SCENA VIII.
Simbolo, Eufranone, Polisena.
Simbolo. Signor
Eufranone, il mio signor don Ignazio vi manda questi drappi di seta e d'oro per
le vesti di Carizia e della sorella e di vostra moglie: ecco i maestri che
faticheranno tutta la notte ché sieno finite per domani all'alba; ecco i razzi
per la sala e camere; in questa scatola son collane, maniglie d'oro, perle,
gioie e altri abbegliamenti necessari. Questo sacchetto di scudi per lo
banchetto e altri bisogni: che spendiate largamente in fargli onore, ch'egli
supplirá al tutto, che in sí poco tempo non ha potuto far piú e che andrá
sopplendo di passo in passo.
Eufranone.
Tutto stimo sia piú tosto soverchio che manchevole; e so che ci onora non
secondo il nostro picciolo merito ma secondo le sue gran qualitadi.
Simbolo. Dice che,
se bene son immeritevoli di tanta sposa, col tempo fará conoscere la sua
amorevolezza; e se comandate altro.
Eufranone. Che
ci ha onorato piú del dovere; e bisognando, gli lo faremo intendere.
Simbolo. Adio,
signori.
Eufranone.
Ecco, o moglie, che non ho mentito punto di quanto t'ho detto.
Polisena. A
Dio solo si dia la gloria, ché noi non siamo meritevoli di tanti favori per li
nostri peccati.
Eufranone.
Moglie, va' e fa' quanto t'ho detto, ché io andrò a convitar per domani tutti i
parenti e la nobiltá di Salerno.
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