XXI.
«Ci travestimmo da
Tartari e via colla carovana. - Dopo due settimane passammo la gran muraglia la
quale gode assai peggior fama che non meriti; avvegnachè vi siano in Europa
confini con minore creanza. Del resto, eccetto qualche disputa fra Tartari e
Tibetani sull'età del Dayly-Lama, il viaggio fu, se non comodo, almeno
tranquillo; e in quanto alla Tartaria, si dice, che quando vi muore il Gran
Kan, i suoi fedeli sudditi scorrazzino il paese uccidendo quanto capita loro
sott'occhio per fornirlo di servitori anche nell'altro mondo; ma io mi figuro,
che chi ha senno, prima d'uscir di casa, s'informerà ogni mattina della salute
del predetto Gran Kan; e questa quando noi ci passammo doveva esser ottima,
poichè non ci occorse nessun malo accidente. Secondo me il vivere è assai meno
agevole nella Persia, che non somiglia punto alla Persia di Dario e neppur a
quella di Ciro; e dove i malandrini sono dignitarii del regno e stipendiati
dallo Sciah. Gli è vero ch'essi compensano questa ghiottornia della roba altrui
con un'esemplare dolcezza verso il sesso più fragile; di modo che un marito che
coglie la sposa in fallo s'accontenta di far pagare al ladroncello del frutto
proibito un maiale da latte, col quale tutti e tre fanno allegra e comune
gazzarra; ma di questo compagnevole costume, degno da essere imitato in ogni
colta società, io non potei fare mio pro' per la brevità della dimora; e invece
ebbi largo campo di accorgermi, che i ladri persiani, per avere chi
sessantaquattro, chi cento e chi duecento quarti di nobiltà non sono più umani
degli altri.
«Intanto la carovana si
avanzava: ma a guastarci sul più bello capitò la notizia, che gli Inglesi ed i
Turchi erano assediati in Kars dai Russi; e che i Persiani s'apprestavano a
mettersi in campo per saccheggiare i Russi, i Turchi e gli Inglesi. Questa
novella unita ad alcuni torbidi scoppiati sul confine del Turkestan pel diverso
parere di quelle tribù sulla lunghezza delle barbe di Alì e di Maometto, fecero
sì che la carovana fece capo ad un porto del Golfo Persico, e che noi per
tornare in Europa dovevamo appigliarci alla via delle Indie e dei vapori di
Calcutta.
«Le due Indie sono due
bellissime regioni piene di tigri, di serpenti, di bambù, di pagode, di idoli,
di bramini e d'Inglesi. Si dice che 50.000 anni prima del principio del mondo
vi abbia avuto nascimento la sapienza; e questo potrebbe darsi, poichè comincio
a credere anch'io che Floriano avesse ragione di rispondere vanitas
vanitatum, ogniqualvolta io gli citassi l'autorità della sapienza. Comunque
sia, gli Inglesi e gli Indiani sono due razze d'animali assai bizzarre, a vederle
così riunite nella medesima gabbia: e spero che gli Inglesi d'Europa sieno
assai migliori di quelli di Bombay, e, scusatelo, anche di questi vostri
d'America poichè altrimenti non andrei per fermo a Londra a chiedervi novella
della virtù, della felicità, e dell'accordo dialettico. Si dice ch'essi
regalino ogni anno agli Indiani quattrocento mila copie della Bibbia; ma io
temo invece che se le facciano pagare salate. E del resto a dare un'idea della
libertà che regna in quel paese basta raccontare il modo, col quale io ne fui
cacciato. - Un giorno passeggiando col mio missionario per le vie di Cocin,
vedo davanti alla porta d'una casa un povero schiavo già vicino a spirare sotto
le battiture di altri quattro manigoldi. Domando qual era il delitto di quello
sciagurato, e mi rispondono che lasciando cadere un vaso dalla finestra, aveva
accoppato lo scimmiotto della padrona.
- Ah! birbanti! io
gridai gettandomi valorosamente sopra quegli assassini. - E per questo vi basta
il cuore di scorticare un pover'uomo?
Io credevo che l'abate
anglicano avrebbe aiutato il mio assalto per ispirito di carità; ma egli invece
pallido come la morte cercava di stornarmi dalla mia pazza idea, dicendo, che
bisognava rispettare le leggi del paese, e che se quello schiavo era veramente
colpevole, ben gli stava di essere punito. Figuratevi se restai di sasso a una
tal paternale!... I quattro flagellatori, finito ch'ebbero lo schiavo,
saltarono addosso a me, e mi trassero con poca cortesia innanzi al governatore.
Lì, spiegatagli la faccenda, il magistrato mi dimandò asciutto asciutto, donde
venissi, e dove intendessi andare; al che risposi esser io giunto dalla Persia,
e voler proseguire per l'Europa.
«- Parte oggi nessuna
nave per l'Europa? domandò egli al suo segretario.
«- Parte il bark
dei soldati dimessi; rispose il segretario.
«- Si imbarchi subito
costui; soggiunse il governatore.
«E siccome io non avea
capito verbo di quel loro dialogo inglese, così fui menato al porto, sospinto
sul bark, e spedito in Europa, senza che potessi indovinare cosa si
voleva fare di me.
«- Schiavi e padroni!
schiavi e padroni! io mulinava fra me. - Ecco le due stirpi fatali che
corrompono la virtù, impediscono la felicità e sconnettono ogni armonia.
«Il bark intanto
correva velocissimo verso ponente; ma la mala fortuna che mi governò sempre nei
viaggi di mare volle che il piloto avesse cioncato più del bisogno, e che,
andando a battere in una scogliera a fior d'acqua, la chiglia si danneggiasse
in maniera, che non era possibile porvi riparo. Si vollero allestire le lancie,
ma il mal tempo e l'oscurità lo impedivano; sul ponte era una confusione, un
fracasso da non dire; chi pregava, chi piangeva, chi bestemmiava; e i marinai
non volevano più lavorar colle pompe per paura di restar annegati sotto
coperta. La tempesta cresceva sempre più; la corsa della nave somigliava allo
sconvolto strisciar d'una nube, e alla fine fummo gettati per minor danno sulle
arene infocate del Monomotapa. Oh quali paesi; amico mio!... E pensare che io
viaggiavo per provar l'esistenza del vero e reale accordo dialettico!... - Gli
uomini di quelle spiaggie mangiano la carne cruda, camminano al sole, nudi come
anime, si divorano gli uni cogli altri negli anni di carestia, e vivono fino a
cent'anni; figuratevi che felicità!... In quanto ai passeggieri del bark,
dopo due settimane rimasi in vita io solo; e mi acconciai con alcuni Cafri che
mi guidassero fino ai confini Inglesi del Capo; ma quello fu il peggiore de'
miei spropositi. I coloni inglesi fanno colle tribù cafre e sostengono una
guerra d'estermio; onde presero e infilzarono senza preamboli le mie guide; e
in quanto a me ravvisandomi per Europeo, mi aggiunsero ad un convoglio di
condannati che partiva per l'Australia. Il Barone di Nicastro, monco, guercio
ed estenuato dai patimenti, colle catene ai piedi, giunse dopo quattro mesi a
Botany Bay; e cosa poteva aspettarsi da un governo che non rispettava nè
l'innocenza, nè la regale nobiltà di un giudice di Sardegna?... Mi toccò
stendere la mano e vivere di limosine; persino un cane che avea preso a volermi
bene durante il tragitto, morì fra le mie braccia, cioè nel mio braccio un mese
dopo il nostro arrivo. - E già pur troppo quando siamo due, uno deve
naturalmente assistere alle esequie dell'altro; il figlio sopravvive al padre,
il marito alla moglie, più spesso la moglie al marito, il fratello minore al
maggiore, il nipote allo zio, il giovine all'adulto, l'adulto al vecchio, il
vecchio al decrepito! - Dopo tutto è ancora assai dubbio, se il più felice sia
quello che parte.
|