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Camillo Berneri
Mussolini alla conquista delle Baleari

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  • Capitolo V LE BALEARI: COLONIA MEDITERRANEA
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Capitolo V

LE BALEARI: COLONIA MEDITERRANEA

 

Chiunque non tenga conto del valore essenzialmente strategico che le Baleari avevano agli occhi dell'imperialismo italiano potrà cadere nell'errore di supporre che in quell'arcipelago gravitassero formidabili interessi economici da difendere e da potenziare.

Così non è. Nel febbraio 1929, l'Agente Consolare in Palma scriveva al Console Generale in Barcellona per giustificarsi del non aver venduto due biglietti di un ballo a beneficio di Scuole Italiane di Barcellona che questi gli aveva mandato:

 

Sono oltre modo spiacente che L. S. V. I. abbia potuto dubitare che l'aver io ritornati i due biglietti rispondesse a disinteressamento od a negligenza nell'adempiere l'incarico affidatomi.

La vera ragione consiste, al contrario, nel non esistere in questa Colonia elementi agiati od in qualche modo benestanti, tale da essergli facile sopportare tale spesa o donativo.

Come ritengo sarà a conoscenza della S. V. I. che componenti la Colonia italiana di Majorca sono operai, braccianti, piccoli commercianti, venditori ambulanti, insegnanti di musica, ecc. tutta gente che si guadagna la vita modestamente e per conseguenza non dispongono di mezzi per poter fare donativi o per poter prendere parte a feste di tale importanza (11 febbraio, N. 31, Pos. 18).

 

Il 12 febbraio 1931 il medesimo Agente Consolare scriveva al Console Generale in Barcellona (N. 19, Pos. B. 23):

 

Molto a malincuore mi vedo obbligato a ritornare i due biglietti per il ballo della Colonia, non avendo fra gli italiani qui residenti, trovato nessuno acquirente.

 

Nel 1929 vi erano nell'isola di Majorca 106 italiani. Nel dicembre 1935 ve n'erano 66. Il 22 agosto 1935, l'Agente Consolare di Mahón denunciava 11 italiani residenti stabilmente nell'isola di Menorca. Si può, quindi, affermare che la Colonia italiana delle Baleari era minuscola e povera.

Se gli interessi italiani nelle Baleari non erano considerevoli, la penetrazione di altre potenze nell'arcipelago spagnolo preoccupava enormemente le sfere ufficiali italiane.

Il 19 novembre 1928, il Console Generale in Barcellona mandava al Ministro degli Affari Esteri un rapporto (N. 4.151/430, Pos. AA./1), basato su informazioni pervenutegli da Palma di Majorca «in via confidenziale», sulle trattative d'acquisto delle centrali elettriche e delle tranvie dell'isola da parte della «Utilities Corporation» di Filadelfia, che si sarebbe proposta anche di elettrificare le ferrovie. La garanzia dell'operazione sarebbe stata avanzata da

 

un certo Juan March arricchitosi favolosamente, prima col contrabbando di tabacco, poi, durante la guerra, facendo apertamente lo spionaggio per gli Inglesi ed aiutando clandestinamente i sottomarini tedeschi.

Siccome un investimento di capitali del genere di quello summenzionato non è suscettibile - a quanto dicono persone competenti dell'isola - di un interesse maggiore del 2%, l'iniziativa della società americana lascia adito a supporre che sotto vi nasconda un interesse d'altra natura che quello economico.

 

A situare esattamente le ragioni dell'interessamento che le sfere ufficiali italiane nutrivano per le Baleari è un dettagliato rapporto sulla propria visita alle Agenzie Consolari di Palma e di Mahón mandato dal Console Generale in Barcellona al Ministro degli Affari Esteri (10 aprile 1929, N. 1.120/139, Pos. Pers. 3).

In quel rapporto è confermata l'esiguità numerica e finanziaria della Colonia italiana dell'isola di Majorca.

 

Nell'isola si contavano prima della guerra oltre un centinaio di connazionali colà emigrati dalle nostre provincie meridionali dopo la caduta dei Borboni. Però l'Agenzia Consolare sotto la Reggenza del Cav. Cabrer ha perduto le tracce della maggiore parte di essi pel fatto che erano dispersi nei villaggi dell'isola ed avevano rare occasioni di rivolgersi al consolato, potendo finanche sottrarsi al servizio militare spagnolo senza bisogno di comprovare l'iscrizione nella lista di leva del Consolato.

D'italiani stabilitivisi di recente non vi sono che i pochi operai specializzati reclutati dall'officina metallurgica diretta dal Sig. Facchi.

Nell'industria alberghiera, che nell'isola di Majorca si presenta molto redditizia per il notevole afflusso di turisti da tutti i paesi d'Europa e d'America, avevamo qualche anno fa una posizione notevole, ma dopo il fallimento del Sig. Zerboni, che aveva edificato ed esercitato l'Hôtel Vitoria, il migliore di Palma, ed un cambio di direzione del Gran Hôtel, ne siamo oggi totalmente assenti.

Anche nel movimento marittimo la nostra bandiera è quasi assente dai porti di Majorca, i cui cambi si effettuano principalmente con la Francia, la Germania e l'Inghilterra, con esportazione di prodotti agricoli e di calzature (industria fiorente nell'isola) ed importazione di oggetti manufatti.

Per contro è venuto a mio orecchio che una quinta parte dell'esteso e ricco latifondo nell'ovest dell'isola dell'arciduca Salvatore d'Austria, sarebbe ora passato in proprietà di un connazionale residente a Trieste. La cosa potendo rivestire qualche interesse ho pregato il R. Agente Consolare di fare indagini e riferirmi.

Di recente, una linea di navigazione francese che fa servizio Marsiglia-Algeri, ha principiato a fare scalo a Palma durante i mesi invernali per avvantaggiarsi del trasporto di una parte di turisti ed attrarne un'aliquota verso le sue colonie d'Africa da un lato, e verso la Côte d'Azur nel viaggio di ritorno.

Tale iniziativa francese suggerisce di studiare la convenienza che qualcuno dei nostri vapori pel nord o sud America includesse saltuariamente, all'andata oppure al ritorno, l'approdo di Palma.

[...]

L'Ufficio [l'Agenzia Consolare di Mahón], situato a pianterreno di una palazzina dove dimora il R. Agente con la famiglia, non solo è molto decoroso, ma possiede di più il vantaggio d'essere facilmente visibile da qualunque parte del porto e della base navale.

Come è noto, il porto di Mahón è costituito da un braccio di mare, che s'interna nell'isola per sette od otto chilometri, facendone un ottimo e provvidenziale rifugio per le navi sorprese dalle terribili tempeste di questa zona del Mediterraneo.

Debbo anzi dire, a giusto titolo di merito del nostro Agente, che i suoi maggiori e migliori servizi ci sono stati appunto resi andando in soccorso di nostre navi ed equipaggi naufraghi o pericolanti.

Tra Mahón e Ciudadela che sono i principali centri dell'isola di Menorca, risiedono in tutto una decina di nostri connazionali che tempestivamente avvisati dal nostro Agente, sono venuti a Mahón per farmi festa.

Tutti hanno di che vivere se non agiatamente almeno dignitosamente.

Le risorse principali dell'isola sono i prodotti della pastorizia ed il bestiame, gli uni e gli altri assorbiti principalmente dal mercato francese.

A differenza della vicina Majorca, che possiede una flora esuberante ed abbonda in olivi e mandorli, Menorca, flagellata per tre quarti dell'anno dai venti del Nord, ha pochissima vegetazione arborea e gli olivi che vi crescono sono lasciati improduttivi.

La maggiore industria esistente nell'isola è quella della confezione delle calzature, ivi stabilitasi per avvantaggiarsi del basso costo della mano d'opera, in quanto che la materia prima (pelli conciate) proviene dagli Stati Uniti.

A dare un criterio della reputazione acquistata da talune di dette fabbriche di scarpe basti il dire che si contano a diverse centinaia i pacchi che giornalmente partono da Mahón per i principali centri dell'America del Sud, mentre diverse altre centinaia sono vendute e molto ricercate finanche a Parigi.

Mi sono indugiato a farne esteso cenno perché ho sentito persona competente manifestare l'idea che converrebbe che qualcuna delle nostre migliori fabbriche di scarpe venisse ad impiantare nell'isola uno stabilimento, incorporando qualcuna delle esistenti meglio caratterizzate, così da associare poi la confezione a macchina - pressoché sconosciuta nell'isola - con quella a mano, nella quale la mano d'opera locale è maestra.

Sull'importanza militare delle due isole credo superfluo dovermi soffermare perché è ben conosciuta.

La flotta inglese non passa anno che non visiti i magnifici ancoraggi di Mallorca, Pollenza, Alcudia, Palma, capaci di ospitare squadre anche più numerose di quella che recentemente vi si è concentrata di 98 unità (V. telegramma N. 33/12 del 13 marzo u.s.).

Anche in Germania or non è molto fece sostare a Palma per diversi giorni la «Berlin» di che gli ufficiali approfittarono per girare l'isola di Maiorca in lungo e in largo.

A Mahón il Governo spagnolo, sfruttando la particolare configurazione di quel porto, ha creato una base navale all'organizzazione della quale sta tuttora lavorando.

Mi è stato riferito che l'anno venturo sarà proposto al comando della base un ammiraglio, ciò che lascia supporre che entro questo tempo i lavori saranno ultimati e forse vi stazionerà qualche unità di più delle tre siluranti che ho visto ancorate.

 

Il Console Generale non si faceva, come si vede, grandi illusioni sulla penetrazione economica italiana nelle Baleari. Il prestigio italiano e l'importanza militare dell'arcipelago sono le due preoccupazioni che predominano nel suo rapporto.




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