La grande importanza militare
delle Baleari non era un elemento sufficientemente evidente e suggestivo per
l'imperialismo italiano. Gli occorreva qualche cosa di più diretto, di più
tangibile, di più seducente. E questo qualche cosa fu la bellezza
dell'Arcipelago. Il cielo di un bleu profondo, le montagne scagliantesi in
linee fini e nette, le coste sinuose, le acacie, i platani, i fichi, gli
eucaliptus, gli ulivi ed i mandorli fiancheggianti le strade ora serpeggianti
tra verdi campagne ora incastonate in valli ombrose, i cupi gruppi di cipressi
contrastanti col fogliame verde pallido delle palme, i severi castelli e le
casine civettuole, le cittadine piene di sorprese moresche, e gotiche, dalle
vie strette, vie tortuose e dall'ombra rallegrata dai vivaci colori delle case,
dalle voci sonore e dal meridionale gesticolìo degli abitanti, le barche dalla
vela latina e le baie dalle acque di un bel bleu di oltremare, contrastante con
la bruna severità delle scogliere. Tutto questo contrasto di linee aspre e
tormentate e di dolcissime curve, di Africa e di Europa, di pace e di vita
intensa, di antico fascino e di conforto modernissimo, di aridità e di
fecondità, di sole africano e di ombra fresca e loquace di acque: quali
formidabili mezzi di seduzione nelle mani della propaganda «navale».
All'imperialismo fascista non è
sfuggito il valore e, per i suoi fini di rapina e di dominio, vuole avere la
bellezza delle Baleari. Agli Argonauti affamati mostrò, in mancanza del
petrolio, il vello d'oro di un paradiso terrestre. L'opulenta, sonora e
vibrante Barcellona, furono il «quadro delle meraviglie», il piano di conquista
della Spagna. Majorca, la regina delle Baleari, fu la preferita. I giornalisti
asserviti al regime diventarono tutti dei Bernardin de St. Pierre per
incastonare la «perla del Mediterraneo», l'isola dorata degli antichi poeti.
Le impronte dei fenici, dei
cartaginesi, dei romani e degli arabi testimoniavano che quella bellezza aveva
avuto del fascino.
Si parlò dell'ampiezza della
baia di Palma e della purezza delle sue acque, ben più della profondità e
sicurezza di quelle acque protette da una cinta fortificata, situata ad eguale
distanza da Barcellona, da Alicante e da Algeri. Non insistettero troppo i
menestrelli nel dirlo, ma abbondarono, utilizzando tutti i più vivaci colori
della loro tavolozza, nel descrivere le pazienti e graziose opere degli orafi,
le strade degli armaioli e degli antiquari fascinose del più bel medio evo. Le
maioliche e questo o quel patio furono più opportuno soggetto al lirismo
descrittivo, di richiami storici che potessero essere indiscretamente
rilevatori. Una colorita descrizione della baia di Palma dispensava dal
richiamare che quella baia poteva ospitare nel secolo sedicesimo ben trecento
grossi vascelli e seicento vascelli di minore importanza. Era più opportuno
descrivere la tomba gotica di Raimondo Lullo che ricordare gli assalti dei pirati
turchi e dei pisani ed i cinque secoli di dominazione araba.
Come nelle conquiste coloniali
prima viene l'esploratore, poi il missionario, poi il soldato, poi il
commerciante. Tra il missionario ed il soldato, oggi vi è il giornalista
ufficioso. È costui che scopre il petrolio, che allarga le oasi, che
imbarbarisce gli indigeni fino a farne degli antropofagi, che parla
solennemente di «diritto della civiltà» e così via.
Non fa meraviglia che la stampa
italiana scoprisse, nel 1924, le Baleari. A raccogliere gli articoli ci sarebbe
da farne un volume enorme. In sintesi, la stampa italiana ebbe il compito di
volgarizzare il sogno imperiale di Mussolini.
Ma la stampa non bastava.
Occorreva colpire la fantasia di un buon numero di italiani mostrando loro la
«terra promessa» nei suoi più rigogliosi aspetti.
Ed ecco la politica turistica
che entra in campo con le crociere. La Lega Navale italiana, ente patrocinato dal re ed
avente a presidente onorario il Duca d'Aosta, compì nel giugno 1926 una
crociera nel Mediterraneo occidentale col piroscafo «Stella d'Italia».
L'itinerario era il seguente: Marina di Roma (Ostia); Palma di Majorca;
Gibilterra; Algeciras; Ceuta; Tangeri; Cadice; Siviglia; Lisbona; Málaga;
Granata; Almería; Valenzia; Barcellona; Genova. Il prospetto della Lega
Navale italiana aveva per motto queste parole di Mussolini: «Noi siamo
mediterranei ed il nostro destino, senza copiare alcuno, è stato e sarà sempre
sul mare...».
Un particolare paragrafo
dedicato alle Baleari, le descrive come «delle vere oasi di lussureggianti
vegetazioni che hanno fatto luoghi d'incantevoli soggiorni per residenza
invernale».
Si fa un discreto accenno al
porto importante e sicuro di Palma di Majorca e non si manca di ricordare che
il castello di Bellver fu costruito sui resti di una fortezza romana.
Particolare sapore, e di
evidente significato imperialista, ha la conclusione del sopra citato
prospetto, che porta il titolo: Dal mare di Roma verso la Spagna.
Vale la pena di
riprodurlo interamente:
La Lega
Navale, molto
opportunamente, ha voluto che la sua prima crociera partisse dalle acque
dell'antica Ostia, ribattezzata, dopo tanti secoli da S. E. Mussolini, in
Marina di Roma durante la imponente rivista della Squadra di battaglia.
Dal porto di Roma, che già vide le gloriose trireme,
le pesanti galee cariche di prodotti e di merci delle terre lontane sottomesse
all'Urbe, salperà il 13 giugno, la bella nave «Stella d'Italia» per la crociera
a portare la bandiera tricolore nei porti e nelle acque delle nazioni che, come
noi, tanti e vitali interessi hanno sul gran mare comune, il Mediterraneo.
Scomparsa la costa del Lazio, all'alba del mattino
seguente, i gitanti vedranno profilarsi le spiagge della Sardegna, l'isola
forte e tenace, e a nord, quella della Corsica montuosa.
La nave dal fatidico nome passerà quindi vicino alla
Maddalena, la fortezza e piazza forte che ha il vanto di aver resistito
all'assedio di Napoleone I, e saluterà Caprera, l'isola granitica, dove riposa
l'Eroe del Vascello e di Calatafimi, vicino alla sua casetta ed al campicello
che Egli stesso coltivava.
Attraversato lo stretto di Bonifacio, un ultimo saluto
alle coste della Sardegna, e la «Stella d'Italia», punterà la prua sulle isole
Baleari, le prime terre di Spagna, sentinelle avanzate nel Mediterraneo, che
accoglieranno i gitanti della Lega Navale.
Lo scopo nettamente politico,
imperialista di quella crociera risulta chiaramente dai documenti pubblici ed è
completamente confermato dai documenti diplomatici.
Il Conte Vincenzo Ferretti,
delegato dalla Lega Navale, si recava nel maggio a Barcellona ed a Palma di
Majorca per organizzare il programma per la permanenza in quella località, ed
il Regio Ambasciatore d'Italia a Madrid, il Marchese Paolucci di Calboli,
scriveva al R. Console d'Italia a Barcellona (25 maggio 1926) dettagliate
istruzioni. Riferendosi alla crociera del giugno, l'Ambasciatore rilevava che
essa sarebbe stata «composta di circa 280 persone delle migliori classi
sociali d'Italia» e raccomandava che la visita in Majorca fosse fatta «con
una certa comodità ed elasticità di programma, possibilmente in automobile».
In data 4 giugno 1926 l'Ambasciatore
scriveva allo stesso console raccomandandosi di volere vigilare «affinché le
cose sieno predisposte col dovuto garbo, essendo necessario che la crociera,
anche per la qualità dei gitanti, riesca una simpatica ed apprezzata
manifestazione di italianità».
E soggiungeva: «La S. V. Ill.ma non
ignora che il Regio governo la segue con particolare attenzione».
Il R. Console di Barcellona
impartiva dettagliate istruzioni al R. Vice Console Reggente della R. Agenzia
Consolare di Palma di Majorca per regolare le relazioni con le autorità locali
e facilitare la visita all'isola.
La crociera ebbe «carattere
rappresentativo» costituito oltre che dai ricevimenti ufficiali, dalla
partecipazione del Principe di Bitetto.
Nel luglio seguente fu
organizzata una seconda crociera, toccante anch'essa Palma di Majorca e
Barcellona, alla quale presero parte circa 750 persone, delle quali 450
studenti universitari.
Le crociere in Ispagna si
susseguirono regolarmente, avendo quasi sempre scalo a Majorca. Il 3 giugno 1929, l'ambasciata italiana
a Madrid raccomandava al Console Generale d'Italia a Barcellona di facilitare
il soggiorno di circa ottocento avanguardisti a Barcellona e a Palma e il 17
giugno il Console Generale raccomandava quei gitanti all'Agenzia Consolare
d'Italia a Palma di Majorca, e prospettava le seguenti visite: alla Chiesa di
San Nicolò di Bari, alla Chiesa di Santa Maria e al Castello di Santa Barbara,
nonché una visita all'Esplanada ed un'escursione nei dintorni della città.
Il reggente di quell'Agenzia
Consolare si permetteva di osservare «che la chiesa di S. Nicolò, dal
lato artistico, non offre alcun particolare interesse e che la chiesa di S. Maria
come pure il Castello di S. Barbara non gli risultavano esistere in
Palma di Majorca. Proponeva, quindi, una visita alla Lonja, «edificio antico
ed antico mercato dei prodotti quasi esclusivamente italiani».
Il Vice Console reggente di
Barcellona, l'8 luglio 1929 comunicava la risposta del reggente dell'Agenzia
Consolare di Palma di Majorca al marchese G. Medici del Vascello, Regio
Ambasciatore a Madrid.
Il 2 agosto seguente il
Ministero degli Affari Esteri italiano raccomandava all'Ambasciata di Madrid ed
al Regio Console Generale di Barcellona e di Gibilterra i «circa 900
avanguardisti» partecipanti alla crociera «Genova, Napoli, Cagliari, Barcellona,
Gibilterra, Lisbona, Palma di Majorca, Civitavecchia».
Il 15 settembre sfilavano
1.200 avanguardisti nelle vie di Palma di Majorca. Nel 1934 le crociere
italiane alle Baleari si infittiscono.
Nell'agosto di quell'anno fanno
scalo a Palma di Majorca: due crociere dei Gruppi Universitari Fascisti; una
crociera organizzata dai quotidiani milanesi Il Secolo-La Sera, una
crociera organizzata dalla Cosulich, e infine una crociera della Lega Navale
che, oltre che a Palma, fa scalo a Puerto Cristo. La presidenza di quella Lega,
scrivendo il 13 agosto al Console Generale d'Italia a Barcellona gli ricordava,
(come se ce ne fosse stato bisogno!), che le crociere erano organizzate per
svolgere presso i soci dell'ente «la migliore propaganda marinara». Nell'agosto
del 1935 una crociera della Lega Navale toccava Palma di Majorca, dove faceva
scalo nell'aprile 1936 una crociera della Compagnia italiana di Turismo di
Roma. Che le isole Baleari fossero una delle tappe preferite dalle crociere non
soltanto per la loro bellezza è, mi pare, così evidente che non saprei
insistere.
Gli scopi politici traspaiono
chiaramente, come abbiamo visto, dalla stessa propaganda ufficiale a favore
delle crociere. Nel prospetto della grande crociera nel Mediterraneo
occidentale (24 agosto – 2 settembre 1933) della Federazione Provinciale
Fascista Milanese degli enti culturali si legge che la
«Federazione Provinciale Fascista Milanese degli Enti
Culturali, poiché ritiene che una delle principali caratteristiche della
cultura moderna sia la conoscenza acquisita, oltre che dalla lettura e dalla
parola altrui, anche e soprattutto dalla visione diretta delle cose, ha deciso
di promuovere la organizzazione di una Crociera nel Mediterraneo Occidentale,
con lo scopo di far visitare ai soci delle singole istituzioni ad essa federate
o aderenti, le coste più vicine di questo che, per essere il mondo politico in
cui viviamo, rappresenta per noi un importante problema da valutare sotto
diversi punti oltreché culturali, anche politici.
La crociera quindi si prefigge di offrire una
ricreazione corporale e spirituale, un riposo all'incessante lavoro quotidiano,
e nello stesso tempo una notevole conoscenza dei paesi che costeggiano il
Mediterraneo occidentale, illustrati anche da conferenze e proiezioni
cinematografiche che si svolgeranno prima e durante la navigazione.
Un altro scopo che la Federazione si promette
di raggiungere, è quello di favorire una sempre più intima comunione d'intenti,
fra le istituzioni federali e aderenti, sia attraverso iniziative comuni, sia
per mezzo delle conoscenze e delle amicizie, che il viaggio in comune farà
nascere fra i soci di esse, stringendo così nuovi e profondi legami fra le
associazioni stesse».
L'intensa propaganda per le
crociere favorente l'incremento del turismo straniero in concorrenza a quello
italiano mirava a far rifiorire negli italiani la passione per il mare, in cui
Mussolini riconosceva «un elemento della potenza nazionale».
Mirava anche ad affermare il
prestigio dell'Italia... imperiale.
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