IL FIUME E
LA VITA
Tu scorri
e vai, tu fiume, alto sonando,
Tra i rochi sassi nel silenzio vai:
Donde partisti e quando
E dove e perchè vai forse che il sai?
Tu mi
risvegli e ti sento passare
Pieno di pianti nel frigido letto:
Alzo la testa, e se attendo mi pare
Che meco pianga, o vecchio poveretto,
Perchè sei stanco di dover andare.
Mentre
riposa ciascuna persona,
Tu sol non cessi dal lungo tuo guaio:
Fai nel passar una romba che suona
Come il girar d'un immenso arcolaio,
A cui la testa lenta si abbandona.
E lento mi
abbandono sul guanciale,
Tornando ai sogni in cui tu piangi ancora.
Qual forza ne trascina entro il fatale
Corso del tempo e mai senza dimora
Uomini e fiumi in un destin uguale?
Tu scorri
e vai, tu fiume, alto sonando
Tra i rochi sassi nel silenzio vai:
Che vai tu domandando?
Segui tua forza che non resta mai.
*
*
*
Nell'ombra
d'un altissimo mistero
Nato dal pianto di fonte romita,
Sceso saltando per picciol sentiero
(Che per noi prende il nome della Vita)
Di balza in balza con rumor leggiero
Garrulo
strepitasti, o fresco umore,
Di giovìnezza tua cérulo e molle,
Ora questo baciando ora quel fiore
In un bel gioco tra le verdi zolle
(Che per noi prende il nome dell'Amore).
Dai caldi
soli poi fatto vorace,
Più che d'acque lucente di tue spume,
Sprezzasti il verde dell'antica pace
Per penetrar gli abissi, avido fiume,
Portando guerra come ai forti piace.
Così si
ruppe il giovanil tormento
Di questo cor contro le sorti cupe
Del viver, nè temette lo spavento
Che mugge ai piedi dell'aerea rupe,
Quando si sparse la gran forza al vento.
Tu scorri
e vai, tu fiume, alto sonando,
Tra i rochi sassi nel silenzio vai:
Precipitar amando
È legge antica che non cangia mai.
*
*
*
Fatta più
saggia l'anima si stende
In più docile corso. Ama la riva
Dei campi ove più densa erra e discende
L'ombra dei salci e la canzon giuliva:
E lieta dona quel che lieta prende.
L'estate
in noi si specchia e corre l'onda
In mezzo ai fiori e in mezzo all'erbe piena:
L'opra dell'uomo placida seconda
Quando ai molini le sue forze mena,
O d'antica città bacia la sponda.
I neri
ponti dagli archi fuggenti,
Gli ardui castelli e le ruvide mura
Senton l'istorie delle vecchie genti,
O sacro fiume, entro la notte oscura
Uscir dall'ombre de' tuoi fiotti lenti.
Le sente
del poeta il mesto cuore,
Che ripieno di spiriti e leggende
Evoca i tempi e fa riscoccar l'ore
De' giorni morti, mentre il corso scende
Nella barca che porta il suo dolore.
Tu scorri
e vai, tu fiume, alto sonando,
Tra i rochi sassi nel silenzio vai:
Proceder forte oprando
Questo ti salvi se di più non hai.
*
*
*
Alle città
siccome fresca vena
Scendi di vita a rinnovar la forza,
L'acqua tua lava il fango che avvelena
Le dimore dei vivi e l'aria ammorza
De' giorni tristi e della calda arena.
Così
sognai recar, fiume regale,
Ai pigri affanni l'onda de' miei canti
Come tu scendi in tuo furor fatale:
Così coi versi flagellar sonanti
Il fango che sugli uomini più sale.
Gran
sogno, ohimè... Già l'onda, ohimè si lagna
D'esser poca allo sdegno... ohimè, già stanca
Nella maremma s'impaluda e stagna
L'acqua morta che pullula e che manca...
Già della morte il mare mi guadagna.
Tu scorri
e vai, tu fiume, alto sonando,
Tra i rochi sassi nel silenzio vai:
Senza cercare il quando
Andiamo al fine che non manca mai.
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