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Emilio De Marchi Vecchie cadenze e nuove IntraText CT - Lettura del testo |
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IL CONTADINO
CANTILENA
Di nostra vita sparge lentamente Il mesto pan, più caro al ciel che agli uomini, Il contadin paziente. Al gelo, al sole, al monte, al colle, al piano Si muove egual la bionda spiga a tessere Del contadin la mano. Quando beati sulla prima aurora Sognano i ricchi nelle piume morbide, Il contadin lavora. Se avvampa agosto torrido la testa, A freschi lidi i cittadini emigrano: Il contadino resta. Se la gragnuola stermina o più rara Fa la messe, Epulone il ciel bestemmia: Il contadin ripara. Mentre dei campi, alle sfrenate voglie D'una bella, il signor i frutti sperpera, Il contadin raccoglie. Raccoglie e pane e vino e biade e strame Agli uomini e alle bestie e spesso, ah misero! Il contadino ha fame. Se di fortuna cangia la bandiera, Fatti feroci i fortunati stridono: Il contadino spera. Mentre di Dio la provvidenza nega Sardanapalo in suo supremo orgoglio, Il contadino prega, Per molte vie tu ville a te procacci, O tesorier, ma non avanza fabbriche Il contadin nè stracci. Quando sente d'aver compiute l'ore Di sua giornata, all'ospedal si strascica Il contadino e muore. Han sulle fosse i re della fortuna Croci di marmo, di bronzo e di porfido; Il contadin nessuna.
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