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Camillo Berneri
Mussolini alla conquista delle Baleari

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  • Capitolo I MONUMENTI, COSTUMI, PANORAMI
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Capitolo I

MONUMENTI, COSTUMI, PANORAMI

 

La grande importanza militare delle Baleari non era un elemento sufficientemente evidente e suggestivo per l'imperialismo italiano. Gli occorreva qualche cosa di più diretto, di più tangibile, di più seducente. E questo qualche cosa fu la bellezza dell'Arcipelago. Il cielo di un bleu profondo, le montagne scagliantesi in linee fini e nette, le coste sinuose, le acacie, i platani, i fichi, gli eucaliptus, gli ulivi ed i mandorli fiancheggianti le strade ora serpeggianti tra verdi campagne ora incastonate in valli ombrose, i cupi gruppi di cipressi contrastanti col fogliame verde pallido delle palme, i severi castelli e le casine civettuole, le cittadine piene di sorprese moresche, e gotiche, dalle vie strette, vie tortuose e dall'ombra rallegrata dai vivaci colori delle case, dalle voci sonore e dal meridionale gesticolìo degli abitanti, le barche dalla vela latina e le baie dalle acque di un bel bleu di oltremare, contrastante con la bruna severità delle scogliere. Tutto questo contrasto di linee aspre e tormentate e di dolcissime curve, di Africa e di Europa, di pace e di vita intensa, di antico fascino e di conforto modernissimo, di aridità e di fecondità, di sole africano e di ombra fresca e loquace di acque: quali formidabili mezzi di seduzione nelle mani della propaganda «navale».

All'imperialismo fascista non è sfuggito il valore e, per i suoi fini di rapina e di dominio, vuole avere la bellezza delle Baleari. Agli Argonauti affamati mostrò, in mancanza del petrolio, il vello d'oro di un paradiso terrestre. L'opulenta, sonora e vibrante Barcellona, furono il «quadro delle meraviglie», il piano di conquista della Spagna. Majorca, la regina delle Baleari, fu la preferita. I giornalisti asserviti al regime diventarono tutti dei Bernardin de St. Pierre per incastonare la «perla del Mediterraneo», l'isola dorata degli antichi poeti.

Le impronte dei fenici, dei cartaginesi, dei romani e degli arabi testimoniavano che quella bellezza aveva avuto del fascino.

Si parlò dell'ampiezza della baia di Palma e della purezza delle sue acque, ben più della profondità e sicurezza di quelle acque protette da una cinta fortificata, situata ad eguale distanza da Barcellona, da Alicante e da Algeri. Non insistettero troppo i menestrelli nel dirlo, ma abbondarono, utilizzando tutti i più vivaci colori della loro tavolozza, nel descrivere le pazienti e graziose opere degli orafi, le strade degli armaioli e degli antiquari fascinose del più bel medio evo. Le maioliche e questo o quel patio furono più opportuno soggetto al lirismo descrittivo, di richiami storici che potessero essere indiscretamente rilevatori. Una colorita descrizione della baia di Palma dispensava dal richiamare che quella baia poteva ospitare nel secolo sedicesimo ben trecento grossi vascelli e seicento vascelli di minore importanza. Era più opportuno descrivere la tomba gotica di Raimondo Lullo che ricordare gli assalti dei pirati turchi e dei pisani ed i cinque secoli di dominazione araba.

Come nelle conquiste coloniali prima viene l'esploratore, poi il missionario, poi il soldato, poi il commerciante. Tra il missionario ed il soldato, oggi vi è il giornalista ufficioso. È costui che scopre il petrolio, che allarga le oasi, che imbarbarisce gli indigeni fino a farne degli antropofagi, che parla solennemente di «diritto della civiltà» e così via.

Non fa meraviglia che la stampa italiana scoprisse, nel 1924, le Baleari. A raccogliere gli articoli ci sarebbe da farne un volume enorme. In sintesi, la stampa italiana ebbe il compito di volgarizzare il sogno imperiale di Mussolini.

Ma la stampa non bastava. Occorreva colpire la fantasia di un buon numero di italiani mostrando loro la «terra promessa» nei suoi più rigogliosi aspetti.

Ed ecco la politica turistica che entra in campo con le crociere. La Lega Navale italiana, ente patrocinato dal re ed avente a presidente onorario il Duca d'Aosta, compì nel giugno 1926 una crociera nel Mediterraneo occidentale col piroscafo «Stella d'Italia». L'itinerario era il seguente: Marina di Roma (Ostia); Palma di Majorca; Gibilterra; Algeciras; Ceuta; Tangeri; Cadice; Siviglia; Lisbona; Málaga; Granata; Almería; Valenzia; Barcellona; Genova. Il prospetto della Lega Navale italiana aveva per motto queste parole di Mussolini: «Noi siamo mediterranei ed il nostro destino, senza copiare alcuno, è stato e sarà sempre sul mare...».

Un particolare paragrafo dedicato alle Baleari, le descrive come «delle vere oasi di lussureggianti vegetazioni che hanno fatto luoghi d'incantevoli soggiorni per residenza invernale».

Si fa un discreto accenno al porto importante e sicuro di Palma di Majorca e non si manca di ricordare che il castello di Bellver fu costruito sui resti di una fortezza romana.

Particolare sapore, e di evidente significato imperialista, ha la conclusione del sopra citato prospetto, che porta il titolo: Dal mare di Roma verso la Spagna. Vale la pena di riprodurlo interamente:

 

La Lega Navale, molto opportunamente, ha voluto che la sua prima crociera partisse dalle acque dell'antica Ostia, ribattezzata, dopo tanti secoli da S. E. Mussolini, in Marina di Roma durante la imponente rivista della Squadra di battaglia.

Dal porto di Roma, che già vide le gloriose trireme, le pesanti galee cariche di prodotti e di merci delle terre lontane sottomesse all'Urbe, salperà il 13 giugno, la bella nave «Stella d'Italia» per la crociera a portare la bandiera tricolore nei porti e nelle acque delle nazioni che, come noi, tanti e vitali interessi hanno sul gran mare comune, il Mediterraneo.

 

Scomparsa la costa del Lazio, all'alba del mattino seguente, i gitanti vedranno profilarsi le spiagge della Sardegna, l'isola forte e tenace, e a nord, quella della Corsica montuosa.

La nave dal fatidico nome passerà quindi vicino alla Maddalena, la fortezza e piazza forte che ha il vanto di aver resistito all'assedio di Napoleone I, e saluterà Caprera, l'isola granitica, dove riposa l'Eroe del Vascello e di Calatafimi, vicino alla sua casetta ed al campicello che Egli stesso coltivava.

Attraversato lo stretto di Bonifacio, un ultimo saluto alle coste della Sardegna, e la «Stella d'Italia», punterà la prua sulle isole Baleari, le prime terre di Spagna, sentinelle avanzate nel Mediterraneo, che accoglieranno i gitanti della Lega Navale.

 

Lo scopo nettamente politico, imperialista di quella crociera risulta chiaramente dai documenti pubblici ed è completamente confermato dai documenti diplomatici.

Il Conte Vincenzo Ferretti, delegato dalla Lega Navale, si recava nel maggio a Barcellona ed a Palma di Majorca per organizzare il programma per la permanenza in quella località, ed il Regio Ambasciatore d'Italia a Madrid, il Marchese Paolucci di Calboli, scriveva al R. Console d'Italia a Barcellona (25 maggio 1926) dettagliate istruzioni. Riferendosi alla crociera del giugno, l'Ambasciatore rilevava che essa sarebbe stata «composta di circa 280 persone delle migliori classi sociali d'Italia» e raccomandava che la visita in Majorca fosse fatta «con una certa comodità ed elasticità di programma, possibilmente in automobile». In data 4 giugno 1926 l'Ambasciatore scriveva allo stesso console raccomandandosi di volere vigilare «affinché le cose sieno predisposte col dovuto garbo, essendo necessario che la crociera, anche per la qualità dei gitanti, riesca una simpatica ed apprezzata manifestazione di italianità».

E soggiungeva: «La S. V. Ill.ma non ignora che il Regio governo la segue con particolare attenzione».

Il R. Console di Barcellona impartiva dettagliate istruzioni al R. Vice Console Reggente della R. Agenzia Consolare di Palma di Majorca per regolare le relazioni con le autorità locali e facilitare la visita all'isola.

La crociera ebbe «carattere rappresentativo» costituito oltre che dai ricevimenti ufficiali, dalla partecipazione del Principe di Bitetto.

Nel luglio seguente fu organizzata una seconda crociera, toccante anch'essa Palma di Majorca e Barcellona, alla quale presero parte circa 750 persone, delle quali 450 studenti universitari.

Le crociere in Ispagna si susseguirono regolarmente, avendo quasi sempre scalo a Majorca. Il 3 giugno 1929, l'ambasciata italiana a Madrid raccomandava al Console Generale d'Italia a Barcellona di facilitare il soggiorno di circa ottocento avanguardisti a Barcellona e a Palma e il 17 giugno il Console Generale raccomandava quei gitanti all'Agenzia Consolare d'Italia a Palma di Majorca, e prospettava le seguenti visite: alla Chiesa di San Nicolò di Bari, alla Chiesa di Santa Maria e al Castello di Santa Barbara, nonché una visita all'Esplanada ed un'escursione nei dintorni della città.

Il reggente di quell'Agenzia Consolare si permetteva di osservare «che la chiesa di S. Nicolò, dal lato artistico, non offre alcun particolare interesse e che la chiesa di S. Maria come pure il Castello di S. Barbara non gli risultavano esistere in Palma di Majorca. Proponeva, quindi, una visita alla Lonja, «edificio antico ed antico mercato dei prodotti quasi esclusivamente italiani».

Il Vice Console reggente di Barcellona, l'8 luglio 1929 comunicava la risposta del reggente dell'Agenzia Consolare di Palma di Majorca al marchese G. Medici del Vascello, Regio Ambasciatore a Madrid.

Il 2 agosto seguente il Ministero degli Affari Esteri italiano raccomandava all'Ambasciata di Madrid ed al Regio Console Generale di Barcellona e di Gibilterra i «circa 900 avanguardisti» partecipanti alla crociera «Genova, Napoli, Cagliari, Barcellona, Gibilterra, Lisbona, Palma di Majorca, Civitavecchia».

Il 15 settembre sfilavano 1.200 avanguardisti nelle vie di Palma di Majorca. Nel 1934 le crociere italiane alle Baleari si infittiscono.

Nell'agosto di quell'anno fanno scalo a Palma di Majorca: due crociere dei Gruppi Universitari Fascisti; una crociera organizzata dai quotidiani milanesi Il Secolo-La Sera, una crociera organizzata dalla Cosulich, e infine una crociera della Lega Navale che, oltre che a Palma, fa scalo a Puerto Cristo. La presidenza di quella Lega, scrivendo il 13 agosto al Console Generale d'Italia a Barcellona gli ricordava, (come se ce ne fosse stato bisogno!), che le crociere erano organizzate per svolgere presso i soci dell'ente «la migliore propaganda marinara». Nell'agosto del 1935 una crociera della Lega Navale toccava Palma di Majorca, dove faceva scalo nell'aprile 1936 una crociera della Compagnia italiana di Turismo di Roma. Che le isole Baleari fossero una delle tappe preferite dalle crociere non soltanto per la loro bellezza è, mi pare, così evidente che non saprei insistere.

Gli scopi politici traspaiono chiaramente, come abbiamo visto, dalla stessa propaganda ufficiale a favore delle crociere. Nel prospetto della grande crociera nel Mediterraneo occidentale (24 agosto – 2 settembre 1933) della Federazione Provinciale Fascista Milanese degli enti culturali si legge che la

 

«Federazione Provinciale Fascista Milanese degli Enti Culturali, poiché ritiene che una delle principali caratteristiche della cultura moderna sia la conoscenza acquisita, oltre che dalla lettura e dalla parola altrui, anche e soprattutto dalla visione diretta delle cose, ha deciso di promuovere la organizzazione di una Crociera nel Mediterraneo Occidentale, con lo scopo di far visitare ai soci delle singole istituzioni ad essa federate o aderenti, le coste più vicine di questo che, per essere il mondo politico in cui viviamo, rappresenta per noi un importante problema da valutare sotto diversi punti oltreché culturali, anche politici.

La crociera quindi si prefigge di offrire una ricreazione corporale e spirituale, un riposo all'incessante lavoro quotidiano, e nello stesso tempo una notevole conoscenza dei paesi che costeggiano il Mediterraneo occidentale, illustrati anche da conferenze e proiezioni cinematografiche che si svolgeranno prima e durante la navigazione.

Un altro scopo che la Federazione si promette di raggiungere, è quello di favorire una sempre più intima comunione d'intenti, fra le istituzioni federali e aderenti, sia attraverso iniziative comuni, sia per mezzo delle conoscenze e delle amicizie, che il viaggio in comune farà nascere fra i soci di esse, stringendo così nuovi e profondi legami fra le associazioni stesse».

 

L'intensa propaganda per le crociere favorente l'incremento del turismo straniero in concorrenza a quello italiano mirava a far rifiorire negli italiani la passione per il mare, in cui Mussolini riconosceva «un elemento della potenza nazionale».

Mirava anche ad affermare il prestigio dell'Italia... imperiale.




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