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Ippolito Nievo
Il barone di Nicastro

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  • LA PAZZA DEL SEGRINO
    • VIII.
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VIII.

 

Se il signor Ambrogio, tornato a casa quella sera, ebbe a rallegrarsi della contentezza dipinta in viso alla figlia, quale da un anno non era più solito a vederla, gli toccò stupire più assai, la mattina dopo, al leggere un biglietto di Leonardo nel quale s'adduceva il pretesto d'alcuni allargamenti nella casa di Milano per differire il matrimonio d'una settimana. Il vecchio burbero andava maledicendo e la casa, e Milano, e i capricci delle spose, e la dabbenaggine del genero per la quale ogni sua provvista avrebbe preso la multa con que' continui ritardi; insomma l'era così inquieto e intrattabile, che la signora Peppina stentava a tenergli testa, e il restante della famiglia scappava da ogni luogo ove egli entrasse per qualche sua bisogna. La Camilla tuttavia non perdeva quel suo nuovo umor gaio per la cattiveria del padre; e se in quei giorni le lunghe assenze della Celeste non l'avessero tenuta sovente in affanno, sarebbesi detto ch'ella serbava nel cuore una felicità tutta sua. Per questo il signor Ambrogio imbizzarriva e tempestava sempre più, parendogli strano, che si osasse vivere tranquilli, mentre egli aveva nell'anima una burrasca da non dire. - Ma che fu di lui, poveretto, quando al quarto giorno di cotali tormenti capitò una nuova lettera del futuro sposo, dov'era detto, che venuto egli a contezza d'un impegno anteriore della Camilla, e della cessazione delle cause che ne impedivano l'adempimento, si credeva in debito di rimetterle la data parola?

- Cosa diavolo viene a seccarmi co' suoi impegni, gridò il signor Ambrogio stracciando quella carta che gli dava tanto martello. - Pretenderebbe forse ch'io sposassi mia figlia ad un giovine che è buono sì, che è bravo, ma che non ha nulla nulla a questo mondo?... Per carità, scriviamogli tosto, che torni in senno prima che la Camilla s'accorga di niente!

E prendeva appunto in mano la penna per rispondere a Leonardo, che le sue erano ubbie fuori di tempo, e che essendo la Camilla contenta di sposarlo, egli pensasse non a rimettere l'altrui, ma a mantenere la propria parola, e che si desse fretta per non dar luogo a ciarle; quando la Camilla stessa apparvegli dinanzi, così bella e sorridente che il vecchio rimase strasecolato ad ammirarla.

- Leggete, padre mio; diss'ella porgendogli un piego.

Era nientemeno che Leonardo medesimo, il quale spiattellava alla cugina quanto il signor Ambrogio avrebbe voluto con tanta cura nasconderle. Di più in quello scritto era spiegato cosa egli s'intendesse per cessazione delle cause che avevano impedito il matrimonio della Camilla con Giuliano; giacchè le comunicava, come l'erede del dottor Anselmo aveva trovato fra le carte del defunto il saldo totale del debito del signor Graziadio, onde questi, sciolto da ogni obbligo di pagamento, tornava nel libero possesso del suo fondo di Brianza, nonchè della spezieria. - «Or dunque, cuginetta, siate felice (così terminava la lettera). Voi lo meritate, e il vostro sposo puranco, e ne sapete il perchè. Ad ogni modo a me tocca ringraziarvi del carnevale che passerò a Milano, giacchè senza di voi, non me ne sarebbe mai venuto il pensiero; e spero che di me vi ricorderete almeno con pietà. - Credo di aver mantenuto presto e pienamente le promesse fattevi l'ultima volta che vi ho veduta, e in prova del vostro contentamento vi prego a permettermi d'essere a voi compare dell'anello, e padrino di battesimo al vostro primo bambino».

Dopo letto, il signor Ambrogio si strofinò gli occhi, chè gli pareva aver le traveggole; e voltava e rivoltava quel piego per tutti i versi, ma già non c'era caso, e quello ch'era scritto era scritto. Alla fine si tolse dalla fronte alcune ciocche di capelli bianchi che gli si erano scompigliati in quei suoi atteggiamenti di stupore, e con un sospirone non più udito restituì la lettera ben piegata alla Camilla.

- Gli era per questo, mormorò egli come vergognando d'una sì grossa canzonatura, gli era per questo, che da cinque giorni in qua mi sembravi tutta ringalluzzita?...

- Padre mio... balbettò la donzella avviandosi ad iscusarsi.

- Taci, taci, fraschetta! riprese minacciandola coll'indice il signor Ambrogio. - Ma tutti i rimproveri ebbero fine lì; e rispose sul momento a Leonardo, ché quanto egli aveva operato era veramente da uomo di cuore, e che sommamente gli spiaceva non aver un'altra figliuola da dar a lui. Finiva col dirgli, che lo teneva tuttavia obbligato, perchè in quel frattempo Giuliano poteva essersi mutato d'idea, e non lo avrebbe sciolto finchè questi non rinnovasse formalmente la domanda. - Figuratevi se Leonardo ebbe a ridere fra sè di quest'ultima clausola!

- Ecco, sono il gran furbo io! diss'egli mostrando la chiusa della lettera a Giuliano, il quale con esso lui era stato di guardia tutta la giornata all'Ufficio postale di Lecco.

Infatti il dì seguente la domanda fu rinnovata in tutta regola come voleva il signor Ambrogio da Giuliano in persona; e se si fece festa in quel giorno per tutta la casa non è a dimandare. Solo la Celeste, la quale, come dicemmo, aveva ripreso la sua vita errabonda e selvaggia, non partecipò all'esultanza comune; e stette nel Camposanto inginocchiata sulla fossa di sua madre fino all'ora di notte. La Camilla voleva a forza mandarla a prendere e costringerla a non allontanarsi più con tanta loro inquietudine: ma Giuliano li ammonì, che a contrariarla sarebbe stato peggior consiglio, e che bisognava lasciarla fare a suo grado, massime che la poveretta non parlava più di voler raggiungere sua madre, e sembrava rassegnata a vivere finchè il Signore l'avrebbe chiamata. Soltanto consentì che sarebbe stata ottima cosa sorvegliarla nelle ore di notte, onde per inavvedutezza non le incogliesse qualche disgrazia. - Intanto anche il signor Graziadio dopo due mesi di assenza era rientrato nella sua farmacia che non era ancora stata riaperta: e dove fu riappiccata la solita partita di tresette. - E così si giunse lietamente al giorno di Santo Stefano, nel quale il matrimonio dei due giovani fu finalmente celebrato, assistendovi come sacerdote don Girolamo, e per testimonii il dottore e Leonardo.

Dopo la messa di benedizione adunque, sull'ora del mezzodì, per una di quelle giornate d'inverno che sembrano rubate dall'Italia alla primavera degli altri paesi, il numeroso corteo nozzereccio se ne veniva a piedi verso la casa della sposa, ove aspettavalo una imbandigione, per verità tutt'altro che umile: ma cotal peccatuccio è scusabile una volta nella vita. - Dunque venivano zii, zie, cugini, amici e compari, giovani e vecchi chiacchierando e ridendo allegramente, quando appena sbucato sul Segrino, ecco che il dottore il quale precedeva gli altri a braccetto del curato ed aveva occhio da cacciatore, si ferma ad accennare un non so che laggiù sopra una balza che impende quasi minacciosa sull'acqua del lago. - Pareva come un corpo di donna rivolta inverso loro e inginocchiata sopra una zolla, la quale tra per essere sporgente dal ciglio del dirupo, tra pel soverchio peso che la gravava, le cedeva sotto spaventosamente.

- Sì, certo è una donna!

- Per carità che la cade!

- Ma colei è pazza a starsene in quel rischio!

- Ah la veggo! è la Celeste! gridò Giuliano il quale, tra la Camilla e il suocero, aveva raggiunto il dottore, e inteso lo sguardo ov'egli colla mano accennava.

Dir questo e mettersi ad una corsa precipitosa fu pel giovine l'affare d'un lampo; e tutti gli altri a corrergli dietro alla disperata; tutti, meno la Camilla, che fu quasi per isvenire, e solo coll'aiuto della madre potè reggersi in piedi, e trascinarsi lentamente dove gli altri rovinavano a precipizio. - Senonchè Giuliano, per quanto molti fossero i giovani ed agili come lui, arrivò primo di tutti; e ancora non giunse in tempo, chè l'era appunto lontano dalla Celeste un breve passo, quando la zolla si divise dalla roccia.

- Signor Giuliano; disse quella povera anima stendendogli le braccia: ho voluto far troppo bene, ed ora vado a trovar mia madre in Paradiso!

Ciò dicendo, scomparve dietro il dirupo, e s'udì il tonfo del suo corpicciuolo che precipitava nel lago. - Giuliano balzò a rompicollo dalla roccia; come, non saprei dirlo, giacchè l'era così ritta e liscia come può essere una parete; ma Dio lo protesse, sicchè giunse sano e salvo a basso, e siccome l'acqua in quel sito profondavasi pochissimo, così gli fu agevole trarre a riva la Celeste. Ma temeva assai d'aver salvato un cadavere, giacchè la rupe cadeva un trenta piedi, e per essere il lago tanto basso, era da credere che la percossa contro il fondo fosse stata mortale. - Intanto per varchi più agevoli erano discesi altri della comitiva, e così lo aiutarono a portar l'annegata sulla strada, ove il dottore, non potendo fare di meglio per la sua età attempatella, aveva approntato le lancette. Fu cosa veramente strana e commovente veder allora quel folto corteo, tutto splendido di vesti festive, circondare il corpo quasi esanime d'una contadinella in varii atteggiamenti d'angoscia, di terrore, di compassione!... Soprattutto poi pietosa era a mirarsi la novella sposa, che pallida ancora pel sofferto mancamento dei sensi, ed ansante per la fretta datasi di giungere, avea gettata la mantelletta per esser più pronta a sollevar la Celeste, e intenta alle cure che le veniva prestando il dottore, con quel suo volto pieno di bontà e di dolcezza, in quella candida veste nuziale, sembrava veramente l'angelo della consolazione. - Infatti, contro l'opinione generale, dopo una copiosa cavata di sangue, la poveretta aperse gli occhi come da un lungo profondissimo sonno; e in pari tempo, svegliandolesi la facoltà di sentire, rabbrividì tutta pel freddo dell'acqua che dai vestimenti inzuppati le aveva penetrate e irrigidite le membra. - Fu allora che fattelesi dintorno tutte le donne, così in fretta, come il caso voleva, le ebbero piuttosto stracciate che tolte di dosso le vesti; e l'una offrendo il mantello, l'altra lo sciallo o la pellegrina, in breve la fu involta in drappi asciutti, tantochè il gelo non la prendesse in quel tratto di strada che era ancora prima di giungere alla casa del signor Ambrogio. Indi i più giovani la tolsero sulle braccia, e dandosi lo scambio giunsero in dieci minuti a deporla sul suo letticciuolo. La Celeste era rimasta fin allora tutta trasognata guardandosi intorno come se ogni cosa le riuscisse affatto nuova; e il medico stimava che questo fosse effetto passeggiero della potente scossa ricevuta; ma qual non fu la meraviglia d'ognuno, quando, benchè alquante ore fossero passate, ed ella affatto rinvenuta, pur non fu possibile tornarle a mente nulla dell'accaduto. Nè la Camilla, nè il dottore, nè Leonardo furono da lei riconosciuti, per quanto dicessero e facessero; onde si venne in chiaro che aveva totalmente perduto la memoria. Ma Giuliano non volle credere a quelle prime apparenze; ed egli che ne sapeva più innanzi degli altri, giudicò fra sè opportuno di sostar ancora qualche tempo, prima di sottoporla alla prova della sua presenza.

Quel giorno come potete credere le nozze non furono allegre, e verso sera la comitiva si disperse qua e là a narrare per ogni dove il caso pietoso della povera pazza. - Io ne odorai allora alcun che da uno de' parenti della sposa, onde m'invogliai di tutto sapere, e passando per Lecco poco tempo dopo, venendomi fatto di conoscere Leonardo, quel nipote del signor Ambrogio, ebbi l'intero racconto tal quale ve lo esposi. Senonchè vi fu un punto, ove io, con quattro parole buttate là nel chiaro scuro ho tentato dichiarar quello, cui più che dalle labbra io avea potuto desumere dall'esitazione e dalla bella modestia del raccontatore. - Da quel dì è ora corso un mese, ed oggi stesso ebbi da Lecco novelle, delle quali, per essere liete quanto mai, non voglio frodare il lettore. - Il signor Graziadio s'è arreso finalmente alle preghiere della nuora, e, ceduta fra poco la spezieria ad un cognato del dottore, passerà a far dimora cogli sposi presso il signor Ambrogio. - Tutti poi sono lietissimi per la buona piega che ha presa la convalescenza della Celeste: ella è ora, si può dire, nel ricominciare di una nuova vita, poichè del suo passato non gli balenò mai fin qui neppur una vaga reminiscenza, e lo stesso Giuliano fu da lei accolto come uno straniero, quando per la prima volta s'attentò di ricomparirle dinanzi. Un medico fatto venire da Milano fu maravigliato assai d'un tale miracolo: ma è sua opinione, che la giovinetta sia risanata affatto, e che l'intelletto le si svilupperà naturalmente, come è dei bambini, purchè non la si sforzi di soverchio a volgere il pensiero in addietro. Figuratevi, se questo parere espresso da persona così egregia e prudente, come è quel medico, diede ai nostri amici una piccola consolazione! - Difatti per le due settimane, che corsero dappoi, s'avverarono appuntino le previsioni di quel savio uomo; e la Celeste cominciava di già a ragionare come una fanciulletta di sette anni. Dicono che sia impossibile esprimere l'amore ch'ella ha preso alla Camilla, e le carezze ch'ella va prodigandole continuamente fanno piangere di tenerezza. - Quest'ultima domenica la condussero a messa, e siccome don Girolamo la celebrava all'altar del Rosario, così ella per tutto il tempo che stette inginocchiata, non fece altro che guardare a vicenda l'immagine della Beata Vergine, e la sua buona protettrice; onde poi tornando a casa le disse, che, guardando lei, le sembrava ancora di vedere quella bella Signora che era seduta sull'altare, e domandò chi era quella Signora; e rispondendo la Camilla quella essere la Madonna - «Or bene, soggiunse, e tu sarai la mia Madonnina!» e le saltò colle braccia al collo. Ma tutto avvenne senza che una nuvola di rimembranza venisse a turbare la sua gioia infantile: e quando la Camilla si lamenta ingenuamente con suo marito perchè alla poverina non possa almeno sovvenire il gran bene che la fece a loro due, aprendo gli occhi a Leonardo, Giuliano crolla il capo, rispondendo, che Dio col togliere la memoria a quella creatura sapeva bene di fare il suo meglio. - Fino il signor Ambrogio va pazzo di quella giovinetta, ch'è ormai entrata a far parte della famiglia; e già cerca fra sè un tale che non abbia nulla come lei, e che sia galantuomo, e giovine e bello, onde dare ad ambidue qualche cosa e così maritarli in nome di Dio ed allogarli presso di sè per gastaldi. - L'unica abitudine che sia rimasta alla Celeste della sua prima esistenza, è una predilezione per quel povero lago del Segrino, ove quando ella esce colla Camilla vorrebbe sempre dirigere la passeggiata: e siccome si vide che quei siti, e perfino la costiera dove rimane tuttavia la capanna della Marta, anziché rattristarla, le mettono allegria, così non passa giorno di sole, che le due giovani non scendano a camminare lungo la bell'acqua.

L'autunno venturo, se vi muove il desiderio d'una gita per quelle bande, o festosi villeggianti della Brianza, non ispaventatevi d'un nome che ricorda, a quanto si dice, la storia d'una principessa del tempo antico morta lì presso di crepacuore, e ricordatevi di visitare il laghetto del Segrino3. - Se mai sulle sue rive incontraste due belle donnine, l'una rosea e bionda come un angiolino di Paolo Veronese, vestita modestamente da damina campagnuola, l'altra bianca e melanconica dagli occhi neri e soavi, acconciata alla contadinesca, salutate di cuore a nome mio la Camilla e la Celeste.


 

 

 





3 Segrino da chagrin: così pretende la tradizione





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