V.
- Pure gli è un bello e
maestoso spettacolo!... diceva il medesimo signor Barone, ammirando
sull'entrata del porto i marmorei palazzi, i verdi giardini e le incantevoli
costiere di Genova. - Certo se io non fossi nato in Sardegna, vorrei nascere
sopra questa bella riva, e Genova gli è il solo sito del mondo nel quale
m'accontenterei di far dimora se gli angeli portassero in Paradiso il castello
di Nicastro, che è il più bello, il più comodo, il più grande ch'io m'abbia
veduto giammai! - (Egli non ne avea veduti altri!)...
- Dio sa a quale altezza
avrebbe poggiato l'immaginativa del Barone nel parallelo di Genova con Nicastro
se non sopraggiungeva a svagarlo il battello dei doganieri.
- Volta, piloto! volta;
gridavano essi, levando le braccia. - Al Lazzaretto!... piega al Lazzaretto!
- Come, al Lazzaretto?
sclamò il Barone, crescendo d'una spanna sulla sua corporatura per la stizza e
la sorpresa.
- Forse siamo appestati?
disse pacatamente Floriano, che gli era alle calcagna.
- Appestati un corno!
gridò sua signoria. - Io sono il Barone di Nicastro!... Io ho fatto per tutta
la mia vita quello che ho voluto...
- Dov'è stato finora
vostra eccellenza? chiese la più bruna e paffutella delle due dame di Cagliari.
- Capperi! rispos'egli;
- nella mia biblioteca.
- Ora la vede che il
mondo non è una biblioteca, riprese quella; e così molte volte le occorrerà
fare secondo la volontà altrui.
- Oh, vi dico di no!
strepitava il Barone; - vi dico e vi ripeto di no!... Ora sta ne' miei diritti
di sbarcare a Genova e non al Lazzaretto!... E se mi si volesse usare
soperchieria gli è segno che non mi conoscono a fondo questi cialtroni! Leverò
a rumore tutta la Sardegna,
metterò in arme i miei vassalli. Animo, Floriano!... tirate fuori le vostre
pistole.
- Per ubbidirla; -
rispose il maestro d'armi di sua eccellenza, facendo per aprir un baule.
- No, carino; aspettate
che siamo al Lazzaretto per dar aria alle robe vostre; disse uno de' due
doganieri, che dal battello eran venuti sulla tartana, trattenendo pel braccio
Floriano.
Questi s'ostinava ad
adempiere i comandamenti del suo generale in capo, il Barone schizzava fuoco
dagli occhi, quando s'intromise anche per questa volta a sedare la zuffa il
padron della barca.
- Signor Barone,
bisbigliò esso in suono di rimprovero all'orecchio del nobile corrucciato; ma
le pare!?... appiccar rissa con due doganieri?
- Due doganieri, due
doganieri! masticava fra i denti il Barone - facciano ogni male a loro posta
che il numero li favorisce. E alzò gli occhi a Dio come per fidare a lui la sua
querela.
- Tenti piuttosto colle
buone; tornò a sussurrare il marinaio, e volgendosi al caporale di finanza
domandò a voce alta cosa volessero dire quei nuovi incagli.
- Nulla; rispose quello
- senonchè oggi alle due capitò ordine dal governo di sottoporre a quarantena
le pratiche d'Africa e di Sardegna.
Floriano, in questo
mezzo, indettato dal padrone, erasi fatto d'accosto al caporale e lo tentava
furbescamente del gomito.
- Cosa volete? gli fu
chiesto con piglio un po' ruvido alla seconda picchiata; ma l'accorto uomo si
rabbonì al suono lusinghiero d'un certo numero soffiatogli nell'orecchio dal
sagrestano.
- Quand'è così vi posso
far passare; soggiunse colui addolcendo la voce; siete voi solo e...
- No, che non son solo!
sclamò Floriano inorridito togliendosi il cappello nel designar il Barone.
Al gabelliere si stesero
le braccia lungo la persona che parvero incollate.
- Allora proprio non
potrei neppur per un milione! diss'egli a rauca e melanconica voce; a farne
scappar fuori due sarei troppo osservato. Floriano tornò al principale, da vero
diplomatico scornato, e significò il triste inevitabile impiccio nel quale si
trovavano per essere in due anzichè in uno.
- Eh, che uno d'Egitto!
gridò l'illustre castellano; - se io avessi condotto da Nicastro anche Madonna
Nicefora, che non vuol muoversi per amore delle sue galline, saremmo certamente
in tre, eppur ci do il capo che a quest'ora saremmo sul molo di Genova!... Unum
aut trinum!... se no si zoppica sul primo passo, capisci Floriano?
L'obbediente servitore
fece un atto di profondo ossequio, che pure ebbe il merito di non dire di sì:
indi si diede a pensare cosa mai poteva essere la quarantena, e come potete
figurarvelo non venne a capo di imberciare nel vero.
- Che fosse una specie
di tortura? pensò egli un brivido; ma dappoi gli parve atto pusillanime il
rifuggire anche dalla tortura, e cominciò a mormorare Pater noster con
quel che segue.
Il signor Barone
intanto, aiutato dalle dita, riduceva a numeri tutto ciò che gli capitava
sott'occhi. Scoperse prima di tutto che due sono le punte dei vascelli, la
poppa e la prua, due gli alberi delle tartane, sulla qual specie di naviglio
giurò in cuor suo assai prudentemente di non avventurarsi mai più; due erano i
doganieri, due le dame di Cagliari. - E le finestre del Lazzaretto?
- Giurabbacco! le son
proprio ventidue! sclamò fregandosi la fronte il nobile viaggiatore, dopo
averle contate e ricontate. - Ventidue finestre e due porte, a due arcate
cadauna!...
«Come faremo a non
buscar la peste in questo ergastolo! soggiungeva egli montando la gradinata del
Lazzaretto, e contandone gli scalini che erano per l'appunto otto, vale a dire,
due volte due via due; - fortuna che ci siamo in molti!... veh, veh, anche le
due dame di Cagliari vengono con noi!... Qual barbarie!... neppure alle signore
si concede la libera pratica!»
Lì Floriano non
istimando di suo gusto quella fermata del Barone, lo tirò per la falda,
accennandogli di avanzare.
Già il Barone gli si
voltava contro con due occhi da basilisco, quando sopravvenne un facchino
carico di bauli vociando: - Largo, largo! avanti, signori!
Padrone e servitore,
provvedendo alla salute delle proprie gambe, si salvarono sotto il portico del
Lazzaretto: e di là passarono nel cortile interno, ove erano due pozzi, due
fichi selvatici e due cani che ringhiavano alla catena con un bel paio d'occhi
per capo. Il gentiluomo si vide in male acque, tanto più che la stanza
assegnatagli guardava per due balconate sopra un terrazzo dove passeggiavano
due sentinelle.
Si ritrasse perciò dalla
finestra, e siccome per la camera non c'erano ingombri di tavoli o di seggiole,
sedette sopra un baule e appoggiò la testa sopra un altro, pensando ai numeri,
alle dame di Cagliari, e al frutto ricavato fino allora da quel viaggio per la
riprova del suo sistema sulla virtù.
- Basta! pensava egli; -
quelle signore mi hanno ottima figura! esse saranno i primi argomenti a
posteriori per provare l'utilità della mia teoria... Quasi quasi andrei a
visitarle!... No, sì... sì..., no...
Floriano intanto, ritto
dietro di lui, contemplava il disordine della sua parrucca con qualche
sentimento di compassione pel povero sagrestano cui all'indomani sarebbe
toccata la bazza di pettinarla.
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