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Ippolito Nievo
Il barone di Nicastro

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  • IL BARONE DI NICASTRO
    • X.
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X.

 

Il Barone pertanto non ripose piede sulla scala del Preposto; ma viaggiò dentro e fuori per molte altre case, dove, se prima ebbero a ridere del suo cipiglio selvatico, fu poi ammirato ad una voce, non appena lo si conobbe pel più dovizioso signore di Sardegna. Del resto Sua Eccellenza parlava poco, e per quanto, dopo letti i Commentari dell'arcavolo Clodoveo, avesse preso pratica in conteggiare, pure si spaventava di quell'infinito barbaglio, e moltiplicazione, e sparimento, e confusione di numeri che si avvicendano nel mondo.

- Capperi!... sfido l'intera scuola pitagorica a capirvi un'acca!... diceva talvolta fra i denti.

- Pur io ci veggo chiaro come nel mio Uffizio; rispondeva Floriano.

- Come, capocchio che sei?

- Come? è assai facil cosa. Ora di birbanti e di galantuomini è un solo miscuglio; ma passati che saranno sulle tabelle mortuarie ne sarà fatta la terna.

- Oh, asino d'un sagrestano! tu mescoli la filosofia colla teologia!... Di una scienza ne fai due; anzi mi sbaglio, una la dividi in due. Insomma una o due, sei un cervello d'oca.

- Non importa, caro padrone. O sperare ad occhi chiusi, o impiccarsi ad occhi aperti.

- Un grande bestione è costui! borbottava Don Camillo. Ma Floriano sotto ai settant'anni serbava, in onta alla propria ignoranza, un ottimo stomaco, con tutte le virtù fisiche o morali che ne derivano; il Barone, poveretto, ingialliva di troppa sapienza, e, pur seguitando a fiutar dietro alla fortuna le orme della virtù, guadagnava l'ipocondria. - Un giorno fra gli altri avendo udito d'uno fra i più straricchi banchieri di Genova, assai generoso e caritatevole, volle ad ogni costo aver che fare con lui per persuadersi come la ricchezza capiti talvolta tra le mani di chi veramente se la merita.

- O poveraglia! schifosa e compassionevole piaga sociale! gli venne dicendo il Banchiere sfoderando una tirata filosofica: almeno in Sardegna chi ha fame non si stanca dallo sperare in Dio!... Ma qui!?... Altro che sperare!... Indovinate mo' quanto mi costarono negli ultimi due anni gli Istituiti di Beneficenza?... Tremila franchi, caro Barone!... tremila franchi!

- Ohimè! pensò rabbrividendo Don Camillo - la millesima parte delle sue entrate, e se ne lagna! - Servitor suo, signor Banchiere! aggiunse a voce alta - non ho più bisogno dei servigi vostri.

- Come? e quelle cedole da scontarsi?

- Le terrò nel portafogli.

- E quella credenziale per Barcellona?

- Ne farò senza.

- È matto davvero! mormorò il Banchiere. - Ma Don Camillo non gli badava, ed era già in istrada pensando alla carità di certi ricconi, quando sul canto della via gli venne veduto un lampadaio tutto sudicio di olio le mani e il grembiale, che, assediato dalle preghiere d'una mendicante, si frugava con impazienza per tutte le tasche.

- Aspettate, comare! se ne trovo ve ne saranno anche per voi! diceva il lumaio.

- Ne ho altri due, vedete, come questo; diceva la mendica additando un fanciulletto che scalzo e macilento le si appigliava a' panni.

- Giurabacco! non ho proprio spiccioli: seguitava pur frugando il lampadaio.

- E i miei tre fanciulletti muoiono di fame; riprendeva la donna.

- Io invece ho mangiato or ora! mormorò l'altro palpando dentro la tasca l'unica lira che vi rimaneva.

- Per carità, movetevi a compassione almeno voi che non siete un signore! ripicchiava l'accattona.

- Sì, sì prendila, prendila, sclamò animosamente il lampadaio, mettendole in mano quella lira. - Per mia moglie e per l'Angiolina il Signore provvederà.

E la poveretta svoltò via coll'anima piena di riconoscenza, mentre pegli occhi rasserenati del suo bimbo si volgeva in viso al lampadaio la benedizione del cielo. Costui si volse per riprendere la sua pertica e la cantera dell'olio e degli stoppini; ma si sentì stretto affettuosamente fra le braccia d'un Barone di Sardegna. Figuratevi qual sorpresa, qual onore, quanta consolazione!

- Caro lampadaio, su per giù, quanto guadagnate in un anno? chiese don Camillo di Nicastro.

- Trecento lire e son molte; rispos'egli.

- Trecento lire! sclamò il Barone. Ecco che voi avete dato in una volta quello che il banchiere in un anno; colla differenza che il banchiere toglie millecinquecento franchi al buio dallo scrigno, e voi una lira dalla vostra bocca. Bravo lampadaio!... quanti siete in famiglia?

- Siamo io, mia moglie e mia figlia; contiamo tre; soggiunse il pover'uomo.

- Tre!? Dio sia lodato! sclamò il Barone; la virtù merita ricompensa: farò la vostra fortuna.

 

 

 




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