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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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PREDICHETTA
- Sì, vivremo al di là, belle signore, Del ciel a tutti aperta è la gran strada, Ma non si deve credere Che bastino i rosari o che si vada In carrozza alla casa del Signore.
E non basta tienimeli, ve l'assicuro, Il far di magro e d'olio, o al Santo Padre Mandar ricami e ninnoli O a rischio di parere più leggiadre Vestirsi la quaresima di scuro.
Perchè possa al di là viver ciascuno È della fede mia primo argomento Che è d'uopo saper vivere Molto bene al di quà, fare per cento Il bene e non vantarsene per uno.
Chi sè confronta spesso al poverello E sol per sè non si condisce il pane Costui potrà risorgere Nell'alba luminosa del domane, Che preludia ad un vivere più bello.
Chi si contenta perchè mai di pianto Fe' spargere una stilla e tutto ha sciolto Verso il fratello il debito In fredda pace dormirà sepolto, Ma l'alba non vedrà del Giorno santo.
Sol chi dai cuori toglier sa le spine E ristorar gli inariditi steli O sa pietoso scorrere Sull'umano fallir.... quei rompe i cieli E schiude il tempo che non ha più fine.
Voi non vivrete bigottine avare, Che offrendo al Sacrè Coeur l'essenza e il fiore Dei vostri oziosi spiriti, Or cercate all'altar, ora all'amore Un passatempo che non sia volgare.
Chi troppo il corpo suo carezza e loda Non andrà tra gli spiriti immortali Che a Dio fan corte e gloria; All'alto volo si domandan ali Che Parigi non mise ancor di moda.
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