 III, II | la forca è fatta per i disgraziati. La giusticia è come i ragnateli:
918 II, III | felicitá, che farete nelle disgrazie?~Don Ignazio. Questa felicitá
919 II, I | riposta in corpo! Quando mi disobligarò di tanto obligo?~Simbolo.
920 IV, V | Leccardo.... è morta, e morta disonorata!~Don Flaminio. O Dio, che
921 IV, V | infamato lei e il padre, e disonorato il parentado? Ecco oscurata
922 III, VII | gli ordini presi non si disordenino.~Don Flaminio. Andiamo.~ ~ ~ ~
923 I, IV | pochetto, ché ho atteso a certi dispacci.~Leccardo. Per chi?~Martebellonio.
924 I, IV | E per chi gli mandate il dispaccio?~Martebellonio. Per un mozzo
925 IV, VIII| si mangi in casa è opra disperata. Tutti stanno colerichi:
926 V, III | aran pur lieto fine le mie disperate speranze?~Eufranone. O moglie
927 V, IV | il desiato frutto degli disperati loro amori. Entriamo.~Don
928 I, I | per moglie, ed io poi per disperato m'avesse ad uccidere con
929 V, II | giusto e per non veder la disperazion di tuo fratello, mi è paruto
930 III, VII | Don Flaminio. Io non mi dispero della vittoria.~Panimbolo.
931 IV, V | arei potuto aver maggior dispetto di quel che ho avuto quando
932 IV, V | Desia saper quello che li dispiacerá d'averlo saputo; ma va'
933 III, II | Che novelle?~Leccardo. Dispiacevolissime. Don Ignazio avendo trattato
934 V, IV | mia vita. Questo sí m'ha dispiaciuto: che la mia infelice bellezza,
935 I, I | Simbolo Avertite che chi si dispone tôr moglie, camina per la
936 II, II | non lice ad una donzella dispor di se stessa?~Don Ignazio.
937 III, III | parole umili che cagionino disprezzo, ma con un certo modo altiero
938 II, III | se non tutto io; e se ben disseguale alla sua grandezza, accettatelo
939 III, II | tornarteli, ma non posso distaccarmegli dalle mani.~Don Flaminio.
940 III, VI | garbuglio che non so come distaccarmene: andrá il conte al mio zio,
941 I, I | toro si vedea il cadavero disteso in terra, il mio vagava
942 II, IX | cuochi occupati in partire e distribuire le robbe, fingendo aiutarli
943 III, II | della vittoria si rompe: mi distruggi in erba e in spica le giá
944 II, VI | inventassero qualche modo per disturbarlo, onde venissi a perdere
945 IV, VI | tua notte, o luna, che con disugual splendore facevi incerto
946 III, VII | onorati costumi.~Don Flaminio. Ditelami di grazia, accioché mi rallegri
947 IV, II | ascolto!~Don Ignazio. Or ditele da mia parte che desiava
948 V, I | publicamente?~Eufranone. Ditelo voi che reggete.~Don Rodorigo.
949 II, III | vostro dono e me lo pongo in dito; e non potendo donarvi dono
950 III, VII | sarò sposo notturno, voi diurno. State stupefatto?~Don Ignazio.
951 V, II | occisor della sorella che divenghi marito dell'altra; e avendomi
952 II, III | rendeva e piú ingordo ne diveniva; anzi nel piú bel godere
953 V, IV | fatto che le disaventure diventino venture e le pene allegrezze.~
954 IV, V | Flaminio molto gioioso; ma diverrá subbito doglioso come saprá
955 IV, II | vengo con voluntá assai diversa da quel che pensi: stimi
956 III, I | percuote nel cuore? Voi per diverse vie aspirate alle nozze
957 V, IV | Eufranone. Ed io, soprapreso da diversi effetti, non so qual io
958 IV, VII | vi priego, se le ragioni divine e umane vi muovono punto,
959 IV, VII | raccontate la veritá, accioché, divolgatosi il fatto per sí autorevoli
960 III, II | ti farò uscir se non arai divorato e digesto il tutto; sederai
961 I, II | volendo dargli quarantamila docati, sposaralla; ma egli non
962 IV, VII | vendetta non mi facea sentir la doglia. O sfortunata fanciulla,
963 II, V | cotal modo.~Don Flaminio. Mi doglio del tuo mal preso consiglio.
964 IV, V | gioioso; ma diverrá subbito doglioso come saprá quanto sia per
965 V, III | core si rallegra della sua dolce e desiata vita!~ ~ ~ ~
966 V, III | stracciandosi i capelli si dolea della sorte che l'avesse
967 III, XI | piacque agli occhi miei! Ahi, dolenti occhi miei, a che infelice
968 I, III | tua bellezza piangono e si dolgono, ché quel giorno che fu
969 II, I | grande instanza di voi; e domandando io la caggion di tanta instanza,
970 II, I | incontrandomi con don Flaminio, mi domandò con grande instanza di voi;
971 III, I | fratello che sempre suol dominarmi. E se bene son abbandonato
972 II, IX | Or questo sí, in nomine Domini.~Don Flaminio. Amen.~Leccardo.
973 I, I | festa de' tori mandaste a donar a lei.~Don Ignazio. E ciò
974 V, IV | si dánno per usanza, vo' donarli a voi per premio. E per
975 II, III | pongo in dito; e non potendo donarvi dono condegno - ché nol
976 I, IV | non te la ridirei se mi donassi un regno. I miei fatti son
977 V, III | obligo delle due vite che mi donate.~Don Ignazio. O madre, non
978 V, IV | di doti, io li faccio un donativo degno dell'amore e generositá
979 V, II | quel che la mia sorte m'ha donato; e te lo giuro da quel che
980 II, II | bisogno ricorrere a quel fonte donde sol può derivar la mia salute.~
981 III, VII | una finta bellezza di una donnicciola, non stimate una vergogna
982 II, II | perché non lice ad una donzella dispor di se stessa?~Don
983 III, VII | Andate prima, ché verrò dopoi.~Panimbolo. Giá è gito via.~
984 I, IV | sapea la virtú della mia dorindana. -... Constituimmo per lo
985 IV, IV | non conportargli, e pur dormendo sognava travagli. Veramente
986 V, IV | intelletto, ché veggiando dormo, vivendo moro, ed essendo
987 I, I | gentildonna onestissima, dotata di molte peregrine virtú,
988 Pro | dall'applauso universal de' dotti di tutte le nazioni: perché
989 II, VII | Eufranone. Con un meglior del dottore.~Polisena. Con quel capitan
990 | dov'
991 I, I | dalla quale ogni mio spirito dovea arderne crudelissimamente,
992 II, VIII| Che ci ha onorato piú del dovere; e bisognando, gli lo faremo
993 II, IX | Lasciarò le burle e dirò da dovero. Don Flaminio. Or di', in
994 III, X | effetto quanto desideriamo: dovevamo cenar prima.~Don Ignazio.
995 I, IV | porta seco malaugurio: che dovevate esser ucciso.~Martebellonio.
996 IV, V | né in cose disconvenevoli dovevi tu prestarmi consiglio né
997 III, II | perpetuo bando e mi prometto dovizia di tutte le cose. Ahi, infingardo
998 III, VII | cavaliero, d'una gentildonna dovresti dirne bene ancorché fusse
999 V, II | fattami l'avesse dato il dovuto castigo, non saria tale.
1000 IV, III | mai alzar la testa né in drizzarsi alla via per seguitarla.~
1001 IV, IV | piú di lui.~Panimbolo. Or drizzisi un trofeo all'inganno, un
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