Un minuscolo corpo, una
particella d'anima, un arruffio di capelli biondi, un nasino all'aria, un
mucchio di stoffe preziose e bizzarre, uno spasimante desiderio di felicità....
Tutto questo (così poco!) era
una donna.
Era la nobildonna Floriana de
Predis, detta Flo. Una sillaba, un soffio, un frullo d'ale. Il suo nomignolo la
rappresentava esattamente.
Nata in un ambiente frivolo e
immorale, le avevano insegnato solo cose superficiali ed inutili, l'avevano
educata al solo scopo di piacere agli uomini, di trovare marito, di godere la
vita.
Non aveva corso il pericolo di
restare zitella: era immensamente ricca e tutti i suoi difetti, se ne avesse
avuti, le sarebbero stati perdonati. Come si fa a dire s'ella aveva dei
difetti. I difetti risaltano sullo sfondo delle qualità....? e Flo non aveva
nessuna solida qualità....
Si maritò a vent'anni,
cominciando così la sua carriera e la sua missione: quella di amare e di farsi
amare. Suo marito la deluse, la tradì, la maltrattò, ed ella che non era nata
per soffrire (una cosa troppo seria per la sua animula di uccellino capriccioso
e viziato) si separò legalmente da lui.
Aveva preso marito perchè
credeva il matrimonio una cosa gaia. Prese un amante per la stessa ragione....
e siccome le delusioni sono inevitabili in tutte le relazioni tra creature
umane, così di amante cambiò spesso, sempre sperando d'essere più fortunata, di
trovare finalmente l'uomo che cercava....
Se le avessero chiesto di fare
la definizione precisa dell'uomo che cercava ella non vi sarebbe
riuscita.... Voleva un uomo d'animo gentile, di bell'aspetto, carezzevole,
cavalleresco, elegante e fedele.... Ah sì! Anzitutto fedele. Aveva sempre
dovuto lagnarsi dell'incostanza degli uomini, ed i suoi occhi limpidi, vivi e
azzurri come miosotidi e un po' molli di rugiada, avevano sparse tante lagrime
per le nequizie dei suoi amatori....
Alcune volte però ne aveva avuti
di fedelissimi.... verso i quali era stata lei stessa colpevole di rotta fede.
E anche di quella fatalità della sua debole natura aveva ella sofferto e pianto....
perchè ciò le era parso molto triste, molto brutto, anche se inevitabile....
Che enigma il cuore umano!
Era assai ospitale donna
Floriana de Predis, riceveva molto, usava molte cortesie alla gente perchè ciò
la divertiva e l'occupava; era anche benefica perchè, essendo ricchissima,
aveva un lauto superfluo da largire senza il menomo suo disturbo. La sua
apparenza e la sua sostanza frivola e fragile, di bamboletta graziosa e
piacevole a vedersi, di gingillo di lusso da mettersi sopra un mobile, rendevano
miti verso di lei le armi de' suoi nemici.... Di nemici tutti ne hanno, si sa,
ma, in fondo, si hanno i nemici che si meritano.... Il caro prossimo andava
dicendo che donna Flo era una Messalina. Ma lo diceva sorridendo, con benevola
indulgenza, perchè nessuno la prendeva veramente sul serio, e nessuno l'odiava
come possono essere odiate le persone delle quali si riconosce e s'invidia il
valore.
Ella era una gentile ed innocua
bamboletta che faceva venir voglia di batterle dei colpetti sullo stomaco per
vedere se faceva, con una vocetta stridula: "papà, mammà".
Dicevano dunque ch'essa era una
Messalina, ma non era vero. Quella donnina leggera, ma volubile, elegante,
fluttuante come una farfalla, non avrebbe potuto darsi il lusso di sentimenti
nè di sensazioni violente. Amava il dolce amore, la tenerezza gioconda e anche
un poco sentimentale, le fini carezze: voleva accanto a sè la protezione, la
vicinanza, il respiro di una creatura dell'altro sesso per formare con quella
il duetto. Sola, essa non si sentiva completa, la sua personalità le sfuggiva,
si dileguava conce un soffio, come un sogno.... Per esistere, aveva bisogno
d'essere.... in due. Sempre così.
Passavano gli anni ed ella
sentiva in sè il timore dell'ora che fugge, la paura della fine dell'età di
amare, il desiderio di fermare l'attimo della giovinezza e della gioia.
Inalterata era la sete d'amore nel suo cuore giovine e fresco, nel quale un
piccolo perfezionamento si era operato: era forse un po' meno volubile, tendeva
maggiormente alla fedeltà; ed ella rimpiangeva ora qualche volta, in alcuni
momenti di fuggevole malinconia, di non avere un buon marito che la liberasse
dalla necessità di cambiare sempre di compagno.... Oramai cominciava ad
apprezzare i vantaggi dell'abitudine in tutte le cose e anche nell'amore....
Quanti anni aveva la leggiadra
donnina? La gente non lo sapeva precisamente, ingannata da quella tenace
apparenza d'infantilità graziosa cui l'arte raffinata dell'abbigliamento e
della cosmesi prestava abilissimo ausilio. Essa medesima non se lo confessava
più, lo aveva quasi dimenticato.... A forza di volere avere parecchi
anni meno del vero, era riuscita a persuadersi d'essere nata assai più tardi
del giorno in cui veramente era venuta alla luce....
Ella aveva da alcuni anni un
amico al quale si era molto affezionata, e oramai si era illusa che non lo
avrebbe mutato più.... Cominciava a credere a ciò anche la gente. "Quanti
anni sono che Flo è con Francis?" chiedevano le persone della sua
comitiva. "Ma è un secolo! Se morisse de Predis, quei due si sposerebbero
certo!" E la consideravano quasi una coppia legittima; e coloro che
avevano chiamata Flo, un tempo, una Messalina, cominciavano a provare qualche
rimorso....
Ma passato ancora un po' di
tempo, Francis si saziò della piccola Flo che lo amava tanto, sentì il
desiderio di una legittimità più vera, e più durevole e prese moglie.
La bamboletta di stucco, la
figurina di Saxe, il gingillo di lusso.... sofferse come non aveva sofferto mai
nella sua vita già lunghetta.... Pianse, pianse, pianse tanto che gli occhi di
miosotidi furono arrossati, che la fine miniatura della faccia si sciupò, che i
primi segni della decadenza apparvero visibilissimi su quella vivente strofa di
tenace primavera che, quasi saltando l'estate, andò ad un tratto incontro alle
tristi brume autunnali....
Flo vecchia, brutta e dolente?
Oh contraddizione ed orrore! Ella lottò disperatamente con la sua pena, si
ribellò al fato, volle vincere, volle risorgere, volle vivere e gioire ancora.
"Fugge l'ora...." era come il ritornello che piangeva nel suo piccolo
cuore....
E poichè la vita e la gioia
erano per lei rappresentate, inesorabilmente, da una cosa sola: dall'amore,
ella dispose l'animo ad accogliere un altro amante. L'ultimo?
Ella non lo sapeva, non voleva
chiederselo, fasciava di cotone il poco acume della sua intelligenza, apriva
tutte le porte alla benefica illusione.... che la salvasse dall'orrore di
dubitare di sè. Riaprì le sue sale, si fece presentare nuovi ospiti, si
circondò sempre più di sfarzose eleganze, curò la sua personcina con tutti i
pietosi lenocini dell'arte e della scienza.
Voleva piacere, piacere ancora a
qualcuno che le piacesse. Non era di gusti comuni: non era facile da
contentare. No. Era stata avvezzata male, cioè troppo bene.... e voleva
continuare ad esercitare il suo diritto di scelta, come aveva sempre fatto, da
quando aveva cominciata la sua vita amorosa. Aveva avuto sempre un serrato e
nutrito drappello d'uomini eletti (eletti secondo il concetto di lei) ai suoi
piedini di Cenerentola.... Si raccontava che il primo dono ch'ella soleva fare
al prescelto fosse sempre una sua scarpetta.... Con quei doni riuniti si
sarebbero potute fare vere vetrine da esposizione....
Adesso l'assedio intorno alla
sua personcina — ella dovette persuadersene con una tristezza che le allagava
il cuore — era meno numeroso.... o meglio, non era la quantità ma la qualità
degli assedianti che aveva patita qualche decadenza....
Che le importavano le proteste
d'amore di quel brutto vecchio vizioso? Forse che la lusingavano i versi a lei
dedicati da quel poetucolo anemico che non sapeva nemmeno annodarsi la
cravatta? E le dichiarazioni di quel giovinastro provinciale specialista di cocottes?
Niente affatto. Voleva amare, amare ancora, essere ancora amata.... ma da un
uomo degno di lei.... E la sua buona stella, essa lo credè, glielo fece
incontrare....
Una sera ad un cotillon verde,
in una casa amica, ella, che aveva il fiuto di una cagnetta di razza per
scoprire la selvaggina-uomo, vide subito un giovane che la colpì col suo
aspetto interessante. Era bello, alto, ben vestito, un po' poseur; non
ballava e salutava confidenzialmente alcune persone delle più chiuse falangi
della società.
Donna Floriana de Predis aveva
fatto di se stessa quella sera un piccolo capolavoro. Ricordava alcuni versi di
De Musset (un poeta che adesso nessuno cita più!), che un tempo qualcuno le
aveva recitato in onor suo:
on eût dit que sa mère
l'avait fait tout petit pour le faire avec soin
e le pareva che ancora perfettamente le convenissero....
I capelli biondi, ancora lucidi,
copiosi, acconciati dal più abile coiffeur della città, incorniciavano,
scendendo in leggeri ricci fin sopra gli orecchi, la piccola miniatura del suo
volto, soffusa di un roseo artificiale che faceva rifiorire la stanchezza del
suo autunno. La figurina pareva ancora una Tanagretta, nella lieve tunica
bianca allacciata alla vita da una cintura di smeraldi. Un altro grande
smeraldo le fermava, a sommo del capo, un altissimo pennacchio verde. E i piedi
inverosimilmente piccoli sui tacchi altissimi e le caviglie sottili ed i
piccoli ginocchi che si vedevano nel passo, attiravano ancora molti sguardi e
molti omaggi sul suo passaggio....
Un amico le chiese il permesso
di presentarle un giovane venuto da poco tempo nella loro città.... Ella sentì
che doveva essere quello.... e sorrise con tutta la sua sopravvissuta
giovinezza, con tutto il suo pugnace desiderio di felicità, a quel bel giovane
che si inchinava a lei, sul ritmo monotono barbaresco dell'Irresistible,
che faceva sembrare quella sala di squisita architettura rococò una taverna
della Boca di Buenos Aires. E il preludio del duetto cominciò subito,
senza titubanze e senza infingimenti....
Ella si sentiva rinascere alla
vita, alla sua vera vita, ascoltando la parola carezzevole del suo giovane
cavaliere, cullandosi alla musica di quella voce baritona, guardando dal basso
all'alto (passeggiava appesa al suo braccio come una pianticella rampicante
abbarbicata ad un forte e snello tronco d'albero) quella balda giovinezza
accanto alla quale ella ritrovava il suo cuore fresco di vent'anni!
Lo invitò subito a casa sua, lo
incoraggiò con fine arte femminile, si armò tutta per quella lotta d'amore che
presentiva, senza confessarselo, come la sua gesta estrema: e dalla sua piccola
anima e dalla sua carne autunnale fiorirono accenti di passione profonda,
palpiti di giovinezza, grida di gioia, lamenti di tenerezza.... come non mai
dal suo essere erano ancora fioriti! Un senso di tristezza si univa per la
prima volta alla sua gioia d'amore.... e la nobilitava in qualche modo, dandole
un'improvvisa coscienza, svegliando in essa l'oscuro senso di tragica
desolazione che tutte le morti vicine.... (morti di persone, morti di cose)
recano con sè....
Il triste ritornello laggiù nel
suo piccolo cuore si lamentava: "l'ora precipita"....
§
Un giorno donna Flo aspettava il
suo giovine amante, il quale andava da lei almeno tre volte nelle
ventiquattr'ore. Era esigente ella quando amava; aveva bisogno di molte
dimostrazioni d'affetto, le cercava, le chiedeva, le imponeva quando non le
erano offerte spontaneamente.... e questa volta ella era più sentimentale del
solito, aveva maggior sete di tenerezza, era sincera, era anche pudica, pareva
una fidanzata più che un'amante, ed apprezzava, più che la violenta gioia, le
delicate sfumature dell'amicizia amorosa che riempie ed abbellisce con la sua
atmosfera di soavità tutti i minuti della vita....
Raoul (era d'origine francese)
andava da lei quel giorno per la seconda volta. Era stato il mattino alle
undici un momento a chiedere le sue nuove e a portarle un gran mazzo di viole.
Adesso veniva a prendere il tè con lei, e dietro di lui la porta si chiudeva,
come al solito, ad ogni altro visitatore.
Ella pregustava la delizia di
stringersi sul suo petto, con la testolina all'altezza del suo panciotto, di
sentirsi serrare tra quelle forti braccia. Com'era alto e bello il suo Raoul!
Era gonfia d'orgoglio al pensiero che fosse suo.... Passeggiava su e giù per le
sale del suo magnifico appartamento, seguita dai suoi due preziosi e mostruosi
cani giapponesi: Quinquin e La Marescialla, perchè era nervosa e non le
riusciva di star seduta a fingere di leggere o di ricamare....
Il suo salotto preferito era
sempre un giardino di fiori rari. Quel giorno il profumo vi era così acuto che
avrebbe stordito chi non avesse avuto, come lei, l'abitudine dei più
vertiginosi aromi....
Una delle parti del salotto era
tutta a cristalli, una specie di terrazzo che si apriva sopra un vecchio parco
cittadino meraviglioso. Era una fredda giornata del rigido inverno e il caldo
delle sue stanze le permetteva d'essere appena vestita d'una leggera tea-gown,
di molle broccato e di mussolina colore di pallido corallo orlata di skung,
aperta da tutte le parti....
Le piaceva guardare la visione
che le si stendeva dinanzi e che le dava un immenso diletto, un diletto nuovo,
a lei che non sentiva e non capiva il paesaggio.... Il vecchio parco, nella
freddissima giornata jemale, era tutto avvolto nella brina. Pareva quasi una
nevicata, ma una nevicata trasparente, velata di toni di colore e d'ombre
azzurrognole, rosata e fantastica, meno precisa e meno compatta della neve....
Intorno ai rami degli alberi,
alle estremità di essi, la brina si cristallizzava in disegni bizzarri, che
parevano fiori; tutta una giovine primavera di ghiaccio che di lontano,
stringendo un poco gli occhi, pareva il primo dischiudersi della verace
primavera; pareva quasi un favoloso, improvviso orto di ciliegi e di mandorli
in fiore che salutasse il buon sole marzolino con le sue nubi di pallide
corolle esplose, come grida festose, sui rami ancora nudi di fogliame.
Alla bambolina autunnale e
innamorata sembrava di vedere quello spettacolo per la prima volta... e il
cuore le captava dentro forse la più dolce canzone che avesse mai udito nella
sua esistenza....
Entrò Raoul. Egli era sempre, in
quel breve primo atto del loro idillio, affettuoso, carezzevole, soave. Era
come ella lo voleva, come il suo sogno, come il suo ideale.... Nessun uomo le
era mai piaciuto così. Ripeteva tra sè mille volte al giorno: "Come sono
fortunata! Dio voglia che così continui sempre". E chiudeva gli occhi del
corpo e quelli dell'anima per non accogliere germi di dubbi, di sospetti, di
paure che l'avrebbero martoriata....
Raoul le baciò le mani (due
piccoli fiori bianchi con dieci foglioline rosse in cima), poi la sollevò da
terra come si prende un baby e la portò sul divano pieno di molli
cuscini che si affondarono appena un poco ricevendo quel lieve peso.... Ella
rideva di felicità e di tenerezza. Egli le si collocò allato, sopra un basso
sgabello, e disse: "Aspettiamo un poco, non è vero? prima di ordinare il
tè".
Ella acconsentì, naturalmente.
Egli era molto intelligente,
trattava lei come una bambina, le parlava in un modo tra faceto e tenero come
si parla a chi vi è inferiore.... e pure superiore al tempo stesso. Diceva:
"Adesso ho fame solo di Flo. Le mangio le dita, eppoi il suo nasino, eppoi
i ricci d'oro, eppoi la piccola bocca....".
Il sapore dolciastro dei
cosmetici fini e dei profumi squisiti restava sulle labbra di lui. Ella si
deliziava di quel sapore di giovinezza sana, del solletico che le facevano i
baffetti di velluto bruno, della mollezza serica di quella densa chioma che
dava alle sue mani una sensazione così dolce che le arrivava fino al cuore....
Egli scherzava:
— Ti piacciono i miei
capelli.... perchè ti pare di accarezzare Quinquin?
— No! — ella sorrideva.
— Vuoi più bene a me o a Quinquin?
— Stupidone!
— Allora a me o alla Marescialla?
— Mostro!
— A me.... o.... — Egli divenne
ad un tratto pallido e triste; ella si abbuiò, non comprese, si spaventò.
— Che hai, amore? Mi parevi
troppo allegro, oggi; volevi nascondermi qualche cosa? — Il cuore della
bamboletta batteva così forte come se fosse veramente un giocattolo e che il
meccanismo si fosse guasto e avesse i suoi movimenti sregolati.
Egli si fece pregare un poco;
pareva voler dire e non dire; aveva lasciata cadere la sua maschera di gaiezza
di poc'anzi, quella di serenità che aveva sempre e si mostrava a lei per la
prima volta col suo vero volto. Un volto triste, strano, tormentato da
un pensiero che ne alterava le belle linee, piegandole all'ingiù, in una
espressione ambigua che sfuggiva alla comprensione di lei....
La sua paura cominciava a
diventare terrore: le illividiva la faccia, le incavava gli occhi, dietro il
tocco di bistro artificiale.
— Di', di', parla, per l'amore del cielo! — ella gridò
dal mucchio dei suoi veli rosei, mezzo sollevata sui cuscini, al genuflesso che
cercava nasconderle la faccia....
Allora egli parlò. Si trovava in
un difficile momento della vita.... Era entrato nello studio di un avvocato, ma
non guadagnava; suo padre ricusava di continuargli l'assegno; egli aveva speso
troppo, aveva dei debiti, era entrato nella società elegante che è costosa, si
trovava in un serio imbroglio.... E non volendo umiliarsi innanzi agli amici,
specialmente ora che era nota la sua relazione con lei, egli aveva pensato che
una sola creatura al mondo aveva non il dovere ma il diritto di soccorrerlo: colei
che più di ogni altra creatura egli amava.... — Tu, Flo, tu sola puoi salvarmi!
— egli mormorò, nascondendo il volto fra le piccole bianche mani della donna,
sulle quali ella sentì cadere alcune lagrime calde....
Una confusa, oscura nuvolaglia
di pensieri avversi attraversò la mente di lei.... Un guizzo di verità tentò
farsi strada nel buio del suo cervello; un'idea nemica tentò precisarsi, un
impeto di ribellione le si sferrò dentro, qualcosa di amaro, di perfido le
oscillò nelle vene.... quasi un tossico che minacciasse avvelenarle il
sangue.... Ma una parte di sè reagì, lottò, sferzò la verità e la ricacciò nel
buio, richiuse la torbida gora del suo sangue nella superficie serena di un
piccolo lago.... dal quale emerse la buona faccia della pietosa illusione
umana.... Accadesse qualsiasi cosa al mondo, ma non perdere il suo Raoul, il
suo ultimo, il suo unico bene! Rinunciare a quella sua estrema ragione di vita?
No, per niente al mondo, no!
Il cuore laggiù gridava, si
lamentava: — Fugge l'ora, l'ora precipita!... Donna Flo non vide oramai, non
sentì altro che una cosa; il suo piacere, l'urgente necessità di rasserenare la
creatura dolente ch'ella tanto amava, che aveva avuto ragione di ricorrere a
lei come alla sua migliore amica. Egli era povero per la crudeltà del
destino.... ed ella era tanto, tanto ricca! Un prestito, un dono, sia pure
cospicuo, era un'inezia, un particolare trascurabile per lei.... mentre tutta
la sua gioia era di veder sorridere la bella bocca giovine così dolce a
baciarsi, di veder sereni i belli occhi amorosi, nello sguardo dei quali era la
sola, l'unica, l'ultima ragione della sua felicità!
— Oh Raoul, mio povero piccino,
non è che ciò? Di', di' subito, quanto ti occorre?
— Cara, cara, mia dolce Flo!
Vediamo.... quanto? — Riflettè un poco, poi disse un'alta cifra....
La piccola donna un po'
tremante, ancora un po' sbalordita, firmò uno chèque....
Il destino, maestro di cappella
della nostra vita, ora buffo, ora tragico, ora sornione, aveva intonato il leit
motiv dei loro futuri duetti d'amore....
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