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Eugenia Codronchi Argeli (alias Sfinge) Il castigamatti IntraText CT - Lettura del testo |
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LA VIRTÙ CALUNNIATA.
Ma che teatro! Ma che cinematografo! La vita. Essa offre il più inesauribile spettacolo di varietà alla nostra quotidiana libidine di emozioni. Non parliamo delle vicende grandi, enormi, imprevedute, quasi inverosimili, che esorbitano dal tran-tran del nostro giudizio impreparato.... Limitiamoci per ora ad osservare le piccole scene, i drammetti individuali, più facili e più rapidi da raccogliersi nel fuoco del nostro obiettivo di amateurs.... Del resto, niente è piccolo quando il dolore, il grande trageda, soffia nei petti degli uomini la sua eterna querela.... Ascoltate questa. Alcuni anni fa, nel quadro naturale più meravigliosamente sereno che immaginar si possa — St. Moritz — assistei a questo frammento di vita. Su quello sfondo di paesaggio di sogno, che pare un pezzo di mezzogiorno d'Italia portato all'altezza di milleottocento metri, in quell'aria che è un balsamo, soffiata giù dalle cime nevose e dalle foreste resinose, fra l'elegante folla cosmopolita, varia, bella, bizzarra, allora però deturpata dalla goffa rumorosa prevalenza della villana razza tedesca, apparve, a mezza villeggiatura, un notevole terzetto. Notevole per la non comune bellezza e per la squisita distinzione della signora, fiancheggiata, come una madonna tra due santi degli antichi trittici, da due immutabili cavalieri. Italiani tutti e tre. Il signore e la signora X; il signor Y, loro amico. La coppia X aveva tre bambini; il signor Y era scapolo. Abitavano all'Hôtel du Lac, a St. Moritz basso, meno affollato e più simpatico dacchè lo snobismo internazionale ha decretato che è più chic di abitare St. Moritz alto. Giudicai quelle tre persone, per questo solo fatto così apparentemente semplice, caratteri indipendenti e gente di buon gusto. Il lago ha rive ampie, ridenti di praterie e di boschi; vi si può fare del canottaggio; gli alberghi vi sono più distanti l'uno dall'altro. Si ha il prossimo meno sul fiato.... e solo la piccola anima della gente che fa professione di eleganza può preferire l'irto villaggio sassoso solo perchè.... è diventato più caro! Dunque s'incontrava il terzetto dovunque; ora in mezzo alla folla, ora nei luoghi solitari. Li dicevano gente assai ricca, appartenente se non all'aristocrazia, alle raffinate categorie della società. Ella aveva una collezione di golfs di sete molli e lucide delle tinte più confacenti alla sua bruna e pallida bellezza. Portava svariati copricapi di velluto e di feltro (la gran moda di allora) dalle linee armoniosamente pittoriche. Di sera era sempre in abbigliamenti squisiti, di provenienza parigina, di quelli che destano l'ammirazione e l'invidia delle altre donne. Era proprio bella? Di giorno era troppo pallida, anzi un po' giallognola, refrattaria ad accogliere i raggi del buon sole alpino, gran maestro colorista. Aveva un personale magnifico, snello e non magro, occhi scurissimi, dalle lunghe frange, di cui non si vedeva quasi la sclerotica, un po' foschi, un po' duri, come quelli delle donne dipinte da Goya. Di sera era bellissima. Si poteva dire di lei un ingiustamente deprecato verso di un libretto verdiano: "raggiante di pallor". Anche le sue guardie del corpo erano figure notevoli. La folla sfaccendata e maligna aveva subito indovinato in quei tre il purtroppo solito delta da romanzo e da commedia moderna. Qual era l'amante? Quale il marito? Si facevano scommesse. Alcuni ci si divertivano un mondo, invocando perfino la presenza di qualche bookmaker e di un totalizzatore, come per le scommesse sul turf. I due uomini erano ugualmente alti ed eleganti, di un'eleganza seria e sobria senza affettazione. Per esempio.... non si credevano disonorati portando il cappello in testa, come quegli altri infelici che stavano sotto la pioggia, magari sotto il nevischio gelato, in pesanti cappotti, anche in pelliccia.... col capo scoperto! Uno dei due uomini era d'aspetto più simpatico; bruno, con una breve barba scura. L'altro, un po' più giovane, forse sui trent'anni, era biondo, sbarbato, con magnifici occhi di un azzurro verdastro che pareva riflesso di lago e d'ombra di selve. Erano tutti e due cortesissimi, anzi affettuosissimi con la signora, che li trattava del pari con franca cordialità. Tra i due uomini pareva regnare un'amicizia fraterna. Quando, raramente, non erano in tre, erano in due. Per esempio, quando facevano qualche importante escursione alpina. Allora la signora non li accompagnava, e li attendeva con una ansietà che si dipingeva sul suo volto espressivo, nella irrequietezza delle sue mosse. Il marito (si seppe presto) era il bruno. L'amante.... mio Dio! era impossibile dubitarne, era il biondo. Essa confidenzialmente chiamava l'uno e l'altro per nome: Carlo, il marito, Enrico.... l'altro. Non facevano volentieri relazione con altra gente. Parevano contenti del loro eterno terzetto, al quale, di giorno, si univa spesso il piccolo delizioso gruppo dei bimbi e delle nurses. Si sarebbe detta una sola famiglia, patriarcale, di buon umore, esemplare.... se non che.... c'era un uomo di più. "Sarà un amico fidato, un semplice onesto amico, perchè no?" dicevano i più benevoli. Ma lo dicevano per puro spirito di contraddizione, per omaggio alla morale. Il contegno del signor Y, era per lo meno anormale. C'erano nel nostro albergo, e negli altri, in quella stagione, donnine belle, di piacevole conversazione, di facile conquista. Una o due — lo avevano notato gli sfaccendati — avevano per Y un'inclinazione manifesta. Ma lui restava impassibile. Aveva il contegno dell'uomo non libero, occupato, tetragono agli strali d'amore.... Un tale venne, finalmente, dalla città nativa dei tre discussi.... e allora l'incertezza finì; perchè si seppe che l'unione bizzarra era un fatto notorio, non più messo in dubbio da nessuno. La signora X, che era stata perfetta per otto anni di matrimonio, era da due l'amante di Y, il migliore amico di suo marito. Il quale marito era di una cecità che rasentava l'assurdo. Intelligente, attivo, rispettabile, perfetto gentiluomo e galantuomo.... sbalordiva la gente, da due anni, con la sua credulità piramidale. Il signor Y, intelligentissimo, un po' originale, con una prima giovinezza avventurosa, era sempre stato un amico ottimo per X.... La signora era una madre modello, pia, caritatevole, poco mondana, elegante sì, ma per nativo buon gusto e perchè ricchissima. Era sbalorditiva l'impudenza e l'arte di attori consumati dei due colpevoli, l'ingenuità balorda del gabbato.... tanto che c'era ancora un piccolo nucleo di ottimisti che si ostinava a difendere l'onestà di quelle relazioni. Un'aura di semplicità, di rispettabilità li circondava a malgrado di tutto. S'incontravano qualche volta sul sentiero della Meierei, tra il bosco e l'acqua, occupati in qualche discussione che li prendeva tutti, sì che nemmeno si accorgevano d'incontrare altra gente. Ora era il marito, ora l'altro che portava sul braccio la giacca della signora; ora l'uno ora l'altro le raccoglieva fiori e felci. Se prendevano un canotto, remavano a due, a tre, per turno, come tre bravi ragazzi di buon umore. Quando i tre entravano nel bel negozietto di Mrs Cook, delizia delle signore, o nelle pasticcerie eleganti, da Hanselmann o da Haas, ultimo grido della moda, tra la folla che faceva coda per sedersi e per nutrirsi, assordata dalla petulante orchestrina, attiravano molti sguardi, non già perchè offendessero la moralità.... mio Dio, no! lo spirito di solidarietà umana vi si sarebbe opposto.... ma il terzetto aveva veramente in sè qualche cosa che usciva dal comune. Finito il pasto di tè e di muffins che tutti e tre solitamente ordinavano, ora era l'uno, ora l'altro dei cavalieri che pagava il conto alla florida sommelière, senza che la signora dicesse grazie; qualche volta anch'essa fumava una sigaretta e la chiedeva, semplicemente, a perfetta vicenda, così: "Carlo, una sigaretta", oppure: "Enrico, una sigaretta". La sua maschera drammatica non si alterava di una linea parlando all'uno o all'altro. I due uomini chiamavano lei per nome così: Mimise; nell'elenco dei forestieri il suo nome era Maria Luisa.
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Una volta però, in un bosco, ad uno svolto, in un angolo silenzioso e suggestivo, mentre stavo solo, semicoricato sopra un sedile, ipnotizzato dall'occhio turchino-argenteo e tremulo del lago che mi guardava attraverso i rami folti dei larici.... io fui costretto ad assistere ad una rapidissima scena rivelatrice fra i due che scendevano dall'alto e si credevano soli.... Fu un attimo.... due mani che si strinsero, quattro occhi che si sprofondarono gli uni negli altri, due bocche che si sfiorarono, tremando, due facce che si trasfigurarono.... Eppoi i due ripresero la loro maschera impassibile.... Più rapidamente si ricompose lei.... L'uomo rimase sconvolto per alcuni istanti.... Era forse quello dei due che amava di più....
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Dopo alcuni giorni il signor X e il signor Y partirono, come facevano ogni tanto, per una ascensione al ghiacciaio del Rosegg. Dovevano partire da Pontresina, con una guida e un portatore. Si vide la signora più pallida del solito ed irrequieta, come quando i due uomini sfidavano il pericolo della montagna. Non si separava, allora, dai suoi bambini, li accarezzava di più, li copriva di tenerezze. Fu vista uscire dalla chiesa, benchè non fosse domenica. La gente diceva: "Come deve aver perduta la testa, quella sciagurata, per tradire così orribilmente il marito, per rendersi così indegna di quei figliuoletti che pure ama tanto!". Ed io che ricordavo quel terribile raggio d'amore che aveva folgorata la sua fosca faccia nell'ombra del bosco (mi ero creduto obbligato di mantenere il segreto, da gentiluomo che si rispetti), pensavo che ci sono, purtroppo, nell'essere umano forze nefaste e potenti contro le quali è forse inutile lottare e che è puerile voler biasimare.... Da quarantott'ore i due alpinisti italiani avevano lasciato l'albergo, quando si sparse a St. Moritz la sinistra voce che un grave infortunio era avvenuto alla piccola comitiva. Si diceva che uno dei due escursionisti e uno dei due accompagnatori erano periti, che gli altri due erano stati salvati da un'altra carovana e portati feriti a Pontresina, e che un medico italiano era in cammino per venire ad avvertire la signora all'Hôtel du Lac. Ci fu subito intorno all'italiana un fermento vivissimo di commozione, di curiosità, d'interessamento.... "Quale dei due sarà il morto? Se è l'amante, chi sa quale tragedia nell'anima di quella donna che non potrà gridare alto il suo dolore! Arriva questo medico? È arrivato?" Tutto il grande hall era sossopra. La signora non era scesa a colazione. Quando era sola prendeva i pasti nel suo appartamento. Il medico era arrivato. Parlava con l'albergatore, con qualche cliente italiano e pareva assumere informazioni sulla signora, prima di presentarsi a lei. Io ripensavo l'incontro del bosco.... ed ero, lo confesso, profondamente turbato davanti alla tempesta che stava per scatenarsi (quasi fulmineo castigo del Cielo) nel petto di quella donna signoreggiata, credevo, da una di quelle tremende passioni che riassumono tutto il mondo nella persona dell'essere amato.... Un po' di cavalleria è in fondo al cuore di noi altri uomini, a malgrado delle nostre apparenze di fanfarons d'indifferenza, ed io pensavo che, in una delle ipotesi, era forse necessario difendere la sventurata dal risveglio dell'addormentata coscienza del marito e della sua giusta ira.... Mi avvicinai trepidante al medico, e seppi, infatti, che il morto era il signor Y... Mi misi ad aggirarmi pei corridoi, discretamente, in prossimità dell'appartamento della signora.... per difenderla, chi sa? da pericoli imaginari, e osai anche interrogare, data l'eccezionalità del caso, la sua cameriera, offrendole il mio aiuto di connazionale. Allora seppi, udii, assistei insieme ad altri dell'albergo, alla più strana scena che sia dato imaginare. La signora, pazza di dolore, gridava: "No, non è morto mio marito, è vero? No, non lo dica, non lo dica, dottore! Carlo, Carlo mio! Non è possibile! Non voglio! Dov'è? Voglio vederlo subito, subito! Andiamo.... Una carrozza.... incamminiamoci a piedi.... Voglio vederlo coi miei occhi.... Il mio Carlo, il padre dei miei figli! Piccini miei, il vostro babbo, il vostro babbo....". Cadde un momento quasi svenuta. Poi si riebbe per un estremo sforzo di volontà. S'infagottò in un mantello, si lasciò mettere un cappello, ch'ella non guardò nemmeno, dalla cameriera che la confortava: "Non sente, signora? Il signore è solo ferito, nemmeno gravemente.... stasera potrà essere trasportato qui....". Ella diceva al dottore incamminandosi, scendendo, spettrale, con una faccia che faceva paura tanto era sconvolta: "Non me lo dice per pietà, è vero? Non mente? Pensi cosa sarebbe il mio risveglio.... Andiamo.... Iddio mi aiuti.... Iddio non può permettere una così orribile cosa!". La vidi farsi il segno della croce. Non aveva più civetterie di donna, nè pudori. Aveva l'aria di non vedere nemmeno tutti noi che l'osservavamo, che l'accompagnavamo alla carrozza. Alla cameriera, che le aggiustava dietro le spalle un cuscino, diede un ordine; chi era vicino udì che la mandava in chiesa a far fare delle preghiere. Raccomandò i bambini.... Per l'altro, per colui che era morto, dalla sua bocca non uscì nemmeno una parola.... La carrozza partì velocemente.... Ella diceva: "Presto, presto". Nel crocchio dei curiosi la riputazione della signora X fu lavata da ogni macchia. Era stata calunniata. Più chiara di così l'evidenza non poteva essere. Questa donna non pensava che a suo marito. In certi momenti il commediante cede il luogo all'essere umano che soffre e non può più simulare.... Dell'altro non aveva chiesto, non si era menomamente occupata.... eppure le reticenze del dottore dovevano averle detto chiaramente che l'uno dei due era morto. Una grande suggestione di virtù, di reintegrata morale passò nei petti di quel gruppo di umanità oziosa che aveva trovato un improvviso pascolo alla sua fame di brividi.... Io rivedevo con lucida coscienza la scena indimenticabile del bosco, il rapido duetto di mistero e di passione.... e riflettevo, scombussolato. Il pericolo corso dal marito, il dubbio sulla morte, gli avevano ridato all'improvviso il suo diritto ed il suo posto nel cuore della sua donna. In fondo ella non voleva bene che a lui. L'altro era per lei la colpa, lo smarrimento della coscienza, l'oscuramento della ragione, il male. L'attrattiva dell'epidermide dura finchè la tentazione è vicina. La verità, il bene, la famiglia, la vita vera, morale e materiale di quella donna, era suo marito. Finendo lui, tutto un edificio crollava. Sparendo l'altro.... spariva il piacere, lo stato d'animo febbrile, repugnante forse alla coscienza, il rimorso, l'attrattiva irresistibile sì, ma certo nell'intimo deprecata.... Non le lasciava dunque rimpianto? Forse.... ma la solidità, la santità dell'affetto coniugale, il timore orrendo di aver perduto il capo della sua casa, il padre dei suoi figli, il suo sostegno legittimo, annientò all'improvviso in quella oscura coscienza di donna l'amore e la pietà per quell'altro.... Eppure per l'amore di colui ella aveva dimenticato tutto quello che ora signoreggiava l'anima sua.... Aveva ingannato il marito, mancato di rispetto ai figli, offesa la sua religione, sfidata l'opinione del mondo, aveva mentito, mentito, mentito.... Ma adesso si era liberata dalla menzogna e diceva, o meglio, viveva la verità.... Spietata anche adesso, egoista, illogica, quasi disumana.... eppure interessante, appassionante come un cuore denudato all'improvviso de' suoi ultimi veli, sotto il nostro occhio di cercatori spasmodici di umane verità.... Nel coro degli assertori della virtù della signora X — secondato dal mio silenzio — ci fu un dissidente: un vecchio viveur, putrido di scetticismo incurabile. Egli mormorò, ingoiando il fumo della sua inseparabile sigaretta: —A meno che quella grande attrice non abbia rappresentato oggi il quinto atto della sua tragicommedia domestica.... Io avevo voglia di dirgli: —Andate al diavolo! Invece gli dissi: — Mio povero barone, ricordatevi che la soverchia furberia serve spesso a mostrarci il mondo peggiore di quello che veramente esso è! |
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