IL
TELEGRAFO SULLA MONTAGNA
Van per la
verde valle e s'inseguono,
Salgono il clivo in ordin lento
I retti tronchi, la rupe sfidano,
Sfidano il vento.
Carche di
folgori dal ciel le nuvole
Scendon, ma i tronchi salgono ancora,
Traendo il gracile filo, dell'aquila
Alla dimora
Il pie'
confitto nella vulcanica
Roccia, fedeli soldati all'erta,
Dell'uom la scossa alma trascinano
Per la deserta
Region dei
turbini, oltre le vergini
Cime, alle soglie d'irti ghiacciai,
Ove non pose capra selvatica
Orma giammai.
Mentre più
candido cade sugli omeri
Dell'alpe il verno e tutto tace,
Mentre la spuma del fiume rigida
Sepolta giace:
Mentre
sopiti dormono i pascoli,
Che udir nel maggio mugghiar gli armenti,
Sull'agil trama caldo lo spirito
Va delle genti,
Vanno le
alate novelle ai popoli,
Vanno gli amori. Da lande ignote
Escon le insidie e delle lagrime
L'aride note.
Spesso
nell'ululo piange dei turbini
Un cuor di madre, a cui da sponde
Arse pel vuoto sen dello spazio
Piange e risponde
Del caro
figlio l'estremo anelito:
L'ansie s'inseguono al filo ordite,
Urtano i baci estremi e cadono
Spesso due vite.
Cinge la
sorda terra una nervea
Rete, che spasima e pianto stilla:
Palpita il mondo del nostro palpito
Alla scintilla.
Così la Mente d'un invisibile
Nume la cieca materia avviva,
E a noi da cieli inaccessibili
La voce arriva.
Tolti gli
indugi, muore più rapida
L'ora felice; ai tardi mali,
Tu dei viventi forse il più misero,
Hai dato l'ali.
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