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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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LITANIE VECCHIE E LITANIE NUOVE
Nell'ore languide dei caldi estati, Mentre ronzavano Api e farfalle d'oro nei prati, E nella nitida chiesetta il sole Pingea l'altare, Non altro udivasi che un susurrare Di labbra e un morbido Striscio di suole. Poi nulla, Attonita nel paradiso, Bianca la tonaca e bianco il viso, La pia badessa, dicendo l'Ave, In un soave Sonno chiudeva le luci stanche Entro una nuvola di cose bianche. Il rossignolo nella foresta. Facea la siesta. L'aria tacea calida. Solo All'ora inutile un oriolo Metteva il segno Nella sua vecchia cassa di legno.
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Cangiano i tempi: crollano i santi Dai pinti portici: Se alcun ne resta, come si vede, Su per i canti, È dell'intonaco più forte il merito Che della fede. Stridon le macchine, stridono i garruli Telai. La grande Anima torna d'un mondo fossile E pei comignoli urla e si spande. Due mila ruote Un soffio, un sibilo Agita, scuote Indemoniate da cento spiriti: Treman le vôlte, Balzan gli scheletri delle sepolte.
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I tempi nuovi filano i vecchi, Dai denti striduli degli apparecchi Esce il rosario della felice Età che dice:
«O Pane, o Pane, o bianco o giallo, Ave boccone! Dal primo fallo d'Adamo e d'Eva Confitto in l'ugola l'uomo solleva. Oggi non basta di un'età casta La salmodia: Sui fusi rotola la litania E l'orazione: Ave, boccone!
«Te a mattutino, te a mezzogiorno E te a compieta Chiama una gente irrequieta, Che in mezzo ai vortici degli arcolai Tesse la tela dei lunghi guai: Ave, boccone, cotto nel forno!
«Sudore e lagrime inteneriscono Un pan di cenere e di carbone Che il dente macina della malsana, Macchina umana. Ave, boccone!
«O Pane, o Pane, o giallo o nero, Tu sol sei vero, Ave, spes unica. Se tu ne manchi, Cedono i fianchi, cedon le braccia, E nella macina il cor si schiaccia.»
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Così risonano nel rombo immenso Del giorno e salgono, monache pie, De' nuovi tempi le litanie In mezzo a nugoli di nero incenso. Ma s'io ritorno per il sentiero Quando la bianca luna si specchia Nei rotti muri del monastero, Mi par d'intendere, o monacelle, Le campanelle Che ancor vi chiamano a salmodia: «O rosa mistica, O domus aurea, Ave, Maria..»
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A queste note, Che d'una morta speranza parlano, Del cor io sento strider le ruote E sonar l'ora d'una passata Notte stellata.
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