SCENA IV.
Don Flaminio, Don Ignazio, Angiola, Simbolo.
Don Flaminio. Oh,
signor don Ignazio, voi siate il ben trovato!
Don Ignazio. E
voi il benvenuto, carissimo fratello!
Angiola. (Mi manda Carizia,
la mia nipote, se posso spiar alcuna cosa del matrimonio suo e che si dice di
lei).
Don Flaminio.
Poni mano a darmi una buona mancia, ché onoratissimamente me l'ho guadagnata.
Don Ignazio. Non
so che offerirvi in particolare, se sète padrone di tutta la mia robba.
Angiola. (Certo
ragionano del matrimonio de mia nepote: vo' star da parte in quel vicolo per
ascoltar che dicono).
Don Flaminio.
Veramente la merito, perché ci ho faticato; e se ben l'un fratello è tenuto por
la vita per l'altro, pur in cosa di gran sodisfazione non si vieta che non si
faccino alcuni complimenti fra loro.
Don Ignazio. Mi
sottoscrivo a quanto mi tassarete.
Angiola. (Fin qui
va bene il principio).
Don Ignazio.
Dite di grazia, non mi tenete piú sospeso.
Don Flaminio. Giá
è conchiuso il vostro matrimonio.
Angiola. (L'ho
indovinata che ragionan del matrimonio di Carizia).
Don Ignazio. Con
la figlia del conte de Tricarico?
Don Flaminio. Giá
è contento darvi i quarantamilla ducati di dote e ha fermati i capitoli purché
l'andiate a sposar per questa sera.
Don Ignazio. O
mio caro fratello, o mio carissimo don Flaminio, ché piú desiderata novella non
aresti potuto darmi in la mia vita!
Angiola. (Oimè, che
cosa intendo! dice che ha conchiuso il matrimonio con la figlia del conte di
Tricarico con quarantamilla scudi di dote).
Don Flaminio. Con
patto espresso ch'abbiate a sposarla per questa sera.
Don Ignazio. Or
tal patto non potrò osservarlo.
Don Flaminio.
Come?
Don Ignazio.
Perché non basterei a contenere me stesso in tanto desiderio di non gir a
sposarla or ora.
Simbolo. (Finge
assai bene; e dubbito che a questa volta l'ingannatore restará ingannato).
Angiola. (Or va' e
fidati d'uomini, va'! o uomini traditori!).
Don Flaminio.
Egli ha voluto giungervi quella clausula, perché l'era stato riferito che
eravate innamorato e morto per altra.
Don Ignazio. Non
mi ricordo aver mai amato cosí ardentemente come Aldonzina sua figlia; ché se
ben ho amato molto, l'amor è stato assai piú finto che da vero, e mi son
dilettato sempre dar la burla or a questa or a quell'altra.
Angiola. (Oh che vi
siano cavati quei cuori pieni d'inganni! Or va' ti fida, va'! e chi non
restarebbe ingannata da loro?).
Don Ignazio. Ma
per tôrlo da questo sospetto, andiamo ora a sposarla; andiamo, caro fratello,
non mi far cosí strugere a poco a poco, ché dubito non rimarrá nulla d'intiero
insin a sera.
Don Flaminio.
L'appontamento è stato per la sera che viene: e credo ha chiesto il termine per
non trovarsi forsi la casa in ordine; e andando cosí all'improviso, forsi li daremo
qualche disgusto e forsi vi perderete di riputazione: però abbiate pacienza per
un poco d'intervallo di tempo.
Simbolo. (Non dissi
ch'arebbe sfugito d'andarvi? abbiam vinto).
Don Ignazio.
Dubbito di non potervi ubidire.
Don Flaminio.
Forsi non sará in casa.
Angiola. (Mira che
desiderio e che ardore!).
Don Ignazio.
Mandiamo a vedere.
Don Flaminio.
Panimbolo, va' a casa del conte.
Don Ignazio.
Vien qua, Avanzino, va' a casa del conte e vedi se il conte de Tricarico è in
casa.
Don Flaminio.
Essendovi, andrò ad avisarlo io prima, verrò a trovarvi e vi andaremo insieme.
Don Ignazio. Noi
dove ci trovaremo?
Don Flaminio. In
casa.
Don Ignazio.
Andate, orsú.
Angiola. (O Dio,
che ho inteso! o Dio, che ho veduto! Ed è possibile che si trovi cosí poca fede
negli uomini? Or chi avesse creduto che don Ignazio, venutomi tanto tempo
appresso per parlarmi e con tante affettuose parole, con tante lacrime e
promesse, non fusse tutto fuoco e fiamme per Carizia? Or gite, donne, e date
credito a quelle simulate parole, a quelle lacrime traditrici, a quei finti
sospiri e a quelle fallaci promesse; movetivi a pietá di loro, perché tal volta
li veggiate piovere dal volto tempesta di amarissime lacrime; credete a quei
giuramenti, a quei spergiuri! Come si salverá onor di donna giamai, se li sono
tesi tanti laccioli? Andrò a casa e non li narrerò nulla di ciò; ch'avendola io
spinta a raggionar con lui, sarebbe donna, in vedersi cosí spregiata e tòcca su
l'onor suo, di morirsi di passione).
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