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Giambattista Della Porta Gli duoi fratelli rivali IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA V.
Don Flaminio, Panimbolo.
Don Flaminio. Ecco, o Panimbolo, che, tu non avendo voluto credere a quanto io te diceva, che don Ignazio non s'accorse quel giorno di Carizia e che è molto invaghito della figlia del conte, per far a tuo modo e per iscoprir l'animo suo, l'avemo detto che il matrimonio con la figlia del conte era conchiuso; e vedesti con che pronto animo e con che accesa voglia volea sposarla allora allora e non aspettar in sino alla sera. Panimbolo. Cosí son sicuro io che don Ignazio sta innamorato d'altra come son vivo. Ma come ch'egli è d'ingegno vivace e pronto, imaginatosi la fraude, rispose in cotal modo. Don Flaminio. Mi doglio del tuo mal preso consiglio. Ecco, andrá o mandará in casa del conte, e come saprá che è piú d'un mese che non vi son ito, scoprirá tutta la bugia, mi terrá sempre per un bugiardo e bisognando non mi crederá la veritá istessa. Panimbolo. Bisogna con una nuova bugia salvar la vecchia bugia: andiamo a casa del conte e rimediamo in alcun modo. Don Flaminio. Andiamo; e se uscirò con onor mio da questa bugia, un'altra volta non sarò cosí prodigo del mio onore.
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