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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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IL TRISTE RITORNO
Caro è fuggir la stanca afa d'agosto Per voi cercar, e quete ombre dei faggi, Scossi e ridenti al tremolo Rezzo che manda a voi l'umida valle.
Caro volger le spalle Al fragor della gente e al vasto tedio Che il piano ammorba per trovar voi, care Ombre nere dei pini, sulla via.
Lasciato indietro il mare Delle cure in tempesta, ecco qui snodasi Dietro il clivo la pace e vien innanzi Sparso di suoni un bel pascolo verde.
Il sentierol si perde Tra le roccie lassù, lambendo il margine Della chiesetta, albergo alto ed aperto Alle rondini pie. S'incurva al basso
Dove coll'acque si trastullan l'anatre Un ponticel co' pie' tra sasso e sasso: Ivi il molino innalza Tra verdi spruzzi ed urti il soffio ansante.
Or non fa l'anno ed io salìa la balza Di questi monti e meco era una tenera Fanciulletta cantante.... Or sola è l'ombra mia lungo la via.
Voi ridete del vostro verde eguale, O prati, o boschi, e sotto all'arco provano L'ali le spesse rondini al ritorno, Che già le chiama il mare.
Rota e ripete la sua nota il rauco Operoso molin tra l'acque chiare, Che nuovo pane a nuovi figli appresta. Io sol vo stanco e solo
Cercando invan la mia canzon. In questa Foggia il ritorno è un picciolo morire. O voi, ombre, prendetemi Dei cipressi davanti al muricciolo.
* * *
Era cara con lei questa segreta Stradella, che nei campi umile gira, La mattina di maggio e nella queta Ora che il vespro tra gli alberi spira.
Nella mestizia mia correa giuliva La sua parola come un'acqua chiara Tra lenti sassi garrula si avviva.
Della tristezza dissipato il fosco Velo, sentivo nella voce cara Rider le cose, gorgheggiare il bosco.
Ancor tra i campi cerco la segreta Ombra là dove il mio dolor mi attira: Ma tace il torrentel, chiusa è la meta, E un gran tramonto nell'anima spira
* * *
Ombre placide e molli, ombre silenti Del bosco, io vi ritrovo e trovo insieme Quel che passò tra voi nell'ore estreme Della mia gioia e de' bei giorni spenti.
Qualche cosa di mio tra le piangenti Vostre foglie va lieto ed erra e freme, Tal che il mio core, desiando, teme Di rivivere in voi l'ore ridenti.
Una voce, destando echi lontani, Par che mi chiami in quella parte e in questa Ove più folto perdesi il viale:
E i passi guida affascinati e vani In mezzo ai tronchi un'agitarsi d'ale Ed il fuggire d'una rosea vesta.
* * *
Mentre le luci di mia vita a poco A poco si spegnevano nel muto Crepuscolo degli anni e mentre fioco Moriva il sol di nuvoli involuto,
Mia cara lampa, io ben sperai che al fuoco Avrei della tua fiamma ancor potuto Toccar le corde coll'antico gioco E cader sul mio povero liuto.
Alla tua luce avria la stanca mano Scosse l'ultime note e men dolente Saria finito il salmo della vita.
Or che sei spenta erra la man smarrita Nel desolato buio eternamente A ricercar le vecchie corde invano.
* * *
Tutta bianca al tornar del nuovo aprile Fiorìa la siepe e tiepida fluiva Per ogni verde riva La tua fraganza, o violetta smorta.
Per queste balze andava essa gentile Cogliendo fiori come in un giardino, È morto il biancospino, Morta è la siepe insiem da ch'ella è morta.
Non più pei freschi rugiadosi seni Di questa valle, ov'ella corse e scese, Ancor dal sole accese Le rosette vedrò che il maggio porta. Aridi e spenti, sol di stecchi pieni, Rivedrò i boschi e serpeggiar le ortiche Nel folto delle spiche: Chè tutto è morto qui da ch'ella è morta.
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