A VICTOR HUGO
SALMO
Anno 1885
Tu muori,
o te felice, ultimo vate,
A cui sorrise eterna giovinetta
La gloria, a cui sorride oggi la morte.
Bello è il
morir ove chi passa incontri
Già festeggianti sull'aperta via
Le create speranze pellegrine.
Ahi tristo
se allo spegnersi del sole
Non si ralluma una segreta lampa
Nella cella del cor! Piomba la creta
Negli
abissi dell'umida spelonca
Ove regna la morte e si dissolve
Anche l'amore al crepitar dell'ossa.
A Te i
campi si schiudon della luce,
A Te l'azzurro padiglion del cielo,
E il fluttuante mar dell'infinito.
Dalla
soglia del mondo anche dipartono
Teco i fantasmi del tuo santo core:
E come nebbia in un baglior di sole
Volano
teco ove in lor patria stanno
I sogni e stanno l'anime fanciulle
Delle belle fanciulle e degli eroi.
Ecco
vengon dai gotici segreti
Di Nostra Donna le vaganti istorie,
Teco vengon le mitiche leggende
Cozzanti
nel rumor aspro dell'armi
E i regi e le fortune alte di Francia
E il pianto e il core dell'afflitto Reno.
A Te
vengono incontro in un sereno
Nembo di fiori e di farfalle i bimbi
Come a padre gentil - Salve - gridando,
- Candido
vecchio, o coronato araldo
Della pace, o signor del dolce canto,
Che porti in ciel la voce della terra.
- Noi
siamo i sogni, le speranze, gli astri,
Che tu chiamavi coi notturni inviti,
O poeta, noi siamo gl'Ideali.
- Noi, se
ci prega un pio col mesto canto,
Scendiam nei solchi arsi dal sol e siamo
Ai solchi la rugiada mattutina.
- Noi
scendiamo alla culla ove sospira
L'orfanello ed entriam larve ridenti
Nella rete dei suoi teneri sonni.
-
Obbedienti al delicato incanto
Delle tue dita scorrerem di fiori
A seminar la terra, e di sorrisi,
- Finchè
ritornerà sopra i gradini
Del tempo l'armonia della tua cetra
Finchè un sospir mandi dal cor Natura -
O vivi, o
gente altera ed infeconda,
Più amor non freme nell'umana selva?
Ahi, la voce di Lui spinta dal vento
Come una
voce d'organo si perde
Nei silenzi del ciel! - Col suo poeta
Muore un raggio di Dio sopra la terra.
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