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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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I CONSIGLI DEL VECCHIO MARINAJO
Che la tua nave o figlio abbia buon legno, Che ben si regga sui fasciati fianchi, E scarsa all'uopo ove una cosa manchi:
Dico la forza natural del core, Che guarda le tempeste, e soffre, oblia La noia e il male dell'incerta via.
Vero padron dell'acqua e degli scogli Solo è colui che nel voler ripone Dell'arrivar la scienza e la ragione.
Questo più che il timon, più che le vele, Più che la scienza delle astruse stelle Ti caverà dal sen delle procelle.
Nè per rumor di ciel, nè per incanto Che dalle rive a te mandi l'invito Tu dalla rotta non piegar d'un dito,
Ma sempre va dentro la notte oscura Col lume a prora della vecchia fede, Ch'oltre la notte e le tempeste vede.
Stolto è infierir coll'onda o contro i sassi O colle rauche spume. Avanti! aspetta A far dal lido una miglior vendetta!
L'agili brezze, i molli increspamenti E gli abbracci del mar, sono pei forti: Restano i cataletti agli altri morti.
È il mare, il mare il campo di battaglia; Morti ci culla e ci porta alla sponda L'irrequieto palpito dell'onda.
Il pigro no, meschin, nè il sonnecchiante Non l'incostante o il pazzo arrischi il mare, Ai vili resta il bere o l'affogare.
Sempre arriva chi vuole, e sempre vuole Chi sull'antenna innalza una speranza E nel pensier di chi l'aspetta avanza.
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