IX.
Guarito appena, il
signor Barone corse a ringraziare il Preposto delle Dogane per alcune casse
venutegli di Sardegna senza tardanze o rimescolamenti
di gabellieri; il signor Preposto fu compitissimo col signor Barone; si alzò in
piedi, gli offerse una seggiola, gli parlò amorevolmente di gabelle e di
filosofia, e lo raccompagnò fin sulla scala invitandolo ad onorar la sua casa:
delle quali cose il Barone restò abbarbagliato come di squisitissime cortesie.
Senonchè, essendogli venuto ad orecchio come nel paese fossero due partiti
accanitissimi l'uno contro l'altro, non sapeva darsi pace pel povero Preposto,
costretto a far suo pro d'alcuno di que' due termini fatali.
- Voglia o non voglia
converrà ch'egli stia o con questo o con quello! pensava l'ingenuo Barone - e
scommetto che al primo abboccamento io gli leggo chiaro nell'animo!
Il fatto sta che quando
egli s'intromise in casa al Preposto per la prima volta, vi trovò invece
dell'affabile Magistrato due affabilissime signore; ed erano sua moglie ed una
figliuola da marito: proprio, già m'intendete, una di quelle formidabili
creature, che fiutano i gonzi per l'aria e cercano nel matrimonio, direi quasi,
giacchè siamo appena usciti di Lazzaretto, una patente di libera pratica. Ma il
Barone aveva imparato di fresco l'abbicì, e adoperò in maniera che la compagnia
non si riducesse a quel pericoloso numero due. Finalmente, venuto il Preposto,
le dame si ritirarono, e il ragionamento volse, secondo il desiderio del
Barone, intorno alla ragione di Stato, e ai due partiti che ne agognavano le
nozze.
- Ecco, caro signor
Barone; conchiuse il Preposto. Io sono pagato per fare il dover mio, e non è
certo Pitagora quello che mi paga. Voi, ragionandola colle vostre fisime, mi
vedete a mal partito col ridosso di que' due termini contraddicenti che si
contendono la mia coscienza; io, invece, scusatemi, anche argomentando col
metodo aritmetico, mi stimo l'essere più felice e ben disposto dell'universo. A
destra ho un partito che mi tira per di là (tenente a mente: e uno!) a sinistra
ne ho un altro che mi tira per di qua (e due!) nel mezzo poi vi è l'ultimo
numero trino e conciliatore, vale a dire il partito mio, proprio di me, (e
tre!)... e con questo io sto saldo fra gli urti del primo e gli sforzi del
secondo, come un sordo fra due muti. Ecco, ve lo dico io, la sublime regola
pitagorica applicata secondo il mio giudizio alla virtù burocratica, conosciuta
anche in commercio per virtù del primo del mese!...
Il Barone si sprofondò
il cappello fino sul naso e corse via a rompicollo indarno richiamato
dall'arcadico Preposto. Corse corse fino ai Tre Re, dove giunto, si gettò costernato
fra le braccia di Floriano, del casto Floriano che con sì virtuoso cipiglio
aveva difeso la propria castità teologale dai mondani sguardi della Rosaura.
- Rispondimi!...
diss'egli, come potè formar parola, - rispondimi, caro Floriano, quante coscienze
abbiamo noi?
- Caspita!... beato chi
ne ha una! rispose il teologo, riponendo il rosario.
- Hai ragione! brontolò
Don Camillo - e ho paura che il Preposto l'abbia ammazzata per volerla tagliare
in due!... Ah, due! Serpente tentatore!... Anche Arlecchino, che pur era un
grand'uomo, si diede al diavolo per servir due padroni!
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