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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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Non in un angol solo Ma vezzeggiata idea Dovunque il tuo pensier mi cerca e brama.
Ovunque il tuo pensier erra e riposa.
Son io: son io dell'ala L'onda che lenta mormora e sospira.
Il venticel mi vuole, Di me racchiude una memoria, un'eco.
Quando tu piangi, teco Intenerir mi fai: Se al poverel tu dai La tua pietade io sono; Io sono il tuo perdono, Io son di te quel che giammai non muore.
Tu sulla terra ed io Siamo la stessa Idea, Che vince d'ogni morte ogni furore.
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Pianger perchè? - se mia fortuna piangi, Che tutta nel morir recai finita
Pianger perchè? - se il mal che mi fu tolto Se per assenzio mi fu dato miele,
Pianger perchè? - se questo pianto amaro, Non proverò giammai, non è pietosa Invidiabil cosa?
Pianger perchè? - non dir: Morte ha diviso Ma ricongiunse in suo voler potente
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Or sai più cose che non t'eran note Prima e che forman la tua scienza nuova: Sai che il dolore quanto più percote Del cor le forze invigorisce e prova.
Sai che cenere e fumo, ove le vere Cose s'infiamman, son le cose vane: Che come gemma tra le scorie nere Tra i fuggevoli beni amor rimane.
Sai quanto amari son del pianto i rivi, Che i dolori trascinano del mondo, E quanta forza danno i morti ai vivi A portar la speranza fino in fondo.
In mezzo al rombo degli umani guai Dolce rifugio sai che aspetta e tace Oltre il Tempo la Morte: ed anche sai Come sorrida un angelo di pace.
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