A MIO PADRE
Mi è caduta l'altro di sottocchio
una pagina di un critico bizzarro e profondo; leggendola, mi è tornata in mente
come cosa che avevo già letto, e insieme ne rammentai l'occasione e il modo
della prima lettura, e l'approvazione che tu davi alle idee espressevi, ed i
dubbi che a me rimanevano, e che, pensandoci, ho poi risoluti d'accordo col
nostro autore. Il quale non è altri che Carlo Baudelaire e nella prefazione ai Racconti
Straordinarii di Poe espone i vantaggi che ha la novella sul romanzo, senza
dire quelli che il romanzo ha sulla novella.
Non so se ricorderai questo
brevissimo momento della vita. Io trascrivo qui quella pagina per vedere di
ravvivartene l'immagine.
«La novella ha sul romanzo di
vaste proporzioni l'immenso vantaggio che la sua brevità cresce l'intensità
dell'effetto. La lettura che può farsi d'un fiato, lascia nello spirito una
memoria assai più tenace d'una lettura sbocconcellata, interrotta spesso dalle
faccende mondane. L'artista, se sarà abile, non adatterà, no, i propri pensieri
agli incidenti, ma, avendo concepito di proposito, a suo genio, un effetto da
produrre, inventerà e combinerà gli avvenimenti più adatti a produrre l'effetto
voluto. Se la prima frase non è scritta coll'intento di preparare la finale
impressione, l'opera è sbagliata dal principio. In tutta la composizione non
deve entrar parola che non sia un'intenzione, e non tenda, direttamente od
indirettamente, al disegno prestabilito.»
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . .
A tutte queste idee e specialmente
alle ultime che, mostrando la difficoltà della novella, le aggiungono valore e
nobiltà, tu dicevi: «benissimo.»
Ed ecco perchè, invece d'un lavoro
di maggior mole, dedico a te questi racconti.
Salvatore.
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