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Camillo Berneri
Mussolini alla conquista delle Baleari

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  • Capitolo II IL PRESTIGIO IMPERIALE
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Capitolo II

IL PRESTIGIO IMPERIALE

 

Se le crociere turistiche facevano scalo alle Baleari non era soltanto per lo scopo illustrato nel capitolo precedente. Vi era un secondo fine: quello di aumentare il prestigio imperiale presso quelle popolazioni. Correlativa e completante, è la frequenza, nelle acque dell'arcipelago, di squadre navali e squadriglie aeree italiane. Nel maggio 1928, una squadra aerea composta di 60 idroplani e comandata dal generale De Pinedo sosta a Pollenza, dopo aver sorvolato l'isola di Majorca. Ha di scorta un cacciatorpediniere, vi partecipa il Sottosegretario all'aeronautica Italo Balbo ed il Console Generale italiano a Barcellona, che si è recato a rendere omaggio agli aviatori, riferisce al Ministro degli Affari Esteri (30 maggio):

 

Sul luogo trovavansi a ricevere i nostri aviatori il Capitano Generale ed il Governatore Civile delle Baleari e tutte le autorità locali ed una folla di gente proveniente da tutta l'isola e finanche da Barcellona. L'accoglienza fatta alla squadra, mano a mano che gli apparecchi ammaravano e gli aviatori scendevano a terra, fu straordinariamente cordiale.

Il Consiglio Municipale di Pollenza offrì a S. E. Italo Balbo, al Generale De Pinedo ed agli ufficiali una coppa di champagne che diede motivo a manifestazioni amichevoli all'indirizzo dell'Italia e della Spagna e dei rispettivi governanti.

A bordo della nave spagnola «Dedalo» ebbe luogo più tardi una colazione d'onore alla quale partecipò il Gen. De Pinedo ed il Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, mentre S. E. Balbo si era scusato per essersi dovuto trattenere a terra donde provvide subito ad indirizzare telegrammi di saluto a S.M. il Re di Spagna Alfonso XIII ed al Generale Primo de Rivera. Nel pomeriggio, S. E. il Sottosegretario dell'aeronautica col Comandante dell'aviazione spagnola, Generale Soriano, ed i giornalisti italiani si recarono in automobile a Palma per restituire la visita alle autorità delle Baleari e visitare la città facendo ritorno alle 21 a Pollenza, dove erano attesi a pranzo sulla nave «Dedalo».

La squadra è ripartita poi da Pollenza alle ore 6 del 28 a successivi scaglioni come era giunta.

Nonostante l'ora mattutina e le abitudini locali, anche alla partenza assisteva molta gente accorsa sul luogo in tanto maggiore numero in quanto ricorreva la seconda festa di Pentecoste.

Credo dover porre in particolare rilievo l'interessamento e la premura più che amichevole da parte di tutte indistintamente le autorità ufficiali per concorrere al buon esito della crociera e prodigarsi in manifestazioni di spontanea sincera cortesia.

Come pure merita essere segnalata la generale simpatia scevra d'invidia con la quale il pubblico spagnolo parla e commenta questo volo di squadra ponendone in rilievo la novità e l'importanza, quasi si trattasse di un'impresa realizzata da propri connazionali.

Nemmeno il fatto che, in fin dei conti, si tratta pur sempre di una esercitazione militare e di un'ostentazione di forza ha potuto attenuare con una sfumatura d'istintiva preoccupazione l'entusiasmo insolito della popolazione per questa nuova gesta della nostra aviazione.

 

Nel giugno 1928 le unità della Ia squadra navale italiana in crociera nel Mediterraneo Orientale visitava i porti di Palma di Majorca, Alcudia, Ibiza, Mahón, Pollenza, Soller e Ciudadela.

Il soggiorno dell'esploratore «Taranto» e della Ia squadriglia sommergibile (16-22 giugno) ebbe carattere ufficiale improntato a uno scambio di manifestazioni di amicizia italo-spagnola: scambio di salve, visite, ricevimenti, distribuzione di decorazioni, discorsi, banchetti, gita, ecc. ecc. Il soggiorno dell'esploratore «Pantera» e dei cacciatorpediniere «Battisti», «Manin», «Sauro Nullo» (24-30 giugno) dette luogo ad analoghe manifestazioni d'amicizia italo-spagnola.

Ad aumentare il carattere ufficiale di esse contribuì la partecipazione del principe Eugenio di Savoia, Duca d'Ancona, guardia marina del «Battisti», nonché dell'ammiraglio Bonaldi.

I rapporti dell'Agente Consolare italiano in Palma insistono sulle buone accoglienze fatte dalle associazioni nazionaliste e dai circoli aristocratici, ma tanta festa fu un poco guastata dall'indifferenza degli italiani residenti a Palma di Majorca «Nessuno dei quali si fece vivo con S. E. l'Ammiraglio Bonaldi» prima dal giorno in cui furono invitati a bordo della nave ammiraglia a mezzo del locale Agente Consolare.

L'addetto navale della R. Ambasciata d'Italia a Madrid segnalava la cosa (23 luglio) al R. Console Generale d'Italia a Barcellona, il quale scriveva al segretario del Fascio di Barcellona (30 luglio):

 

Mi duole doverle segnalare che nel recente soggiorno di nostre unità navale alle Baleari, nessun connazionale si è recato a bordo a far atto d'omaggio all'ammiraglio, prima del giorno in cui furono poi da questi invitati.

Siccome mi risulta che a Palma il Fascio conta un certo numero di aderenti, così segnalo la cosa alla S.V. perché ne faccia oggetto di comunicazione a quei gregari ai quali sarebbe spettato prima d'ogni altro di prendere l'iniziativa d'una tal visita.

 

L'indifferenza dei connazionali minacciava il prestigio imperiale ed è naturale che destasse viva preoccupazione.

Appare evidente, in tutte le istruzioni ed i rapporti scambiati tra le autorità italiane, che le crociere miravano ad épater gli abitanti delle Baleari. Il reggente della R. Agenzia Consolare d'Italia in Palma di Majorca, scrivendo al R. Console Generale d'Italia in Barcellona (29 giugno 1929) a proposito della visita degli avanguardisti diceva:

 

Se la visita alla Esplanada dovesse rispondere al desiderio di eseguire alcuni esercizi ginnastici od altro, è da sconsigliare, in primo luogo perché sempre ingombra di materiali da costruzione, secondo per la forte pendenza della medesima che la rende inadatta per eseguire esercizi collettivi di certa importanza. Per lo scopo su accennato sarebbe conveniente e di facile attuazione, un campo di sport di qualche società sportiva locale, luogo molto più adatto e rispondente in migliore modo al scopo di propaganda.

 

Il 12 agosto, quell'Agente Consolare scriveva al R. Console Generale in Barcellona sull'opportunità di far coincidere la visita degli avanguardisti con le feste in onore del Re Jaime il Conquistatore e il Console Generale si affrettava a segnalare la cosa (14 agosto) all'Opera Nazionale Balilla. Il 15 settembre, gli avanguardisti italiani visitavano Palma e l'Agente Consolare del luogo così riferiva al Console Generale di Barcellona (21 settembre):

 

L'interesse dimostrato dalla Colonia italiana e dalla popolazione di Palma per la visita degli Avanguardisti si è reso palese sin dai primi comunicati trasmessi da questa Agenzia alle Autorità locali ed alla Stampa, nonché dalle continue richieste di notizie riguardanti l'arrivo e le variazioni del programma in precedenza stabilito.

Al mattino del giorno 14 (giorno fissato per l'arrivo) le Autorità, i componenti attivi della Colonia, i rappresentanti del Fascio di Barcellona e molto pubblico accorsero al porto per attendere l'arrivo delle giovani Camicie nere.

Dopo lunga attesa, e non essendo segnalato l'arrivo del piroscafo, le Autorità ed il pubblico abbandonarono il molo, non sapendo e non potendo dare spiegazioni per giustificare il mancato arrivo.

Alle ore 17 dello stesso giorno ricevetti un radiogramma del Console Generale Chiappe da Capo Palos dove mi annunziava l'arrivo del «Cesare Battisti» per le ore 9 del giorno dopo; orario che poi non fu possibile mantenere per aver incontrato sulla rotta vento contrario.

Alle ore 11,30 della domenica venne segnalato l'arrivo del piroscafo ed alle ore 12,30 venne dal pilota del porto fatto ancorare il più possibile vicino al punto di sbarco. Non fu possibile farlo ormeggiare al molo, nonostante il vivo interesse preso dal sottoscritto, stante il pescaggio di 25 piedi del «Cesare Battisti». (Il porto di Palma permette come massimo 21 piedi a poppa.)

Immediatamente, e servendomi della lancia a motore del direttorio della Sanità del porto, mi sono portato a bordo con le Autorità per portare innanzi tutto il saluto della Colonia italiana e poi per la presentazione dei diversi rappresentanti, come pure per prendere accordi con il comando sul programma da svolgersi.

Pochi minuti dopo il nostro arrivo vennero pure a bordo i rappresentanti del Fascio di Barcellona Sgg. Buzzanca e De Santis, il Rev. Dr. Sureda Blanes, inviato speciale da Madrid da S. Em. il Vescovo di Simon.

Prima di portarmi a bordo attorniato dalle Autorità osservammo, con entusiasmo, lo spettacolo imponente e commovente alle lagrime che offrivano i nostri bravi avanguardisti arrampicati su ogni oggetto possibile, tanto da gremire tutti i ponti e le coperte del piroscafo, il loro brulichio destava ammirazione ed invidia.

Appena ancorato il «Cesare Battisti», dai diversi Club nautici del porto e nonostante l'ora non troppo propizia, si staccarono molte imbarcazione a motore compiendo attorno al piroscafo evoluzioni ardite e portando in tale maniera il benvenuto agli ospiti graditi.

Dopo la presentazione a bordo delle Autorità, venne fissato il programma da svolgersi nelle poche ore di permanenza nelle acque di Palma e con unanime consenso e fra grande entusiasmo si decise di assistere alla Corrida che doveva aver luogo nella nuova piazza dei tori di questa città.

Immediatamente mi portai dal proprietario del Coliseo Balear Sg. José Tous Ferrer, per assicurarmi i 1.200 posti e nello stesso tempo pattuire una eventuale riduzione del prezzo. Molto generosamente il Sig. Tous mi assicurò che avrebbe fatto delle condizioni speciali e che avrebbe deciso ogni cosa ultimata la Corrida. Mi portai nuovamente a bordo onde comunicare la notizia ed allora l'entusiasmo per la Corrida aumentò in modo indescrivibile.

Immediatamente cominciò lo sbarco dei vari reparti con i mezzi di bordo ed alle ore 15,45 tutti gli Avanguardisti si trovavano in formazione sulla spianata del molo. Ad attenderli a terra vi erano diversi italiani della Colonia nonché molto pubblico e tutti volevano vedere i gagliardi figli del Duce.

Alle ore 16 avevo fissato la visita al Sindaco nel palazzo Municipale e nello stesso tempo disposto, d'accordo con il Console Generale, perché gli Avanguardisti sfilassero in formazione davanti alle autorità Municipali, e percorressero sempre in formazione la parte alta della città per recarsi alla piazza dei tori. Alle 16,15 dal balcone centrale del Palazzo Municipale e con l'assistenza del Sindaco, dei diversi Consiglieri, del Console Generale Chiappe ed alcuni Ufficiali del Comando, assistiamo alla imponente sfilata. Al passaggio di ogni gruppo, il Sindaco e molti Consiglieri, passato il primo momento di incertezza, rispondono con il braccio teso al saluto fascista e dopo circa mezzora di sfilata ci rechiamo tutti alla Corrida.

Non appena entra nella pista la musica degli Avanguardisti scroscia dal numeroso pubblico un applauso imponente pieno di emozione, ed una moltitudine di fazzoletti colorati saluta con entusiasmo ogni nuovo gruppo di Avanguardisti che entra nella pista. Ultimata la sfilata, la musica avanguardistica intona la marcia Reale spagnola e poi quella italiana ascoltate entrambi a capo scoperto e sull'attenti da tutti i presenti. Gli Avanguardisti intonano poi in coro l'inno dei Balilla seguito da interminabili applausi ed evviva indimenticabili. Immediatamente prendono posto nelle ampie gradinate specialmente riservate e qualche minuto dopo incomincia la Corrida.

L'attenzione e l'emozione per tale spettacolo è vivissima in tutti. Bruno e Vittorio Mussolini invitati dal Sindaco, ove già si trova il Console Generale Chiappe e gli ufficiali del Comando, ricusano cortesemente per scegliere un posto nelle prime file onde poter seguire più da vicino le varie fasi della Corrida. Il primo toro viene, in omaggio, offerto agli Avanguardisti ed il torero getta a loro il proprio cappello tricorno; in un attimo i bravi ragazzi lo passano di mano in mano e se lo mettono in capo con soddisfazione nel mentre fra la più grande allegria incomincia la lotta con il toro.

Dopo il terzo toro, come già stabilito in precedenza dal Console Generale, si raggruppano gli avanguardisti nuovamente nella pista, salutando alla voce il Sindaco Signor Tous Ferrer, che dalla commozione mi comunica non volere accettare nessun importo per lo spettacolo; si saluta Palma ed i suoi ospitali abitanti e fra l'entusiasmo generale, la colonna abbandona il Coliseo Balear.

Con la musica in testa, seguita dal Console Generale Chiappe, dagli ufficiali del Comando, dallo scrivente cui è stato concesso l'onore di sfilare alla sinistra del Console Generale Chiappe, la Colonna si reca davanti alla statua del Re Jaime I, conquistatore di Majorca, dove tre avanguardisti montati sul monumento sostengono un grandioso mazzo di fiori omaggio delle giovani Camicie nere al Re conquistatore. Tutti i gruppi passano e salutano e terminata la sfilata vengono deposti i fiori ai piedi del conquistatore.

Dai presenti viene commentato assai favorevolmente il nobile gesto delle Camicie nere e rapidamente viene portata la notizia dell'omaggio al Sindaco della città.

Traversando ora la parte bassa della Città e sempre al suono intermittente1 degli inni fascisti, tra l'entusiasmo e l'approvazione della folla accorsa ad ammirare le future speranze della nostra bell'Italia, si arriva alla spianata del molo, punto d'imbarco.

Le operazioni d'imbarco seguono regolarmente e con grande celerità gli avanguardisti dei primi scaglioni staccandosi da terra lanciano dei poderosi saluti ed evviva inneggianti alla Spagna ed a Majorca, ricambiati con entusiasmo fraternale dai numerosi maiorchini accorsi a salutare la partenza delle giovani Camicie nere.

 

Il Console Generale di Barcellona, rifacendo il rapporto dell'Agente Consolare sopra citato (7 ottobre) per comunicarlo al Ministro degli Affari Esteri gli faceva concludere:

 

L'impressione lasciata dalla visita degli Avanguardisti a Palma è stata ottima ed ha dato spunto ai più lusinghieri commenti sull'educazione ed inquadramento della gioventù italiana nello Stato ed ai fini dello Stato.

 

Nell'aprile 1930 due sommergibili italianiMillelire» e «Toti») permanevano nel porto di Mahón. Nel settembre dello stesso anno soggiornava nello stesso porto la R. Nave Scuola «Colombo».

Nel dicembre dello stesso anno sei idroplani, al comando di S. E. il Ministro Generale Balbo, ammaravano «a causa del cattivo tempo» nella baia di Colonia de Campos del Puerto. Nella sua relazione su questa sosta, l'Agente Consolare in Palma si sofferma per mettere in rilievo quanto ha potuto contribuire al prestigio italiano. Balbo

 

non volle per nessuna ragione abbandonare la spiaggia, rassegnandosi a dormire in una casupola di pescatori del posto. Esempio ammirabile e commovente che ha lasciato nell'animo dei buoni ed umili un ricordo di affetto sincero e di quasi venerazione per il nostro fiero «pioniere»... trovai i pescatori, i carabinieri e le guardie civili commentando con episodi allegri la breve permanenza nelle acque della Colonia dei nostri aviatori, permanenza che ha suscitato una forte corrente di simpatia e di cameratismo ed ha saputo fare apprezzare le doti dell'audacia nonché la nobiltà d'animo della nuova generazione italiana, lasciando fra queste umili ma nobili genti un ricordo carissimo e duraturo. Quando lasciai la Colonia due guardie civili con le lacrime agli occhi mi dicevano: «Piense Ud., un General tan joven, un Ministro venir a estrechar la mano a un pobre guardia civil, cosa que no habia visto nunca desde que soy al mundo!!!...», mentre che vicino sulla spiaggia un gruppo di pescatori stanno per rovesciare una barca da pesca e gridano: Forza! Forza! Passa di qua, passa di , in perfetto italiano... Mi avvicino e domando: «Ma voi parlate italiano?...». Mi rispondono: «Si, ripetiamo quanto per tante volte ci ha detto il Capitan Cagnas; aquél si que es un Capitàn, ademàs el dialecto italiano se parece mucho al de Mallorca, y desde hoy cuando haremos algun esfuerzo hablaremos en italiano».

 

Quella sosta ci obbliga ad aprire una parentesi che illustra come e quanto l'ossessione del prestigio sia forte nelle sfere ufficiali italiane. Che degli idroplani, sorpresi da un forte temporale, debbano ammarare è la cosa più naturale del mondo, ma non per i gerarchi dell'impero mussoliniano. Avendo Il Corriere della Sera del 22 gennaio 1931 riprodotto, sotto il titolo «Le ore di ansia di Balbo a Majorca dopo il fortunoso ammaraggio», il resoconto dal periodico Le vie dell'aria relativo all'arrivo dei sei idrovolanti all'isola di Majorca, il Ministro degli Affari Esteri, sospettò l'Agente Consolare di Palma di Majorca di aver fornito alla stampa il testo della relazione inviata al Console Generale in Barcellona su quell'argomento, ed invitò quel Console a richiamare quell'Agente Consolare «ad una maggiore riservatezza e serietà di condotta». Nel giugno 1932 una parte della squadra navale del Tirreno sostava ed effettuava esercitazioni nelle isole Baleari.

Il 26, sei incrociatori leggeri approdavano nel porto di Mahón, mentre due incrociatori ed una flottiglia di otto cacciatorpedinieri davano fondo nella baia di Palma. La relazione del R. Console Generale a Barcellona al Ministro degli Affari Esteri (23 luglio) è rivelatrice dell'importanza politica data dal Governo italiano a questa visita navale.

 

...Trasferitomi a Palma con un giorno di anticipo ho potuto prendere contatto con le diverse autorità locali per rendermi conto di quanto era stato predisposto dall'Agente Consolare perché, secondo le istruzioni tempestivamente diramate sia a questi come a quello di Mahón, le nostre navi trovassero quell'accoglienza ed assistenza cordiale e premurosa per cui il loro soggiorno riuscisse giovevole sotto il punto di vista tecnico non meno che politico.

Compito questo che ho trovato facilitato dall'opera che doveva avere in precedenza svolta la nostra R. Ambasciata come risultava evidente dall'atto eccezionalmente cortese del governo spagnolo di mandare a palma quattro torpediniere per ricevere la nostra squadra. Detta squadriglia proveniente da Cartagena arrivò a Palma anch'essa il giorno prima delle nostre navi.

Nella mattinata del 26, con le formalità stabilite, feci visita a S. E. l'Ammiraglio Burzagli, che mi accolse con particolare cortesia dimostrando di aver apprezzato molto che mi fossi trovato di persona a ricevere la squadra.

Il 26, essendo domenica, fu convenuto che la restituzione delle visite avesse luogo il giorno successivo prima delle visite alle autorità civili e della restituzione a quelle militari della visita da loro fatta per primi nella mattinata del 26, come voleva la differenza di grado.

S. E. l'Ammiraglio fu da me ricevuto nella sede dell'Agenzia Consolare donde poi l'accompagnai dal Governatore Civile, dall'Alcalde e dal Vescovo, che - preavvisati - si trovarono tutti di persona a ricevermi.

Compatibilmente con la scarsa importanza che è notorio suole darsi al cerimoniale a Palma di Majorca e compatibilmente con la poca famigliarità che ne hanno diverse delle persone elevate alle alte cariche dell'attuale Governo repubblicano-socialista, tutte le autorità si sono espresse in termini affabili ed inequivocabilmente amichevoli con l'Ammiraglio, dicendosi lieti di ospitare la flotta italiana ed offrendosi con spontanea, sincera larghezza per tutto quanto potesse renderne più gradito il soggiorno.

A fatti essendoci però risultato non avere dette autorità intenzione di complimentare la squadra se non con una escursione nei dintorni ed un cocktail, sia perché non usi a far di più in consimili occasioni per navi da guerra di altri stati, sia perché prevenute del nostro criterio di limitare al massimo le spese per festeggiamenti, fra l'Ammiraglio e me convenimmo che al pranzo che io mi ero proposto di offrire all'Ammiraglio ed a una rappresentanza di ufficiali della squadra non si facesse luogo ad inviti alle autorità spagnole ed egualmente facesse l'Ammiraglio pel pranzo che aveva stabilito di dare sul «Trieste». Da parte mia fu praticata un'unica eccezione invitando il Comandante la squadriglia di cacciatorpediniere spagnola venuta - come ho già detto - appositamente a Palma di Majorca per fare atto di amichevole dimostrazione alla nostra marina.

S. E. l'Ammiraglio estese l'eccezione al Comandante di marina del porto, ciò che io non credei di essere obbligato a fare anche perché questi mancò di restituirmi la visita che gli avevo fatto il giorno avanti dell'arrivo della squadra.

Dico anche, perché sarei pur passato sopra a tale omissione benché vi cadesse per la seconda volta - tre anni fa mi restituì la visita soltanto dopo averglielo fatto rilevare - ma secondo me non trovavo si fosse dato abbastanza pena perché alle nostre navi leggere venisse riservato un ormeggio nell'interno del porto, magari facendo uscire i quattro caccia spagnoli, cortesia che la nostra marina pratica sempre in Italia e che ci fu usata anche qui a Barcellona in precedenti circostanze. Ma occorre pur osservare a parziale giustificazione di questa mancata premura del predetto comando di marina, che in quei giorni aveva da ormeggiare una moto nave di congressisti per i quali Palma non offriva alloggio.

Il giorno 30 col postale arrivarono LL. EE. l'Ambasciatore e l'Ambasciatrice in forma privata. Avendolo comunicato per tempo alle autorità queste non mancarono di farsi premura di visitare l'Ambasciatore al suo arrivo, prima ch'egli si trasferisse a bordo dell'incrociatore «Zara» dove l'Ammiraglio aveva stabilito di offrirgli ospitalità.

La cittadinanza di Palma ossequiò la squadra invitando gli ufficiali ad una verbena al Circolo del Tennis e ad una festa da ballo nel Circolo Majorchino. Diede motivo a questa festa anche la presenza in Palma di numerosi partecipanti ad un congresso di medici catalani.

S. E. l'Ammiraglio offrì un thè danzante a bordo della «Trieste» nel pomeriggio del 29, che riuscì, sotto ogni punto di vista, così bene da suscitare nell'ambiente locale i più lusinghieri commenti.

Così pure furono oggetto di commenti favorevolissimi per la nostra marina il corretto e dignitoso contegno tenuto dagli equipaggi e lo spirito di franca e cordiale«camaraderie» che improntò i loro rapporti con la popolazione.

A tal proposito merita di essere menzionata la lettera diretta all'Agente Consolare di Palma dopo la partenza della squadra dal «Fomento del Civismo e della Cultura Ciudadana», associazione culturale di quella Città, che ha tenuto a porre per iscritto la propria ammirazione pel contegno dei nostri marinai «che hanno lasciato in Palma gratissimo ricordo». - La stampa - tutta, senza distinzioni - si fece eco della grande simpatia suscitata nell'ambiente dai nostri ufficiali e marinai, facendone brevi ma eloquenti elogi, tra le cui linee s'intravedeva anche quel confronto, tutto a nostro favore, con gli ufficiali e marinai di altre nazionalità, confronto che era un po' sulla bocca di tutti i majorchini quando parlavano della squadra.

Fu anzi proprio El Día, il giornale più ostile a noi, che scrisse il miglior commento. Mi risulta inoltre che tale commento sarebbe stato seguito da altro sullo stesso tono se il poco spazio disponibile di questa gazzetta di provincia non fosse stato quasi monopolizzato in quei giorni dal congresso medico (manifestazione a sfondo catalanista) e dalla prezzolata difesa del noto finanziere e deputato March - il padrone dell'isola - messo recentemente in istato di accusa dall'attuale governo per le sue speculazioni all'epoca della dittatura.

Comunque sta il fatto, che malgrado l'attuale divergenza di principi fra l'Italia e la Spagna, non mi risulta siasi avuto a deplorare il benché minimo incidente né a Palma, né a Mahón, né successivamente a Pollenza.

La scarsa Colonia di Palma convocata dall'Agente Consolare si recò nel pomeriggio del 28 a rendere omaggio all'Ammiraglio e nella mattinata del 30 a S. E. l'Ambasciatore. Anche da Barcellona convennero a Palma alcuni connazionali e sia questi come quelli del luogo non mancarono di essere presenti alla festa data a bordo del «Trieste».

Il giorno prima la IIa squadra salpò da Palma ed eseguendo un'esercitazione di avvistamento e d'incontro del nemico con la divisione proveniente da Mahón, si riunì a questa e proseguì per Pollenza. Imbarcato sul «Zara» mi trasferii anch'io in detta località. Quivi la squadra si soffermò fino al pomeriggio del 4 partendo poscia alla volta di Algeri, Bona e Philippeville.

Pollenza è una baia lontana da ogni centro cittadino non escluso quello da cui prende il nome, per cui il soggiorno che vi fecero le nostre navi ebbe esclusivamente importanza dal lato tecnico, dato il valore militare di questa profonda insenatura capace, insieme a quella adiacente di Alcudia, di ospitare un'intera flotta.

A tal proposito debbo dire che, a mio modesto parere, è stata una felicissima idea quella d'includere le Baleari nella recente crociera della squadra del Tirreno; felicissima tanto dal punto di vista politico come da quello militare.

Dal punto di vista politico perché i risultati che se ne può sperare nel lavoro di addomesticamento di questo bravo e aggraziato puledro che è la stampa repubblicana di oggi, e dal punto di vista militare di familiarizzare la nostra marina con le acque e con le coste di questo arcipelago delle Baleari, destinato a giocare la parte di primo e prezioso palio di contesa fra le flotte belligeranti in un eventuale conflitto avente per teatro di operazioni il Mediterraneo occidentale.

Tanto dal rapporto dell'Agente Consolare di Majorca quanto dalle informazioni verbali avute dall'Ammiraglio Castiglionese, che comandava la divisione incrociatori leggeri, anche a Mahón la nostra divisione che ebbe a soggiornarvi non trovò meno favorevole accoglienza ed assistenza che a Palma da parte delle Autorità civili e militari di quella città. E la cittadinanza non si manifestò meno cordiale ed espansiva nei riguardi dei nostri ufficiali e marinai cui venne offerta una festa nei locali della Liga marittima spagnola.

[...]

La moglie del Signor Facchi alla quale ]'Ammiraglio affidò il compito di fare gli onori di casa a bordo del «Trieste» in occasione del thé, si disimpegnò assai bene.

Vi fu tra i nostri chi criticò che al Circolo majorchino i dirigenti non si facessero trovare all'ingresso a ricevere l'Ambasciatore e l'Ammiraglio e perché al loro ingresso nella sala del Circolo non fu suonato l'inno italiano. Ma occorre dire che per il fatto che il Circolo ha due ingressi su due diverse strade, l'Ambasciatore e l'Ammiraglio, per insufficienti accordi preventivi, scesero a quello considerato il meno importante. Quanto all'omissione della marcia reale ho saputo che l'elemento prevalente del Circolo, per antipatia all'attuale regime, ha voluto in tal modo evitare che la musica suonasse anche l'inno repubblicano di Riego come indubbiamente non avrebbe potuto esimersi di fare.

Allego alcuni ritagli di giornale di Palma e di Mahón concernenti il soggiorno della nostra squadra.

 

Nell'agosto 1934 una squadra italiana composta di un incrociatore, di un esploratore e di otto sommergibili, giungeva nel porto di Mahón e nel porto di Almería, ma l'Ambasciata d'Italia a Madrid faceva presente al Console Generale in Barcellona che «le visite suddette non hanno carattere ufficiale» (per espresso numero 2280-6 luglio). Nel maggio dello stesso anno una nave della Regia Marina italiana aveva fatto scalo nel porto di Palma di Majorca, ma né il Console Generale di Barcellona né le autorità locali spagnole furono informate di quell'arrivo ed il comandante della crociera si limitò a far visita al comandante militare, al sindaco, al governatore civile ed al vescovo ed i quarantotto ufficiali effettuarono in borghese una gita nei dintorni.

Erano ormai lontane le manifestazioni di amicizia italo-spagnole.





1 Evidentemente l'Agente Consolare intendeva dire ininterrotto. L'italiano degli Agenti Consolari d'Italia è così... farinaccesco che non è possibile far uso del tradizionale (sic).





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