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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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IL TELEGRAFO SULLA MONTAGNA
Van per la verde valle e s'inseguono, Salgono il clivo in ordin lento I retti tronchi, la rupe sfidano, Sfidano il vento.
Carche di folgori dal ciel le nuvole Scendon, ma i tronchi salgono ancora, Traendo il gracile filo, dell'aquila Alla dimora
Il pie' confitto nella vulcanica Roccia, fedeli soldati all'erta, Dell'uom la scossa alma trascinano Per la deserta
Region dei turbini, oltre le vergini Cime, alle soglie d'irti ghiacciai, Ove non pose capra selvatica Orma giammai.
Mentre più candido cade sugli omeri Dell'alpe il verno e tutto tace, Mentre la spuma del fiume rigida Sepolta giace:
Mentre sopiti dormono i pascoli, Che udir nel maggio mugghiar gli armenti, Sull'agil trama caldo lo spirito Va delle genti,
Vanno le alate novelle ai popoli, Vanno gli amori. Da lande ignote Escon le insidie e delle lagrime L'aride note.
Spesso nell'ululo piange dei turbini Un cuor di madre, a cui da sponde Arse pel vuoto sen dello spazio Piange e risponde
Del caro figlio l'estremo anelito: L'ansie s'inseguono al filo ordite, Urtano i baci estremi e cadono Spesso due vite.
Cinge la sorda terra una nervea Rete, che spasima e pianto stilla: Palpita il mondo del nostro palpito Alla scintilla.
Così la Mente d'un invisibile Nume la cieca materia avviva, E a noi da cieli inaccessibili La voce arriva.
Tolti gli indugi, muore più rapida L'ora felice; ai tardi mali, Tu dei viventi forse il più misero, Hai dato l'ali.
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