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Giambattista Della Porta Gli duoi fratelli rivali IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA III.
Martebellonio, Leccardo.
Martebellonio. Non ho lasciato fornai, salcicciai, macellari, osterie e piscatori che non abbia cerco per trovar Leccardo, e non ho avuto ventura di ritrovarlo!... Leccardo. (Ecco il ballon da vento! oh come gionge a tempo! Muterò parere e farò disegni piú a proposito, ché, per esser ignorantissimo, gli potrò dar ad intendere ciò che voglio). Martebellonio.... Certo sará imbriacato, e ficcatosi in qualche stalla si sará disfidato con la paglia a chi piú dorme. M'è salito capriccio in testa di Calidora e vorrei sborrar fantasia. Leccardo. (Oh come servirò ben l'amico!). Ben venghi il bellissimo e innamoratissimo capitano! Martebellonio. O Leccardo, ti son ito cercando tutt'oggi. Leccardo. Se foste venuto dov'era, m'areste ritrovato al sicuro. Martebellonio. Perché m'hai detto «bellissimo»? Leccardo. Perché fate morir le principalissime gentildonne della cittá, e fra tutte Callidora, la mia padrona, che quando le muovo ragionamenti di voi fa atti da spiritata. Martebellonio. Vorrei che la finissimo una volta, ché io non facessi penar lei né ella me; vorrei che le facessi un'ambasciata da mia parte. Leccardo. Farò quanto m'imponete. Martebellonio. Dille che non è picciol favore che un mio pari s'inchini ad amar lei, ché son amato dalle piú grandi donne del mondo. Leccardo. Andrò a dirglielo. Martebellonio. Ma non con certe parole umili che cagionino disprezzo, ma con un certo modo altiero che cagioni verso me onore e riverenza. Leccardo. Le dirò che se non vi ama, con un soffio la farete volar per aria o, con un fúlgore degli occhi vostri mirandola, l'abrusciarete. Martebellonio. Dille ciò che tu vuoi, ché le cortesi parole d'un mio pari minacciano tacitamente. Leccardo. Ella spasima per voi. Martebellonio. Poiché è cosí, dimmi: quando? come? Non m'intendi? Leccardo. V'intendo bene; ma non so che dite. Martebellonio. Mi porrai con lei da solo a solo? Leccardo. Questa notte. Martebellonio. Or sí che puoi comandarmi: sono assai amico delle preste risoluzioni, e per tal cagione nelle guerre ho conseguito grandissime vittorie. Ma venghiamo all'ora piú commoda a lei. Leccardo. Quando dorme la vicinanza, alle due ore, la farò venir in questa casa terrena e vi sollazzarete con lei tutta la notte. Ma che segni mi darete quando venite di notte ché vi conosca? Martebellonio. Quando sentirai tremar la casa e la terra come se fusse un terremoto, son io che camino. Leccardo. Andrò ad ordinar con lei l'ora che possa venir senza saputa di suo padre. Venite sicuramente. Martebellonio. Andrò a cenare e sarò qui ad un tratto. Leccardo. Oh com'è stata la venuta di costui a proposito! dalla cattiva via m'ha posto nella buona. Quando la fortuna vuol aiutare trova certe vie che non le trovarebbono cento consigli. Da Chiaretta non era possibile averne alcun piacere senza venir a' ferri, dove pensandovi sudava sudor di morte; l'accoppiarò con costui di modo che l'uno non s'accorgerá dell'altro, e l'altro sará contento e ingannato. Veggio Chiaretta che toglie i ragnateli dalla porta dalla casa.
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