Capitolo VIII
DUE SORELLE LATINE
Quando Mussolini, nel settembre
1923, si vide costretto dal veto britannico, ad abbandonare Corfù, Primo
de Rivera riusciva nel suo colpo di stato. Nel novembre seguente, il Re di
Spagna andò a Roma e negli ambienti fascisti corse voce di accordi segreti
mediante i quali Mussolini si sarebbe assicurato, in caso di guerra, l'aiuto
della marina spagnola nonché il diritto di utilizzare le basi navali della
Spagna.
Ma nel dicembre dello stesso
anno, l'accordo regolante l'amministrazione internazionale di Tangeri fu
concluso tra i governi inglese, francese e spagnolo e a Mussolini non rimase
che protestare contro l'esclusione dell'Italia.
Nella primavera del 1926, in occasione della
Conferenza franco-spagnola per la riorganizzazione del Rif, la stampa italiana
richiese la convocazione di una Conferenza internazionale alla quale l'Italia
avrebbe avuto diritto di partecipare e di reclamare per sé una zona
d'influenza. Ma Briand, Primo de Rivera, Chamberlain e Stresemann furono
concordi nell'affermare che niente giustificava la convocazione di una
Conferenza internazionale.
Mussolini continuò a fare
l'amico della Spagna e Primo de Rivera continuò, pur non rompendo, con la
politica d'intesa con la
Francia e con l'Inghilterra, a fare l'amico dell'Italia,
sicché il 7 agosto 1926 il Re d'Italia e quello di Spagna firmavano un trattato
di amicizia, di conciliazione e di neutralità valevole per dieci anni. La
stampa italiana salutò quel trattato come un gran trionfo nel campo della
politica mediterranea e pose in primo piano il fatto che la linea tra le
Baleari ed il porto militare della Maddalena (in Sardegna) avrebbe tagliata la
linea francese Toulon-Bizerte.
Nell'ottobre 1927, tre navi da
guerra italiane entravano nel porto di Tangeri e vi restarono tre giorni, non
curandosi dell'Amministrazione internazionale di quella città e questa
manifestazione di forza veniva a richiamare al governo di Madrid e a quello di
Parigi che il governo di Roma non era disposto a rimanere ancora estraneo alle
trattative franco-spagnole sulla questione marocchina. Briand rispose firmando
un Trattato d'amicizia e di arbitraggio con la Jugoslavia, al quale
Mussolini oppose un nuovo Trattato d'alleanza difensiva con l'Albania. Il 22
dicembre di quell'anno, la
Tribuna pubblicava un articolo ufficioso nel quale si diceva
che l'Italia avrebbe eventualmente consentito a dei sacrifici, anche dolorosi,
nel Mediterraneo occidentale, per riconoscervi ed assicurarvi la predominanza
della Francia a condizione che la
Francia consentisse a dei sacrifici in favore dell'Italia nel
Mediterraneo orientale.
Le Baleari ed il Marocco: ecco i
due obiettivi spagnoli dell'imperialismo italiano. Dall'avvento della
Repubblica (aprile 1931) in poi, la situazione, politica interna della Spagna
fu oggetto di estesi e dettagliati rapporti consolari.
Le Agenzie Consolari d'Italia
delle Baleari venivano sollecitate frequentemente ad informare sulla situazione
politica locale il Console Generale in Barcellona. Il 20 maggio 1931 (N. 57,
Pos. St./1) l'Agente Consolare di Palma scriveva a quel Console sulla
trasformazione di Juan March Ordinas da monarchico liberale in repubblicano di
centro, in concorrenza ed in lotta con i repubblicani socialisti. La nomina ad
Ambasciatore a Roma di un repubblicano antifascista di Palma di Majorca, il
signor Gabriel Alomar, informa l'Agente Consolare di quella città (3 giugno
1931), è interpretata dai «politici di Majorca» come «un gesto di politica
finissima», poiché «confidenzialmente i conoscenti del nuovo Ambasciatore mi
dicono che in questo modo si eviteranno articoli contro il fascismo, giacché si
dice, abbia detto Signore un carattere sommamente pauroso».
Non troviamo, in quasi tutti i
documenti diplomatici e consolari relativi alle Baleari, che tre motivi
dominanti: l'importanza strategica di quei porti, il prestigio italiano su
quelle popolazioni e la locale situazione politica.
Da parte spagnola, vi è poca
preoccupazione nei riguardi dell'Italia. La Vanguardia,
quotidiano conservatore di Barcellona, indicava, il 2 dicembre 1930, «Una nube
sul Mediterraneo». Non era una nube italiana, bensì francese. E l'articolista,
José M.a Salaverria, esaltava l'Italia fascista in questi termini:
Italia ha tenido la
virtud de restituirle al Mediterranéo la importancia que había ido perdiendo.
El mar que antes fuera el centro vital de la civilización concluyó por
convertirse en un modesto lago bordeado de ilustres ruinas y venerables
recuerdos. Pero Italia está ahí, en medio de ese mar cerrado y sin poder salir de
él. Francia y España pueden mirar hacia otros lados, escoger otras salidas
hacia el mundo; Italia se ve encerrada en su mar chiquito, y como no es capaz
de resignarse a la pequeñez, procura agrandar su cárcel a fuerza de grandes
complicaciones. Mientras Italia se sostenga en la actual tensión nacionalista,
el mundo no podrá relegar al olvido el Mediteráneo. El Mediterráneo vuelve a
recobrar categoría política gracias a Italia.
E l'articolista affermava che «la ambición imperialista y la codicia de
nuevos territorios» sono dalla parte della Francia, che è la nazione «que mayor
número de colonias posee» e che «tiene más colonias de las que su limitada
industria y su no menos limitad natalidad necesitan». Ma anche l'Italia non è
alleata sicura poiché «es la más fuerte competidora de nuestro aceite, nuestro
vino, nuestras frutas y conservas» e poiché nell'America del Sud «el espíritu
italiano es el mayor rival del nuestro; y las Baleares se ofrecen ya a la
secreta mirada de los italianos como una posible conjetura para las incidencias
del porvenir». Conclusione? «Sagrado egoísmo» e riarmamento della
Spagna, che deve rinunciare a vivere in margine alla politica delle altre
nazioni.
Il Console Generale in
Barcellona si affrettò a comunicare al Ministero degli Affari Esteri (15
diciembre 1930, numero 4.571/467, P. St./1) l'articolo sopracitato. Che la Spagna potesse abbandonare
la propria politica di isolamento per entrare in lizza come potenza
mediterranea non poteva che preoccupare l'Italia fascista, che sperava sempre
poter subentrare all'Inghilterra e alla Francia nel predominio del «Mare
Nostrum». L'influenza inglese, quella francese e la tedesca erano temibili, ma
potevano spingere la Spagna
ad appoggiarsi anche all'Italia, per impedire che l'influenza di quelle prime
potenze si trasformasse in esigente tutela specialmente nel Marocco.
Ciò che l'Italia fascista
avrebbe temuto maggiormente sarebbe stato che la Spagna si appoggiasse a
qualche potenza lontana dal Mediterraneo e quindi non determinante alcun gioco
d'equilibrio. Tale preoccupazione appare evidente in un rapporto del Console
Generale in Barcellona sulla visita di una divisione giapponese a Barcellona,
rapporto datato 19 maggio 1934 (1.476/107, A./49) ed indirizzato all'Ambasciata
in Madrid e al Ministero degli Affari Esteri. In quel rapporto è evidente la
preoccupazione che la visita di due incrociatori giapponesi in viaggio
d'istruzione nel Mediterraneo, avesse un significato politico.
È degna di menzione l'importanza che a questa visita
diedero le autorità locali, importanza che non appare giustificata a nessuno,
tanto non v'è chi non si meravigli dell'accoglienza ufficiale
straordinariamente calorosa fatta ai marinai giapponesi.
A ricevere la divisione giapponese, il Governo
spagnolo inviò la corazzata «Jaime I»; il Ministro del Giappone a Madrid ed il
Ministro della Marina, signor Rocha, vennero a Barcellona trattenendovisi per
tutta la durata della visita. Compiute le visite protocollari, lo Stato
Maggiore delle navi giapponesi si recò alla tomba del Signor Macià, dove era
atteso dal Presidente della Generalità in persona e depose una corona di fiori
dai colori nipponici.
Il Ministro della Marina, nel restituire la visita
fattagli a bordo del «Jaime I» decorò al «Merito naval español» alcuni ufficiali
giapponesi.
Durante la permanenza della divisione numerosi furono
i banchetti e le cerimonie ufficiali alle quali furono quasi sempre presenti
contemporaneamente il Presidente della Generalità ed il Ministro della Marina.
I banchetti sono stati offerti dal Ministro della Marina, della Generalità (nel
ristorante di Montserrat), dall'ammiraglio giapponese, dal Ministro
Plenipotenziario del Giappone, dall'Alcalde, ed un lunch fu offerto dal
Comandante la divisione militare. Inoltre ebbe luogo una rappresentazione di
gala nel Gran Teatro del Liceo ed una rivista militare delle compagnie di
sbarco giapponesi si svolse nella Calle de Tokio, in segno di gratitudine
all'Ayuntamiento di Barcellona per aver dato tal nome ad una via della città in
questa occasione.
Alle ore 8 dell'8 corr. le navi salparono da
Barcellona terminando così una visita che ha suscitato più meraviglia per gli
episodi che la caratterizzarono che interesse nella popolazione, la quale notò
che la visita della squadra non aveva recato un benchè minimo vantaggio
economico alla città perché gli equipaggi avevano la proibizione di fare
acquisti ed anche soltanto di sedersi in un caffè.
A bordo delle navi era poi stata impiantata una
bottega di oggetti giapponesi che i visitatori e gli invitati si trovavano come
moralmente costretti ad acquistare.
Altro dettaglio degno di nota, e che può forse
spiegare il perché di una così calorosa accoglienza da parte delle autorità
catalane «in questo sensibilissime», è che il Comando giapponese, nelle diverse
comunicazioni inviate alle autorità locali, sia per annunciare l'arrivo, sia
durante la permanenza delle navi in porto, ha sempre ed esclusivamente usato la
lingua catalana.
I tedeschi con le loro belle
divise, gli inglesi con le loro bande, i francesi con le loro moine bastavano a
preoccupare gli osservatori di Roma. E si aggiungevano, nel maggio 1934, anche
i Giapponesi con il loro diplomatico catalano. Mussolini dovette cominciare a
pensare che ormai la corte alla Spagna era durata abbastanza. Visto che la
scala di seta non calava dalla finestra di Verona, gettò da parte la mandola e
si preparò ad agire da bravaccio. Franco avrebbe dovuto rapidamente vincere e
sarebbe stato meno prudente amico dell'Italia fascista di Primo de Rivera.
Respinto dalla Francia, si intese con Hitler preventivando la spartizione del
bottino così: le Baleari all'Italia e il Marocco alla Germania.
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