ATTO IV.
SCENA I.
Simbolo, Don Ignazio.
Simbolo. Padrone,
vi è passata ancora quella rabbia?
Don Ignazio.
Anzi me n'è sovraggionta dell'altra.
Simbolo. Stimava
che, la notte come madre de' pensieri avendovi meglio consigliato, foste mutato
di parere.
Don Ignazio. Piú
mi ci son confirmato.
Simbolo. Frenate tanto
sdegno che impedisce il dritto della raggione, ché le vostre parole potrebbono
cagionar qualche gran scandolo.
Don Ignazio. Che
vorresti dunque che facessi?
Simbolo.
Ch'avendola a rifiutare, la rifiutaste con modi non tanto obbrobriosi.
Don Ignazio. Il
fuoco d'amore è rivolto in fuoco di sdegno; e l'uno e l'altro m'hanno
inperversato di sorte che mi parrebbe poco se la sbranassi con le mie mani.
Simbolo. Fareste
cosa che ve ne pentireste.
Don Ignazio. Vo'
che sia a parte della pena, poiché è stata a parte del diletto.
Simbolo. Or non
potrebbe esser che quella notte vostro fratello v'avesse ingannato?
Don Ignazio. Non
sai che dici.
Simbolo. Dico cose
possibili e dubbiose ancora.
Don Ignazio. Non
merita una sua pari le sia portato tanto rispetto.
Simbolo.
Considerate che nella sua famiglia si raccoglie tutta la nobiltá di Salerno, e
facendo ingiuria ad uno macchiate molti. Ecco il padre e i principali della
cittá che vengono incontro per ricevervi con molt'amorevolezza; ma troveranno
in voi tutto il contrario.
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