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Ippolito Nievo Il barone di Nicastro IntraText CT - Lettura del testo |
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XIV.
Così viaggiando deliziosamente e bisticciando col compagno, il Barone toccò alla fine Madrid; dove il Capitan Generale fu rimesso a Corte con mille cerimonie, ed egli invece, più stupefatto che mai, dovette sciupare un paio di settimane su e giù per le scale dei presidenti, dei giudici, dei segretarii e di non so quanti altri tirapiedi. Finalmente col passaporto della regina, col permesso delle Cortes, colla protezione del Capitan Generale, col visto dei ministri, col compatimento dei carlisti, e col buon volere del governatore, egli entrò di bel nuovo a Cadice; e per paura delle due Spagne non volendo aspettarvi il piroscafo, s'imbarcò addirittura sopra un trabaccolo pronto a veleggiare per Nuova York. Dopo ottanta o novanta ore di corsa velocissima, standosi egli a sorsellare il caffè nella stanzuccia del capitano, gli avvenne di domandare a costui, se non fossero per avventura nei paraggi delle Canarie; ma gli fu risposto, che appunto prima di sera avrebbero approdato a Tunisi. - A Tunisi!? sclamò il Barone con uno strabalzo. - Sì, a Tunisi; ripetè il capitano. - E l'America? chiese il filosofo. - L'America non si move; rispose il marinaio additando un planisferio. - Capisco, rimbeccò dirizzandosi della persona; ma io ho contrattato un posto per Nuova York, e un patrizio di sessantaquattro quarti... - Non la si scaldi il fegato; riprese lo Spagnuolo - io difatti l'assicurai e l'assicuro ancora, che andremo a Nuova York; ma devo poi dirle, che a bordo sopra di me c'è anche il padron della nave... - Ah! ci siete in due a comandare?... Non contatemene tante! ribattè Don Camillo. - Son certo che andremo al diavolo! - Non signore; continuò il capitano - il padrone vuol solamente che facciamo scalo a Tunisi per completarvi il carico di datteri e di fichi secchi. - Ohimè! anche i fichi secchi; mormorò Don Camillo. - Però la si faccia animo, riprese il capitano; le insegnerò a fumare tanto di ingannar il tempo. Trenta paquitos al giorno, e, lo creda a me; le parrà che Tunisi sia una scorciatoia per Nuova York. - Proveremo anche questa, borbottò il Barone; e si mise gravemente a rotolar fra le dita le sue sigarette come vedeva fare al maestro. Ciò nonpertanto, fumate che n'ebbe una dozzina, cominciò la nave a comparirgli capovolta; e le seggiole gli andavano in giro per la stanza, e dei capitani non ne vedeva più uno, ma due. Se il Barone restò spaventato da questi fenomeni, io non lo voglio dire; il fatto sta ch'egli viaggiava ancora per le nuvole coi fumi del tabacco, quando due mozzi lo sbarcarono sulla terra di Cartagine. Nè quello smarrimento fu privo di alte meditazioni pel filosofo, perchè così tra il sonno e l'ubbriachezza ruminando egli certe materie di sue antiche letture, e di scorrerie saracinesche in Sicilia, e siciliane in Sardegna, e di guerre, e di trapiantamenti, e d'incrociature, e di conversioni, veniva quasi persuadendosi d'essere legato di lontana parentela coi Mussulmani d'Africa. - Sì perdiana! mugolava dimenando il capo come un batacchio da campana - la è chiara come l'olio!... Nicastro, da Nic-az-roem!... Io sono per lo meno cugino di Sua Altezza il Bey! A dir il vero, svampati quei bollori morbosi d'immaginativa, non trovò più il filo d'un sì peregrino ragionamento, ma gliene restò pel cervello qualche orma, e così alla lontana, scommetto che gli sembrava vedere nei Baroni di Nicastro del barbaresco più assai che non bisognasse per istabilire una loro remota consanguineità coi corsari Tunisini, e l'agevolezza della prima dimora non cooperò poco a togliergli le antiche ubbie, chè certo a primo aspetto il lazzaretto e il guardiano di Genova, e i carlisti e i galantuomini di Spagna le erano cose più barbare della stessa barbarie Tunisina. L'albergo Europa, dove egli fu alloggiato da un dragomanno, era pulito e spazioso anzichè no; soltanto prima di sera, come egli si dispose ad uscire per prender una boccata d'aria fresca, l'oste se gli fece presso ammonendolo di non avventurarsi pei viottoli di Tunisi vecchia. - Oh quante Tunisi vi sono? chiese ghignando il Barone. - Ve ne sono due, la vecchia e la nuova; rispose l'oste inchinandosi. - Quand'è così non esco per ora; soggiunse don Camillo stizzosamente. E infatti si ritrasse per iscrivere due epistole commoventi a Floriano e alla figlia del lampadaio.
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