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Ippolito Nievo Il barone di Nicastro IntraText CT - Lettura del testo |
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XVI.
Invece appena entrati in quel porto, una turba di birri e di doganieri capitarono a bordo, i quali legarono diligentemente il capitano, il signor Barone e tutta la ciurma e li misero ad alloggiare a spesa degli Stati Uniti in un suntuoso carcere penitenziario. Il Barone gridava a tutt'uomo che era un Barone; ma siccome studiando gli uomini e il valor delle cose erasi smemorato d'imparar l'inglese, così la sbirraglia non si dava pensiero de' suoi chiassi. Siccome poi nicchiato che fu nel suo stanzino si permetteva di menar calci come un mulo di Sardegna, così gli assicurarono con due buoni ceppi le gambe acciocchè non fosse turbato dalle sue stranezze il silenzio esemplare del convento. Quando lo concesse la procedura, il carcerato comparve dinanzi al giudice ove da un interprete che aveva studiato il latino e perciò credeva di saper l'italiano, gli fu significato, che due accuse gli si movevano; la prima di aver fatto commercio di schiavi contro i regolamenti degli Stati del Nord; la seconda di aver aiutato d'armi e di munizioni il venturiero Walker contro la convenienza politica del governo di Washington. Don Camillo così all'ingrosso ci capì qualche cosa della diceria, e per un paladino della virtù non fu un bel conforto vedersi incolpato di tali birbonate. Cominciò dunque a rispondere con tutta la copia, il fervore e la facondia d'un filosofo meridionale; ma l'interprete che non ci intendeva un'acca, tempestava di rimbalzo; il giudice e gli assessori si soffiavano il naso, e Dio sa con qual tremenda condanna sarebbe finito il dibattimento, se non capitava ad interromperlo il padrone del trabaccolo, arrivato allora col piroscafo di Gibilterra. Costui, ridendo e ballando per aver trovato la sua nave, narrò come fosse stato presente al contratto del capitano con uno scuriscione di beduino per la compera di trenta negri. Egli s'era opposto, com'era ben naturale, a sì disumano mercato, minacciando anche di ricorrere al Consolato Spagnuolo, e i due birbaccioni gliene aveano mostrato sincero pentimento; ma la notte poi, nel tornar a Tunisi con una provvista di datteri, era stato rapito dal beduino cui per avventura il capitano aveva commesso di toglierlo di mezzo; senonchè il beduino per golaggine di danaro avevalo venduto vivo il giorno dopo ad un muezzin; e presso questo fingendosi mussulmano egli, avea potuto guadagnare Marocco, e di là col soccorso de' suoi corrispondenti un porto della Spagna; donde era partito un mese prima sulle traccie del trabaccolo fuggitivo. - Laonde (conchiuse l'armatore spagnuolo la sua arringa) il signor Barone di Nicastro non s'è per nulla immischiato nel commercio dei negri, e quando egli m'abbia pagato duecento piastre di nolo, io mi dichiaro soddisfatto in ogni mio diritto. - Ve ne pagherò mille, due mila, quanto volete! gridò Don Camillo buttandogli le braccia al collo. - Ecco che se nel contratto dei negri non ci eravate in tre, voi non sareste sopraggiunto a cavarmi d'impaccio, e a me toccherebbe far la prova per Dio sa quanti anni dell'eccellente sistema carcerario di Owen. I giudici piansero a lungo a un sì pietoso spettacolo, e furono assai contenti di mandar sciolta tutta la ciurma che consumava al governo di Nuova York due staia di fagiuoli al giorno. Condannarono di botto il capitano a due anni di prigionia, più due mila dollari di multa e quattrocento dobble di risarcimento per l'armatore; e si congratularono col Barone che la Provvidenza avesse adoperato un mezzo miracolo per chiarirlo innocente. - Grazie, grazie, diceva il Barone togliendosi dal sibilante cicaleccio di que' signori per uscir dalla sala. - Non s'incomodino... so dove sono le scale... - Permitte, Domine; gli disse rispettosamente l'interprete latinista, quoniam Domini Walkerio adversus Costaricanos opero tulisti mulctam Duom mille dollariorum solvebis. - Oh cosa c'entro io in questo? strillò Don Camillo alquanto stizzito - io volevo venir dritto a Nuova York e fu il capitano che mi trasportò a forza laggiù. Ora come stava a me di oppormi a chi poteva gettarmi alle nozze della Dea Teti? - La legge non si occupa di ciò, ma soltanto di esigere la multa; decise il primo fra i giudici cui l'interprete s'ingegnò di tradurre una tale risposta. - E perchè, soggiunse il Barone, perchè mi sarà imputato a colpa l'aver passato qualche ora di ciarle con un venturiero, che gode a quanto sento le simpatie di questo medesimo governo? - I giudici si guardarono l'un l'altro, e un solo fra essi che digeriva malamente il latino avvicinandosi a Don Camillo: - Piano, gli soffiò nell'orecchio; piano, che l'Europa non ci senta. Ma le dirò in confidenza che il governo di Washington ha due politiche; l'una aperta a tutti, diplomatica, susurrona e fanullona che biasima l'impresa di Walker e taglieggia i suoi fautori; l'altra sotterranea, anonima e sordina che favorisce il suddetto Walker, adoperando a ciò anche le multe percepite. - Mi basta l'avviso; borbottò Don Camillo ponendo mano alla tasca. - L'è una politica somigliante assai a quella di Madonna Nicefora, che costuma sgozzar quei polli che meglio rispondono alle sue cure materne. Ciò detto girò all'ordine del segretario di governo una gentil cambialetta, e corse fuori vispo saltellante a vedere, se, come temeva, anche quel pezzo di Mondo Nuovo somigliasse all'antico.
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