"...Questi scortichini si
danno delle arie perchè escono dall'Università ora, freschi freschi, come se le
Università buttassero fuori i medici; è la pratica che fà il medico...".
Il vecchio dottore ogni giorno faceva la sua predica contro i medici giovani,
gli sbarbatelli che si danno delle arie da specialisti, e a favore dei vecchi
medici, che "modestia a parte hanno la pratica che conta di più delle
teorie nuove e dei metodi strabilianti... nuove per il pubblico e strabilianti
per gli allocchi...". Il farmacista, a questi sfoghi faceva una faccia che
voleva dire: "Avete completamente ragione" e: "Via, non
esagerate".
Alle domande del vecchio medico,
che voleva un consenso senza riserve, il signor Berti, farmacista di prima
classe, rispondeva con un sorrisino, o con un'alzata di spalle, o con uno
squotio di testa, o con una frase anfibia.
Non voleva compromettersi. Il
vecchio medico era un vecchio amico, ma il nuovo medico, un dottorino che
pareva un ragazzo di liceo, faceva ricette lunghe lunghe.
Certe sere, il nuovo medico ed
il vecchio si incontravano in farmacia.
Il primo deferente, amabile,
l'altro burbanzoso e ringhioso. La discussione inevitabile. Il vecchio medico
la voleva, nonostante che il dottorino con dei: "Lei sa' meglio di me...
non sta a me richiamarle che...", opponesse giudizio, esperienze, casi,
con sicura memoria e chiarezza di esposizione, che faceva parteggiare per lui
il farmacista, il veterinario e il Cav. Antoni, che, in qualità di sindaco, si
compiaceva che Verdelago avesse un dottorino così bravo, così moderno".
Una sera di ottobre, la
discussione cadde sopra un caso che faceva parlare tutto il paese. La signora
Bertelli, moglie dell'esattore delle imposte, desiderava figli e non poteva
averne. S'era confidata colla padrona del "Grappolo d'Uva", una vera
e propria antenna radiofonica, che, raccolta una confidenza, l'amplificava e la
trasmetteva a più gente possibile. Tutto il paese parlava, ora, del caso della
signora Bertelli, che ancor giovane, sana e robusta, non poteva avere figli.
Chi diceva: "dev'essere
conformata male" — e chi diceva: "se una donna così non può far
figlioli, è il marito che non è bono" — Della prima opinione s'era fatto
paladino il vecchio medico, della seconda il dottorino. Il quale cercava di non
parlarne, e, se ne parlava, lo faceva con discrezione.
Di noie ne aveva abbastanza con
le signorine da marito che, arrivato lui, s'erano tutte ammalate di mali
semplici e brevi. Aveva ordinato per tutte: ricostituenti, a base di ferro e di
stricnina. Ma all'epidemia erano successi gli inviti a pranzo, al thè, al
caffè. Ed erano sbocciate gelosie, che avevano fatto nascere delle chiacchere.
C'era anche stata qualche lettera anonima.
Il dottorino s'era pronunciato,
dopo una visita. Il vecchio medico, medico di casa Bertelli, sosteneva la sua
tesi. E l'utero della signora Bertelli, nonchè gli altri organi intimi, erano
anatomizzati, vivisezionati dalla discussione dei due inconciliabili colleghi.
Il farmacista s'era pronunciato per la tesi del dottorino, facendo un gesto
significativo e mormorando: "Non c'è che questo rimedio!".
La signora Bertelli era rimasta
soddisfatta della visita. Il dottorino aveva esclusa la sterilità e ogni
cattiva conformazione, e l'aveva pregata di essere discreta, con suo marito.
Questa complicità li aveva un po' legati, e la signora trovava che il dottorino
oltre che bravo e intelligente, aveva degli occhi dolci, un viso regolare, un bel
personale e un modo di fare simpaticissimo. Dall'anatomia e dalla fisiologia,
erano passati a parlare del paese, monotono e meschino per tutti e due; della
musica, la più bella cosa al mondo per tutti e due; della letteratura, con
comune preferenza per il romanzo russo. La visita era durata tre ore, e si
sorpresero tutti e due a constatare che s'era fatto buio, sì che la signora
Bertelli, essendo per rientrare il marito si affrettò a licenziare il
dottorino, confidandogli, a lui lo poteva dire, che il marito era gelosissimo.
Il vecchio medico fu invitato a
casa Bertelli, e nel calore della maldicenza contro il collega, saltò fuori
coll'argomento della sterilità della signora, nonostante questa avesse cercato
di fermarlo a tempo con degli occhiacci.
La sera, partito il medico di
casa, ci fu bufera. Per la prima volta, dopo dieci anni di matrimonio, ci
furono delle parole grosse. Si snocciolarono l'un contro l'altro rimproveri mai
detti. Il lusso di lei e i debiti di gioco di lui, la dote piccola di lei e le avarizie
di lui: tutto fu frugato, gettato in faccia, pesato. Lui finì per andare al
circolo e lei per piangere. La signora si addormentò con la convinzione di
essere la più infelice donna del mondo, la moglie più incompresa; di aver
sposato un bruto, egoista e ignorante, con un naso da far paura e una
pinguedine ributtante; di aver trovato nel dottore un'anima gemella, che
rimpiangeva di non aver conosciuto da ragazza.
Una signora di Verdelago che
legge i romanzi russi e suona Chopin è una Madame Bovary, e non c'è da stupirsi
se il dottorino e la signora Bertelli si incontrarono per quella viottola che
conduce al convento dei Francescani, benchè al convento non ci fosse alcun
frate malato e la signora non si confessasse dai frati. Il caso volle che
scoppiasse un temporale, e poichè ad uno svolto di quella viottola c'è una
quercia grossa così, con un'ampia cavità a fior di terra, è naturale che i due
vi si rintanassero. Un po' i lampi che sforbiciavano il cielo, un po' i tuoni
che parevano annunciare la fine del mondo, un po' l'angustia del rifugio, la
signora Bertelli, fedele per dieci anni al signor Bertelli, ritornò la
signorina Merli, ritrovando un cuore, che batteva forte forte trovandosi così
vicino a quello di un giovane che avrebbe voluto conoscere dieci anni prima.
Ritornata la signorina Merli, arrossì, impallidì, lasciò che il forte braccio
la cingesse alla vita e che la bocca ben disegnata e dai denti bianchi premesse
sulla sua.
Lo respinse subito dopo,
mormorando: "Mio Dio, che cosa facciamo?".
Ma data l'angustia del rifugio,
non potè scostarsi nè respingerlo, e si lasciò avviluppare, baciare,
accarezzare, mentre il Diavolo faceva diluviare a più non posso, sì che non
ebbero timore di essere sorpresi. E la quercia poco dopo, se le querce conoscessero
la mitologia, si sarebbe domandata se una driade ed un satiro gemessero nel suo
seno.
Ritornarono al paese per vie
diverse.
Alla fine di una giornata
uggiosa di dicembre, il vecchio medico si rifugiò nella farmacia. Vi trovò una
notizia che lo sbalordì: "La signora Bertelli era gravida". L'aveva
annunciato al farmacista lo stesso signor Bertelli, trionfante.
Il farmacista strizzò l'occhio,
e rimesso a posto un boccale, si avvicinò al vecchio medico e gli bisbigliò:
"Eh, bisogna che lo riconosca, la medicina moderna fa miracoli".
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