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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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- Quanti anni son passati, Anselmo? venti trent'anni che si viene insiem noi due - Se ti senti ancor padrone delle gambe tue, o che importano i venti ed i trent'anni? ognun si aggiusta colle forze sue. - Sta ben! ma Giovannin non è Giovanni; e settant'anni sulla gobba un peso sono, che pesa settecento affanni. - Settanta è un bel fardello, ben inteso... - L'occhio ti trema dalla luce offeso: - Lo ragazze non sanno che sei nato: - D'accordo.... le ragazze. Oh che vorresti che inseguissero quello ch'è scappato? - Di dosso, gua', ti cascano le vesti: - E gli scalini? un sito non c'è dove non sian tropp'alti, orribili, molesti. - Se fai di camminar tre o quattro prove, sudi in gennaio e ghiacci sotto il sole; è brutto quando è bello e quando piove. - Per me il difficil sta nelle parole: penso a curato e dico cardinale, e la gente non sa quel ch'uno vuole. - E le gazzette? - E quel che stampan? d'ogni ordine politico e morale. - Non è che un litigar sul tuo sul mio, di cani e gatti un odio vergognoso. - E le leggi? - Davanti a questo vivere odioso, se l'impiccarsi un'eresia non fosse, cosa indegna d'un uomo religioso, e che ci fai? - Provasti le pastiglie Delafosse? - Fanno bene? - Dove si piglian? che sta vicino a San Giovan sul Muro... - Corro. Non vo' che invecchi, io, questo male.
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