Il vecchio re Monte Bianco, sul
suo trono vellutato di foreste, lascia pendere due lembi del gran manto di
ermellini verso la valle. Alla sua destra alcuni candidi vegliardi; alla sua
sinistra un corteo grigio di cavalieri in aguzze armature ferrigne che balenano
di luci rossastre a quando a quando. Nessun paesaggio europeo è più solenne,
più olimpico, più bellicoso di quello che si contempla dalla valle savoiarda di
Chamonix. La sua bellezza augusta umilia la protervia umana. L'uomo è solo un
particolare insignificante in quella visione immensa.
Al principio di luglio del
millenovecentoquattordici — l'ultima tappa di un'era, prima dell'inverosimile
sconvolgimento della così detta civiltà — molta gente elegante cosmopolita era
accolta nella vallata verde e bianca che la fresca onda dell'Arve fa sonora.
L'albergo du Montblanc
aveva molti ospiti. La sua orchestrina suonava lieti motivi di danze tre volte
al giorno: nella hall si giocava alle roulettes automatiche, di
sera: di giorno si stava a gruppi nel bel giardino, sulle poltrone verniciate
al "ripolin" di tinte pallide, facendo la coda per guardare col
telescopio le ascensioni là in faccia. Quasi tutta quella gente era frivola,
inferiore al suo còmpito di macchietta di quel divino paesaggio: ma questa è
cosa frequente e inevitabile....
C'era fra le altre belle signore
una italiana che aveva la linea esteriore tagliata sul modello comune, ma
l'anima superiore al credito che le si poteva fare. Era la contessa Maria
Somma, convalescente di una malattia che le aveva lasciata nella persona una
languida stanchezza e sul volto un delicato pallore. I suoi occhi, scuri e
lunghi, risaltavano su quello come vivi diamanti neri, e poichè le labbra
cominciavano a fiorire del loro naturale carminio, la sua faccia non
propriamente regolare ma splendente di spirituale luce, andava riconquistando
le smarrite attrattive.
Donna Maria aveva trent'anni,
era una moglie fedele, una madre modello ed insieme una signora mondana ed elegantissima.
Ma l'eleganza e la mondanità non erano il suo primo pensiero. Aveva una vita
interiore che era la sua occupazione prima, accanto alla sua felice maternità.
Aveva due figliuoletti di sei e otto anni, belli sani e ancora ignoranti come
due bestiole, che una brava nurse aveva sotto le sue cure, prima che
passassero al precettore. Essa li chiamava Baby e Trotolò. Li aveva con sè a
Chamonix perchè non se ne separava mai.
Suo marito.... Quello era la sua pena sentimentale. Non
lo amava di amore e questo le lasciava un gran vuoto nell'anima. Gli voleva
bene, però, come ad un buon amico e lo stimava come un perfetto galantuomo: e
spesso si rimproverava che tutto ciò non le bastasse. Ma i rimproveri della sua
coscienza non rimediavano a nulla. Ella sentiva che nel suo cuore ci sarebbe
stato posto per un altro sentimento a lei vietato dalla sua morale.... e aveva
di quel sentimento desiderio e paura.
Forse era quel conflitto
interiore che metteva sul suo volto quell'ombra di mestizia che lo abbelliva
singolarmente....
Fra gli ospiti del suo albergo
ella aveva notato un giovane alpinista che andava a tavola con la sua onorata
divisa, che scompariva ogni tanto, tornando ogni volta più bruciato dal sole.
Era sempre solo o in compagnia di qualche guida, e pareva giovanissimo. Seppe
con meraviglia che era italiano, mentre avrebbe messo pegno che fosse inglese.
Per la partenza di un grosso e brutto tedesco, fu collocato al restaurant accanto
al tavolino di lei, al quale ella sedeva coi due bimbi e con la nurse.
E i due piccini, irrequieti ed
espansivi, fecero in breve relazione col giovane vicino, che aveva gli occhi
azzurri ancora infantili, bellissimi capelli biondi, il volto sbarbato, un
sorriso dolce e fresco di bambino.
Era il conte Clemente Balbi,
aveva ventidue anni ed una passione sfrenata per la montagna. Il club
alpino italiano lo annoverava già fra i suoi più giovani ma più validi
campioni. La contessa Maria fu d'accordo coi suoi figliuolini nel provare
subito molta simpatia per lui. Le parve quasi di trovare un amico. Era
semplice, attivo, di carattere serio, poco mondano e niente corrotto. Non era
uno dei soliti. La novità piacque alla contessa, che non seppe come
meglio esprimere a se stessa la simpatia che provava per lui se non pensando:
"Vorrei che i miei figli gli assomigliassero".
A lei parve da prima che quel sentimento fosse puramente
materno; e si dimostrò cortese e bene accogliente con "l'amico dei suoi
bambini", come ella lo chiamava. Ma egli non provava per lei,
disgraziatamente, sentimenti figliali. Si innamorò di lei in pochi giorni,
profondamente. Era il suo primo vero amore. Casto ed ardente insieme, la
desiderò con frenesia, pur circondandola di un rispetto cavalleresco e devoto
che sarebbe sopravvissuto, gli pareva, all'ultimo abbandono. Non le diceva
parole d'amore, ma le si offriva, le si dava tutto con lo sguardo, con le
inflessioni della voce, con tutte le delicate premure, un poco ingenue, del suo
fresco, del suo giovane amore. E non potendo in altro modo dimostrarle la sua
affezione, copriva di carezze e di cortesie i due piccini.
— Mi dà i due piccoli, contessa?
Andiamo a mietere fiori per lei. — E partiva coi due bambini, felice, e
tornavano con le mani, con le braccia cariche di eriche montane, di
sassifraghe, di felci, di rododendri per ornare le stanze di donna Maria.
Le sue stanze non avevano
l'aspetto di appartamento d'albergo, ma parevano veramente una casa.
Ella lo invitava a prendere il tè, nell'intimità, il tè servito dalla sua
cameriera, insieme ai bimbi e alla nurse. Che c'era di male? Era un
connazionale e le loro due famiglie si erano conosciute in altri tempi. Eppoi
si accorse che egli ne era troppo felice, sentì d'esser troppo contenta ella
stessa di trovarsi con lui.... e non lo invitò più. Andavano però a passeggiare
insieme, quando egli non faceva ascensioni.... E quando ne faceva, ella era
inquieta fino al suo ritorno di una pena che invano si studiava di chiamare
amichevole....
Egli si era accorto delle ansie
di lei per le sue assenze e non osava inebbriarsi di tanta felicità! Quella
donna gli pareva così bella, così buona, così intelligente, così superiore alle
altre, che l'amore di lei gli pareva un sogno troppo alto.... Partiva ancora
con piacere per le sue gite alpestri, sì, ma anche con rammarico, perchè si allontanava
da lei.... e le dedicava quelle sue imprese faticose e pericolose, sperando
acquistarne merito e vanto davanti agli occhi adorati. Aveva già fatto alcune
ascensioni di allenamento e anche alcune vere salite.
Ella non faceva, per la sua
convalescenza, altro che brevi passeggiate. Un giorno alla "pietra di
Ruskin" i bimbi e la nurse si erano un poco allontanati. Ella aveva
fatte delle fotografie e si era appoggiata con le reni al masso di macigno che
ha davanti il magnifico spettacolo del Monte Bianco, limitato (come in un
quadro d'arte) da un alto abete negro, che pare un pensiero fosco sorto
all'improvviso in una grande serenità. I bimbi le portavano fragole e mirtilli,
ch'ella gustava fanciullescamente, e come per non rimanere sola con lui, gli disse:
— E voi, Clemens, non mi portate
nulla?
Egli rispose:
— Io vorrei darle il mondo! —
eppoi si lanciò correndo giù per le praterie con quel suo agile corpo elegante
e vigoroso che si disegnava nell'aria, nel ritmo della corsa, come quello di un
Mercurio greco. Ritornò con le mani piene, entrò nel boschetto d'abeti che ha
qualche giovane alberello di pioppo, qualche rosa selvatica, un tappeto di
piccole felci.... Ella era ancora appoggiata alla gran pietra che porta inciso
il nome dell'esteta inglese, come trasognata. Provò una gioia straordinaria
vedendosi dinanzi Clemens all'improvviso. Quasi senz'avvedersene mormorò:
"Caro!", come diceva ai suoi figliuoli. Si mise a mangiare i mirtilli
ch'egli di mano in mano le porgeva: eppoi anch'ella ne sgranò, se ne riempì il
cavo della mano e ne offrì a lui. Egli afferrò la mano, abboccò i bruni
mirtilli sulla rosea palma e la premè così a lungo con le labbra.... che tutt'e
due ne impallidirono.... Ella disse:
— Andiamo, andiamo. — E chiamò
ad alta voce i piccini: — Baby, Trotolò! Venite!
Egli la seguì, a capo chino come
un colpevole, eppure con l'anima zampillante di gioia come una fresca
fontana....
Gli si fece più severa per
alcuni giorni. Ma poichè egli doveva fare un'ascensione con la fida guida,
l'atletico Paul Simond, e col porteur, ridivenne mite, e non abbandonò
quasi per tutto il giorno il telescopio, a costo di attrarre l'attenzione della
gente. Per fortuna al suo interessamento partecipavano i bambini, che si
appassionavano alle gesta dell'alpinismo. Le loro grida, la loro gioia nel
riconoscere la lontana piccola figura di Clemens, al telescopio, sull'immenso
grigio dell'"aiguille" giustificavano l'attenzione della madre loro.
La quale mal riusciva a nascondere la sua angoscia segreta. Si era bene
informata, era dotta oramai nella storia dell'alpinismo. Andava leggendo tutta
la letteratura alpina e sapeva che non c'è ascensione senza pericoli, sì che si
stupiva che la madre di Clemens potesse dormire tranquilla nel suo letto,
mentre il suo figliuolo affrontava tali cimenti! Ella per due notti non dormì e
al ritorno di lui non volle mostrargli la sua gioia.... e si chiuse in una
rigidità di accoglienza che fece a lui spargere delle lagrime....
— Non fate il ragazzo! — ella
gli disse fra burbera e dolce. — Avant'ieri eravate lassù, vicino al cielo,
quasi più di un uomo, e ora sembrate Baby e Trotolò quando li sgrido!
Erano soli in un angolo romito
del parco. Egli le si era inginocchiato accanto, ed ella istintivamente,
irresistibilmente, passò una mano sulla bella fronte liscia dove fiorivano i
capelli ondulati, dolci come una morbida piuma di uccellino. Egli ebbe un
sussulto, un grido rauco, che imporporò a lei la faccia, facendola balzare in
piedi....
Da quel giorno egli osò
chiederle, con velate ma pur decise parole, d'essere amato.... e di averne le
prove....
Ella, pur negando e mostrandosi
ad ora ad ora severa, ebbe per lui tutte le indulgenze della donna onesta che
molto perdona perchè molto ama. Affettava di trattarlo come un fanciullo e lo
temeva, in fondo, come non aveva mai temuto nessuno....
Quasi tutto il mese era passato
così, veloce come un'ora, in quelle schermaglie d'amore che riempivano i loro
cuori di gioie e di tormenti. Clemens non viveva che della speranza di
possedere la donna adorata: questa solo del desiderio di acconsentire.... e le
sembrava che morrebbe di dolore se la forza di resistere le mancasse.
§
Andarono un giorno a passeggiare
nella foresta prossima al paese, adatta alle rinascenti forze di lei; la bella
foresta di abeti che si svolge dietro il Casino, dentro la quale passa la
fresca onda del fiume. I bambini andavano innanzi con Miss Anna; ella andava
adagio avendo Clemens al fianco. Era una visione fantastica di un pallido verde
quasi irreale. Il sole vicino al tramonto, mandava dentro un pulviscolo d'oro
pallido, morente, che quasi pareva lume di luna. Di fuori densa e cupa,
l'abetaia era dentro chiara e trasparente come un fondo di lago, come una
favolosa regione di fate e di folletti. Un'atmosfera musicale era diffusa nel silenzio.
Una musica senza parole, tenue e profonda, appassionata e discreta, fatta di
note lunghe e di assonanze nuove.... Pareva ai due essere immersi in una
misteriosa selva maeterlinkiana o débussyana, senza sentieri che riconducessero
sui loro passi.... Non si udiva altro che la piccola voce dell'acqua come un
pedale monotono e galeotto.... Non si udivano più le voci dei piccoli già
lontani.... Ella era muta e contenuta ed armata dentro sè come chi si senta
minacciato da un pericolo che lo impaura e contro il quale si prepara alla
difesa. La strana luce crepuscolare, tra il verde infinito, la faceva più
pallida, e più cupo sembrava il velluto languido de' suoi occhi sotto il
"gamin" nero. La sua giacca, di velluto giallo arancio sulla leggera
veste bianca, era la sola nota violenta in quel paesaggio uniforme.
Clemens era vestito di grigio,
senza cappello e la sua testa giovane si dorava sotto il poco sole. Non la
guardava, perchè si sentiva gli occhi carichi di una fiamma che
l'avrebbe spaventata. A un tratto, dinanzi al loro andare lento e trasognato,
apparve il corso d'acqua che bisognava superare. La gonna di lei era stretta,
leggere e immacolate erano le sue scarpe bianche. Ella rise forte,
fanciullescamente, battendo le mani, più divertita che afflitta, dicendo:
— Come si fa? Come si fa?
Clemens disse piano:
— Si fa così! — la sollevò all'improvviso tra le braccia,
slanciandosi attraverso il rio con la sua preda, fino sull'altra sponda
asciutta.... Ma giunto al sicuro, ancora non la deponeva. Ella gridò forte, ed
egli a malincuore allentò la stretta col volto torvo e contratto più di quanto
fosse scontento ed offeso il volto di lei. L'aveva serrata un momento contro il
suo petto con una forza dissennata.... e l'atto audace non lo aveva lasciato
pentito se non di aver ceduto alle proteste di lei.... Continuarono ancora per
alcuni passi il cammino, poi ella disse:
— Basta. Torniamo indietro. Non
ho più fiducia in voi. Siete un cattivo ragazzo. Non vi voglio più bene.
Egli disse:
— Tacete! Perchè mi torturate?
Non sentite come soffro? Guardatemi!
Aveva la voce tremula di
lagrime, eppure imperiosa. Ella lo guardò. Ebbe l'impressione che in un attimo
si fosse trasfigurato, che dieci anni almeno fossero trascorsi. Colui che essa
aveva accanto non era più un fanciullo bello, innamorato, implorante, un po'
folle.... Era un uomo che le voleva bene, forse, che la desiderava
spasmodicamente, che si ribellava al suo soffrire, che voleva gioire di lei e
con lei.... per andare poi insieme incontro all'inevitabile dolore.... Ella
sentì accanto a sè una volontà ed una forza.... e le parti ad un tratto
s'invertirono; cioè, la coppia che essi formavano, dissonante nell'accordo
insolito delle disuguali età, divenne normale e tradizionale. Egli fu ad un
tratto la forza superiore che suggerisce il comando, ella la debolezza che si
piega alla gioia dell'obbedienza.... Quando Clemens le cinse la vita col
braccio e la trasse a sè perdutamente, essi non seppero quale delle loro bocche
avesse prima cercato l'altra per unirsi nell'interminabile bacio....
Le voci di Baby e di Trotolò di
lontano chiamarono alternativamente:
— Mamy! Mamy!
§
Lontana da lui, dal giovane
tanto amato che sconvolgeva l'equilibrio della sua anima e del suo corpo, ella
si pentì subito di avergli dato quel gravissimo pegno d'amore. La sua coscienza
si ridestò, la sua virtù si rimise a lottare, la sua morale riprese a farle
aspri rimbrotti.... "No, no, non mi darò, non cederò, morirò di dolore ma
resisterò alla tentazione terribile...."
Non uscì di stanza per due
giorni. E, ad alcuni messaggi ardenti ed insistenti di Clemens, rispose una
lunga lettera saggia e pensata che le costò lagrime e insonnie e che mise lui
alla disperazione.
Per non commettere follie e per
calmarsi un poco, egli decise di compiere allora l'ascensione che da alcuni
giorni rimandava per non allontanarsi da lei, quella della cima del Monte
Bianco, che aveva tenuto per ultima, non come la più difficile, ma come la più
simbolica, come il coronamento delle sue ascensioni, cui un tempo aveva sognato
come veramente si sogna l'abbraccio della donna più amata. La sua fedele guida,
ch'egli trattava già come un amico, Paul Simond, adusto e bello come un semidio
della montagna, lo accompagnò. Donna Maria gli mandò il buon viaggio sopra un
foglietto di carta aperto.... ma il cuore le si serrò in un'angoscia disperata,
che lo stato morboso dei suoi nervi esagerava. Ella sapeva che la groppa del
colosso, che la sua estrema cupola, è docile e relativamente facile, che le
fatiche eroiche di Giacomo Balmat e di De Saussure, i primi assalitori del
gigante, non possono verificarsi più. Il cammino, dai Grands Mulets, è press'a
poco sicuro, se l'alpinista sia forte e bene allenato. Eppure quel bianco
oceano là dinanzi che doveva essere conquistato dal piede di Clemens, le pareva
un'oste nemica viva e terribile schierata contro di lui, le pareva una minaccia
di morte, le faceva orrore, non osava quasi più guardarlo.... aveva il terrore
del telescopio, al quale si affollavano, invece, le altre signore, con immenso
rammarico di Baby e di Trotolò che avrebbero voluto stare tutto il giorno
appiccicati al cristallo....
"Egli potrebbe non tornare
più, essere inghiottito dal mostro di ghiaccio che ha sulla coscienza quaranta
omicidi!" Era il ritornello della sua paura, del suo rimorso, del suo
pentimento.... Adesso ch'egli era lontano, in un fiero pericolo, adesso si
pentiva amaramente d'essergli stata severa! "Ho rifiutato il suo amore,
l'ardore delle sue vene, la pura fiamma del suo giovane cuore! Caro bambino!
Come fui pazza e cattiva! Oh domandargli perdono! Dargli tutta me stessa senza
esitanze, senza scrupoli, senza egoismo, donargli tutto il bene, tutta la
gioia, e soffrire poi, per lui, non importa, soffrire certo.... ma vederlo
contento, almeno un'ora."
Furono per lei ore eterne di
tortura e di spasimi. La sera, nella hall l'orchestrina suonava le
solite arie di danze. Alcune giovani americane seminude si misero a ballare con
dei tedeschi dalle facce rosse, volgari, che sapevano di birra e di sigaro.
Ballavano anche delle francesine elegantissime, delle inglesi dai capelli
magnifici, un'americana del sud vestita e dipinta come una coccotte, due
giovani principi russi dalle espressioni strane, un po' ingenue, un po'
viziose.... che avevano tentato di fare la corte a donna Maria....
Ella non aveva mai udito musica
così triste, quasi tragica.... Le americane del nord, forse per antagonismo
verso quella argentina, non vollero più "tango", ma
"boston".
L'orchestrina si mise a suonare
i più celebri valzer in voga.... "Che tristezza! che lugubre
musica!", pensava donna Maria, mentre in un angolo della hall,
sprofondata in una poltrona di vimini, assisteva, corporalmente, a quella
sedicente allegria, perchè non voleva salire nelle sue stanze. I piccoli
dormivano già, e la solitudine faceva troppa paura alla sua malinconia....
Il trino ritmo del valzer che non induce alla calma come
i ritmi pari, ma eccita, per la mancanza della conclusione architettonica,
straziava i suoi nervi.... Nessuna marcia funebre le era mai sembrata più
desolata di quella musichetta così detta di gioia che le agitava davanti un
nucleo di donne, di uomini, in un turbine di gai colori, allacciati,
abbandonati nel molteplice amplesso....
"Qual'è la gioia? Qual'è il
dolore?" ella si chiedeva. "Come la vita e l'amore somigliano al
dolore, alla morte!"
L'orchestrina si mise a suonare
una piccola danza di Herman Fink: In the Shadows.
Una delle ragazze americane, con un lungo triangolo di
pelle bruciato dal sole — dal collo alla cintola — vestita, per modo di dire,
di molle velluto color turchese, con le braccia nude, bianche, bellissime,
canticchiava le strofette della musica....
The shadows and the sunlight
Are dancing on the wheat.
Donna Maria si sentiva svenire.... "Egli è là,
lontano, fuori del mondo, nel ghiaccio, nella tormenta, senza aiuto contro la
morte.... e pensa certo che io non l'amo abbastanza, che sono un'egoista,
chiusa nella mia stupida inerte irremovibile virtù, più fredda della neve che
lo circonda.... E io brucio d'amore per lui, e io muoio dal desiderio di
darmigli tutta, io muoio dal rimorso di averlo fatto tanto soffrire.... Ma egli
torna, tornerà.... Dio ascolterà la mia preghiera.... e allora avrà tutto da
me; tutta me stessa sarà il premio delle sue coraggiose imprese, delle fatiche
ch'egli ha affrontate per guarire dal male che, senza volere, io gli ho
fatto...."
In questo pensiero ardente come
un voto ella si coricò, senza dormire....
§
Solo quarantott'ore appresso, Clemens
e Paul Simond tornarono all'"Hôtel du Mont Blanc" essendo discesi per
Courmayeur e di là tornati in ferrovia (perchè gli alpinisti sdegnano di
percorrere a piedi i facili cammini)....
L'ascensione era stata felice e
magnifica. All'albergo furono festeggiati dal gruppo di coloro che si
interessavano di alpinismo. Clemens era trasfigurato. La pelle del volto era
arsa dal sole, addirittura bruciata, e gli faceva una maschera diversa, più
maschia, un po' selvaggia, sulla quale splendevano i chiari occhi di
fiordaliso. In essi raggiava veramente una luce nuova. Lo spettacolo che gli si
era offerto di bianchezza immacolata e sterminata, sotto il cupo, quasi nero
zaffiro del cielo, gli aveva abbagliato non solo lo sguardo ma l'anima. Si era
sentito trasportato in un'atmosfera di bellezza e di purità non solo fisica ma
spirituale. Quella grande sinfonia in bianco, senza colore, senza suono, senza
uomini, senza animali, senza piante, lo aveva gettato in uno stupore quasi
sacro. Un paesaggio può avere un'azione profonda sopra un'anima sensibile e
giovine, nativamente disposta alle suggestioni, così come un'opera d'arte, di
filosofia, di morale, ha causato qualche volta rivolgimenti profondi in alcune
coscienze.
Sullo spirito, sullo stato
d'animo di Clemens, operò quella portentosa visione di terribile e austera
bellezza naturale. Bianchezza infinita, altezza vertiginosa, brivido del
pericolo, sfida dell'uomo alla morte, lotta con l'Invisibile, augusta serenità
della solitudine, sensazione di piccolezza della terra sottostante, desideri
placati, lavacro delle cattive passioni, purificazione della carne in cospetto
di quella grande forza misteriosa che muove il mondo, di quel mistico
indefinibile amore ultra-umano che acqueta le tumultuose e piccole tentazioni
terrene....
Tutto questo, più che questo,
aveva sentito Clemens nella buona fatica corporale che ridava l'equilibrio al
suo essere, che gli formava una nuova coscienza, che faceva balenare innanzi al
suo spirito, pur ieri accorato e offuscato, luci meravigliose di vera bellezza
interiore, di alta giustizia umana. Egli si era, lassù, vicino al cielo, fuori
dal mondo, veramente purificato alla misteriosa sorgiva di un nuovo battesimo,
ed era tornato all'albergo come un altr'uomo. Il suo amore di ieri era domato e
spiritualizzato. Si sentiva pieno di vergogna e di rimorso per l'assedio quasi
violento usato verso la gentildonna che gli aveva dimostrata indulgente bontà;
che, debole di corpo e forte d'anima, aveva corso il rischio di perdere per lui
la stima di sè medesima e la pace della coscienza. L'anima del giovane
attraversava ora un momento mistico, si librava nell'atmosfera vertiginosa del
mistero, provava l'ebrietà dell'auto-accusa, l'umiltà eroica che, in fondo, è
una forma superiore di orgoglio, di sentire la propria colpa, di riconoscerla,
assolvendo altri per aggravare sè. Il bacio che si erano dato nell'opaca selva,
ch'egli non aveva rubato perchè ella aveva offerte a lui le sue amorose labbra
con gioia, pareva adesso a Clemens una sua propria violenza, quasi un'offesa a
quella delicatezza di gentiluomo che gli era stata insegnata come ferrea legge.
Il bacio che per alcuni giorni lo aveva fatto spasimare di delizia e di
desiderio, ora gli pesava sulla coscienza come un rimorso e gli piaceva
purificarlo, nel ricordo, ripensandolo come una dolce carezza quasi
fraterna.... E poichè ciò non gli riusciva ancora, se ne accusava, liberando
del tutto dal peccato di complicità la donna diletta, la cui strenua difesa gli
pareva oggi magnificamente nobile e bella.... Di lassù, avendo i piedi sulla
candida fronte del Monte, aveva strappato un foglietto al suo libriccino e con
la mano intirizzita, aveva malamente scritto col lapis: "Penso a voi,
bianca e pura come questa neve eterna. Vi domando perdono. Vi adoro e non vi chiedo
nulla. Vostro con l'anima per sempre". E le aveva, appena ritornato fra i
mortali, mandato in camera quel foglietto, accompagnato da un grande fascio di
fiori alpini....
Donna Maria lo rivide avendo
negli occhi una febbre ch'egli non comprendeva, ora che i suoi sensi si erano
appaciati nella rinunzia e ch'egli si sentiva forte e soddisfatto del suo
sacrificio. Ella non comprendeva come mai quella gran fiamma fosse così
all'improvviso caduta, e non poteva consolarsi — ella che tanto aveva sofferto
del patire di lui — della sottomessa serenità di colui al quale, finalmente,
avrebbe voluto darsi tutta. "La mia severità lo ha certo intimidito"
ella pensava: "È un ragazzo ancora, bisogna ridargli coraggio....".
Lo fece chiamare, su nella sua
camera, piena di fiori, di molli tappeti, di cuscini soffici. La sua persona
sottile e vibrante era avvolta in una veste da casa audacemente leggera, di un
pallido colore di giunchiglia; i piedi nudi erano infilati dentro pianelle di
raso dello stesso colore, così piccole che parevano corolle di orchidee.... Nel
sottile volto bianco, che si affinava al mento, in un aggraziato triangolo, gli
occhi parevano tutt'ombra, una grande ombra minacciosa e promettente.... La
volontà della gioia vicina era, inconsciamente, ne' suoi gesti, nelle note
della voce, negli sguardi....
I piccoli e Miss Anna presero la
merenda con la mamma e col grande amico ritornato, che a loro pareva un
eroe....
Clemens aveva portato loro delle
chicche e dei balocchi per festeggiare il suo ritorno, e si prestava di buon
grado alla tempesta d'interrogazioni dei due bambini che volevano sapere
"com'era fatto lassù".
Donna Maria disse con un tono un
po' infastidito che i piccini non conoscevano: "Adesso basta, figliuoli!
Uscite con Miss Anna a fare la vostra passeggiata. Io sono po' stanca. Clemens
resta a far compagnia a me". Li baciò in fretta; i bimbi si accingevano ad
uscire, attratti da una famiglia di piccoli gatti, già loro amici, proprietà di
una buona vecchietta che aveva un orticello vicino al fiume. Quei gattini erano
la passione di Baby e di Trotolò che avevano cospirato con Miss Anna per
portarne in Italia almeno uno. Anche Clemens era del complotto, ma nessuno dei
quattro osava parlarne alla contessa.
Baby fece: "Clemens, sai,
andiamo da quegli altri amici piccini...." e ammiccò maliziosamente.
Clemens disse alla signora:
"Poveri piccoli! È vero! Ho promesso di aiutarli in un'impresa difficile
che sarà poi sottoposta al suo volere. Bisogna che li accompagni. Credo che lei
preferirà di star sola e di riposare un poco prima del pranzo, non è vero? La
lascio anch'io: a più tardi".
Le s'inchinò profondamente, le
baciò la mano, uscì coi piccini, quasi fuggì; pauroso di sè? di lei? di che
cosa? Non lo sapeva bene, ma l'istinto della giustizia, di ciò che doveva
essere, lo cacciò come un invisibile angelo dalla spada sguainata....
Ella non lo comprendeva più.... ma sentiva su l'anima e
sul corpo tutto il peso della sua triste passione terrena, sentiva diffusa
intorno a sè la grande ombra del dolore, e le pareva che il suo fosco dubbio
"egli potrebbe non tornare più" si fosse avverato. Sentiva che
veramente sono "morte nella vita le cose che non sono più".
Trasse dal seno il foglietto che
Clemens le aveva mandato, ritornando, "Bianca e pura come questa neve eterna".
No, no, illusione, menzogna! Chi era dunque mutato? Chi mentiva adesso? Non
comprendeva più nulla; le parole, le cose, le idee si confondevano nella sua
mente.
Nell'anima sua si agitavano
impulsi di ribellione, aneliti di peccato, folli desideri di gioia, rampogne
fiere al pusillanime, al mutevole fanciullo.... e da tutto questo caotico
tumulto che la faceva orribilmente soffrire, nasceva un oscuro bisogno di
riposo, un notturno desiderio di morte, di vera morte cieca, sorda, nuda, senza
volontà e senza conoscenza; in pace, in salvo dal dolore, dal dolore....
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